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Anderson Paak @ La Prima Estate

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• Anderson Paak •

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Frah Quintale

Joan Thiele

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LA PRIMA ESTATE

Lido Di Camaiore (Lucca) // 24 Giugno 2022

 

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Foto: Letizia Mugri

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FRAH QUINTALE

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JOAN THIELE

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MUSICULTURA Festival della Canzone Popolare e d’Autore 24 e 25 giugno allo Sferisterio di Macerata

I DAKHABRAKHA DI KIEV APRIRANNO LA XXXIII EDIZIONE DI MUSICULTURA DOMANI 24 GIUGNO
Tra gli ospiti:
Angelo Branduardi, Litfiba, Ditonellapiaga, Violons Barbares Manuel Agnelli, Silvana Estrada, Gianluca Grignani, Ilaria Pilar Patassini ed Emiliana Torrini & The Colorist Orchestra

I DakhaBrakha apriranno la XXXIII edizione di Musicultura domani venerdì 24 giugno allo Sferisterio della città di Macerata che per due giorni diventerà la Capitale della Canzone d’autore e della musica popolare.
La prima delle due serate finali del Festival, condotte da Enrico Ruggeri e Veronica Maya vedrà l’esibizione del quartetto di Kiev, dal nome in lingua antica ucraina che significa “dare/prendere”, famoso nel mondo per le sue esibizioni, tra folklore e teatro, con un suono transnazionale radicato nella cultura ucraina di grande potenza e vastissima gamma vocale, accompagnato da strumenti tradizionali indiani, arabi, africani, russi e australiani.
Per l’occasione Musicultura ha invitato alla serata una rappresentanza della comunità di profughi ucraini ospitati nel territorio.
“Inseguivamo questa fantastica formazione da quattro anni, non sembra vero che oggi la loro terra e il loro popolo siano devastati da una tragica guerra di aggressione – ha detto il direttore artistico di Musicultura Ezio Nannipieri. – Una realtà drammatica bussa violentemente alle nostre coscienze, la musica non può purtroppo cambiare lo stato delle cose, può portare forse un po’ di conforto”. Nella serata di apertura del Festival i DakhaBrakha si esibiranno con Angelo Branduardi, Litfiba, Ditonellapiaga, Violons Barbares e gli artisti vincitori del concorso che sono: Cassandra Raffaele

(Vittoria, RG), Emit (Lodi), Isotta (Siena), Martina Vinci (Genova), TheMorbelli (Alessandria), Yosh Whale (Salerno), Valeria Sturba (Bologna) e Malvax (Modena).
Ricordiamo che tra gli artisti vincitori c’è anche Y0 di Ravenna che per motivi personali non potrà partecipare alle serate finali del Festival.

Questa la ragione per cui Musicultura ha aggiunto un nono vincitore per rispettare la formula che prevede la partecipazione di otto artisti alla fase finale della manifestazione, ovverosia la prima proposta rimasta esclusa dalla rosa degli otto vincitori che è quella dei Malvax.

Nella seconda serata di spettacolo, sabato 25 giugno si esibiranno sul suggestivo palcoscenico neoclassico dello Sferisterio Manuel Agnelli, Silvana Estrada, Gianluca Grignani, Ilaria Pilar Patassini ed Emiliana Torrini & The Colorist Orchestra unica apparizione in Italia dell’artista islandese, con i quattro artisti vincitori del Festival più votati dal pubblico la sera prima, per conquistare il titolo di Vincitore assoluto con il Premio Banca Macerata di 20 mila euro. Altri significativi bonus sono il Premio AFI di 3 mila euro, il Premio Unimarche per il miglior testo 2 mila euro, il sostegno di 10 mila euro per l’effettuazione di un tour di otto date, grazie a NuovoImaie (con i fondi art. 7 L. 93/92) e l’ambita Targa della Critica di 3 mila euro intitolata a Piero Cesanelli, ideatore di Musicultura e suo direttore artistico dalla prima edizione fino al 2019.

Le due serate finali di Musicultura saranno trasmesse in diretta su Rai Radio 1 da Duccio Pasqua, Marcella Sullo e John Vignola e in onda su Rai 2, nel programma televisivo “Musicultura Festival 2022” che porta la firma di Duccio Forzano e che verrà diffuso nel mondo da Rai Italia.

La partnership tra Rai e Musicultura garantisce all’evento una copertura crossmediale articolata e qualificata con Rai Radio 1 la radio ufficiale del Festival, Rai 2, Rai TGR, Rai News24, Rai Canone, Rai Italia e RaiPlay Sound.

