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• VEGAS JONES • VENERDì ‪8 NOVEMBRE 2019‬ “LA BELLA MUSICA” + TOUR INSTORE

VEGAS JONES

PUBBLICHERA’
VENERDì 8 NOVEMBRE 2019
“LA BELLA MUSICA”
AL VIA ANCHE IL TOUR INSTORE CHE FARA’ TAPPA IN TUTTA ITALIA

 

Milano, 29 ottobre 2019 – Uscirà venerdì 8 novembre “La Bella Musica” (RCA/Sony Music), il nuovo disco di Vegas Jones, già disponibile in presave e preorder https://smi.lnk.to/LaBellaMusica .

Venerdì 8 novembre partirà anche il tour instore che farà tappa in tutta italia per due settimane: Varese (8.11), Monza (8.11), Milano (9.11), Como (9.11), Padova (10.11), Mestre-Venezia (10.11), Roma (11.11), Frosinone(11.11), Senigallia (12.11), Pescara (12.11), Napoli (13.11), Salerno (13.11), Cagliari (14.11), Bari (15.11), Lecce (15.11), Bologna (16.11), Palermo (18.11), Messina (19.11), Catania (19.11), Firenze (20.11), Lucca (20.11), Genova (21.11), Torino (21.11).

 

Il fuoriclasse del rap italiano torna con un nuovo progetto discografico, “La Bella Musica” è un album che rispecchia l’anima di Vegas Jones, i temi che da sempre lo hanno contraddistinto prendono forma all’interno del disco. Il predominio della sfera  sociale, il riscatto, il rapporto con i fan e la voglia di emergere incalzano a più riprese tra le nuove tracce.

 

“La Bella Musica” è il secondo disco in studio di Vegas Jones, il primo con Sony Music Italy. L’album è stato anticipato dal singolo “Puertosol” che conta ad oggi oltre 4,7 milioni di stream su Spotify.

 

Vegas Jones ha collaborato con artisti del calibro di One Republic, Gemitaiz, Maneskin, Emis Killa, Madman, Baby K, Jake La Furia, Guè Pequeno, Nitro e Nayt. L’artista di Cinisello ha collezionato milioni di stream con i suoi ultimi brani, a novembre 2018 è uscito “Bellaria: Gran Turismo”, repack del fortunato disco “Bellaria”, con 7 tracce inedite tra cui “Pelle D’Oca” con oltre 11 milioni di stream, “1000 Domande” con più di 7 milioni di stream.

Il singolo “Malibu”, certificato doppio Disco di Platino, ha raggiunto oltre 62 milioni di stream e più di 48 milioni di views su YouTube.

