Skip to main content

Anno: 2019

The Warriors “Monomyth” (Pure Noise Records, 2019)

Chi non muore si rivede – in questo caso possiamo dire “si risente”. 

Nella nostra cultura letteraria, il monomito, cioè il viaggio dell’eroe, è uno schema comune di un’ampia categoria di storie che descrivono le avventure intraprese dal personaggio per vincere una sfida, che lo faranno tornare a casa trasformato. Questo modello narrativo è stato descritto da Joseph Campbell studioso americano di mitologia comparata e storia delle religioni, ed ha influenzato la nascita di Star Wars e Il Signore degli Anelli.  

Capendo l’eroe e il suo scopo capiremo il mito, e capendo il mito capiremo l’uomo. 

Il monomito rappresenta lo scorrere della vita. Tutti affrontiamo le nostre battaglie interiori per riuscire a sconfiggerle, e queste storie ci raccontano di eroi che riescono a vincere, infondendo speranza a chi sta ancora lottando.

Come asserisce il maestro YodaProvare no. Fai. O non fare. Non c’è provare”.

Questa concezione di racconto ha ispirato l’album Monomyth de The Warriors, che tornano dopo otto anni di silenzio. Band punk hardcore californiana, si sono sciolti nel 2011, ed ora eccoli, cresciuti, e decisi ad esporre il loro punto di vista sulla società attraverso un viaggio musicale in dodici tappe, che mantiene l’ambientazione punk hardcore con influenze rap metal, funk metal, alternative metal e nu metal.

Quattro album all’attivo in puro stile punk hardcore americano. Influenzati dai Rage Against the Machine e Snapcase, hanno riscosso molto successo nella prima decade degli anni 2000, finendo anche in serie tv (Netflix, Daredevil seconda stagione) e in videogiochi (Far Cry 5 e Steep) con il brano The Price of Punishment.

Questo nuovo album, composto da dodici canzoni, raffinato e progressivo, è il migliore del gruppo. Il talento è palpabile, l’esperienza pure. Una band in cui ogni componente sa quello che deve fare e porta a termine il suo compito in maniera precisa e coesa.

La voce altisonante di Marshall Lichtenwaldt , la batteria pistata come se non ci fosse un domani di Roger Camero, gli assoli e riff di chitarra da paura di Charlie Alvarez e Javier Zarate e il potentissimo basso di Joe Martin sono gli ingredienti fondamentali per cui il vostro culo salterà giù dalla sedia, questo Natale.

Sono stati assenti quasi un decennio, e ora eccoli riaffacciarsi alla musica con un album possente, eccitante, che inchioda l’ascoltatore di (buona) musica sin dalla prima nota. In questo periodo di assenza hanno visto il mondo cambiare, e non solo quello musicale.

Il singolo, Death Ritual, brano musicalmente metal, con schitarrate degne di nota e un growl pesante, parla della vita, di come migliorarci. Da quando ci alziamo, tutte le nostre azioni sono rituali, ogni giorno è uguale a quello precedente, e i colpi di scena (ove presenti), non sono mai positivi. Questo brano ci spinge a cambiare la nostra routine, a guardare le nostre scelte da fuori, come se non stessimo pensando alla nostra vita. Solo sacrificando quelle situazioni che compongono una routine possiamo sentirci liberi.

L’altro singolo, The Painful Trust, è la dimostrazione che non sono cambiati, padroneggiando un growl preciso e metodico, e una forte armonia tra gli strumenti.

Sperimentano un intro groove in Fountain of Euth per sorprenderci dopo 30 secondi in un’esplosione in uno scream profondo, su una base ritmata, che sembra l’unione civile dei Massive Attack e dei Bring Me The Horizon. 

Si buttano in un pezzo decisamente trip hop, Tavi Üüs Yukwenaak (The Sun Is Dying), per poi tornare nella loro identità punk hardcore in Burn From The Lion nel quale sono evidenti le influenze rap metal.

Il viaggio dell’eroe, dalla “chiamata” ad intraprendere un’avventura, passando per le varie prove da affrontare per portarla a termine, fino all’arrivo a casa, dove il nostro eroe tornerà nei suoi luoghi totalmente cambiato. Questo è il viaggio che ci propinano, sperimentando varie sonorità ma nel tempo stesso mantenendo la loro personalità. Il tutto unito da un sentimento negativo verso la società moderna, combinato ad un bisogno di combattere la sopravvalutazione dell’ego, e anche la svalutazione di esso, in un momento storico dove l’importante è apparire e non essere. 

La visione che ci regala è straordinariamente punk. “Se vogliamo parlare di hardcore, dobbiamo iniziare a pensare in termini di fare le cose effettivamente difficili. Essere gentili e compassionevoli con qualcuno che non se lo è guadagnato. Se riesci a farlo, provoca un effetto a catena che riverbera più lontano di quanto tu possa immaginare. Vivere per gli altri può essere la cosa più difficile da fare a volte. Una volta che lo fai, inizi a sentirti più soddisfatto.”

