Location: Parco Delle Caserme Rosse (Bologna)
Kid Yugi @ Sequoie Music Park
Nel rap, una qualità fondamentale è il realismo del contenuto che si porta: quando scegli di diventare un rapper, non decidi solo di fare musica, ma anche di vestire i panni dei testi che scrivi, senza limitarsi all’apparenza. Il live di stasera al Parco delle Caserme Rosse a Bologna, che presentava Latrelle, Nerissima Serpe, Papa V e Kid Yugi (come headliner) parla di questo.
Quando decidi di fare rap, decidi di dare tutto te stesso ad un genere musicale. L’amore incondizionato per il genere porta ad essere simboli di sè stessi, copertine di un libro che, se aperto, può regalare al lettore molte più emozioni che un semplice titolo. Latrelle ne è l’esempio perfetto: un emergente che sa tenere il palco e non ha paura di mettersi in gioco, che sa regalare un’atmosfera unica grazie a linee vocali molto melodiche. Anche se dal vivo non è tecnicamente impeccabile riesce a trasportare quasi subito il pubblico nel proprio universo, scaldandolo per il live di Nerissima Serpe e Papa V.
Quando scegli di fare rap, decidi di non scendere a compromessi, come cantava Gemitaiz nell’album d’esordio L’Unico Compromesso, ed essere veri deve effettivamente essere l’unico compromesso. Papa e Nerissima sono veri, esattamente come li si vede sui social o nei video virali che li ritraggono e riescono a trasmetterlo anche nei concerti. I Super Mario e Luigi del rap italiano non ne sbagliano una, presentandosi con l’inconfondibile bicchiere di gin tonic sul palco e l’attitudine che li contraddistingue da sempre. Papa e Nerissima si alternano e fanno saltare il pubblico come se fossero in un club; poi la svolta: entrano un chitarrista e un tastierista sul palco. Le canzoni si fanno più introspettive, i due artisti si lasciano spazio per respirare eseguendo qualche singolo a testa. Poi è di nuovo il club. Un loro concerto è come una sbronza: sale, poi scende, poi bevi un altro bicchiere e sale ancora.
Si spengono le luci per un attimo, si blocca la musica. I due artisti scendono dal palco e si aspetta l’apice della serata: Kid Yugi. Dopo una decina di minuti entrano tutti e tre per delle tracce in collaborazione, poi Nerissima e Papa lasciano definitivamente il palco. È il momento del signore delle mosche del rap italiano. Il ragazzo che nel giro di due anni ha deciso di ribaltare le regole del rap. Un pugliese, non un milanese. Un terrone, come canta lui stesso nella canzone con Geolier. Yugi aveva calcato lo stesso palco due anni fa. Apriva Nitro e Noyz Narcos, ed ora ha una serata completamente sua; lo ribadisce lui stesso, dice di esserne fiero, di esserne grato.
Quando scegli di fare rap, decidi anche di tenere fede ad un percorso. Un percorso che è fatto anche di passi falsi, di inciampi, di sconfitte ad un palmo dal traguardo. Decidi di essere fedele ad un movimento e ad un genere che è in continuo cambiamento. Yugi è stato parte del cambiamento. Non penso possa essere descrivibile a parole la soddisfazione, da spettatore, di vedere un ragazzo, un giovane artista, fare passi così grandi e giusti fino a riempire un evento; e la cosa bella è che Yugi, in tutto questo, si diverte. Certo, non sono mancate canzoni anche dolorose, malinconiche, ma l’espressività dell’artista non è mai cambiata per tutta la durata del live. Voce che si spezza, salti, mani sul viso: è la musica che sta trascinando l’artista. Perchè quando scegli di avere fede in un percorso, decidi anche di farti trasportare. Questo i fan lo percepiscono e non stanno fermi un secondo, urlano, saltano: “ai miei live i cristiani piangono” come canta Yugi in Sintetico con Night Skinny e Tony Boy. L’attitudine è simile a quella di un live di Noyz: poche parole, poche pause, ma giuste, e tanta musica che piove come i pezzi che cantano Nerissima e Papa in Pezzi Che Cadono.
Quando scegli il rap, ti fai carico di tutte le emozioni che ti porta il genere. Rabbia, rancore, rivalsa, malinconia, amore. Quando scegli il rap, decidi anche di non essere solo, ma di appartenere ad un movimento. Stanotte, tutto il pubblico si è stretto in un abbraccio catartico, un abbraccio che ti ricorda perchè hai scelto, e continui a scegliere, il rap.
Riccardo Rinaldini
Sequoie Music Park 2024
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25 Giugno • The Hives

