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Sanremo 2022: il pagellone del Festivàl

Matteo Romano: una canzone in pieno stile sanremese per questo ragazzo che sembra almeno 5 anni più piccolo di quello che è. Premio Giochi della Gioventù™

Giusy Ferreri: da martedì porta il peso dei meme di questa edizione. La foto di lei con megafono e microfono ci accompagneranno per le prossime settimane.

Rkomi: corre, salta, fa le flessioni, lava i piatti con quei guanti della terza sera e tra una cosa e l’altra canta pure. L’ultima sera fa un sentito discorso su come magari non azzecchi tutte le note ma ci creda comunque fortissimo. Premio Sincerità™

Iva Zanicchi: “e a Iva Zanicchi cosa vuoi dire?”. E infatti non dirò niente. 

Aka7even: porta una canzone che ricorda pericolosamente What Makes You Beautiful degli One Direction. Un Harry Styles che non ci ha creduto abbastanza. 

Massimo Ranieri: non ci sono più i Perdere l’Amore di una volta. 

Noemi: una canzone senza momenti vuoti. Decisamente rivalutata dalla prima sera.

Fabrizio Moro: non riesco a pensare a qualcosa di più diametralmente opposto a Non mi avete fatto niente, con cui vinse nel 2018. Purtroppo questa svolta ballad per me è no.

Dargen D’Amico: stessa chaotic energy di Piero Pelù ma senza rubare borsette al pubblico.

Elisa: l’arte la maestria la perfezione la professionalità la grazia. Podio meritatissimo.

Irama: dopo la quarantena dell’anno scorso, torna cambiato. Come chi torna da un viaggio in India per ritrovare se stesso. Purtroppo, era meglio la prova generale dell’anno scorso.

Michele Bravi: lui icona di stile e del Fantasanremo. La canzone carina ma niente di nuovo. 

La Rappresentante di Lista: canzone meravigliosa, balletto da trend topic già imparato a memoria. Meritano il mondo, sicuramente più di quello che gli abbia dato il televoto.

Emma: una canzone grintosa, in pieno stile Emma. Il duetto con Francesca Michielin sulle note di Baby One More Time ci ha fatto volare.

Mahmood e Blanco: la rivelazione. Una canzone completamente inaspettata da questo duo. Tengono il palco come se lo facessero da tutta la vita e infatti, come da pronostici, vincono. Ci vediamo a Torino.

Highsnob e Hu: i Coma_Cose dopo aver ascoltato per 24 ore filate i My Chemical Romance. La canzone spesso penalizzata dagli orari immondi di esibizione.

sangiovanni: guilty pleasure del festival, non me ne vergogno.

Gianni Morandi: a 77 anni ha più energia di tutto l’Ariston messo insieme. Premio Welfare™ e terzo posto.

ditonellapiaga e Rettore: il duo di cui avevamo bisogno. Il loro 16° posto mi ha fatto venire voglia di fare come l’orchestra nel 2010. Anche loro meritavano decisamente di più.

Yuman: è un film asiatico di 3 ore, di quelli che il tuo amico cinefilo ti giura sia bellissimo. Per pochi.

Achille Lauro: la canzone è molto simile a Rolls Royce, ma le sue esibizioni stupiscono sempre con questo aplomb invidiabile. Un signore.

Ana Mena: da potenziale regina del raeggeton a boss delle cerimonie. Neomelodica.

Tananai: la versione live non rende giustizia a una canzone che in studio è pure godibile. Ultimo posto all’Ariston ma beniamino del Twitter.

Giovanni Truppi: canottiera rossa d’ordinanza (ma artigianale ♥️) ed è subito Festa dell’Unità. Dopo ieri sera mi permetto di volergli un po’ più bene. Duro e puro.

Le Vibrazioni: la canzone mi è piaciuta molto più di quanto mi aspettassi da un pezzo delle Vibrazioni. Premio Shock™

 

Francesca di Salvatore

 

Foto: Marco Piraccini

Grazie a Mondadori Portfolio

MASEGO L’anima della Trap House Jazz torna in Italia per un imperdibile appuntamento

MASEGO
L’anima della Trap House Jazz torna in Italia per un imperdibile appuntamento

STUDYING ABROAD: MISSED MY FLIGHT

RIPROGRAMMATA LA DATA INIZIALMENTE PREVISTA A MARZO 
28.11.2022 – MILANO – FABRIQUE

Prevendite https://link.dice.fm/S60rGit3rnb 

Ascolta “Garden Party”
youtu.be/AZCewwo78j0 

 

RADAR Concerti presenta MASEGO. L’artista che unisce jazz, elettronica e trap torna in Italia per presentare il suo ultimo album “Studying Abroad: Missed my Flight”, accompagnato dal singolo “Mystery Lady” che, in collaborazione con Don Toliver, conta oltre 91 milioni di stream su Spotify.
L’appuntamento, inizialmente previsto il 2 marzo 2022, è rimandato al 28 novembre 2022 al Fabrique di Milano. 