 

The Warriors

Monomyth

Pure Noise Records, 2019

 

Marta Annesi

 

SILVERSTEIN: Giugno in fiamme!

Hellfire Booking presenta:

Silverstein

Come primo annuncio di un’estate rovente, Hellfire Booking Agency ed ERocks Production sono orgogliose di annunciare l’arrivo dei Silverstein, con dei supporti da far impallidire!

Headliner:

Silverstein
https://www.silversteinmusic.com/

Nove album in studio, quattro EP, una compilation ed un CD/DVD live, i Silverstein, mix esplosivo di emo e post-hardcore veemente e passionale, hanno sbaragliato l’intera scena internazionale. Con oltre 1,000,000 album venduti e collaborazioni con titani come Mike Hranica (The Devil Wears Prada), Tim McIlrath (Rise Against), Caleb Shomo(Beartooth) e Chris Hannah (Propagandhi), il colosso della Rise Records ha appena rilasciato LIVE: When Broken Is Easily Fixed, registrato per celebrare i primi quindici anni del loro primo album.

Supporti:

Counterparts
http://nothingleft2love.ca/

Una delle maggiori risorse del metalcore internazionale, i Counterparts spazzano via stage in tutto il globo da anni. Spalleggiati da sei album in studio e due EP che hanno spopolato nelle classifiche Billboard, i Counterparts sono una dei fenomeni più travolgenti del panorama moderno.

The Devil Wears Prada
https://www.tdwpband.com/

Etica anti-materialista, il metalcore pesante e punitivo dei The Devil Wears Prada incorpora velocità, breakdown massicci e un mix di clean vocals e death growl assolutamente micidiale. Sette album all’attivo, i The Devil Wears Prada assaltano la scena da quattordici anni.

Loathe
https://www.loatheasone.co.uk/

Aggressivi, adrenalinici, feroci: i Loathe stanno velocemente conquistando panorami sempre più vasti, affiancando un metalcore multi direzionale a lyrics al cianuro. Con tour di supporto a giganti come Wage War, Bury Tomorrow ed Of Mice & Men, i Loathe sono una delle band emergenti più promettenti del momento.

I Silverstein torneranno in Italia dopo quattro anni per una performance a dir poco bollente. Non mancate!

23 GIUGNO | CIRCOLO MAGNOLIA, MILANO
Evento Fb:
 https://www.facebook.com/events/496248247650706/

Prevendite online da sabato 14

 

Per informazioni:

www.hellfirebooking.com
info@hellfirebooking.com

THE OFFSPRING: 2 date a giugno con Lagwagon e The Menzingers!

THE OFFSPRING
LAGWAGON
THE MENZINGERS

 

23 GIUGNO 2020 | CARROPONTE | SESTO S.G.
24 GIUGNO 2020 | SHERWOOD FESTIVAL | PADOVA

 

Dopo il SOLD OUT a Bay Fest 2019, le incendiarie quattro performance del biennio 2017-2018 e l’indimenticabile show di Market Sound 2016 con oltre 9.000 spettatori, torna in Italia una tra le band simbolo del punk rock: i The Offspring atterrano nel Bel Paese per un doppio appuntamento:

MARTEDì 23 GIUGNO AL CARROPONTE DI SESTO SAN GIOVANNI, MILANO
MERCOLEDì 24 GIUGNO ALLO SHERWOOD FESTIVAL DI PADOVA

 

Non si tratterà di un semplice concerto, ma di una vera e propria festa punk, con ospiti di assoluto valore provenienti dalla scena. Ad accompagnare i THE OFFSPRING in questa divertentissima “rassegna” saranno infatti ben due leggende dello skate punk:LAGWAGON e THE MENZINGERS!

––––––––––

DETTAGLI

THE OFFSPRING + LAGWAGON + THE MENZINGERS

MARTEDÌ 23 GIUGNO 2020
CARROPONTE | SESTO S.G. | MILANO
Prevendite disponibili sui circuiti Mailticket e Vivaticket
Prezzo: €35,00 + ddp

MERCOLEDÌ 24 GIUGNO 2020
SHERWOOD FESTIVAL | PADOVA
Prevendite disponibili sui circuiti Sherwood.it e Mailticket
Prezzo: €35,00 + ddp

 

 

––––––––––
LE BAND

The Offspring
Generazioni intere di fan hanno cantato e continuano a intonare i ritornelli di pezzi storici come “The Kids Aren’t Alright”, “Pretty Fly (For a White Guy)”, “Original Prankster” o “Why Don’t You Get a Job”. I loro successi vengono costantemente trasmessi in radio, in TV e durante ogni DJ set rock, a testimonianza del fatto che i The Offspring sono la band delle grandi occasioni. Dexter Holland (voce, chitarra), Noodles (chitarra), Greg K (basso) e Pete Parada (batteria) compongono la lineup della band, che dopo i primi passi mossi nel 1987 ha raggiunto il successo planetario con l’album “Smash”, il disco più venduto di sempre (14 milioni di copie) prodotto da un’etichetta indipendente, Epitaph Records. Da lì la band non si è più fermata, raggiungendo il grande pubblico con dischi storici quali “Americana” (1998) e “Conspiracy of One” (2000). Il gruppo sta lavorando in studio al prossimo album, il primo da quando nel 2012 era uscito “Days Go By”. Inutile dire che l’attesa per questa nuovo capitolo è letteralmente spasmodica e sta portando milioni di fan a chiedersi quale sarà la prossima mossa e la prossima impronta che i The Offspring vorranno imprimere nella loro musica. Non ci è ancora dato sapere quando uscirà l’album, nel frattempo non possiamo far altro che aspettarli al varco di due nuovi, memorabili live show dell’estate 2020 che, a leggere questi nomi, si preannuncia caldissima per tutti gli aficionados del punk.