Musicultura, nata nel 1990 con Fabrizio De Andrè e Giorgio Caproni a tutela delle espressioni artistiche della canzone popolare e d’autore, ha intercettato nel tempo le aspirazioni creative di oltre 30.000 giovani contribuendo al ricambio generazionale della canzone italiana. I vincitori 2022 sono stati decretati grazie al prezioso contributo del Comitato Artisticon di Garanzia del Festival composto da Vasco Rossi, Roberto Vecchioni, Claudio Baglioni, Enzo Avitabile, Francesco Bianconi, Giorgia, La Rappresentante di Lista, Carmen Consoli, Simone Cristicchi, Sandro Veronesi, Niccolò Fabi, Dacia Maraini, Gaetano Curreri, Maria Grazia Calandrone, Luca Carboni, Alessandro Carrera, Guido Catalano, Ennio Cavalli, Diego Bianchi, Teresa De Sio, Francesca Archibugi, Mariella Nava, Antonio Rezza, Enrico Ruggeri, Tosca, Paola Turci, Ron.

Sostenitori e partner
Banca Macerata è Main Partner di Musicultura.
Il Festival ha il sostegno del Ministero della Cultura, del Comune di Macerata e della Regione Marche. Rai Radio 1 è la Radio Ufficiale del festival. Partner culturali l’Università di Camerino, l’Università di Macerata e l’Accademia di Belle Arti di Macerata. Contribuiscono alla realizzazione della manifestazione la Camera di Commercio delle Marche, Unico, APM, NuovoImaie, AFI. Partner tecnici: Clinicalab, Sound D-Light, Connesi.

Chet Faker @ Sequoie Music Park

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• Chet Faker •

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Godblesscomputers

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Parco delle Caserme Rosse (Bologna) // 23 Giugno 2022

 

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Foto: Siddharta Mancini
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GODBLESSCOMPUTERS

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Tre Domande a: Glauco

Come e quando è nato questo progetto?

Glauco nasce dal piacere di fare rap. Facevo sempre freestyle e scrivevo canzoni, pensai di farne uscire una. Non pensavo sarebbe andata bene. Da lì ho iniziato a sentire di dover continuare ma non avevo i mezzi adatti per poter fare la mia musica. Per quanto mi riguarda il progetto vero e proprio è nato da un paio di anni, dal momento in cui iniziato a prendere consapevolezza di me stesso, più nello specifico da un anno a questa parte grazie anche all’incontro col mio produttore. Ora lavoro in team con persone competenti e sento di voler raccontare senza paura la mia vita.

 

Se dovessi riassumere la tua musica in tre parole, quali sceglieresti e perché?

Io, vera e provincia. Io perché indubbiamente viene da me e da come vedo e sento le cose. Vera perché è reale, non sparo cazzate, non parlo di ciò che qui non si vive, non parlo di pistole solo perché fa tendenza. Provincia perché vengo da un paese e questo lo porterò sempre con me. Penso che in un modo o nell’altro sia una cosa che traspare, mi piacerebbe essere la voce della mia gente. O meglio la voce di chi ha già voce e non sa usarla.

 

C’è un artista in particolare con cui ti piacerebbe collaborare?

Il mio sogno sarebbe collaborare con Massimo Pericolo, amo la sua scrittura e anche lui viene dalla provincia come me. Il sogno ancora più grande Marracash.

Pearl Jam @ Hallenstadion

Scrivo appunti sul telefono.
Che tanto poi non riesco mai a tradurre,
vocaboli a caso, riferimenti che sfumano nel giro di tre ore.
Mancano due anni e cinque minuti.

Ascolto discorsi insensati alle mie spalle.
Controllo i compagni di avventura.
Osservo chi mi sta vicino, almeno adesso.
So che la geografia del pit è instabile.
Mancano due anni e un minuto. 

Il palco adesso è vuoto.
Io non mi commuoverò.
No.
Quella è la testa di un batterista.
Mancano due anni e un Matt Cameron intero.

Dissolvenza.
bella lunga, però.

Sono a pochi metri dal palco. Mentre sento una nota, giusta o sbagliata che sia poco importa, uscire dal mio petto e unirsi al coro dell’intro di Release, al mio fianco un padre solleva la figlia dodicenne sopra di sé. 

Oh, dear Dad, can you see me now?

Lei appoggia i piedi sopra le spalle e sale con la testa a tre metri.

I am myself, like you somehow

Le mani lungo i fianchi. Immobile. Una statua greca.

I’ll ride the wave where it takes me

È davanti a Eddie, alla stessa altezza del palco. 

