VEZ5_2025: Giacomo Sacchetti
Ed arriva, come di consueto, il momento di fermarsi e guardarsi indietro; non troppo, fino a gennaio. Inizia infatti il sempre più difficile lavoro di ripercorrere a ritroso questi quasi dodici mesi in musica, dove cercare di far saltar fuori quella manciata di dischi che credi abbiano dimostrato di avere quel qualcosa in più degli altri, un quid, una scintilla, un motivo per il quale chiunque stia leggendo dovrebbe prendersi la briga di premere play. Dischi che sono usciti a febbraio e che ti sembrano vecchi di anni, dischi che avevi rimosso totalmente nonostante al primo ascolto, il giorno dell’uscita, ti avevano fatto esclamare “ah questo sicuro disco dell’anno per me”, dischi che con gli ascolti sono cresciuti, dischi che andrebbero menzionati solamente per meriti-acquisiti-sul-campo-negli-anni da parte dell’autore. Tra scelte obbligate e rinunce dolorose, ecco (almeno) cinque motivi per i quali anche il 2025 non ha tradito le attese.
Billy Woods Golliwog
Mi piace tutto di questo disco. Dal punto di vista strumentale, è una boccata d’aria fresca, per le invenzioni, le citazioni, i riferimenti. Da quello testuale, è molto politico. L’outro della prima canzone è un estratto dal libro per bambini di Florence K. Upton del 1895 The Adventures of two Dutch Dolls and a Golliwogg. Un Golliwogg è una caricatura dei neri, offensiva, stereotipata, spesso disegnata con le zampe al posto delle mani e dei piedi, la faccia nerissima, labbra grosse, occhi spalancati e un grumo di capelli lunghi e ingestibili. Il disco è un racconto oscuro su razzismo, potere, vendetta, guerra e tanto altro, con tante di quelle idee che basterebbero per fare un altro disco ancora. Impossibile batterlo.
Traccia da non perdere: Born Alone
Alan Sparhawk & Trampled by Turtles Alan Sparhawk with Trampled by Turtles
“Una sera, dopo ore di macchina, ci siamo fermati in albergo per la notte. Dopo cena sono sceso nella hall per andare a fumare e sull’ingresso ho incontrato un signore che teneva in mano un machete. Mi sono avvicinato, non troppo, e mi ha detto ‘Il mondo è un posto duro, bisogna difendersi’. Poi ha girato i tacchi ed è andato via, incontro al buio della notte. Questo è il mondo. Aveva ragione. Vivere In una casa infestata mi ha insegnato che non si dimentica mai veramente. Che tutto rimane latente, sia la luce che l’ombra. Se dovete scegliere tra oscurità e luce, per quanto sia attraente e facile l’oscurità, scegliete la luce. Squarciate il buio con un machete, tirategli fuori le viscere e liberatevene”. Questo è quello che ha detto Alan Sparhawk al concerto al Locomotiv, quest’estate. Credo sia anche il tema di Alan Sparhawk with Trumpled by Turtles. Sarà perchè sto invecchiando, ma è un po’ di tempo che mi piacciono le cose che ti esortano a trovare un rifugio da te stesso.
Traccia da non perdere: Not Broken
Claire Rousay A little death
Daniel Johnston, Rachel’s, Les Revenants dei Mogwai. Questo disco li ricorda nelle atmosfere, nella sensazione di essere al buio ma non essere soli. Capire che l’ignoto riguarda tutti e ognuno lo affronta come può. Amo i pezzi con la chitarra, mi sparano nell’universo e mi rendono felice di ascoltare musica. Non è come ascoltare Salt di Angie McMahon, là siamo più sul disperato. E non è come i Silver Jews, là c’è più ironia. Ma mi sento di dire che sono esterrefatto allo stesso modo. Qui nessuna disperazione (no dai, forse un pochetto sì) e nessuna ironia, la musica procede e ogni armonia, ogni stacco, pausa o nuovo rumore ti proiettano dentro la pellicola di un film. È una bella sensazione.
Traccia da non perdere: Somewhat Burdensome
Black Eyes Hostile Design
Le ritmiche di questo disco secondo me sono proprio divertenti, passerei volentieri un giorno intero a seguire la batteria muovendo la testa, perchè la ripetitività mi dà gusto. In questo momento la ripetitività non è tanto in voga, visto che molti album di successo contengono una varietà enorme di cose: nello stesso disco si trovano moltissimi generi, e questa pare essere spesso l’idea più importante dei dischi stessi. In Hostile Design si trova un genere solo, un incrocio pazzesco tra The Ex e Beastie Boys. Eccezionale.
Traccia da non perdere: Break A Leg
Horsegirl Phonetics On and On
Una sera ero a un concerto, c’era la batterista che sembrava faticare ad arrivare ai tamburi per picchiare con la forza giusta. Allora ci dava ancora più forte, ci metteva tutta l’energia che aveva in corpo e alla fine faceva meglio di tutti. È in assoluto la miglior batterista che io abbia visto suonare dal vivo. Come le Horsegirl. Hanno il loro stile e il loro ritmo ma suonano da dio. Le ho viste dal vivo quest’anno. Molto bello. Mentre le ascolto ho come la sensazione che abbiano il timore di non riuscire, per questo spingono più di tutti gli altri, ci danno più di tutti gli altri, e riescono meglio di tutti gli altri. Non mollano un attimo e la tensione rimane sempre alta. Questa cosa si sente sia in concerto sia su disco. Le canzoni di Phonetics On and On ricordano Velvet Underground, The Raincoats, The Go-Between, i Television di Marquee Moon, ma non sono prive di originalità, al contrario sono divertenti e timide e queste due cose insieme, bilanciate, le rendono esplosive. Se chiudi gli occhi mentre le ascolti vedi la pista da ballo piena. In effetti, il concerto era imballato e tutti ballavano. Mi pare un bel risultato.
Traccia da non perdere: Frontrunner
Honorable Mentions
Lemonheads Love Chants
Dal vivo, se beveva un po’ di più, era un incapace. Su disco non pubblicava materiale originale dal 2006 e quello che pubblicava veniva liquidato male e velocemente. Adesso che è tornato con un disco nuovo, ha rimesso tutti in riga.
I Canzonieri All Creature
Mi piace il modo in cui suoni e motivi antichi vengono rispolverati e riutilizzati per creare musica contemporanea. Il risultato è incantevole.
Preservation & Gabe Sortilege
Lontano anni luce da spacconaggine e machismo. Tanto polveroso e profondo nel suono da diventare viscerale.
Sanam Sametou Sawtan
Tostissima confluenza di musicalità araba, post rock e elettronica. Con un tocco di jazz, per chi vuole fare ancor più seriamente.
Greg Freeman Burnover
Disco completamente privo di grinta, il ritmo è dato solo dalla bellezza delle canzoni. Estasi estetica.
Giacomo Sacchetti lavora a Santarcangelo di Romagna nella libreria The Book Room. Al suo interno cura The Record Room, lo spazio dedicato ai dischi e alla musica. A volte scrive su Neuroni.blog.