Lagwagon
I Lagwagon non hanno bisogno di presentazioni per gli amanti del genere e non solo; tra le istituzioni del punk rock, in quasi trent’anni di carriera hanno raggiunto il successo mondiale pubblicando dei veri e propri inni per la scena internazionale. La loro storia è fatta non solo di pietre miliari come “Violins” (da Hoss, 1995) o “May 16 (Let’s Talk About Feelings, 1998), ma anche di tantissime travolgenti esibizioni dal vivo. Dal 1988 a oggi la band ha infatti macinato kilometri su kilometri e calcato i palchi di tutto il mondo guadagnando notorietà e soprattutto una schiera di fan sempre più affezionati. La loro carica live è innegabile: con qualche accordo e rullata ben assestata riescono a catapultare il pubblico sulle spiagge di Santa Barbara, dove tutto ha avuto inizio. Freschi dalla loro ultima uscita discografica “Rider” (2019, nona sotto Fat Wreck Chords) i Lagwagon hanno da poco concluso tre, intensissime date nella nostra Penisola, e sono già pronti a tornare l’ultima settimana di giugno, per un appuntamento caldissimo.

 

The Menzingers

I The Menzingers nascono nel 2006 dalla mente di quattro teenager della Pennysilvania cresciuti a pane e ska punk, tutti musicisti in erba già membri delle classiche band adolescenziali fatte di ribellione, irruenza naif e brevi schizzi di consapevolezza. L’alchimia presente tra i quattro è incontenibile, tanto da spingerli in breve tempo a incidere ben due full length, permettendogli di guadagnare l’appoggio degli “Anti-Flag“, che li vorranno insieme a loro in svariati tour. Nel 2012 pubblicano “On the impossible past” (Epitaph) che incontra fin da subito il plauso della critica e conquista, entro la fine dell’anno, il titolo di “album dell’anno”per svariate testate specializzate in Punk e Hardcore. Il tour che segue (e prosegue fino al 2015) li consacra come imprescindibile live-act per ogni appassionato del genere, grazie alla forte presenza scenica e alla grande carica che riescono a iniettare in ogni brano del loro repertorio, rivestendolo di un’irruenza grezzadivenuta ormai loro marchio di fabbrica. Nel 2019 esce il loro sesto album in studio “Hello Exile”: un viaggio alla ri-scoperta delle sonorità del passato ma con lo sguardo rivolto a tematiche profondamente attuali: dall’ascesa delle destreconservatrici al cambiamento climatico, la band confeziona 12 tracce coese, taglienti e talvolta imprecise come delle schegge di proiettile.

A zonzo per Marrakech, persi in un Bazar con i Sudestrada

Una ragazza dal volto coperto da un hijab arancio è immobile, avvolta nel brulichio delle strade di Marrakech. In sottofondo, i cori di una preghiera e i rumori della società che si muove scalpitante. Inizia così Bazar, il nuovo videoclip dei Sudestrada, progetto indie-pop di Forlì-Cesena, a un passo dall’uscita del nuovo album Microclima.

“Visioni dentro ad un Bazar, due occhi dentro ad un hijab, la vita è momentanea, storia contemporanea”. Le parole del testo, evocative e seducenti, si amalgamano alla nitidezza delle immagini esotiche. Lo spettatore viene immerso tra gli odori e le sfumature tenui del Marocco.
La protagonista è ancora Gloria Montalti, modella forlivese classe ’96, presente anche in Skyscanner, l’ultimo singolo della band, uscito a Luglio per anticipare l’album.

Lorenzo Ghetti, cantautore e Francesco Cinque, synth/chitarra e produttore, ci parlano del singolo appena pubblicato e dei prossimi passi che muoveranno i Sudestrada.

 

Il video di Bazar è stato girato in Marocco. Perché questa scelta? 

Lorenzo: “Bazar necessitava di un contesto esotico, quello di un paese islamico. Non per forza doveva essere il Marocco ma dovevamo ricreare quell’atmosfera.”

Francesco: “Il Marocco è una delle prime mete che ci siamo prefissati. Il nostro intento è quello di rappresentare il tema del viaggio attraverso delle immagini. Ci piace viaggiare e mostrare quello che vediamo attraverso la musica. Il nostro percorso ha nel suo nome la strada, il viaggio. La nostra musica deve dare quasi una descrizione sensoriale che rifletta i colori e le persone di un luogo.”

