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Mese: Febbraio 2023

dEUS “How to Replace It” ([PIAS] Recordings, 2023)

Reinventarsi restando sé stessi

Undici anni di attesa sono tanti. Nel frattempo si cresce, si ingrigiscono i capelli, ci si trasforma in persone più mature. Ecco, questo nella musica non sempre succede, nel bene e nel male, e un esempio lampante sono proprio i dEUS. La caratteristica principale della band belga infatti, rimane intatta: essere in grado di sperimentare generi che apparentemente sembrano lontani miglia ma che nelle loro canzoni si amalgamano perfettamente. Dal rock classico a quello più sperimentale, al jazz passando dal blues, con influenze che vanno dai Velvet Underground ai Sonic Youth, fino a Captain Beefheart. Dopo poco più di una decade di assenza, fortunatamente, Tom Barman e soci tornano con un nuovo lavoro in uscita proprio oggi per [PIAS] Recordings.

Reinventarsi rimanendo fedeli a se stessi anche nel trovare nuovi modi per comporre, dato che raccontano di instancabili jam sessions, cinque giorni su sette, che hanno portato una nuova armonia nella band. “Stavo suonando il piano e ho chiesto al nostro batterista Steph (Stéphane Misseghers) di darmi un ritmo da valzer – afferma Klaas Janzoons –, mi sono saltati in testa subito gli accordi principali, Tom ha aggiunto una terza sezione a otto battute e abbiamo ottenuto il cuore del pezzo. Ma, con tipico stile dEUS, c’è voluto poi molto tempo ed energia per arrivare al risultato finale”.

L’album è stato anticipato dal singolo How to Replace It che dà il nome a tutto il progetto e si dimostra una splendida anteprima: delle percussioni profonde e ritmate vengono raggiunte da cori simil gospel che donano un’aria epica e maestosa. Il resto del disco mantiene quella creatività e ricerca costante, con brani sicuramente più tendenti al jazz (Man of the House) e altri più oscuri e ritmati (Dream is a Giver). Loves Breaks Down invece è una ballata profonda e introspettiva, quella che farà tirare fuori gli accendini durante i live e cantare a squarciagola. A chiudere il disco una canzone nella loro lingua madre, il francese, dal nome Le Blues Polaire, che racchiude perfettamente tutta la schizofrenia musicale della band, con un riff di chitarra blues e ritornelli splendidamente pop.

Impossibile definire un genere preciso a cui far corrispondere i dEUS, ma credo che neanche loro sarebbero entusiasti di essere rinchiusi in un unico compartimento stagno musicale. Questo nuovo disco conferma la capacità della band di continuare ad osare e a mettersi in gioco, mantenendo però il loro stile unico ed inconfondibile. Ritengo che specialmente dal vivo si possa apprezzare il caleidoscopio di generi che i dEUS sono in grado di creare – parlo per esperienza personale – e questo disco ha tutte le potenzialità per mettere in luce l’alta tecnica di ogni componente della band e, contemporaneamente, far emozionare e divertire la platea.
Il 29 Marzo saranno ai Magazzini Generali a Milano, nel corso del loro tour europeo, non fateveli scappare. 

 

dEUS
How to Replace it
[PIAS] recordings

 

Alessandra d’Aloise

Kerala Dust “Violet Drive” (PIAS, 2023)

La bellezza del suono

Edmund Kenny alla voce e strumenti elettronici, Harvey Grant alle tastiere e Lawrence Howart alle chitarre. Questa la fromazione dei Kerala Dust, band alternative rock britannica nata nel 2016 a Londra, ma che oggi si muove tra Berlino e Zurigo. Dopo tre anni di tour in Europa e sei pubblicazioni, è solo nel 2020 che esce Light, West il loro primo album in studio. Su Play It Again Sam, il gruppo pubblica Violet Drive, il loro secondo progetto di ampio respiro già anticipato dai singoli Red Light, Pulse VI e dalla title track. L’album si compone di dodici tracce dove i Kerala Dust confermano le influenze che il rock psichedelico, il blues e la musica techno hanno avuto sulla loro formazione. 

