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Oltre Festival 2023 • Day 1

Location

Parco Delle Caserme Rosse (Bologna)

Data

23/06/2023

Foto di

Luca Ortolani

Il solito andazzo a Bologna: quella calura estiva umida e impietosa ha bussato di nuovo alla porta della rossa. Una birra ghiacciata e l’atmosfera unica dell’Oltre Festival, per la prima data, aiutano a non pensarci, e il caldo passa in secondo piano. Tornare al Festival è stato come riaprire le porte di casa dopo un anno. Si, è vero, l’ho trovato come prima, perché certe cose non cambiano mai e, quando torni dove sei stato bene, ti accontenti anche di qualche piccolo cambiamento. Qualcosa era diverso, però, e tutt’ora non sono riuscito a capire se fossi io, l’ambiente o il festival in senso lato. Era tutto come ricordavo: il palco, le console, gli artisti che girano nel backstage, i baracchini del cibo e della birra, ma qualcosa di diverso, irrimediabilmente, si faceva sentire. Forse era l’atmosfera. Un miscuglio fra contentezza e stanchezza, o forse era il pubblico, un po’ sulle sue, un po’ statico (non me ne vogliate, era comunque un pubblico molto sereno e comunque a proprio agio). Ecco: non ho avvertito l’aria elettrizzante che solitamente fluttua sulle teste degli ascoltatori appena prima dei concerti. Che sia stata la recente alluvione, la calura, il fatto che ci fossero oggettivamente poche persone prima dell’esibizione del primo artista, non so e non sta a me decidere.

L’unica cosa che so è che la prima ospite, Rose Villain, è servita come scintilla su una tanica aperta di benzina. È riuscita a farli ballare e cantare quasi tutti. Speravo potesse assisterla molta più gente, però. La maggior parte delle persone sono entrate dopo. Ma Rose è Rose. La regina della scena rap/urban italiana è riuscita a far diventare nero il cielo di Bologna con le canzoni del suo nuovo album, Radio Gotham. Stile, tecnica, voglia di mettersi in gioco, carisma, sono qualità che Rose ha sempre portato addosso e mostrato con fierezza, ma le esibizioni dal vivo sono un vero e proprio manifesto in movimento. 

Posso dire la stessa cosa dell’artista successivo, Rosa Chemical, che ha fatto un concerto impeccabile. Appena è salito sul palco la sensazione di staticità del pubblico è andata a farsi benedire. Continuo a guardarmi intorno e a vedere gente che balla, salta, si canta in faccia. E quasi per sbaglio, con la coda dell’occhio, riesco a vedere la miglior comparsa del concerto: una signora sulla sessantina, con i capelli corti, che tenta di correre verso le panche dell’area ristoro ma quasi scivola sul fango, continuando a cantare e ad agitare la mano in alto. In quel momento, ho capito che Rosa è in grado davvero di arrivare a qualsiasi persona, abbattendo ogni tipo di muro discriminatorio e di pregiudizio, come confermato dalla lettera che ha letto sul palco, un breve monologo contro la discriminazione, che incoraggia ad essere sempre sé stessi. 

Piccola pausa, ordino un’altra birra e mi preparo per quello che sarebbe stato l’artista di chiusura: Carl Brave. Su Carl non si può dire una parola che sia storta, o fuori posto. Artisti che riescono ad essere così fedeli a ciò che scrivono nelle canzoni sul palco ne ho visti davvero pochi. Carl Brave ha la capacità di trasporre la sua spocchia romana, buffa ma caciarona, la malinconia e la voglia di riscatto che caratterizzano le sue canzoni sul palco, e lo fa in maniera completamente naturale. Carl Brave è così: caciarone, sciolto ma elegante, conversa col pubblico e spesso indica qualcuno tra la folla anche durante l’esecuzione di un pezzo. Carl Brave è come la sua Roma, e questo al pubblico arriva tutto. 

A Bologna si è fatto un po’ meno caldo, l’aria un po’ più distesa. Tornare dove si sta bene è sempre bello, perché anche nei posti vecchi impari qualcosa di nuovo. Ho imparato dalla lettera di Rosa, una frase brevissima che, però, ho conservato: “Se vi lanciano parole d’odio, rispondete con gentilezza e pacatezza”. 

Riccardo Rinaldini