 

In Skyscanner abbiamo seguito la storia di una ragazza che “prende un volo e si va”. Bazar  sarà la destinazione ? 

Lorenzo: “Marrakech non è la destinazione finale. Vorrebbe essere una destinazione intermedia. La protagonista ricerca sé stessa, ma la storia è stata creata per esigenza. Abbiamo pensato che Skyscanner potesse essere il manifesto di Microclima. Bazar era quel tocco di esotismo che ci caratterizza da sempre come gruppo. Gloria è stata una bellissima sorpresa. Skyscanner era la sua prima esperienza in questo ambito ma ha saputo interpretare il ruolo e quello che avevamo noi in testa senza neanche il bisogno di dirglielo. Il video di Skyscanner finisce con un aereo, lasciando un’apertura nella storia che prosegue in Bazar.”

 

Entrambi i brani anticipano l’uscita di Microclima, il nuovo album. Che valore ha questo nome?

Lorenzo:Prima di tutto mi suonava bene. Con questo disco abbiamo cercato di dare uno spaccato della nostra generazione in questo momento storico. La precarietà della nostra generazione non ha solo un’accezione negativa ma a volte è anche il motore del viaggio. Microclima descrive una situazione, il contesto intorno ad una certa porzione di territorio, le dinamiche che ci avvolgono. Tutti partiamo a scrivere dalla nostra cameretta ma non ci siamo solo noi, non siamo entità slegate. Microclima, ovvero il microclima che ognuno di noi ha intorno.”

 

Rispetto ad Arcipelago, il vostro album precedente, cosa è cambiato nel modo di raccontarsi dei Sudestrada? 

Lorenzo:In questo album vi è una consapevolezza maggiore di quello che vogliamo. Lo stile è decisamente più elettronico e più pop. In Arcipelago vi erano più elementi della musica d’autore ed erano molto meno amalgamati.”

Francesco:Gli ascolti che facciamo si distanziano dal filone della musica italiana. Personalmente sono molto ispirato dalla musica inglese e francese.In particolare gli ultimi pezzi dell’album come Microclima, Mektub e Bazar riflettono l’elettronica francese. Nel complesso, il disco è stato sviluppato in due fasi. I primi pezzi erano ancora legati ad Arcipelago, album uscito a Marzo del 2018. Quelli successivi invece riflettono una sintesi comune e delle nuove sfumature. In totale sono 9 pezzi, più un’introduzione a Microclima”.

 

Tre parole per descrivere il nuovo album.

Lorenzo:Sintetico, innovativo rispetto al nostro percorso, autonomo ovvero pop con una sua autonomia.”

 

Avete in programma delle date nel 2020? 

Francesco:Ci stiamo preparando per i live del prossimo anno. La data zero di lancio del disco sarebbe a inizio Marzo, fine Febbraio. Ci saranno altri live in location strategiche, non tante 4 o 5. La musica che stiamo facendo adesso si potrebbe prestare a coinvolgere le persone, farle ballare, quindi ci piacerebbe suonare anche nei club.”

 

 

 

Giulia Illari

0774: l’esordio di Puertonico accorcia le distanze tra Roma e Milano

Come suonerebbe una cena a base di spritz e carbonara? Suonerebbe esattamente come il primo EP di Puertonico 0774. Di origini romane e milanese d’adozione, riesce ad intrecciare queste due diverse realtà e realizzare un lavoro del tutto originale e personale: i suoi testi sono infatti un colpo alla pancia, espressivi e che arrivano dritti al punto senza troppi giri di parole. Il tutto è poi condito con un sound hip hop/r&b che smorza il cantato e rende i pezzi godibili e leggeri già dal primo ascolto.

Anche se oggi lo sentiamo cantare “ya ya ya” tra una barra e l’altra, Nicolò si porta alle spalle un passato nell’alternative rock con il suo ormai ex gruppo, i Blooming Iris. Il totale cambio di genere diventa quasi una sindrome di Zelig, dimostrandoci tutta la sua capacità di essere un artista camaleontico. 0774 è fuori da poco tempo, pubblicato con Thaurus Publishing e pronto per girare nelle nostre playlist di Spotify.

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere per farci raccontare qualcosa di più sul suo progetto e cercare di rubargli qualche anticipazione.

 

Compresa la tua esperienza passata con i Blooming Iris, sono ormai più di dieci anni che sei nella scena, diciamo che non sei più di “primo pelo”. Raccontaci: cosa è cambiato da quando lavoravi ai pezzi col tuo gruppo a quando hai deciso di uscire come solista?

“La risposta sembrerà strana, ma è cambiato molto poco! Devo ringraziare gli anni passati in saletta con i Blooming, perché sono stati alla base della mia formazione musicale. Ho imparato a collaborare, arrangiare, scrivere parti per strumenti, cantare quando hai volumi altissimi nelle orecchie, sapere cosa serve dal vivo e in studio. L’approccio è cambiato perché negli anni inizi a conoscerti, capisci cosa vuoi dire e in che direzione vorresti portare la tua musica. La più grande differenza nel lavorare da soli l’ho riscontrata sicuramente nella maggiore velocità “decisionale”, anche se non è detto che le decisioni che prendi da solo siano le migliori. Per questo amo condividere la musica con gli amici che mi conoscono da tanti anni per avere feedback onesti e costruttivi.”