Per ascoltare Violet Drive è imperativo lasciarsi andare al suono, e seguirlo ovunque esso ci porti. Catturano subito i battiti incalzanti di una loop station ipnotizzante, mentre le tastiere creano trame dove la chitarra elettrica cerca e trova il suo spazio in modo graffiante, ma non per questo aggressivo. Da Moonbeam, Midnight, Howl si scivola così in un mondo di melodie suonate come un fiume in piena, dove i testi, estremamente essenziali, sono appigli a cui ci si aggrappa non per salvarsi, bensì per continuare a sentire il piacere di questa fluidità su di noi. La voce di Kenny è come un faro, ma non un approdo dove fermarci, solo la tappa di un percorso da continuare. Mentre viaggi con la band, ti chiedi dove stai andando, ma forse quella domanda è solo un riflesso incondizionato di una mente troppo abituata a esaminare la realtà che la circonda. Basta poco perché ogni titubanza venga meno. Senti dei colpi, sintetici, ma molto vicini al cuore. Pensi davvero che sia il tuo battito, anche se è diverso da come è sempre stato. Solo con un piccolo sforzo, ti rendi conto che sei circondato dalle suggestioni new wave di Pulse VI che rendono l’atmosfera robotica. Ignorate le inutili domande, la mente libera se stessa per creare immagini vive attraverso il gioco di synth, tastiere e suoni onomatopeici della strumentale Nuove Variazioni di una Stanza. Le emozioni che trasmette la musica dei Kerala Dust si amplificano di brano in brano. Nell’ascoltatore nasce un senso di bellezza sonora mentre viene raggiunto dalla dominante corda dell’onirica Salt e dalla elegante Fine della Scena; le parole si spogliano del loro senso letterale per essere solo suono avvolgente fino a che la chitarra si distorce, la batteria esplode e il progetto raggiunge quella potente delicatezza che solo il rock sa dare.

Violet Drive è il frutto di una forte sensibilità sonora ed emotiva. Non lascia niente al caso, eppure l’ascoltatore è libero di interpretare ciò che sente, senza alcuna costrizione. Nella loro musica si sente quella voglia di trasmettere le sensazioni senza imporle. I brani possono essere ascoltati nella sequenza stabilita nell’album, oppure in modo casuale, ed ogni nuova combinazione crea atmosfere sempre diverse, ma comunque accattivanti. Piegarli alla dittatura di una recensione è un peccato originale. Tuttavia è un peccato da commettere, perché quando li ascolti, descriverli e l’unico modo che hai per condividere l’esperienza che ti hanno regalato. Rimane però ancora un desiderio: la voglia di ascoltarli dal vivo, ma in Italia il loro tour non farà tappa. Peccato.

 

Kerala Dust
Violet Drive
PIAS

 

Alma Marlia

FAKE FEST_ 13 e 14 luglio IDLES e THE LIBERTINES protagonisti del nuovo boutique fest sulle spiagge di Bellaria Igea Marina (RN)

RADAR CONCERTI

presenta

FAKE FEST
13 e 14 luglio 2023
sulle spiagge di Bellaria Igea Marina (RN)

IDLES, THE LIBERTINES
La Femme, The Murder Capital
uniche date italiane
per i primi protagonisti annunciati

Il nuovo boutique festival
l’evento alt rock dell’estate italiana
Due giorni in spiaggia tra live e dj set con il meglio della scena internazionale

13.07.2023 – Beky Bay, Bellaria Igea Marina (RN)
IDLES e The Murder Capital + tba

14.07.2023 – Beky Bay, Bellaria Igea Marina (RN)
THE LIBERTINES e La Femme + tba

Biglietti disponibili solo su DICE
13.07: https://link.dice.fm/pe39a1a5d1e1
14.07: https://link.dice.fm/g794759138a2
abbonamento due giorni: https://link.dice.fm/L4b93dcff4f9

 

RADAR Concerti presenta la prima edizione di FAKE FEST, il nuovo boutique festival dedicato alla scena alternativa mondiale che si terrà il 13 e 14 luglio 2023 sulle spiagge di Bellaria Igea Marina (Rimini). Uniche date italiane per IDLES, THE LIBERTINES, The Murder Capital e La Femme, i primi nomi annunciati a cui si aggiungeranno molti altri artisti e dj, per riunire il meglio della scena indipendente che domina il panorama internazionale.