Masego, nato in Giamaica e cresciuto in Virginia, è il nome d’arte di Micah Davis, un omaggio alle sue radici sudafricane che significa “benedizioni”. Cantautore, rapper, DJ e polistrumentista autodidatta, ha creato un proprio stile unico e originale che combina trap, house, jazz, R&B e che è stato definito “Trap House Jazz”. Il suo ultimo album “Studying Abroad: Missed my Flight” segna un momento di crescita personale e di ampliamento degli orizzonti sia dentro che fuori la musica. L’artista infatti, ispirato dal regista e artista manga giapponese Hayao Miyazaki, sta lavorando a un progetto di animazione che combina il suo amore per l’arte, la musica e lo storytelling.

Masego ha raccolto consensi internazionali grazie alle sue abilità musicali e il singolo “Tadow” ft. FKJ, dell’album di debutto “Lady Lady”, ha ottenuto il platino posizionandosi in diverse classifiche di Billboard US tra cui quella di vendita degli album R&B/Hip Hop.
Ha collaborato con diversi colleghi quali Alex Isley, Joyce Wrice, ELHAE, KAMAUU, e più recentemente ha affiancato J.I.D. e Rapsody per la colonna sonora ufficiale del film candidato agli Oscar “Judas and the Black Messiah”.

L’energia e lo stile inconfondibile di Masego sono pronti a conquistare nuovamente il pubblico italiano in un’unica e imperdibile data al Fabriquedi Milano il 28 Novembre 2022.

Prevendite
https://link.dice.fm/S60rGit3rnb

Contatti Masego
Official Website: https://www.masegomusic.com/ 
Official Facebook: https://www.facebook.com/UncleSego 
Official Twitter: https://twitter.com/unclesego  
Official Instagram: https://www.instagram.com/masego/ 
Official YouTube: https://www.youtube.com/masego 

Tre Domande a: Bouganville

Come e quando è nato questo progetto?

I Bouganville sono nati nell’estate del 2017: io (Luciano Zirilli) e Luca Grillo ci conosciamo già da anni, entrambi villeggiamo a Salina da quando siamo nati. Ci siamo accorti presto di avere gusti musicali affini: quando ai falò finiva il momento Albachiara / Wonderwall ci mettevamo a suonare gli Strokes o i Pixies. Roba da hipster.
Da lì a formare una band il passo è stato breve: Luca G. si è trasferito a Roma e abbiamo iniziato a buttare in pasto alle piattaforme digitali i nostri primi singoli. Dopo vari avvicendamenti, abbiamo raggiunto la formazione definitiva con Gianluca Fraddosio al basso nel 2018 e Luca Taurmino alla batteria, nel 2019. Da quel momento sentivamo che eravamo completi e pronti per andare in studio.

 

Progetti futuri? 

Possiamo dirvi che uscirà il nostro album nel 2022. È un disco che ha subito molti slittamenti a causa della pandemia: per questo siamo molto contenti di pubblicarlo, l’attesa è stata a tratti snervante ma alla fine siamo molto soddisfatti del risultato. Non vediamo l’ora di suonarlo dal vivo, speriamo al più presto. Per ora ci stiamo concentrando sulla scrittura di nuovo materiale.

 

Se doveste scegliere una sola delle vostre canzoni per presentarvi a chi non vi conosce, quale sarebbe e perché?

Crediamo che Investigazioni Private sia la canzone manifesto della nostra musica. Abbiamo condensato in questo pezzo tutto quello che ci ha ispirato nella scrittura dell’album: la musica soul, l’indie rock, il pop degli anni ’60. Ha un linguaggio che sentiamo nostro.

Black Country, New Road “Ants From Up There” (Ninja Tune, 2022)

Quand’ero piccolo mi perdevo ad osservare i raggi di luce filtrati dalle imposte. La polvere in sospensione che fluttuava davanti al mio naso erano mondi microscopici e fantastici, alcuni pieni di creature incredibili, altri erano universi paralleli, dove il tempo e lo spazio non avevano più regole.
È la prima immagine, il primo ricordo che il secondo album dei Black Country, New Road, Ants From Up There, mi ha evocato.
Perché loro sono sopra ad uno di quei granelli, prodotti da una incontrollata esplosione di fantasia fanciullesca. 