 

Prendersi un attimo per ascoltarsi il tuo EP in cuffia è come catapultarsi in uno dei primi videoclip di Usher con qualche “ya ya ya” che ti tiene incollato al 2019. Hai qualche artista di riferimento?

“Non ho artisti di riferimento. Sono affezionato a quello che da bambino stimolava la mia immaginazione, sia a livello visivo che sonoro. Cerco di mischiare queste suggestioni con ciò che amo della nostra epoca. Sono sempre alla ricerca di suoni stimolanti, sfidanti, che possano portare la mia visione un passo avanti. Per tenere vivo questo fuoco, lascio che siano le persone attorno a me ad ispirarmi.”

 

Il naturale bisogno di sfogare sensazioni pesanti accomuna tutti i tuoi testi e li rende autentici, mentre le sonorità orecchiabili pop aiutano poi a smorzarli e li addolciscono. Citandoti: “questo inchiostro è oro e mi salva dall’odio”, è così che nascono i tuoi testi?

“Nell’ultimo periodo devo dire che è stato così. La scrittura ha avuto un ruolo terapeutico, scrivere certe cose è stato complicato, perché mi sono scoperto molto. Quando cerchi la tua identità devi passare attraverso degli step, 0774 lo è, non so cosa avrò bisogno di raccontare o sfogare prossimamente, ma per suonare autentico dovrà farmi male ogni volta come la prima.”

 

Dai Blooming Iris a 0774 c’è un notevole salto di genere: si va da un alternative più impegnativo che strizza l’occhio agli Incubus a un sound pop e radiofonico. Quanta rincorsa hai preso prima di saltare?

“Tantissima! È stato un processo veramente lungo, soprattutto perché fino a qualche anno fa scrivevo in inglese e mai avrei immaginato di cantare in italiano. Ho attraversato una serie di fasi costruttive e distruttive che mi hanno portato ad avere la consapevolezza che ho oggi e penso che me ne aspetteranno tantissime altre!”

 

Tra Roma e Milano non ci sono solo cinquecento chilometri di distanza e qualche carbonara in meno, ma sono città che rappresentano due modi di vivere diversi. Come riesci a far coesistere queste due realtà e come influiscono sulla tua musica?

“Bella domanda, me lo chiedo spesso. La differenza tra le due città è abissale, hanno entrambe un impatto profondamente diverso su ciò che faccio, per modalità, vibe e altre mille cose. Diciamo che sto riuscendo a far coincidere aspetti molto eterogenei della mia personalità in ambienti che riescono a darmi sempre stimoli differenti e lontani.”

 

Solitamente quando si promuove un disco si pubblicano tante foto in posa e ci dimentichiamo di parlare di quanta fatica e sudore possano esserci dietro. Com’è stato per te far nascere questo EP? Hai lavorato solo o sei stato affiancato da qualcuno che ti ha aiutato con la produzione?

“È stato molto faticoso, per questo bellissimo. Ho lavorato da solo sia alla scrittura che alla produzione dei brani, è stato un processo molto intenso ma naturale. Si sono allineati gli astri e mi sono fatto trovare nel posto giusto al momento giusto. Devo ringraziare gli amici che hanno collaborato con me nella fase conclusiva del progetto per poterlo narrare al meglio, graficamente e sonoramente.”

 

Ho iniziato da qualche giorno a seguirti su Instagram ed ho subito notato come cerchi di coinvolgere chi ti ascolta nel tuo progetto: quanto è importante per te il rapporto con il pubblico e la promozione tramite i social?

“Penso che per un artista indipendente sia importante stabilire un contatto con il pubblico. Nonostante la tecnologia, i social ecc. l’arte è ancora fatta di persone e mi piace poter dialogare, coinvolgere. Lo faccio molto anche nei live, non riesco a farne a meno.”

 

Immagino che usciranno presto alcune tue date e siamo curiosissimi di sentirti e di scoprire il tuo live set! Sarai solo sul palco o qualcuno lo dividerà con te?

“Sto preparando due tipi di live set, uno da club e uno più soft, che sto iniziando a portare in giro. Sul palco non sarò solo, non lo trovo divertente, ma non posso sbilanciarmi più di così, altrimenti vi rovinerei la sorpresa!”

 

La tua poliedricità ti lascia carta bianca: aspetto di lasciarmi stupire o puoi farmi qualche anticipazione sui prossimi progetti?

“Sto scrivendo tantissimo, ho un sacco di canzoni che non vedo l’ora di far uscire, in più posso dirti che ho avviato un progetto con due amici conosciuti quest’anno e fra poco potremmo condividere il risultato della nostra collaborazione!”

 

Non ci resta che augurarti il meglio. Meno Ricky Martin e più Puertonico!

