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Fontaines D.C. @ Sequoie Music Park

Fontaines D.C. @ Sequoie Music Park

| Alessandra D'aloise

Bologna, 17 Giugno 2025

Possiamo tranquillamente definirlo il concerto dell’estate. Di certo, uno dei più attesi: i biglietti erano esauriti da mesi e online c’era chi era disposto a pagare anche quattro volte il prezzo originale pur di esserci. Stiamo parlando del live dei Fontaines D.C., la band post-punk di Dublino che ieri ha infiammato Bologna all’interno della suggestiva cornice del Sequoie Music Park. Un festival relativamente giovane, ma che in pochi anni è riuscito a diventare un vero e proprio punto di riferimento per l’estate bolognese.

A scaldare il pubblico ci hanno pensato gli Shame, band inglese tra le più travolgenti della scena post-punk contemporanea. Cinque ragazzi londinesi dall’attitudine irriverente, che hanno saputo trasformare anche una breve apparizione in un’esibizione memorabile. Guidati dal carismatico frontman Charlie Steen e dell’inarrestabile bassista Josh Finerty, gli Shame hanno offerto un set esplosivo fatto di capriole, stage diving, balletti improvvisati e corse sfrenate sul palco. Un’energia contagiosa che conferma la loro fama di gruppo da vedere assolutamente dal vivo.Peccato per il tempo limitato a disposizione, ma la performance ha lasciato il segno. Se non li avete mai visti in concerto, recuperate: è un ordine.

Dopo qualche problema tecnico iniziale, sono finalmente saliti sul palco i Fontaines D.C., dando il via a uno show memorabile. Le luci, perfettamente orchestrate, e i visual curati hanno creato un’atmosfera potente e immersiva, in perfetta sintonia con il sound intenso della band. Tuttavia, se da un lato la precisione tecnica è stata impressionante, dall’altro la performance è risultata a tratti troppo perfetta, con le canzoni riprodotte in modo quasi identico alle versioni registrate in studio. Pochi gli spazi concessi all’improvvisazione o a variazioni live, un dettaglio che ha lasciato un senso di mancanza di rischio e di osare qualcosa in più sul palco. Un peccato, considerando la carica emotiva e la potenza che la band sa sprigionare.La scaletta ha attraversato le diverse anime del gruppo, partendo da Romance, singolo e title track dell’ultimo disco che li ha fatti amare dal grande pubblico, passando per Boys in the Better Land dall’esordio Dogrel o pulsante e psichedelico su Televised Mind dal secondo album A Hero’s Death. Il lato più romantico e malinconico è emerso in brani come I Love You e Jackie Down the Line, tratti da Skinty Fia, che il pubblico comunque cantava a squarciagola. Gran finale con Starbuster, che ha chiuso lo show in modo travolgente: luci al neon impazzite, ritmo incalzante e una scarica di adrenalina che ha lasciato il pubblico col sorriso stampato in volto. Una conclusione perfetta per una serata che ha sancito, ancora una volta, la centralità dei Fontaines D.C. nel panorama rock contemporaneo

Nel corso della serata, inoltre la band non ha evitato di prendere posizione, come è nel loro stile. Non sono mancati, infatti, i riferimenti espliciti al genocidio in Palestina, un tema che la band ha già affrontato pubblicamente in diverse occasioni. Un messaggio forte, ribadito con coerenza, a dimostrazione che i Fontaines non si limitano a fare musica, ma usano la propria visibilità per prendere posizione. 

Alla fine, forse sono stati anche troppo “perfetti” — ma d’altronde, se uno vuole sentire una copia carbone del disco, può sempre mettere lo streaming a volume alto sul telefono. E invece, no: qui si paga il biglietto per l’esperienza completa, tra politica, energia e qualche rischio mancato, ma con il cuore sempre ben saldo sul palco.