Sono in sette. Isaac Wood, voce e chitarra, Tyler Hide al basso (figlia del cantante degli Underworld), al sax Lewis Evans, Georgia Ellery al violino, chitarra per Luke Mark, May Hershaw al pianoforte e alla batteria Charlie Wayne. Vanno citati tutti perché sono sette personaggi, sette voci, sette punti di vista. Si definiscono collettivo e per una volta la parola rappresenta perfettamente il prodotto finale. 

Cresciuti e coccolati nel salotto culturale del Windmill Pub di Brixton, dopo il successo del loro primo disco, For The First Time, uscito esattamente un anno fa, hanno deciso di rinchiudersi in studio sull’Isola di Wright, con due angeli custodi: Sergio Maschetzko e David Granshaw a curare il suono e la produzione. Una storia di isolani che si isolano su un’isola più piccola per fare gruppo, concentrarsi sul lavoro e lasciare il mondo fuori.
Il collettivo trova la ricetta giusta e il giusto metodo di lavoro. Il prodotto finale è un qualcosa di nuovo, soprattutto qualcosa di diverso rispetto ai prodotti post-punk che provengono dalla scena britannica.

Sopra quel granello di polvere color oro, sospeso nella luce, si sente un gran bel caos.
È un klezmer jazzato minimalista post-qualcosa.
Un dialogo senza regole tra strumenti, che diventano attori di un racconto e che entrano in scena con urgenza, per mostrare un punto di vista, a costo di farlo fuori tempo.
Un Satie con la sindrome di Tourette.
Perché loro sono minimali e orchestrali. Sono emozioni a dimensione variabile. Sanno essere oscuri ed entusiasti, attraverso flussi disordinati esplodono in ubriacature di suoni, sanno essere solitari e sanno suonare “in grande”. È una stratificazione di livelli sonori e narrativi, che porta l’ascoltatore a cercare gli strumenti nella coralità, a individuare le frasi, i punti di vista, le dissonanze, le ripetizioni. È come un patchwork sonoro, con parti più assonanti, altre prodotte da antitesi.

Sono impressionisti e futuristi, sono in grado di evocare il minimalismo di Steve Reich e gli Arcade Fire in pochi minuti. C’è qualcosa degli Slint, ma anche di Michael Nyman. C’è un delizioso fil rouge che scorre sotterraneo lungo le canzoni dell’album: il tema introdotto nell’Intro viene ripreso in diversi momenti, a volte da singoli strumenti in diverse tracce, come un richiamo, una mappa.

Anche perché la strada la perdiamo già al secondo pezzo, Chaos Space Marine, una sorta di gioco musicale, di scherzo, realizzato però con cura e presentato come una sorta di overture di tempi passati. Si scivola poi nell’intimismo e nel crescendo di Concorde, per passare al flusso di coscienza di Bread Song, canzone di oltre sei minuti che a metà esatta si trasforma, trova una forma e la pace. L’album ci porta attraverso climax, sorprese, ballate, struggenti assoli di sax fino ai due pezzi finali, due perle in coda a Ants From Up There: Snow Globes, canzone da nove minuti in cui la batteria di Wayne dopo poco dissente, si imbizzarrisce e scalpita. Un lavoro a togliere, come il marmo, come il tempo. Chiudono con dodici minuti abbondanti di Basketball Shoes, una sorta di epica avventura finale.

Ho altre immagini evocate da questo lavoro straordinario dei BCNR, e sono tutte le legate a un film, The Secret Life of Walter Mitty, che è una celebrazione dell’incredibile meraviglia nascosta nell’ordinario, nella quotidianità. C’è un eroe in tutti, c’è l’avventura in ogni pensiero, c’è lo straordinario a due isolati di distanza, anche solo nei pensieri e nell’immaginazione. Questo album, come il film di Ben Stiller, è una iperbolica avventura che parte dal quotidiano e non ci pone un confine definito. 

Poi titoli di coda e il sipario. 

E rimane un occhio un po’ lucido, un sorriso ebete sul viso e un granello di polvere sul naso. 

 

Black Country, New Road

Ants From Up There

Ninja Tune

 

Andrea Riscossa

Korn “Requiem” (Lomo Vista Recordings, 2022)

Nu Metal Sentimentale

La credenza comune è che i metallari non piangano. La società ci giudica per il nostro modo di vestire, e soprattutto per la musica che ascoltiamo. Ci danno dei satanisti, solamente per i nostri abiti scuri, o l’aspetto funereo.
Ma anche noi metallari abbiamo emozioni.
Possiamo dire che il nostro stile comunicativo è un pochino sopra le righe, ma questo non esclude che anche noi sappiamo essere dolci, gentili e malinconici al tempo stesso.