I’ll hold the pain, release me

Da sotto la scena ha qualcosa di surreale. E di bellissimo. La gente sotto di lei tende le mani, a proteggere un’eventuale caduta. Sembra una processione spontanea. Santa bambina del pit di Zurigo.
Termina il primo pezzo, lei scende, alle nostre spalle arriva la security che con gentilezza chiede di non farlo mai più. Ma proprio mai, in generale, per sempre.
Grazie
A lei, si figuri
Buon concerto.
Buon lavoro, e scusi. 

E così è iniziato il concerto ieri sera, all’Hallenstadion di Zurigo.

E poi.

Corduroy.
Immortality.
Present Tense
In Hiding
Crazy Mary 
Smile

Cosa accade quando una setlist sembra diventare un dialogo personale tra te e la band? Cosa succede quando senti, anche dopo tanti anni, che quelle parole hanno un nuovo peso, un nuovo colore, una nuova prospettiva?
E allora eccola. Parte dalle gambe, questa volta. E sale. Prende la spina dorsale, alza i peli delle braccia, centra la nuca. Scodinzolerei, potendo. E invece mi ritrovo a commuovermi. Senza pensieri a figlia, podi olimpici o Buffa che legge me. Semplicemente sbraco, passatemi il termine. Perché me lo sono concesso, ho stretto pugni e chiappe per due anni, per essere qua, ora, e adesso mi prendo questi venti secondi di debolezza e me li godo pure. Poi li condivido, perché a Imola, e ovunque sarete, se dovesse capitare anche a voi, sappiate che è parte dello show. Sta nel biglietto. Godetevelo.
Nella setlist c’è tutto. Un mosaico di vita e di note, di anni, di viaggi in auto di notte a urlare come fossi a due metri dal palco. Ogni concerto dei Pearl Jam è un nuovo segnalibro, serve a mettere un punto a un capitolo, mentre cerchi il titolo per quello successivo. 

Dissolvenza.

Colui che nel 1992 mi mise in mano una copia di Core degli Stone Temple Pilots, ieri sera mi ha passato, a fine concerto, la scaletta della serata. L’evento conferma la regola che chi regala musica ha capito quasi tutto di come si sta al mondo con decoro e saggezza.
La setlist in questione, se fosse mai stata eseguita così come scritta, sarebbe stata epocale. E invece ha avuto buchi, cali di tensione e di densità. E meno male, perché ho buone ragioni per tornare là sotto, tutte le volte che potrò. E intanto si è aperto il dibattito interno se una Black valga una State of Love and Trust + una Rivercross.
Caricatevi di speranza, oh voi che entrate domani a Imola. Intanto io ieri ho visto cose che voi umani…

Ho visto Mike di nuovo appeso alle sue note, immobile, occhi chiusi sul palco.
Ho visto Boom e Mike giocare in una sfida infinita sulla coda di Crazy Mary .
Sono quasi certo che Stone mi abbia sorriso. Proprio a me. Mi ha detto che regge Eddie da troppi anni, di stare tranquillo, sa come tenere insieme la baracca.
Rideva, Jeff.
Rideva anche Matt. Boom cazzo ve lo dico a fare, è la versione felice di Babbo Natale.
C’era un Josh anche, ieri sera. Che si sentiva, seminascosto. Spero si veda anche, in futuro, ma comprendo le dinamiche di spogliatoio.
Avevano fame i ragazzi. Avevano fame di palco, di cori, di suonare. Avevano voglia di essere nuovamente lassù, li ho visti divertiti, felici, sereni. 

Dissolvenza. 

È stato un gesto, questa mattina, a farmi tornare subito alla sera prima. Infilo l’orologio sopra il bracciale del Ten Club. Alla faccia della metafora, si torna alla vita. O meglio, sorrido e penso che l’orologio, gli impegni, il lavoro, la QDC (quotidiana dose di cacca) potranno anche tener nascosto il bracciale verde, ma quello lì resta, attaccato al polso, sulla pelle, prima di ogni cosa.
Bentornato, bentornati.
Siamo cellule dormienti che si riattivano a ogni tour, che mettono l’orologio nel cassetto e che tornano sotto un palco. Sempre.
La strana tribù ieri sera si è nuovamente ritrovata, come in Olanda e a Berlino pochi giorni prima. È un rito, è un bisogno. Dall’ultima volta è accaduto di tutto, adesso è arrivato finalmente il momento di farsi trappare quei biglietti vecchi di due anni, lasciare il mondo fuori dalle transenne e riprendersi la dimensione dei concerti.

Due anni, una notte e un viaggio.

Makes much more sense to live in the present tense

 

Andrea Riscossa