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Mese: Novembre 2018

Frank Turner

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• Frank Turner •

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| Pup | Xylaroo |

Zona Roveri – Bologna // 03 Novembre 2018

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Aprono la serata le Inglesi Xylaroo.
La dolcezza e la delicatezza delle sorelle Holly e Coco Hunt rapisce le prime persone presenti.
In scaletta anche la cover di Under the Bridge dei RHCP, ovviamente nel loro stile.
Belle e brave.

Ora capiamo perché molte delle persone sono già presenti dall’apertura dei cancelli, sono qui per loro, i PUP!
Molti se li ricorderanno di spalla ai Mezingers anno scorso sempre a Bologna.
Il quartetto di Toronto fa subito caricare tutti. Potenza e freschezza per questo quartetto canadese che non le manda a dire.
Eseguono brani tratti dai loro due album, il piu recente The Dream Is Over e l’omonimo PUP.
Elettrici.

22:00 puntuale sale sul palco Frank Turner.
Questo ragazzo è come un virus letale, il suo Folk Rock ti entra nelle vene e non ti mollla più, e ti fa saltare dall’inizio alla fine!
Jump, jump, jump, jump!
Ventiquattro canzoni per circa un ora e tre quarti di live.
La gente balla, poga, canta e ride.
Tra tutte le canzoni, sicuramente 1933, Recovery, Losing Days, e la bellissima Four Simple Words, sulla quale si lancia in un crowd surfing e concede un balllo ad una fan nel pubblico, sono gli episodi che preferisco.
Gran concerto e grandissimo artista, che spero di rivedere live molto presto!
Devastante.

 

SETLIST:

Be More Kind

1933

Get Better

Recovery

Little Changes

The Next Storm

Losing Days

Blackout

Glorious You

Eulogy
(Italian version)

Frank acoustic solo
Long Live the Queen

The Way I Tend to Be

How it Began
(second time live)

Live Fast Die Old

Full Band
Try This at Home

Photosynthesis

Encore:
Don’t Worry

I Still Believe

Four Simple Words

Polaroid Picture

Grazie come sempre a Hellfire Booking Agency.

 

Testo e Foto: Luca Ortolani[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”9107,9112,9129,9109,9121,9111,9131,9108,9130,9110,9114,9124,9122,9115,9118,9116,9117,9127,9119,9113,9123,9125,9126,9128,9120″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

PUP

 

 

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Xylaroo

 

 

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Dalla Parte degli ultimi per sentirmi primo

C’è un ragazzo nato nel 1996, di nome Niccolò, in arte Ultimo, che scrive canzoni.

Mi lego alle sue parole sin dal suo esordio. Nasce una sorta di chimica tra il mio mondo ed il suo. Un mondo fatto di parole, un mondo di sognatori cronici che credono, appunto, nei propri Sogni appesi.

E così le parole di questo giovane ragazzo diventano mie, poiché ogni testo potrebbe essere un capitolo di un mio libro. Come se potessi finalmente posare la penna o magari lasciare a qualcuno il compito di scrivere per me e di me.

Perché è questo che fa: descrive perfettamente le mie sensazioni. Mi tocca l’anima. Lui canta e io mi perdo in quelle frasi.

Un ragazzo fuori dagli schemi in questi anni così poveri di cuore, di una sensibilità che tocca corde troppo profonde per non rimanerne folgorati.

Un ragazzo umile che ringrazia il proprio pubblico in continuazione, ora come tempo fa, quando in totale erano dieci o venti persone al massimo. Ma non ieri.

Ieri a Roseto degli Abruzzi presso il Pala Maggetti c’è stato il suo primo concerto in un Palazzetto (sono 227 chilometri da Rimini, ma sono dettagli. Tanto ormai conosco a memoria tutte le aree di servizio della A14).

Previste inoltre altre due tappe, entrambe sold out, a Roma e a Milano che fungono da anticipo a quello che sarà poi il tour del 2019. Tour che prenderà il nome del suo prossimo album Tutta colpa delle favole.

Comunque ci siamo, è il 30 ottobre e mi metto in macchina, attivo la modalità me, myself and I e mi sparo due ore di viaggio, per un concerto che aspettavo da mesi.

Fazzolettini in borsa (con me non ne ho mai) pronti per l’occasione unica. Io e la mia consapevolezza, due best friend come sempre.

Arrivo un quarto d’ora prima e parcheggio nell’unico posto libero che riesco a trovare, uno con una cicogna disegnata a terra. Ne deduco non sia per me, ma procedo ugualmente.

Ci siamo. Ci sono. Sono da sola solamente in apparenza.

C’è un’atmosfera difficile da spiegare, perché spiegare la magia credo sia impossibile e quindi non resta che viverla, perché l’unica cosa possibile con la magia è una: respirarla.

Inizia il mio centosessantesimo concerto in trentun anni di vita. So tutte le canzoni a memoria e oggi ho poca voce.

Quasi tre ore di musica, tre ore intense, come ogni singola parola venuta fuori da quel microfono. Una scaletta ricca di tutti i suoi successi fatti di paure, sogni, speranze e amore.

Da Il ballo delle incertezze a Ti dedico il silenzio e ad una delle mie preferita Stasera. Cazzo quanto amore c’era! E quanto ne trasmette!

Ultimo non è solo un cantante e i suoi concerti non sono solo concerti. Le sue canzoni hanno un’anima come tutte le persone presenti.

Anime rare, probabilmente, che hanno il coraggio di credere in cose impossibili e nei sentimenti come base della propria vita. Disgraziati come me, insomma.

Tanta emozione da parte mia, e anche lacrime, perché di fronte a canzoni come L’eleganza delle stelle, Farfalla bianca o Cascare nei tuoi occhi la commozione è inevitabile.

I suoi testi sono poesie che non si limitano a parlare d’amore, perché Ultimo con le parole, l’amore lo fa. Lo crea. Lo scolpisce. Lo infligge. Tipo lezioni che non puoi dimenticare.

Quando si siede al pianoforte, si spegne il mondo e si accende solo lui. E nasce la magia nella magia.

Pieno di vita, ecco come definirei Niccolò, che ha cantato ma anche lasciato e lanciato messaggi di speranza su quanto a volte sia fondamentale lottare con le unghie e con i denti per ottenere ciò che si desidera.

E su come la felicità costi anche dei sacrifici ma che non è giusto mollare solo per la paura di farli.

Ne è valsa la pena tornare a casa a notte fonda, non solo per quello che mi ha lasciato dentro e addosso, ma soprattutto perché mentre tornavo a casa ho visto anche una stella cadente.

E forse era quella La stella più fragile dell’universo e ho espresso un desiderio.

Non venitemi a dire che la meraviglia non esiste.

Io la vedo ovunque.

Claudia Venuti