E sono i Korn, con il loro quattordicesimo album Requiem, ad esporre questo lato quasi tenerello del nu metal.

Jonathan Davis, come un moderno Zio Tobia (Zio Tobia Picture Show era uno spettacolo televisivo horror su Italia1, NdA), ci introduce in un mondo spettrale ed emozionale.

La pandemia ha portato una dilatazione nel tempo di creazione del disco e questo ha permesso un lavoro più accurato sulla scrittura e più melodico, dando alla luce un album-viaggio dentro sé stessi che porta alla nascita di qualcosa di nuovo.

“Non siamo mai completamente formati ma sempre soggetti a una lenta evoluzione coscienziale” diceva Marcel Proust e così i Korn, (padri fondatori nel nu metal, attivi dal 1993) iniziano il loro viaggio alla scoperta di nuove sonorità.

Requiem è composto da nove brani, il cui cuore pulsante è il quinto, Disconnect, brano molto saturnino in cui traspare una certa vulnerabilità e, stranamente, dolcezza. 

Ma l’album si apre con tutt’altro che miele e parole soavi.

Primo nella tracklist troviamo Forgotten, con un’accattivante intro di basso che lascia il passo a frammenti melodici per poi esplodere nel ritornello e nel finale. L’epicità del brano successivo, Let The Dark Do The Rest risiede nell’energia che travolge dal primo secondo di ascolto, e procede in un alternarsi di cantato lento (le doti canore di zio Jonathan Davis sono sempre spropositate) e batterie pesanti e growl. 

Hopeless and Beaten e My Confession rappresentano l’anima nu metal del disco, mentre Lost in The Grandeur e Penance To Sorrow sono i pezzi più sperimentali per il sound del gruppo, un rollercoaster di armonia e caos.

L’album si chiude con un regalo per i nostalgici, Worst Is On Its Way, un ritorno alle origini pieno di scat (che ci mancavano tanto).

E per tutti quelli che dicevano che Korn erano finiti, erano morti… Beccatevi sto ritorno in grande stile!

 

Korn

Requiem

Lomo Vista Recordings

 

Marta Annesi

Tre Domande a: Marta Arpini

C’è un artista in particolare con cui ti piacerebbe collaborare?

Sarebbe un sogno collaborare con Andy Shauf, un po’ in qualsiasi forma — co-scrivendo una canzone, o vedendo da vicino come registra e produce i propri album, cantando insieme… c’è qualcosa nella sua voce, e nel suo suono come artista in generale, che mi affascina enormemente, mi emoziona e a cui mi sento affine, e ovviamente amo anche moltissimo come scrive e come arrangia. Ogni volta che ascolto qualcosa scritto o registrato da lui, lo riconosco immediatamente, e mi punge il cuore. Sarebbe un’enorme fonte di ispirazione poter lavorare con lui.

 

Progetti futuri? 

Vorrei continuare a percorrere la strada che ho intrapreso con questo mio disco I Am a Gem: immaginare, scrivere e arrangiare musica per un organico ampio quanto flessibile, anche differente per ogni canzone. Più di tutto vorrei iniziare a produrre la mia musica da me; finora ho sempre collaborato con produttori, che è una cosa molto bella e intelligente, perché può dare un apporto fresco e originale al materiale. Lavorando sulle mie demo in maniera anche ossessiva, ho capito però che ho le idee molto chiare riguardo certi aspetti della produzione, e mi piacerebbe sviluppare il più possibile questo aspetto del processo creativo. Al momento sto scrivendo molte canzoni che prevedono la presenza di voce, chitarre, molti flauti e clarinetti. Vorrei raccoglierne un po’ e pubblicare presto un EP, o comunque una prima parte di un lavoro che può diventare molto più esteso. Mi è piaciuta un sacco l’idea dei Dirty Projectors, che nel 2020 hanno pubblicato 5 EP poi racchiusi in un unico, lungo album. Vorrei prendere ispirazione da questo.
Ad aprile 2022 poi uscirà il primo EP di tiigre, la mia band dream pop indie rock, e di sicuro andremo avanti a lavorare su nuove canzoni, per registrare e pubblicare il nostro primo album alla fine del 2022 / inizio 2023.

 

C’è un evento, un festival in particolare a cui ti piacerebbe partecipare?

