A Bologna la musica non si ferma mai: da anni ormai, la sua offerta di concerti ed eventi cresce in maniera esponenziale senza freni, nonostante non sia una così grande città come Milano o Roma.
L’Oltre Festival ne è l’esempio perfetto, nato nel 2019 e che ha continuato ad espandersi, nonostante un’epidemia mondiale di mezzo, tanto che quest’anno prevede la presenza di ben due palchi in contemporanea, aumentando così la sua offerta musicale all’interno dello splendido Parco delle Caserme Rosse, nella periferia della città dei portici.
Infatti, caratteristica che apprezzo molto di questo festival, è la capacità di spaziare notevolmente tra i vari generi musicali, dal rap al pop, passando dall’indie al cantautorato, tutto rigorosamente made in Italy. Insomma un evento dove puoi portare tutti i tuoi amici, anche quelli che non ascoltano la tua stessa musica.
Headliners del secondo giorno è una delle mie band dell’adolescenza con cui sento di dover fare pace: i Verdena.
A scaldare la folla ci pensa un’altra artista che ha segnato i miei 17 anni, Maria di Donna in arte Meg. L’ex voce femminile dei celeberrimi 99 Posse è in tour per presentare il suo ultimo lavoro Vesuvia. Sound unico e identitario, con una dance elettronica coinvolgente e ritmata ci ha piacevolmente allietato nell’ora di aperitivo, che con una birra fredda in mano e la luce del tramonto era a dir poco perfetta.
Mentre sull’altro palco si esibiva Naska, nuova leva della musica alternativa italiana, noi fan più attempati ci guardavamo impazienti mentre attendevamo le chitarre della band lombarda diventata ormai iconica per il genere alternative rock italiano.
Alberto Ferrari e soci sono in tour per pubblicizzare il loro ultimo disco, Volevo Magia, uscito a fine dello scorso anno e che quest’inverno ha registrato un infinita serie di date sold out per tutto lo stivale. Gran parte del live è dedicato proprio al nuovo album: Chaise Longue, Paul e Linda e ovviamente Volevo Magia infiammano il pubblico. La vera magia, però, scatta quando vengono eseguiti i grandi classici della band. Dalle prime note di Angie, mi ritrovo di nuovo nella mia cameretta da adolescente a struggermi per la mia cotta del liceo. Le chitarre di 40 Secondi di Niente hanno lo stesso effetto della macchina del tempo e, se mi guardo attorno, vedo una serie di miei coetanei con quel sorriso malinconico sulle labbra che ho pure io. Nel bis arrivano, una dopo l’altra, Muori Delay, Un Po’ Esageri e Paladini. Grande assente Valvonauta, che i fan contrariati, a fine concerto cantano comunque a cappella, rendendo la fine dello show ancora più suggestiva.
Nonostante qualche problema tecnico (la voce di Alberto andava e veniva, nonostante il cambio di microfono avvenuto sul palco tra una canzone e l’altra) e una scaletta che ha tralasciato dei dischi importantissimi per la loro carriera (niente da Wow oppure da Endkadenz Vol. 1) i Verdena sono comunque in grado di regalare uno show coinvolgente e toccante. Il nuovo disco ha delle canzoni notevoli, ma niente in confronto ai lavori precedenti. Infatti, mi chiedevo quanti fossero i nuovi fan arrivati a loro con Volevo Magia e non con Requiem o Il Suicidio dei Samurai. A giudicare dal pubblico attorno a me, molto pochi.
C’era quello studio scientifico che diceva che la musica che ascoltiamo in adolescenza è quella che ci accompagnerà per tutta la vita e che niente potrà regalarci la stessa scarica di serotonina e, dopo questo live dei Verdena non posso che concordare: sempre bravi e talentuosi ma sono contenta di averli visti in concerto quando presentavano i miei dischi preferiti. Mi spiace, miei cari Verdena, neanche questa volta abbiamo fatto pace e forse solo una macchina del tempo potrà veramente riconciliarci.
Alessandra D’aloise