Dopo aver annunciato gli IDLES, che suoneranno giovedì 13 luglio insieme ai The Murder Capital, band rivelazione del nuovo post punk internazionale, si aggiungono in line up, venerdì 14 luglio i THE LIBERTINES, reduci dal grande successo del tour dello scorso anno per i 20 anni da Up The Bracket, e La Femme, la band francese che fa della sperimentazione tra i generi il suo marchio di fabbrica e che torna in Italia a dieci anni dal primo disco in studio.

La location scelta per il festival sulla riviera romagnola è il Beky Bay: un’arena unica nel suo genere, uno spazio di oltre 3500mq che al tramonto si trasforma in un suggestivo teatro a cielo aperto, con un imponente palco che si affaccia direttamente sul mare, per l’evento alt rock dell’estate italiana.

I biglietti per il FAKE FEST sono disponibili solo sulla piattaforma di ticketing e discovery DICE.

IDLES
Nei 5 anni trascorsi dal rilascio di “Brutalism”, gli IDLES hanno collezionato traguardi eccezionali: un album alla numero uno in classifica, molteplici tour sold out e partecipazioni come headliners ai più importanti festival internazionali. Il secondo disco, “Joy as an Act of Resistance”, ha ulteriormente solidificato il nome della band nella scena musicale inglese e mondiale, spianando la strada per l’enorme successo di “Ultra Mono”, il loro primo album alla numero 1 nel Regno Unito. “CRAWLER”, uscito nel novembre 2021, è riuscito ancora una volta a soddisfare le aspettative dell’intera fanbase internazionale, elevando il sound della band a un nuovo livello attraverso brani più melodici e introspettivi. Durante la loro vertiginosa ascesa, gli IDLES sono riusciti a guadagnare un’ampia gamma di fan accaniti a partire dai loro primi successi con il supporto di Steve Lamacq e BBC 6 Music, del circuito indipendente di musica dal vivo e la comunità di AFGang, con i quali hanno successivamente realizzato il film “Don’t Go Gentle: A Film About IDLES”, rilasciato in tutto il mondo e presentato a diversi festival del cinema internazionali.

THE MURDER CAPITAL
I The Murder Capital hanno appena rilasciato il loro nuovo brano “Only Good Things”, una canzone d’amore che fa da anteprima alla nuova musica in arrivo. Il singolo, prodotto da John Congleton, è la prima uscita dopo l’acclamato debutto della band irlandese, When I Have Fears, che ha raggiunto la top 20 nella classifica inglese, la posizione numero #2 in Irlanda, e che è stato incluso nelle classifiche di fine anno di diverse testate internazionali, tra cui il The Guardian.
I The Murder Capital hanno anche fatto il loro ritorno sul palco quest’anno, esibendosi su palchi importanti come quelli del Primavera Sound, VYV Festival e Solidays, e aprendo i concerti dei Pearl Jam al British Summer Time. Queste performance seguono un tour sold-out in Europa e Inghilterra, che li ha portati a suonare il loro concerto più grande finora durante la data all’Electric Ballroom di Londra. La band suonerà a diversi festival in giro per l’Europa e l’Inghilterra durante l’estate