Più che un evento o un festival in particolare, c’è una venue ad Amsterdam dove sogno di potermi esibire un giorno. Si chiama Paradiso, ed è una ex chiesa che oggi ospita concerti importanti. Lì ho visto alcuni dei miei artisti preferiti, tra cui i Big Thief nel 2020, poco prima che tutto chiudesse per la pandemia. La serata era sold out, la sala era pienissima e l’atmosfera incredibile. Il Paradiso è un’istituzione qui in Olanda, e poterci fare uno show da headliner un giorno… sarebbe bellissimo.

 

Foto di copertina: Teresa Costa

Marnero @ Teatro del Baraccano

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• Marnero •

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Teatro del Baraccano (Bologna) // 01 Febbraio 2022

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]Non giriamoci tanto intorno, via; le aspettative erano alte, l’hype attorno all’evento non trascurabile, anzi, biglietti bruciati in pochi minuti, teatro gremito in ogni ordine di posti, l’attesa per scoprire la scenografia e i visual, le indiscrezioni, gli ospiti a sorpresa, rumours che hanno animato queste settimane di avvicinamento a quello che, a conti fatti e senza timore di smentita, è stato il principale evento musicale accaduto, quantomeno in Italia (che la prudenza non è mai troppa) in questo freddo martedì di inizio febbraio: i Marnero in concerto a Bologna al Teatro del Baraccano.

I Marnero, il cui nome, coincidenza vuole abbia lo stesso numero di lettere e le vocali nella corretta sequenza di una nota cittadina costiera in provincia di Imperia, proporranno a poche decine di fortunati, selezionatissimi e soprattutto buongustai spettatori, l’esecuzione integrale di quello che è, a mio insindacabile giudizio, uno dei dischi usciti in Italia più importanti e belli degli ultimi, che ne so, facciamo venti, trent’anni? Un disco che io e il resto degli astanti, come mi sarebbe poi parso di capire dalle reazioni in sala, conosciamo a memoria, parola per parola, nota per nota; quei 31 minuti sono un sentiero, forse meglio un vortice, una spirale, nella quale smaniamo di addentrarci quanto prima. Un disco di mare, del tempo, non necessariamente atmosferico, di navi, di rotte, del perdersi; signore e signori, ecco a voi Il Sopravvissuto.

L’attacco del disco è una sberla in faccia, un pugno in pieno volto, un muro d’aria che ti sbalza a metri di distanza, l’impianto si satura subito, la voce dell’elegantissimo signor Raudo fatica a trovar spazio tra quel turbinio di distorsioni e fendenti di batteria, ma tanto stiamo già tutti urlando “Io sono il Sopravvissuto, son trino e non uno, son vuoto a metà e non mi aspetta nessuno” che a queste quisquilie diamo poca se non nulla importanza. 

I quattro baldi bardi (?) mostrano, ancora una volta, un affiatamento ed un’alchimia commovente da quanto risulta naturale ed intrinseca, e rapito come sono da quanto avviene sul palco, nel mentre attaccano gli inconfondibili violini di Non Sono Più Il Ghepardo di Una Volta, lo sguardo sale di qualche metro sulle immagini (ah, i visual di cui tanto si vociferava!) che scorrono sul fondale – non marino – giusto in tempo per intravedere, da lì in avanti, un individuo malmenare un malcapitato volatile, scorgere delle navi naufragare od in alternativa andare a fuoco (che io debba quindi intuire che sia giunta l’ora, chiedo eh…), vergini in bianca veste dalla bocca grondante sangue, lupi (ah, quanti lupi! sono loro i veri protagonisti della serata sia chiaro) un Cristo crocifisso sulla spiaggia, cadaveri presumo reduci di qualche cruenta battaglia, ed altre simpaticissime immagini che potrete rivedere nei prossimi giorni su Rai Gulp o Cartoonito.

(Che Non Sono Mai Stato) ci porta verso uno dei momenti più alti della serata, ovvero quel Il Porto Delle Illusioni che ti fa un po’ maledire il dover star seduto a con una mascherina sul viso ma tant’è, come dice nuovamente Raudo, “Scalpitate interiormente” (anche se non son sicuro fosse scalpitare il verbo, ma è il pensiero che conta, qui come altrove).

C’è spazio anche per l’imprescindibile (per una kermesse che aspiri ad essere tale) ospite a sorpresa, quel Francesco Zocca già ospite del disco in questione e poi un altro paio di passaggi video di lupi, un riferimento che non colgo (e che ancora mi rode) a Daniele Bossari, una cravatta legata in fronte, ed è tempo di volgere all’epilogo, virare verso il porto, sotto con Zonguldak, e tutti all’unisono con tutto il fiato che c’è rimasto gridiamo “Sono qui, fermo seduto, sopravvissuto ma stanco morto. Guardo le navi ormai arrugginite nel porto”, mentre con la mano sul telecomando digitiamo in maniera compulsiva 01, il codice per votare i Marnero, vincitori morali del Festival di Niente.