 

 

Sophia Lippi

Attila @ Locomotiv Club

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Attila •

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]

+
Veil of Maya
Sylar

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]

Locomotiv Club (Bologna)

10 Dicembre 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]Foto: Luca Ortolani

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18262″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18268″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18263″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18266″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18269″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18258″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18256″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18257″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18261″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18260″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”18264″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”18271″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”18272″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18254″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18270″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18259″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18265″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text] 

Veil Of Maya

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18281″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18255″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18286″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18280″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18283″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”18285″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”18284″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”18282″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text] 

Sylar

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18273″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18274″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18279″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18278″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18276″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18275″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18277″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text] 

Grazie a: Hellfire Booking Agency

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

Elisa @ Unipol Arena

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Elisa •

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]

Unipol Arena (Bologna) // 09 Dicembre 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]

Foto: Luca Ortolani

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18212″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18203″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18205″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18214″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18208″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18213″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18210″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18206″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18209″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18211″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18204″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18215″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text] 

Grazie a: Studio’s | Friends and Partners

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

Tamino @ Santeria Toscana 31

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Tamino •

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

 +

Marianne Mirage

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

Santeria Toscana 31 (Milano) // 09 Dicembre 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text] 

Foto: Annalisa Fasano

[/vc_column_text][vc_empty_space][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18220″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18224″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18226″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18222″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18221″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18225″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18223″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text] 

Marianne Mirage

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18228″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18227″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18229″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text] 

Grazie a Barley Arts

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

AvA e l’era del matriarcato musicale

Il 25 ottobre è uscito Lo squalo, l’album di debutto di AvA, cantante e produttrice romana dall’attitudine forte e originale, assolutamente unica per il panorama italiano. 

Il suo genere di riferimento, infatti, è il moombahton e lei è la prima artista a proporre in Italia queste sonorità di stampo house, influenzate dalla latin wave e dall’afrobeat. Su queste sonorità vengono presentate nei brani tematiche pungenti, in cui la cantante affronta la realtà con ironia e con l’utilizzo di immagini dirette e chiare, che non lasciano troppo spazio all’immaginazione.

L’album è stato anticipato dal singolo Shazam, in cui vengono poste delle provocazioni, con il suo stile irriverente e personale, ad alcuni artisti trap del panorama nostrano, proponendo un punto di vista totalmente femminile sul mondo, in cui si auspica un vero e proprio ritorno del matriarcato.

Per l’occasione abbiamo fatto quattro chiacchiere con lei per scoprire più cose sul suo progetto ed ecco cosa ci ha raccontato.

 

Ciao AvA! Ci parleresti un po’ delle tue esperienze passate e del tuo percorso che ti ha portato fin qui?

Ciao, io sono una cantautrice e produttrice romana e per quasi dieci anni ho portato avanti un progetto elettropop chiamato Calypso Chaos. Dalle ceneri di quel progetto è nata AvA, figlia dell’esigenza di approcciarmi a dei concetti molto più forti ed espliciti di quanto avessi fatto in precedenza, avvicinandomi a un genere musicale che rispondesse meglio a questa necessità.”

 

A tal proposito, sei infatti esponenete di un genere non comune per il mercato italiano, ovvero il moombahton, e nei tuoi brani possiamo trovare influenze di vario tipo, dal Sudamerica all’Africa. Come ti sei avvicinata a queste sonorità?

Il moombathon è un genere nato in America negli anni 2000 e che in Italia possiamo ascoltare nei club da circa 5-6 anni, è sempre stato un genere di musica che amavo, e tutt’ora amo, ballare. Il mio avvicinamento a queste sonorità è avvenuto, quindi, in modo abbastanza automatico e naturale, decidendo così per prima di applicare ad esse dei testi in italiano. Inoltre, volevo anche dimostrare che nei testi appartenenti a questo mondo sonoro non bisogna per forza dire delle stupidaggini.”

 

Ci sono degli artisti di riferimento che ti hanno ispirato in questo senso? 

“Il principale esponente a livello internazionale di questo genere è Major Lazer, quindi sicuramente questo progetto è stato di grande ispirazione. Poi ti posso citare tutta la Latin Wave sudamericana che ha contaminato anche la produzione di artisti di punta del pop internazionale, come Beyoncè, Jennifer Lopez o Nicki Minaj.”

 

Raccontaci della lavorazione del tuo album: come ti sei approcciata alle fasi di scrittura e produzione?

Tendenzialmente scrivo in maniera piuttosto spontanea e automatica, non mi metto mai seduta a tavolino a pensare a cosa dovrei dire. Di solito scrivo sempre prima la musica, su cui poi inserisco i testi: è comunque un approccio cantautorale nel vero senso del termine, l’unica differenza è che, invece della chitarra, utilizzo un computer.”

 

Figura portante del progetto è quella dello squalo: che significato ha per te?