THE LIBERTINES
I The Libertines sono arrivati alla fine degli anni ’90 nell’era post-britpop, introducendo il mondo a una nuova band di Bohemians Londinesi le cui melodie irregolari, tuniche militari rosse, poesia da oppiacei e il motto ‘vivi ora, paga mai’ ha definito la rabbia dei millennials nei primi anni 2000. La band ha le sue origini a Londra nel 1997 dopo l’incontro di Peter Doherty e Carl Barat. L’album di debutto dei Libertines, Up The Bracket arrivò nell’autunno del 2002.
Nel 2015 i Libertines firmarono un importante contratto discografico con Virgin/ EMI. Registrarono il loro terzo album in studio con il produttore Jake Gosling in Thailandia. L’album che ne uscì fuori, Anthems For Doomed Youth, entrò nella classifica degli album inglesi alla posizione n.3 e la band girò il mondo suonando dai locali più piccoli a quelli più grandi e sui palchi dei principali festival internazionali.
Chiunque non avrebbe scommesso un centesimo sulla durata di questa band, dato il vacillante stile di vita sull’orlo del baratro che i Libertins scelsero di condurre, ma due decenni dopo i nostri eroi Byroniani, sebbene più vecchi e saggi, stanno ancora difendendo il loro posto nel panorama musicale contemporaneo e facendo musica tanto bella quanto quella del loro debutto

LA FEMME
Dopo 12 anni di attività e la pubblicazione dei primi tre album “Psycho Tropical Berlin” nel 2013, “Mystère” nel 2016 e nel 2021 “Paradigmes”, la Femme ha presentato la sua quarta release intitolata Teatro Lúcido.
Quest’ultimo, totalmente in Spagnolo, è un diario di viaggio ispirato da viaggi nei paesi Ispanici (Spagna/Messico).
Come in “Sacatela”, questo disco è un cocktail esplosivo nato da avventure internazionali e affonda la sua ispirazione dalle marce per la Settimana Santa, il pasodoble, il reggaeton e i ritmi brasiliani, la chitarra classica, il ritmo Andaluso, le trombe e la movida degli anni ’80, per un totale di 13 brani.

Biglietti solo su DICE
13.07: https://link.dice.fm/pe39a1a5d1e1
14.07: https://link.dice.fm/g794759138a2
Abbonamento due giorni: https://link.dice.fm/L4b93dcff4f9

IG FAKE FEST: https://www.instagram.com/fakefest_it/
IG RADAR CONCERTI: https://www.instagram.com/radar_concerti/

Ufficio Stampa RADAR Concerti: Astarte Nina Selvini [email protected] / Roberta Leone [email protected]

SLAM DUNK FESTIVAL ITALY 1/2/3 Giugno 2023 – Line Up aggiornata

1-2-3 GIUGNO 2023

SLAM DUNK FESTIVAL

BAY ARENA – BELLARIA-IGEA MARINA (RIMINI)

LINE-UP

1 GIUGNO – PRE SHOW

SUM 41 – ZEBRAHEAD – STAND ATLANTIC + more t.b.a.

2 GIUGNO

RANCID – FRANK TURNER & THE SLEEPING SOULS – BOWLING FOR SOUP – ANTI-FLAG – LESS THEN JAKE – THE BRONX – DESTROY BOYS – CHARLOTTE SANDS + more t.b.a.

3 GIUGNO

THE OFFSRING – SIMPLE PLAN – BILLY TALENT – ENTER SHIKARI – BOSTON MANOR – TROPHY EYES – CODEFENDANTS – TRASH BOAT – BEAUTY SCHOOL + more t.b.a.

CONFERMATI SUM 41, RANCID E OFFSPRING COME HEADLINER DELLE 3 GIORNATE CHE SI TERRANNO NELLA NUOVA BAY ARENA A BELLARIA IGEA MARINA

Dall’1 Giugno, atterra per la prima volta in Italia, uno dei festival più interessanti d’Europa: Slam Dunk Festival, dove anche il pubblico italiano potrà finalmente vivere l’esperienza di un festival con due palchi, che verranno calcati dalle migliori band punk del pianeta.

Giovedì 1 Giugno si aprirà il festival con un “pre-show”“guidato” dai Sum 41 e prima di loro gli australiani Stand Atlantic e Zebrahead

Sum 41, band capitanata da Deryck Whibley, ha iniziato 20 anni fa un percorso artistico basato sull’incontro di due mondi: quello pop-punk e quello nu-metal. Fin dai primi dischi hanno “colpito un perfetto punto sonoro”, il loro esordio, per certe volte rivoluzionario per la scena punk-alternative, è “All Killer, No Filler”. A Slam Dunk Festival suoneranno oltre 25 canzoni, dalle più recenti ai loro cavalli di battaglia, come “Catching Fire”, “Pieces”,Fat Lip”, Still Waiting” e tante tante altre, compresi bis a sorpresa e cover.

