Sole, spiaggia, mare, punk: tutto perfettamente in equilibrio. Il Bayfest, a Bellaria, rappresenta una garanzia per gli amanti del genere, proponendo per il primo giorno una line-up esplosiva a partire da metà pomeriggio per arrivare fino a sera.
Respirare l’aria marittima si sa, fa bene, ma mai quanto quello che si respira in una serata del genere. Tolleranza, militanza per i diritti, accettazione delle diversità sono, oltre alla musica in sé, il cuore pulsante del movimento punk, e ad un evento del genere ci si sente davvero dentro, davvero parte di qualcosa. Il pubblico, composto principalmente da ascoltatori veterani del genere, per me è sempre stato di un’eleganza unica. D’atteggiamento, si intende. Il rispetto e l’educazione nei confronti del prossimo, che non sono cose scontate ad un concerto o ad un qualsiasi tipo di evento, non sono mai mancati. Dall’attenzione agli altri spettatori durante il pogo, al fare in modo che tutti potessero vedere, ai vari “grazie” e ai vari “permesso”. Tutto questo per dire che nonostante l’aspetto crudo e hardcore, sia del suono che dell’abbigliamento che specchia la cultura punk, sotto pulsa un cuore che brucia, che batte più forte alle parole libertà, amore, cura.
La stessa cosa vale per le band, dagli Honey, passando per i Doc Rotten e i Grade 2, che iniziano a scaldare il palco e a fare subito ballare e saltare le persone sotto. Un’altra cosa che mi stupisce sempre del genere è la mentalità aperta e l’assenza totale di gatekeeping (che è l’atto di limitare la fruizione di qualcosa, in questo caso un gruppo o di un genere, a qualcuno che non lo conosce o ne è quasi a digiuno). Tutti ascoltano e tutto si ascolta; tante volte si trovano delle gemme nascoste.
Dopo le prime band inizia il cuore vivo della serata, con i Codefendants che mischiano rap, ska, punk rock (grazie anche ai due frontman Ceschi, rapper e Sam King, cantante dei Get Dead) e movimenti frenetici e quasi robotici sul palco. La musicalità dei brani che si rinnova ad ogni nuova canzone e i testi provocanti che parlano soprattutto di denuncia sociale offrono un live bellissimo, equamente diviso fra commovente e divertente.Subito dopo è il momento dei Madball, band completamente diversa dalla precedente, dall’anima molto più hardcore. La pista si riempie sempre di più e la gente urla sempre di più, poga, salta. Hanno uno stile energico, molto movimentato, quasi non si fermano fra una canzone e l’altra. I Madball hanno posseduto il palco per tutto il tempo, nonostante forse poca partecipazione e conoscenza delle canzoni da parte del pubblico, ma hanno lasciato inevitabilmente il segno anche a chi, magari, non li aveva mai sentiti. Una band hardcore con la lettera maiuscola, che sa intrattenere e tiene la soglia dell’attenzione e il ritmo costantemente altissimi. Poi arrivano gli headliner della serata: i Cockney Rejects. Storica band Oi! londinese che è stata capace di trasportare tutti nell’immaginario della Londra di quegli anni. Lo spirito della band non è per nulla cambiato anche se ha visto, nel tempo, un importante cambiamento a livello di membri: potrebbero essere infatti definiti una superband, perchè vedono Olga del gruppo Toy Dolls alla chitarra, JJ Kaos di Anti-Nowhere League al basso e Ray Dust di The Business e Argy Bargy alla batteria, oltre che allo storico frontman Jeff “Stinky” Turner. Insomma, i Cockney Rejects anche grazie alla loro esperienza e l’ottimo nome di cui godono sanno regalare uno spettacolo indimenticabile per i fan del genere.
Inutile dire che serate come queste ti lasciano addosso un sapore unico. Tornare a casa con il sale sulla pelle e le orecchie che fischiano. Cosa si può volere di più?
Riccardo Rinaldini