Lo squalo rappresenta il mio animale guida (ciò deriva da un incontro ravvicinato quando ero molto piccola) nonché il mio alter ego, era la figura perfetta per impersonificare il personaggio di AvA. A sua volta quest’ultima è l’alter ego di Laura, che è una persona tendenzialmente molto riservata, moderata e pacata, che non ha mai approfittato della propria immagine e, dato che sono stata aspramente criticata per questo motivo, AvA fa l’esatto contrario. È stata un po’ una liberazione del mostro che avevo dentro, e, piuttosto che combatterlo, ho deciso di lasciarlo libero, dando vita ad un personaggio molto estremo che lancia messaggi inequivocabili. Dunque, lo squalo era la metafora perfetta per questo concept.”

 

ava04

 

Nei tuoi testi si possono osservare messaggi di forte indipendenza e autodeterminazione, cosa vuoi trasmettere con le tue parole? 

“Io mi auspico un ritorno dell’era del matriarcato, sia in ambito musicale che nella vita quotidiana. Non dobbiamo dimenticarci che la società occidentale, contrariamente ad altre, nasce proprio dalla forza del matriarcato e, di conseguenza, è necessario il ritorno di una figura femminile non solo pari all’uomo, ma anche superiore. Questo lo dico non per discriminare, ma proprio per una questione di contesto culturale attuale. Le donne potrebbero tornare ad essere le padrone del mondo, mettendo fine a questo sistema maschilista. Il problema spesso è rappresentato da quei gruppi di donne assuefatte da questa mentalità che non fanno nulla per ribellarsi, anzi paradossalmente legittimano il maschilismo più degli uomini.”

 

Parlaci del videoclip del tuo ultimo singolo Shazam, come lo avete ideato? 

“È stata un po’ una follia mia e del regista Adriano Giotti, abbiamo deciso di realizzare questo videoclip dai colori piuttosto scuri, per differenziarci ulteriormente dall’immaginario molto frivolo e colorato tipico del moombahton internazionale, capace di scadere anche questo, purtroppo, nel maschilismo. In questo caso abbiamo voluto mettere in risalto la fisicità di AvA e di tutti ballerini per sottolineare che noi donne non siamo solo belle ma possiamo dire anche cose serie.”

 

Nei testi fai anche molto riferimento al panorama musicale italiano, come lo vedi oggi e come ti collocheresti al suo interno?

“Il panorama italiano attuale lo vedo molto appiattito, ci sono produzioni musicali monotematiche e dal suono tutto uguale. Basta prendere una qualsiasi playlist di Spotify per accorgersene, sembra di ascoltare un’unica lunga canzone di 45 minuti: vengono costantemente ripetuti gli stessi beat, c’è una totale assenza di composizione a livello di armonia e una quasi totale assenza di radiofonicità, per non parlare dell’abuso dell’autotune. Insomma ciò ha reso i brani italiani praticamente tutti simili, faccio molta fatica a distinguere i vari artisti l’uno dall’altro. La discografia italiana, che a livello mondiale conta praticamente nulla, preferisce puntare sui cloni di nomi già noti per andare sul sicuro piuttosto che rischiare con progetti del tutto originali. Per le donne la vedo ancora peggio, dal momento che a differenza degli uomini hanno una data di scadenza, un equivalente femminile di Ligabue non potrebbe mai esistere.”

 

Per concludere, una domanda di rito: quali sono i tuoi progetti futuri anche dal punto di vista live?

“Sicuramente nel 2020 faremo diversi live, il progetto di AvA si esplica al meglio in tale contesto, dove può avere completa realizzazione. Anche in questo caso ci distinguiamo particolarmente dagli show come vengono solitamente concepiti, nonostante sia un genere molto danzereccio e complesso da portare dal vivo, suoniamo tutto, senza ricorrere a delle basi. Poi, una peculiarità sono i miei musicisti, che hanno un’identità segreta e suonano con dei copricapi a forma di testa di squalo. Tra di loro posso menzionare il batterista, lo Squalo 1, che utilizza una batteria digitale in grado di produrre suoni acustici, il primo in Italia a proporre una cosa così e il dubmaster, ossia il deejay, il quale suona in real time tutte le sequenze, i bassi e i synth. Abbiamo il controllo totale di tutte le tracce per agire in prima persona su di esse e dare un’impronta di volta in volta diversa alle esibizioni. Non c’è l’effetto karaoke di chi canta sulle basi, sembra quasi un immenso dj set. A livello tecnico e a livello fisico è molto faticoso, è come fare un unico grande medley.”

 

Filippo Duò

Il “Guardiano del bosco” live domani a BOLOGNA: LUCIANO D’ABBRUZZO presenta live i brani del suo ultimo disco con la sua band

8/12, ore 21.30 – @Bravo Caffè (Via Mascarella, 1)

 

Domenica 8 dicembre LUCIANO D’ABBRUZZO con il suo #Escodalboscotour farà tappa in uno dei locali più rinomati di Bologna, palcoscenico che ha ospitato i grandi nomi della musica jazz, pop, rock, soul e funk.

 

Il cantautore, reduce dalla recente pubblicazione del suo ultimo disco “Il Guardiano del Bosco” per Sony Music presenterà i brani del suo repertorio, che rievocano lo stile della grande canzone d’autore raffinato e con un forte potere evocativo.