Prima di loro i veterani Zebrahead con la potentissima formula rapcore e Stand Atlantic, terzetto della nuova scena pop-punk capitanato dalla frontwoman Bonnie Fraser che presenterà il loro album “F.E.A.R”.

La line-up del 2 Giugno del festival prevede il ritorno da headliner di uno dei gruppi storici della scena punk rock mondiale, i Rancid. Tim Armstrong, Lars Frederiksen, Matt Freeman e Branden Steineckert torneranno in Italia allo Slam Dunk, a distanza di sei anni dalla loro ultima esibizione nel Bel Paese.

I nomi che faranno compagnia alla band californiana nella prima giornata del festival sono: Frank Turner & The Sleeping Souls, per un live show a cavallo tra power-folk e punk. E poi il concerto degli Anti-Flag, storica band con più di vent’anni di carriera alle spalle, dieci album in studio e svariati tour mondiali in cui hanno anche dato voce negli anni a cause politiche, sociali e umanitarie rilevanti; i Less Than Jake, protagonisti assoluti della scena ska-punk mondiale, con ben trent’anni di carriera alle spalle.

In scaletta anche i The Bronx guidati dall’energia, il carisma e l’etica di Ken Hornem, i Bowling For Soup, iconica band pop-punk resa celebre da singoli come “High School Never Ends” e “1985”; le Destroy Boys, punk rock band della nuova leva con delle sfumature garage.

Per la giornata del 2 Giugno menzione speciale per la presenza di Charlotte Sands, l’astro nascente al femminile dell’alternative rock, esplosa nella scena alt-rock l’anno scorso con successi come “Dress“, “Special”,Bad Day“, in Italia presenterà le canzoni del suo EP d’esordio.

La giornata del 3 giugno vedrà come protagonisti principali gli Offspring, che tornano in Italia dopo i due trionfali show di Milano e Padova nel 2022.

Tra i primi nomi confermati nel bill della seconda giornata troviamo i Simple Plan, band pop punk “hitmaker” dei primi anni 2000 con brani come “Welcome To My Life” e “I’m Just A Kid”, ; i Billy Talent, una tra le rock band canadesi più importanti e conosciute della scena underground di Toronto; gli Enter Shikari, band britannica dalle mille sonorità, che variano dal post-hardcore, all’elettronica, passando per il metalcore; i Trash Boat, band di casa Hopeless Records che viaggia tra gli schemi del pop punk e il post hardcore.

Con l’esibizione di Boston Manor e Beauty School ci sarà spazio per due band inglesi che porteranno sonorità rotonde, pop-punk e leggere alla giornata, suoni simili saranno quelli proposti dagli australiani Trophy Eyes.

Menzione di merito per la presenza dei Codefendants, prodotti da Fat Mike dei NOFX, sono un collettivo musicale fluido di genere che è “un incrocio tra hip-hop, new wave, flamenco e Beatles“.

Lo Slam Dunk Festival è decisamente l’unico festival a dare una forte enfasi al punk e all’hardcore in tutte le loro sfumature rispetto a qualsiasi altro evento in Europa.

Il progetto originale, in Inghilterra, prevede che il festival si svolga in tre diverse località durante l’estate, in Italia si terrà in una sola, accogliente, location, la nuova Bay Arena di Bellaria Igea Marina (RN). La nuova arena concerti della Riviera Romagnola, che racchiude in sé il Parco Pavese e il Beky Bay, sarà un unico, grande villaggio con due palchi, accessi pedonali, una location praticamente in riva al mare, unica per il panorama italiano.

Tre giorni di festival garantiranno agli spettatori di godersi al meglio la Bay Arena, il mare, la spiaggia e le attività che li accoglieranno dall’1 al 3 Giugno 2023.