 

Alberto Adustini

Foto: Massimiliano Mattiello
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I-DAYS 2022: COMPLETATA LA LINE-UP DEL 12 GIUGNO 2022 CON JOHNNY MARR ED EGO KILL TALENT

 

I-DAYS MILANO • 12 GIUGNO 2022

COMPLETATA LA LINE-UP DELL’ULTIMA GIORNATA DEL FESTIVAL

 


Johnny Marr
, lo storico chitarrista del gruppo inglese The Smiths, e la band brasiliana Ego Kill Talentraggiungono sul palco i Foo Fighters per completare la line-up di I-Days domenica 12 giugno 2022.

Confermati durante la stessa giornata, oltre al gruppo di Dave Grohl, anche Nile Rodgers & CHIC e il gruppo grunge femminile L7.

Per la data di I-Days domenica 12 giugno 2022 i biglietti e gli abbonamenti sono già in vendita su www.idays.it e su tutti i circuiti e punti vendita autorizzati.

Con alle spalle tre album solista, ma una lunga carriera come chitarrista dello storico gruppo inglese The Smiths, Johnny Marr è pronto a tornare in tour facendo tappa nel nostro paese per presentare il suo quarto lavoro, un doppio album, dal titolo Fever Dreams Pts 1-4, in uscita il 25 febbraio 2022. Il disco, diviso in quattro, parti contiene 16 tracce ed è stato anticipato alla fine dell’anno scorso dall’EP Fever Dreams Pt.1, contenente il primo singolo Spirit, Power and Soul. A parlare di questo nuovo progetto è lo stesso Marr che definisce il sound come vario, nato da una ricerca non consapevole. Ad aiutarlo anche il suo ricco e vasto vocabolario musicale che gli ha permesso di poter sfruttare ogni singola sfumatura melodica nella creazione di questo nuovo disco.

Ego Kill Talent è la band rivelazione proveniente da San Paolo, Brasile. Formati nel 2014, il quintetto si caratterizza per il mix di musica heavy e ambizione pop, il sound sudamericano e la fluidità strumentale. Con il singolo di debutto Sublimated hanno catturato l’attenzione delle radio locali, arrivando a far parte della line-up del Lollapalooza Brazil. La traccia è arrivata al quinto posto della playlist Viral Top 50 di Spotify in UK, Francia, Portogallo e ovviamente Brasile. Il loro secondo album, The Dance Between Extremes, è stato registrato proprio agli Studio 606 di Dave Grohl che li ha scelti come opening act per i concerti dei Foo Fighters.

I-Days, il grande festival internazionale che dal 1999 anima la stagione estiva, ha visto esibirsi sui suoi palchi tutti i gruppi più amati della scena rock internazionale, dai Muse ai Nine Inch Nails, dai Tools ai Sonic Youth, senza dimenticare Queens Of the Stone Age, Arcade Fire, Franz Ferdinand e Blink 182, diventando così uno degli appuntamenti fissi dell’estate rock italiana.

Tre Domande a: Milano Shanghai

Come state vivendo questi tempi così difficili per il mondo della musica?

È stato strano aver pubblicato i nostri primi due EP in questi ultimi due anni, con tutte le difficoltà che riguardano la musica live.
Inevitabilmente in questo periodo ci stiamo concentrando sulla fase più creativa del progetto, sulla scrittura e sulla produzione. Avendo la possibilità di trovarci in studio, non ci facciamo frenare dal periodo incerto. Alla fine, scrivere musica è un ottimo modo per non pensare a quello che sta andando male….

 

Ci sono degli artisti in particolare a cui vi ispirate per i vostri pezzi?
Il sound del nostro ultimo EP Vetro e Plastica è stato accostato, in alcune recensioni, ai Bluvertigo nel periodo di Zero, ai Subsonica e ai Coma Cose. Queste affinità ci fanno molto piacere: in effetti veniamo da mondi musicali differenti e ognuno mette le vibes del proprio passato, presente e futuro.
Artisti nuovi che sicuramente ci hanno influenzato sono alcuni esponenti della nuova scena jazz UK, come Yussef Dayes o Joe-Armon Jones. La musica italiana di Cosmo e dei Coma Cose.
Per il resto siamo amanti di un certo tipo di musica underground che ispira le nostre produzioni. Dal trip hop inglese (Massive Attack) a quello italiano (Casino Royale), dalla dub music all’hip hop coi campioni. Siamo sempre alla ricerca della ricetta perfetta che unisca questi ingredienti.

