Skip to main content

Kid Yugi @ Sequoie Music Park

Location

Parco Delle Caserme Rosse (Bologna)

Data

19/06/2025

Foto di

Luca Ortolani

Nel rap, una qualità fondamentale è il realismo del contenuto che si porta: quando scegli di diventare un rapper, non decidi solo di fare musica, ma anche di vestire i panni dei testi che scrivi, senza limitarsi all’apparenza. Il live di stasera al Parco delle Caserme Rosse a Bologna, che presentava Latrelle, Nerissima Serpe, Papa V e Kid Yugi (come headliner) parla di questo. 

Quando decidi di fare rap, decidi di dare tutto te stesso ad un genere musicale. L’amore incondizionato per il genere porta ad essere simboli di sè stessi, copertine di un libro che, se aperto, può regalare al lettore molte più emozioni che un semplice titolo. Latrelle ne è l’esempio perfetto: un emergente che sa tenere il palco e non ha paura di mettersi in gioco, che sa regalare un’atmosfera unica grazie a linee vocali molto melodiche. Anche se dal vivo non è tecnicamente impeccabile riesce a trasportare quasi subito il pubblico nel proprio universo, scaldandolo per il live di Nerissima Serpe e Papa V.

Quando scegli di fare rap, decidi di non scendere a compromessi, come cantava Gemitaiz nell’album d’esordio L’Unico Compromesso, ed essere veri deve effettivamente essere l’unico compromesso. Papa e Nerissima sono veri, esattamente come li si vede sui social o nei video virali che li ritraggono e riescono a trasmetterlo anche nei concerti. I Super Mario e Luigi del rap italiano non ne sbagliano una, presentandosi con l’inconfondibile bicchiere di gin tonic sul palco e l’attitudine che li contraddistingue da sempre. Papa e Nerissima si alternano e fanno saltare il pubblico come se fossero in un club; poi la svolta: entrano un chitarrista e un tastierista sul palco. Le canzoni si fanno più introspettive, i due artisti si lasciano spazio per respirare eseguendo qualche singolo a testa. Poi è di nuovo il club. Un loro concerto è come una sbronza: sale, poi scende, poi bevi un altro bicchiere e sale ancora. 

Si spengono le luci per un attimo, si blocca la musica. I due artisti scendono dal palco e si aspetta l’apice della serata: Kid Yugi. Dopo una decina di minuti entrano tutti e tre per delle tracce in collaborazione, poi Nerissima e Papa lasciano definitivamente il palco. È il momento del signore delle mosche del rap italiano. Il ragazzo che nel giro di due anni ha deciso di ribaltare le regole del rap. Un pugliese, non un milanese. Un terrone, come canta lui stesso nella canzone con Geolier. Yugi aveva calcato lo stesso palco due anni fa. Apriva Nitro e Noyz Narcos, ed ora ha una serata completamente sua; lo ribadisce lui stesso, dice di esserne fiero, di esserne grato. 

Quando scegli di fare rap, decidi anche di tenere fede ad un percorso. Un percorso che è fatto anche di passi falsi, di inciampi, di sconfitte ad un palmo dal traguardo. Decidi di essere fedele ad un movimento e ad un genere che è in continuo cambiamento. Yugi è stato parte del cambiamento. Non penso possa essere descrivibile a parole la soddisfazione, da spettatore, di vedere un ragazzo, un giovane artista, fare passi così grandi e giusti fino a riempire un evento; e la cosa bella è che Yugi, in tutto questo, si diverte. Certo, non sono mancate canzoni anche dolorose, malinconiche, ma l’espressività dell’artista non è mai cambiata per tutta la durata del live. Voce che si spezza, salti, mani sul viso: è la musica che sta trascinando l’artista. Perchè quando scegli di avere fede in un percorso, decidi anche di farti trasportare. Questo i fan lo percepiscono e non stanno fermi un secondo, urlano, saltano: “ai miei live i cristiani piangono” come canta Yugi in Sintetico con Night Skinny e Tony Boy. L’attitudine è simile a quella di un live di Noyz: poche parole, poche pause, ma giuste, e tanta musica che piove come i pezzi che cantano Nerissima e Papa in Pezzi Che Cadono

Quando scegli il rap, ti fai carico di tutte le emozioni che ti porta il genere. Rabbia, rancore, rivalsa, malinconia, amore. Quando scegli il rap, decidi anche di non essere solo, ma di appartenere ad un movimento. Stanotte, tutto il pubblico si è stretto in un abbraccio catartico, un abbraccio che ti ricorda perchè hai scelto, e continui a scegliere, il rap.

Riccardo Rinaldini