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Cristina Donà: l’amore potente per la musica

Cristina Donà: l’amore potente per la musica

| Marta Musincanta

La raffinatezza poetica e i lucidi innesti sull’attuale: alcune delle caratteristiche per cui Cristina Donà resta unica nel mondo del cantautorato italiano. Nonostante le mete artistiche raggiunte, progressivamente rilascia nella propria musica e nei propri testi sempre più dettagli e sfumature inaspettati e sorprendenti. Inoltre ammirevole è la sua naturale predisposizione verso le collaborazioni, anche internazionali, attivando originali architetture musicali. Perfetto per lei è quindi il palco di Europavox 2024, il festival con il meglio della attuale musica europea, nei giorni 8 e 9 marzo a Bologna e per la prima volta all’Estragon Club. Cristina si esibirà nella prima giornata e per questa speciale occasione, ho il piacere di conversare con lei.

Nella prima giornata di Europavox 2024 rappresenterai la musica rock italiana di qualità in una cornice internazionale promossa dalla UE. Come ti senti in questa situazione?

“Mi ha riportato indietro nel tempo, quando con il disco in inglese sono uscita dall’Italia per un po’ (l’album Cristina Donà, NdR). Mi onora molto essere la rappresentante italiana in un contesto del genere e quindi sono felice e grata anche a chi mi ha proposta, che è parte dello staff dell’Estragon, ospitante l’evento. Tra l’altro, ho cercato notizie sulle altre figure femminili e sugli artisti che parteciperanno, con l’entusiasmo per un confronto interessante sul palco di un festival. Si incrociano mondi anche completamente diversi. C’è anche ovviamente un po’ di responsabilità, cercherò di onorare questo ruolo.”

È interessante che questo evento particolare coincida con una data significativa, quella dell’ 8 marzo.

“È una coincidenza e mi fa piacere che ci sia, perché come sappiamo, la figura femminile in ogni ambito lavorativo e in questo caso quello musicale, in un paese come il nostro, ha spesso bisogno di confermarsi, di dichiarare la propria capacità. In Italia è cresciuto tantissimo il numero delle cantautrici e di riferimenti femminili che si occupano di musica in vari ambiti. Questo è bello ma si fa, come sai, sempre molta fatica. Sono anche molto curiosa di quello che succederà, di ascoltare le altre artiste, di vedere come si muovono, di come affrontano il palco, perché quando nasci all’estero – questo l’ho provato uscendo dall’Italia – avendo una concorrenza, un confronto molto più ampio, cresci molto di più anche tu. Non che in Italia non avvenga ma diciamo che l’orto è più piccolo, quindi se non lavori molto, se non ti confronti anche attraverso l’esperienza di ascolto, di presa visione di tanti aspetti di altre artiste e di altri artisti, si rimane un po’ nei propri recinti.”

Puoi anticipare qualche informazione sul tuo live?

“Saremo io e Saverio. Chiuderemo la serata, essendo io l’artista di casa, me lo sono guadagnato sulla fiducia (ride). Il repertorio spazierà all’interno della mia produzione, cavalli di battaglia come Ho sempre me, Triathlon, qualcosa dell’ultimo album. Mi piacerebbe anche trovare qualcosa di adatto da dedicare ad una giornata così importante, che dovrebbe replicarsi altri 364 giorni dell’anno.”

Sarà per la tua spontanea curiosità, libera a confronti e connessioni con altri musicisti, che nel tuo percorso artistico nascono molte collaborazioni. Tra tutte, ne hai qualcuna con dei ricordi speciali?