 

Progetti futuri? 
Sicuramente vogliamo portare live il nostro nuovo EP Vetro e Plastica appena sarà possibile farlo. È un lavoro molto variegato: alcuni pezzi, tipo Taoismo, sono stati registrati praticamente in presa diretta grazie alla loro forte attitudine live, mentre altri (ad esempio Gessate) hanno sperimentato un lavoro di produzione più stratificato. Mettere tutto insieme in un live set sarà divertente e stimolante, richiederà soluzioni creative. Stiamo anche lavorando a nuova musica: ci troviamo in studio ogni settimana. Il 2022 per noi è un anno speciale: siamo molto felici di lavorare con una squadra compatta e forte quale è Bradipo Dischi. Verso primavera, se non prima, ci saranno altre sorprese.

 

Foto di copertina: Ferruccio Perrone

acieloaperto | giovedì 16 giugno arrivano AMYL AND THE SNIFFERS

ACIELOAPERTO | DECIMA EDIZIONE

16 GIUGNO 2022
AMYL AND THE SNIFFERS
Dall’Australia al palco della Rocca Malatestiana di Cesena

Continua a prendere forma la decima edizione di acieloaperto:giovedì 16 giugno arrivano alla Rocca Malatestiana di Cesena Amyl and the Sniffers.

Breve, veloce, forte e divertente. È il suono di Amyl and the Sniffers, quartetto australiano famoso per i suoi live esplosivi. Sarà una delle poche occasioni per ascoltarli dal vivo in Italia questa estate, l’unica come band headliner.

Comfort to Me” è il loro nuovo album, nato durante il lungo anno di lockdown. Molte sono le influenze che si ritrovano nel disco che è un mix di punk-rock anni ’70, rock’n’roll vecchia scuola (AC/DC, Rose Tattoo, Motörhead and Wendy O Williams), hardcore (Warthog and Power Trip) e rock australiano (Coloured Balls and Cosmic Psychos).

A proposito dell’album, la leader della band, Amy Taylor, dice : “Se dovessi spiegare com’è questo disco, direi che è come guardare un episodio di The Nanny, ma l’ambientazione è uno spettacolo automobilistico australiano, la Tata si preoccupa dei problemi sociali e ha letto un paio di libri e il signor Sheffield sta bevendo birra al sole. È una Mitsubishi Lancer che va leggermente oltre il limite di velocità in una zona scolastica. È rendersi conto di quanto sia bello indossare pantaloni sportivi a letto. È avere qualcuno che vuole cucinarti la cena quando sei davvero distrutta. Sono io che faccio pugilato a vuoto sul palco, coperta di sudore, invece di sedermi tranquillamente in un angolo”.

L’album è stato accolto con un enorme plauso dalla critica. È stato Album of the Day per la BBC6, Triple J Feature Album e Album of the Week nei media di tutto il mondo.

Quello di Amyl and the Sniffers è il primo annuncio dell’estate 2022 per il palco della Rocca Malatestiana di Cesena, dopo la conferma di Ben Haper a Villa Torlonia (3 agosto), dove arriveranno anche i Flaming Lips (2 agosto).

I biglietti per il concerto saranno disponibili a partire da lunedì 31 gennaio dalle 11:00 tramite i circuiti TicketOne e Ticketmaster.

La rassegna

Organizzata dall’associazione culturale Retropop Live nella splendida Rocca Malatestiana di Cesena e nella suggestiva Villa Torlonia di San Mauro Pascoli (FC), la manifestazione ha portato sui palchi di questi magici luoghi artisti del calibro di Eels, Calexico, Black Rebel Motorcycle Club, Xavier Rudd,Belle and Sebastian, Mark Lanegan, Niccolò Fabi, Gogol Bordello, solo per citarne alcuni. Ha i patrocini dei comuni di Cesena e San Mauro Pascoli, e della Regione Emilia-Romagna.
L’associazione culturale Retro Pop Live è attiva sul territorio cesenate e romagnolo da quasi un decennio. Ha operato in numerosi locali e rock-club del territorio, organizzando concerti e distinguendosi per la proposta artistica che spazia all’interno del rock alternativo in tutte le sue sfaccettature.

INFORMAZIONI AL PUBBLICO
I biglietti della rassegna musicale sono disponibili in prevendita sul circuito TicketOne.
Informazioni al 339 2140806 oppure info@acieloaperto.it
Maggiori informazioni sono disponibili sul sito www.acieloaperto.it o sulla fan page facebook “acieloaperto”.