 

Luciano, che attualmente si sta esibendo in Italia e all’estero ricevendo sempre più consensi di pubblico, si esibirà per l’occasione con la sua band: Alessandro De Berti e Giancarlo Boccitto (chitarre) Jacopo Coretti (batteria) e Giuseppe Mangiaracina (basso); l’artista canterà le canzoni del nuovo lavoro discografico per raccontare il suo mondo nella maniera che gli è più naturale e vera, in un’atmosfera intima, mettendo a nudo le sue storie da Guardiano del bosco.

 

Luciano D’Abbruzzo ha un’interessante carriera artistica, segnata da molteplici esperienze e soddisfazioni in ambito musicale: la vittoria del Premio De André nel 2016 (come miglior esecuzione con il brano L’Ultima Festa), la partecipazione al Premio Città di Recanati (ora Musicultura) e al concerto del Primo Maggio a Roma, solo per citarne alcune. Per Sony Music ha già pubblicato un EP, “Come Acqua”, contenente tre tracce, tra cui il brano vincitore del Premio De André; e i singoli Tempo e L’Ultima Estate. Ha all’attivo tre album: il primo, come MIG, dal titolo “N€uro” (2001 – Rossodisera/EMI); il secondo, come Luciano D’Abbruzzo e MIG, “Come un’Arancia in Norvegia”, del 2013. L’ultimo, uscito nelle ultime settimane, s’intitola “Il Guardiano del Bosco”. Recentemente ha aperto i concerti della cantante brasiliana Rosalia de Souza, di Fabio Concato e di Antonella Ruggiero. 

 

Per prenotazioni: 051 266112

 

Fulminacci @ Locomotiv Club

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Fulminacci •

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]

Locomotiv Club (Bologna) // 07 Dicembre 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]Foto: Alessandra Cavicchi

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18197″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18190″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18191″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18192″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18196″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18199″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18200″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18198″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18195″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18193″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18194″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text] 

Grazie a: Locomotiv Club

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

Giovanni Truppi @ Auditorium Parco della Musica

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Giovanni Truppi •

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]

Auditorium Parco della Musica (Roma) // 06 Dicembre 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]Venerdì 6 Dicembre siamo stati a Roma al concerto di Giovanni Truppi. Poesia e civiltà è l’album di undici pezzi inediti che il cantautore napoletano sta portando in tour da Aprile di quest’anno. 

Entrando all’Auditorium Parco della Musica si percepisce un’atmosfera elegante, molto diversa da quella dei concerti a cui siamo abituati. La sala Sinopoli è ampia, accogliente e raffinata nella sua semplicità. 

Si abbassano le luci in sala e si accendono sul palco, illuminando ogni singolo strumento. Non c’è scenografia ma solamente uno sfondo nero come un abisso. La band entra in scena: Giovanni Truppi (chitarra, piano e voce), Paolo Mongardi (batteria), Giovanni Pallotti (basso), Daniele Fiaschi (chitarra), Duilio Galioto (tastiere) e Nicoletta Nardi (voce e tastiere) si posizionano. 

È L’Unica Oltre l’Amore, uno dei singoli, ad aprire il concerto. “Noi siamo, viviamo, ci percepiamo in questo spazio e in questo tempo” canta Truppi che si muove dalla chitarra al piano. Il pubblico è concentratissimo e viene avvolto dalla voce di Nicoletta Nardi che coccola e che trasporta in un altro universo, rendendo questo pezzo un perfetto primo impatto.  

Da qui la musica è incessante e le canzoni si susseguono una dietro l’altra, interrotte soltanto da qualche “grazie”. Conoscersi in una Situazione di Difficoltà, Adamo, Mia. Durante il concerto vengono proiettate delle luci sullo sfondo, semplicissime, perché non serve altro. L’attenzione della sala è tutta sulla band.

L’altro singolo, Borghesia, è un pezzo dalle dinamiche incredibili “per avere sempre un po’ di più, un pochino di più”. Scomparire rimarca le straordinarie capacità vocali ed emozionali del cantante che alla fine della canzone lascia il palco insieme al suo gruppo, accompagnato da forti applausi.

Applausi che non si arrestano se non al rientro di Truppi, solo: si siede al piano, una luce lo illumina. “Quando ridi mi fa pensare alle cascate di carta argentata che da bambino facevo per il presepe e quando sono insieme a te che c’è intimità è così calda e viscerale che qualche volta un po’ mi spaventa”. Quando Ridi ci abbraccia, ci fa sentire uniti, ci fa sentire soli, ci fa piangere. È il momento più intimo e privato del concerto e lo è per ognuno di noi. 

La band rientra e suona Pirata, Hai Messo Incinta una Scema, Ragazzi. 

Tutti si alzano: è standing ovation per Poesia e civiltà. [/vc_column_text][vc_column_text]

Testo: Cecilia Guerra

Foto: Simone Asciutti

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18179″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18178″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18186″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18184″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18185″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18180″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”18183″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18181″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”18182″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text] 

Grazie a: Ponderosa Music & Art | Parole e Dintorni

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]