“Ce ne sono molte. Mi viene in mente, anche se in questo momento non è attiva, quella con Robert Wyatt, però è stata attiva per molto tempo e in qualche modo lo è ancora in quanto lo porto nel nuovo spettacolo che si chiama Spiriti Guida e vedo una sua canzone, Maryan, come “mamma” di una mia, che è Goccia. La collaborazione con Robert è frutto di tanti progetti, come ad esempio SoupSongs di Annie Whitehead che portava in giro il suo repertorio, oltre ad altri momenti che si sono creati dedicati a lui. Poi c’è la prima collaborazione, storica, con Manuel Agnelli che è stata una collaborazione importantissima, ha portato tanti risultati positivi e tanti stimoli. Anche con tutti i produttori con cui ho collaborato e ovviamente anche con Saverio Lanza, con il quale sto continuando a lavorare. Ci si trova veramente molto bene a produrre insieme idee. Avviene spontaneamente la curiosità, ma riflettevo anche sul ruolo del produttore. C’è chi ad esempio non lo usa, io invece ho bisogno sempre di qualcuno che mi guardi da fuori e di capire cosa vede quella persona a cui io delego il lavoro, la produzione o anche un altro ruolo ma sempre di supervisione. Mi interessa perché si moltiplicano le possibilità di studio.”

Invece sul tuo nuovo spettacolo live Spiriti Guida

“Verte sulla contaminazione che c’è stata nella mia vita e in quella di Saverio rispetto ai bravi maestri e alle brave maestre in musica. Ci piaceva in un momento così difficile, celebrarli. È un racconto delle nostre frequentazioni artistiche. Non siamo individui isolati ma siamo parte di qualcosa di più grande, quindi ci sono le mie canzoni e le canzoni dei nostri spiriti guida, alcune che hanno ispirato i miei brani e altre che sono parte di un discorso simile, che hanno affinità. È uno spettacolo in tutti gli effetti, con parti narrate, molto emozionante. Ogni volta è come andare a trovare il papà o la mamma delle tue creazioni e quindi è sempre coinvolgente. Uscirà il calendario delle date nei prossimi mesi.”

L’approccio del confronto senza pregiudizi si sente in tutti gli ultimi tuoi ultimi album con Saverio Lanza, fino all’ultimo, bellissimo, deSidera.È un processo di cambiamento sia artistico che personale?

“Nel mio caso coincide sempre, per il forte legame con il momento di vita che sto passando più o meno intensamente, gli ascolti… se ci pensi anche la frequentazione dell’arte in genere, quindi libri, film, hanno molto a che fare con il proprio stato d’animo. Tutto quello che entra, esce in forma di scrittura musicale, è frutto di quello che sto vivendo in tutte le sue forme. Quindi l’esigenza anche di spostarsi, di capire come la tua voce canta una canzone di un certo tipo, con una certa melodia o come suonano certe parole, che magari pensavi di non poter mai cantare perché ti sembravano fuori dalla tua logica, per quel pregiudizio di cui parlavi prima. Uscita da Tregua, da una parte ho cercato di godermi quella sorta di “aura” che c’era intorno a me (ride) però dall’altra ho incominciato a prendere anche il picchetto per toglierla. Rimanere ingabbiata in un ruolo, era quello che mi faceva più paura, perché poi ci si aspetta sempre quella cosa lì. Mi rendo conto di aver lavorato sui pregiudizi, ma proprio a partire da me. Il pregiudizio è la paura del giudizio, che io ho sentito tanto anche da piccola. Invece, come spesso accade quando si lavora sulle paure, trovi una strada che ti sposta perché nell’atto di affrontarle, ti butti in una direzione che magari non pensavi di poter percorrere.”

Bisogna avere molto coraggio.

“Sì. Mi sono resa conto crescendo di avere le spalle di mia mamma, che era una guerriera di quelle toste il cui motto era “Mai arrendersi”. Io penso che, nel caso musicale, dipenda molto anche da una passione che lavora, a volte, al di là della tua percezione, come se ci fosse una forza che ti spinge. È un amore verso questo mestiere che mi ha sempre detto “fai veramente quello in cui credi” in quanto se fai qualcosa che non ti appartiene, ci si sta male.”

Foto di copertina: Francesca Sara Cauli