Media Partner:    Virgin Radio      Punkadeka

SLAM DUNK FESTIVAL ITALY

1-2-3 GIUGNO 2023

BAY ARENA (PARCO PAVESE & BEKY BAY) – BELLARIA IGEA MARINA (RN)

Biglietti e abbonamenti disponibili su slamdunkfestival.com

Tre Domande a: Macadamia

Ci sono degli artisti in particolare che influenzano il vostro modo di fare musica o a cui vi ispirate?

Certamente, ci sono un sacco di artisti che a loro modo influenzano il nostro processo creativo! Sono veramente tanti…qua ne citiamo alcuni:
Tame Impala, album consigliato Currents per synth, atmosfere psichedeliche, trattamento del suono;
Radiohead, album consigliato In Rainbows per sperimentazione, mondo elettronico, impatto emotivo, ricerca del dettaglio, continua evoluzione, voci eteree;
Mac DeMarco, album consigliato This Old Dog per Lo-Fi, indie, immediatezza, detune;
Alice Phoebe Lou, album consigliato Glow per spazialità e leggerezza;
…poi tanti altri come UMO (Unknown Mortal Orchestra, NdR), Man I Trust, MGMT, Beach Fossil, ecc.
Ma anche tutta la scena cantautorale italiana: Dalla, Vasco Brondi, Calcutta, Levante, Verdena, Battiato, De André

 

Cosa vorreste far arrivare a chi vi ascolta?

Emozioni e semplice spensieratezza! Ma ogni canzone ha la sua storia… per esempio Pollock in alcuni suscita una malinconica solitudine mentre in altri una fresca e sognante leggerezza; e poi c’è Prendi Fiato che nonostante la sua apparente caoticità suscita evasione e vibes inaspettatamente intime.
Rimaniamo veramente incantati ogni volta che un nostro ascoltatore ci racconta le emozioni che abbiamo suscitato con uno dei nostri brani perchè ci fa capire che il messaggio arriva, e questo non è mai scontato nell’arte! 

 

C’è un artista in particolare con cui vi piacerebbe collaborare/condividere il palco?

Ce ne sarebbero parecchi… sicuramente fra gli italiani sarebbe un sogno incredibile collaborare coi Verdena perchè hanno delle idee musicali e dei suoni che ci mettono i brividi ad ogni ascolto! Per quanto riguarda gli stranieri, invece, sarebbe impagabile anche solo andare nelle sale di registrazione di Radiohead o Tame Impala per assistere al loro processo creativo in un meditativo silenzio.

Bring Me The Horizon @ Mediolanum Forum

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• Bring Me The Horizon •

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A DAY TO REMEMBER

Poorstacy

Static Dress

 

Mediolanum Forum (Milano) // 11 Febbraio 2023

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto di Luca Ortolani
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A DAY TO REMEMBER

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Poorstacy

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Static Dress

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Erio @ Locomotiv Club

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• Erio •

Locomotiv Club (Bologna) // 11 Febbraio 2023

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]foto di Linda Lolli

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Paramore “This Is Why” (Atlantic Records, 2023)

Sono passati sei anni dall’ultimo album dei Paramore, After Laughter, che aveva dato il via a quella che aveva tutta l’aria di essere una nuova era per la travagliata band statunitense simbolo della scena emo-pop-rock dei primi anni duemila.

After Laughter rappresentava un’era fatta di colori pastello e sonorità synth-pop a tratti dance e infatti non tutti – me compresa – avevano apprezzato fino in fondo questo cambio di rotta. 

Un’era però che sembra già finita con This Is Why, loro ultimo album in studio. Si tratta di un’ulteriore evoluzione, ma stavolta dai toni un po’ più dimessi e meno colorata, anche solo a guardare la copertina. 

La band non ritorna di certo ai rabbiosi fasti di Riot! e Brand New Eyes, ma d’altronde come potrebbe? Sono passati quindici anni da allora e i suoi componenti sono diversi, più adulti, quindi non potrebbe essere altrimenti ed è giusto così, che ci piaccia o no. Ci danno anche un consiglio brutale nella prima traccia, che ha lo stesso titolo dell’album: “you’re either with us / or you can keep it / to yourself”.