ALLA RICERCA DELL’ANIMO UMANO DENTRO LA CUPOLA DEI WHERE STARS COLLIDE

“Dome” è l’album di debutto dei Where Stars Collide, che arriva dopo un periodo di ricerca di modalità espressive più complete e profonde; l’esigenza dei componenti di sondare le proprie personalità per mezzo di testi più impegnati e di scuotere la loro sensibilità con armonizzazioni più complesse.
La voglia di nuove strutture compositive, melodiche e stilistiche e la necessità di sperimentare sonorità non ancora visitate li ha spinti verso un genere classico ma per loro inedito, grazie al quale sono usciti dagli usuali canoni espressivi entro cui, ormai, si sentivano reclusi.
È la metafora della mente umana, libera, ma anche rinchiusa in sé stessa.

“Dome” è un omaggio dei WSC al progressive ed è reso per mezzo dell’immagine della cupola, che è la parte terminale della architettura di un edificio, ma anche una copertura protettiva e, soprattutto, il simbolo della volta celeste.
È la metafora della mente umana, elevata verso la libertà infinita del pensiero, ma anche rinchiusa in sé stessa per proteggersi durante i momenti bui.
Come la percezione si intreccia alla sensibilità, le tematiche legate alla alternanza si ripetono in varie forme e legano ogni traccia alla precedente. Si forma così una linea continua che, nei suoi alti e bassi, delinea il ciclo continuo della stessa esistenza.
È la strada tortuosa che loro stessi hanno percorso per poter conoscere nel profondo le proprie emozioni. È un invito rivolto a chiunque voglia a sua volta mettersi alla prova. La via d’uscita sarà concessa solo dopo avere terminato il tragitto e averne compresa la reale entità.
Vivere l’esistenza nella sua completezza è l’unica che abbiamo per sentirci liberi in ogni condizione e in ogni situazione.
Tracklist:
1. FREEDOM
2. HESITATE
3. PATH
4. MIST
5. NEW PERSPECTIVE
6. BEYOND PERSPECTIVE 7. WHISPER
8. RAGE
9. EXILED AND ISOLATED
All’interno di “Dome” sono presenti i 3 singoli usciti nella prima metà del 2021: “Freedom”, “Rage” e “Path”, e il nuovo singolo uscito lo scorso 14 gennaio, “Whisper”, il cui video è disponibile su YouTube e l’album completo è presente su tutte le piattaforme di streaming musicali, tra cui Spotify, Amazon Music, Apple Music e Deezer.
Link Utili:
WHERE STARS COLLIDE (Fb page): https://www.facebook.com/wherestarscollideband
WHERE STARS COLLIDE (IG page):
https://www.instagram.com/wherestarscollideband/
WHISPER (Official video – New release)

PATH (Official video)

RAGE (Official visualizer)

FREEDOM (Official video)

Tre Domande a: Lili

Come state vivendo questi tempi così difficili per il mondo della musica?

È un delirio assoluto per tutti e tutte le categorie, il nostro settore non è mai riuscito a ripartire del tutto. Gli ultimi due anni di incertezze hanno sicuramente influito duramente sulle nostre scelte anche da un punto di vista artistico, abbiamo incominciato a scrivere maggiormente a distanza, quindi anche le nostre dinamiche di composizione e produzione sono cambiate, ma siamo felici che nonostante tutto non ci siamo perse d’animo e abbiamo continuato a lavorare, in un certo senso anche più forti di prima.

 

Come e quando è nato questo progetto?

Lili è una costola di Lilies on Mars, il primo progetto che ci vede come songwriters in duo. Il nostro è stato un percorso lungo di sperimentazione nato a Londra, attraversando progetti musicali ed esperienze che ci hanno sempre viste insieme, in un’evoluzione che ci ha coinvolte sempre di più nella produzione di musica elettronica e per la prima volta sperimentando il canto in lingua italiana.

 

Se doveste scegliere una sola delle vostre canzoni per presentarvi a chi non vi conosce, quale sarebbe e perché?

È una domanda difficile a cui rispondere perché tutte le nostre canzoni ci rappresentano, ognuna per motivi diversi. Ma in questo preciso momento indicherei sicuramente Ritornare la terza traccia del nostro primo EP. È un pezzo a cui teniamo molto, che coinvolge la maggior parte degli elementi che ci rappresentano e che ci piacciono nella musica, in questa fase della nostra sperimentazione: dalle atmosfere dreamy su cassa dritta in quattro, al testo onirico e allo stesso tempo emblematico, all’utilizzo di synth e strumenti elettronici e della chitarra distorta. 

 

Foto di copertina: Stefania Anetti