The Hives @ Sequoie Music Park (Parco delle Caserme Rosse – Bologna) • Foto di Luca Ortolani
27 Giugno • Glen Hansard

03 Luglio • Salmo & Noyz Narcos

11 Luglio • Take That

Take That @ Parco delle Caserme Rosse (Bologna) • Foto di Luca Ortolani
15 Luglio • Mogwai

Mogwai @ Parco delle Caserme Rosse (Bologna) • Foto di Giorgia Zamboni
16 Luglio • Blue

Blue @ Parco delle Caserme Rosse (Bologna) • Foto di Luca Ortolani
18 Luglio • Fulminacci

Fulminacci @ Parco delle Caserme Rosse (Bologna) • Foto di Luca Ortolani
20 Luglio • Nick Mason’s Saucerful of Secrets

Nick Mason’s Saucerful of Secrets @ Parco delle Caserme Rosse (Bologna) • Foto di Lucia Adele Nanni
22 Luglio • Kool & The Gang

Kool & The Gang @ Parco delle Caserme Rosse (Bologna) • foto di Isabella Monti
Mecna @ BOnsai
Per viaggiare bisogna anche mettere in conto l’orologio, gli orari delle coincidenze di treni e aerei, le corse per vedere mostre e spettacoli. Per fortuna il festival BOnsai, a Bologna, è sempre puntuale e non delude mai. La scaletta di oggi vede Mecna, aperto prima da Fluente.
Il tempo, quello meteorologico, è afoso e umidissimo come sempre a Bologna. Il punto di forza del festival è avere una location davvero grande, pulita e spettacolare quando i live coincidono con il tramonto bolognese. È facile sentirsi a casa in un clima così.
Gli orari sono precisi, come l’esecuzione di Fluente. Calca bene il palco, tiene attenti gli spettatori e riesce con facilità a riscaldare il pubblico grazie al suo sound indie pop e ai testi profondi, malinconici e a tratti sognanti. Un emergente dal carattere forte, dalla penna rara e dal sound innovativo.
Mecna inizia alle 23.00, è quasi notte, di quelle notti in cui della luna non c’è traccia. È accompagnato dal suo storico produttore Lvnar e da una band virtuosissima composta da Alessandro Cianci (chitarra e basso), Pierfrancesco Pasini (tastiera) e Andrea Dissimile (batteria). A quest’ultimo va una nota di merito speciale perchè si presenta come un chiaro talento alla batteria, pochi assoli ma eseguiti benissimo, manualità eccelsa con lo strumento e presenza scenica invidiabile. È sempre stupendo vedere l’artista principale circondato da musicisti così talentuosi che completano e decorano il concerto.
Mecna fa una canzone dopo l’altra, quasi non si ferma nemmeno. Dice “Scusate se non parlo troppo tra un pezzo e l’altro, ma se mi conoscete sapete che sono così, quindi… è ok”. Non parla, ma dice tutto nelle canzoni. È uno di quegli artisti che crede davvero in ciò che canta e riesce a trasmettere tutto allo spettatore. Mentre la batteria scandisce il tempo come un orologio svizzero, Mecna cammina da una parte all’altra del palco, poi si siede, a volte tirando fuori uno sgabello. Non è facile tenere così sveglio il pubblico senza staccare tra un pezzo e un altro. La sensazione generale, però, è quella di sentirsi a casa, con un maglione comodo, davanti a Netflix e magari una coperta di lana sulle gambe, in un pomeriggio invernale.
Un live di Mecna ti coccola. Sia complice la penna malinconica e mai superficiale, o forse la voce calda, i suoni avvolgenti delle strumentali o il modo di porsi dell’artista, quasi come stesse recitando le canzoni in casa, passando da una parte all’altra del corridoio. Un live di Mecna ti coccola, tanto da farti sentire un piccolo senso di vuoto nello stomaco quando finisce, quando il tempo scade.
“Quanto il tempo non ci basterà mai”, canta nel brano Il Tempo Non Ci Basterà, ma per un live di Mecna il tempo lo si trova sempre.