Al primo ascolto si ha l’impressione di essere di fronte a un disco un po’ disilluso, come disillusa è adesso – soprattutto dopo anni di pandemia – la generazione cresciuta con loro. Ma non c’è solo disillusione: quella loro rabbia che abbiamo imparato a conoscere diventa più sottile, più ironica. Lo si vede anche nelle sonorità adottate, che si avvicinano più a un post-punk o a un alternative-rock, senza abbandonare le sperimentazioni e le contaminazioni.

Ascoltare quest’album può poi essere un’esperienza di autocoscienza. È infatti facile immedesimarsi in una persona che, pur di non essere sommersa da brutte notizie, vuole spegnere la televisione come in The News (forse il pezzo che più ricorda i Paramore del 2007); in una che annaspa costantemente contro il tempo come in Running Out Of Time oppure in una che sente di aver perso la propria direzione, come in Figure 8. 

This Is Why però non vuole essere solo un manifesto o un tentativo di fare da specchio alle preoccupazioni di una generazione. È prima di tutto un album estremamente personale, dove Hayley Williams dà voce in primis al suo vissuto di questi ultimi, folli anni e quelle tematiche sociali che le stanno a cuore.

Soprattutto le ultime tracce, da Liar a Thick Skull, si fanno più intime e diventano quasi una confessione della cantante. “I’m a magnet for broken pieces / I am attracted to broken people”, canta Williams all’inizio di Thick Skull come se fosse una sorta di j’accuse verso se stessa. 

La fine di quest’album mostra quindi un ripiegamento su di sé, un’espressione delle proprie emozioni e insicurezze con franchezza e senza autoindulgenza.

Probabilmente questi brani non suoneranno come le loro canzoni più note, quelle che hanno reso i Paramore famosi anni fa, ma, così come sono cresciuti loro, siamo cresciuti anche noi e forse questo atto di introspezione non è poi così male.

 

Paramore
This Is Why
Atlantic Records

 

Francesca Di Salvatore

Keshi @ Fabrique

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• Keshi •

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Rei Brown

 

Fabrique (Milano) // 10 Febbraio 2023

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto di Claudia Bianco
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”27633″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”27634″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”27632″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”27638″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”27631″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”27635″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”27630″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”27629″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”27639″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Rei Brown

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Yo La Tengo “This Stupid World” (Matador Records, 2023)

Una sfida contro il tempo

Basta dire Yo La Tengo per parlare del trio Ira Kaplan, Georgia Hubley e James McNew di Hoboken, New Jersey, protagonista della storia dell’alternative rock statunitense. Alla loro produzione costante nei decenni, si aggiunge ora This Stupid World, per Matador Records, un progetto di nove canzoni dove ancora una volta mettono in gioco loro stessi.

La chitarra elettrica distorta di Sinatra Drive Breakdown accoglie la voce di Kaplan che canta l’essere umano nella sua autoreferenzialità, mentre osserva un mondo desolato intorno a sé. Kaplan parla con nostalgia a chi vorrebbe vicino, ma l’inglese you ci lascia nel dubbio che si possa rivolgere a un singolo tu oppure a un molteplice voi. Solo nella chiusura “until we all break down” percepiamo un senso di ineluttabile collasso corale, avvolto dalla continua distorsione sonora che ci ha accompagna per tutto il brano.
Più industrial è l’atmosfera di Tonight’s Episode: i loop melodici profondi del basso di McNew sostengono un ritmo e una voce incalzanti. L’ascoltatore non può fare altro che seguire questo movimento melodico arrivando ad un momento surreale di rivelazione dell’anima che caratterizza l’album.
L’apice di questa intimità è raggiunto, però, nella ballata Aselestine: gli accordi della chitarra si allontanano dai suoni ansiosi dei brani precedenti per respirare insieme al suadente timbro vocale della Hubley. Le parole compongono immagini da cui nascono pensieri ed emozioni; le sensazioni trascendono un tempo ormai non più schiavo di ticchettii di orologi, perché ormai tutto sembra sospeso sul confine della morte.
Brain Crapers ha, invece, melodie più cupe, ben scandite da altri loop di basso e dai punch della batteria. Con le loro voci, Hubley e Kaplan creano un turbine di ricordi simili a crepe di luce nate dalle semioscurità notturne.
Il tempo è ancora astratto, un luogo da lasciare e a cui tornare seguendo solo le tracce dei pensieri. Come ascoltatori, rimaniamo intrappolati in questo gioco, ma non scappiamo, perché preferiamo rimanere dentro queste stanze di un io spesso trascurato.
Persi nelle sensazioni, siamo catapultati nella lunga This Stupid World, dove la band si lascia andare a suoni distorti e suggestioni psichedeliche. Il cantato è un confessione di dolore e amore per un mondo letale, ma che, paradossalmente, è l’unico che sappiamo amare. Un amore tossico da cui ci possiamo salvarci solo sfidando noi stessi ad uscirne, combattendo tutto ciò che non va. 

Con This Stupid World gli Yo La Tengo confermano la loro longevità artistica nello spazio dell’alternative rock americano e la loro voglia di sperimentare creando un progetto di contenuti musicali e lirici ben curati. L’intensa atmosfera intima e riflessiva dell’album li rende adatti a chi vuole ascoltare la musica veramente. Il gruppo affascina ancora perché si muove tra melodie e parole con la consapevolezza compositiva data dall’esperienza e la freschezza nata dalla passione per ciò che fanno. Hanno la capacità di arrivare al pubblico con il loro messaggio che non stravolge l’anima, ma vi si ancora dentro per rimanerci. 

 

Yo La Tengo
This Stupid World
Matador Records

 

Alma Marlia

Tre Domande a: Starving Pets

Ci sono degli artisti in particolare che influenzano il tuo modo di fare musica o a cui ti ispiri?

Per No Shake, No Feels sicuramente un mix ben bilanciato dei Wilco più sperimentali (A Ghost is Born con le sue trame acustiche mentre sotto si scatenano temporali elettrici) e i Low; ma se penso ad un brano come Bag Full of Leaves, lì possiamo spingerci verso i Flaming Lips, o su territori molto più psichedelici e storti, cari ai Deerhunter. Quando ci siamo trovati in studio a lavorare sulle demo che avevo prodotto a casa, un nome che è venuto fuori e che ha in qualche modo accomunato tutti è stato Jim O’Rourke, sia come musicista che come produttore. In questo senso Indoors è un perfetto esempio.

 

Se dovessi scegliere una sola delle tue canzoni per presentarti a chi non ti conosce, quale sarebbe e perché?

Senza dubbio Bag Full Of Leaves, non a caso scelta come singolo di anticipazione. È stato il primo pezzo su cui abbiamo messo mano, un po’ perché l’ho sempre percepita come pezzo di apertura. Lavorando in studio con Manuel Volpe ha poi preso una piega inaspettata, diversa dall’idea iniziale. Sicuramente questo approccio ha in qualche modo condizionato in positivo tutta la lavorazione del disco.

 

C’è un evento, un festival – italiano o internazionale – in particolare a cui ti piacerebbe partecipare?

Beh sicuramente giocando in casa verrebbe da dire Todays Festival. L’ho sempre vissuto da spettatore in tanti anni ed ha sempre avuto uno spirito speciale. Quasi un rito di fine estate.
Spostandoci fuori regione penso all’Hana Bi a Marina di Ravenna e ai suoi concerti sulla spiaggia o sotto la tettoia. Location uniche, come quella dell’Ypsig Rock o di Sexto Unplugged. Fuori dai confini italiani sicuramente poter portare questo disco su palchi come Primavera Sound (magari Porto che è immerso nel verde ai confini con l’oceano) o l’End of the Road Festival sarebbe un traguardo bellissimo. Ma andiamo per gradi, un passo alla volta.

PVRIS @ Magazzini Generali

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• PVRIS •

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Charlotte Sands

 

Magazzini Generali (Milano) // 08 Febbraio 2023

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto di Oriano Previato
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Charlotte Sands

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