CALENDARIO INSTORE

8.11 VARESE – Varese Dischi, Galleria Manzoni 3 – ore 14:30

8.11 MONZA – Feltrinelli, via Italia 41 – ore 18:30

9.11 MILANO – Mondadori Megastore Duomo, Piazza Duomo 1 – ore 14:30

9.11 COMO – Frigerio Dischi, via Giuseppe Garibaldi 38 – ore 18:30

10.11 PADOVA – Mondadori Bookstore, Piazza dell’Insurrezione 3 – ore 14:00

10.11 MESTRE – Feltrinelli c/o CC Le Barche, Piazza XVIII Ottorbe 1 – ore18:00

11.11 ROMA – Discoteca Laziale, via Mamiani 62a – ore 15:00

11.11 FROSINONE – Mondadori Bookstore, via Aldo Moro 223 – ore18:30

12.11 SENIGALLIA – Mondadori Bookstore, Corso 2 Giugno 31 – ore 15:00

12.11 PESCARA – Feltrinelli, via Trento – ore 18:30

13.11 NAPOLI – Feltrinelli, Piazza G. Garibaldi – ore 15:00

13.11 SALERNO – Feltrinelli c/o CC Maximall, via A. Pacinotti Pontecagnano Faiano-ore 18:30

14.11 CAGLIARI – Mondadori Bookstore, via Roma 63/65 – ore 15:00

15.11 BARI – Feltrinelli, via Melo 119 – ore 15:00

15.11 LECCE – Feltrinelli, via Templari – ore 18:00

16.11 BOLOGNA – Semm Music Store &More, via G. Oberdan 24F – ore 19:00

18.11 PALERMO – Feltrinelli, via Cavour 133 – ore 17:00

19.11 MESSINA – Feltrinelli, via Ghibellina 32 – ore 15:00

19.11 CATANIA – Feltrinelli, via Etnea 283 – ore 18:30

20.11 FIRENZE – Galleria del Disco, Sottopassaggio Stazione Santa Maria Novella – ore15:00

20.11 LUCCA – Sky Stone &Songs, Piazza Napoleone 22 – ore 18:30

21.11 GENOVA – Feltrinelli, via Ceccardi 18r – ore 14:30

21.11 TORINO – Mondadori Bookstore, via Monte Pietà 2 – ore17:30

 

Canali Ufficiali

https://www.facebook.com/vegasjonespage

https://www.instagram.com/vegasjones

https://www.youtube.com/channel/UCHXhGTCxAG7Wl56PigzIDqA

 

Ufficio Stampa: Words For You

Gli amori instabili di FUME’

Di lui si sa solo che è romano e per il resto c’è solo un grande alone di mistero dietro a questo giovane artista che ha deciso di farsi chiamare FUME’. “Mi piace perché può essere interpretato in più modi. Può ricordare le nuvole, un odore o un sapore, mantenendo comunque un’idea di fondo, che è quella dell’instabilità e del movimento.”

Abbiamo fatto due chiacchiere al telefono in occasione dell’uscita sulle piattaforme di streaming del suo primo singolo, Cosa te ne vai a fare.

Com’è nato il progetto di FUME’?

Faccio musica da una vita e ho sempre ritenuto fosse la cosa che mi riusciva meglio, al contrario ad esempio della scuola o dello sport. Ho iniziato nella mia cameretta, prima con una chitarra e poi ho deciso di accompagnarla con la voce. Ho vissuto due anni negli Stati Uniti, di conseguenza ho cominciato a scrivere i miei testi in inglese, poi l’italiano, essendo la mia lingua madre, è diventata la scelta più naturale. Il progetto FUME’ nello specifico è nato quando ho incontrato DOD (producer) e WAGO (pianista). Scrivo soprattutto d’amore e mancanza, quindi vorrei che i miei pezzi trasmettessero delle emozioni autentiche a chi li ascolta, che lasciassero qualcosa. 

È uscito il tuo primo singolo, Cosa te ne vai a fare. Cosa c’è dietro a questo pezzo? 

Anche questa è una storia d’amore, mancanza e soprattutto di perdita. È certamente molto personale, ma vuole anche arrivare a più gente possibile e in qualche modo rappresentarla. Per fare questo, spesso scrivo immaginando le vite degli altri, delle persone che incrocio per caso per strada o che scorgo dietro una finestra. Dietro al sound del pezzo, invece, ci sono sicuramente delle influenze che arrivano da ciò che ho assorbito in America, dal blues al soul, passando per artisti come John Mayer. 

Per quanto riguarda i progetti futuri?

Posso farti un piccolo spoiler del video di Cosa te ne vai a fare: sarà ambientato a Fregene, d’inverno, e sarà visto dagli occhi di un ragazzo che ha appena perso il suo amore, ma continua a vederlo ovunque vada. Poi, con i ragazzi di Artist First vorremmo far uscire diversi singoli e poi un album, sempre con l’intento di trasmettere qualcosa di profondo a chi ascolta. Poi vorrei suonare dal vivo il più possibile, che è la dimensione che preferisco.

 

Francesca Di Salvatore

 

Scarlxrd @ Orion

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• Scarlxrd •

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Orion  (Roma) // 28 Ottobre 2019

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Foto: Tommaso Viscomi

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Grazie a: Hellfire Booking Agency

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Coez @ Mediolanum Forum

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• Coez •

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E’   S E M P R E   B E L L O   I N   T O U R

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Mediolanum Forum (Milano) // 27 Ottobre 2019

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Foto: Maria Laura Arturi

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Counterfeit @ Santeria Toscana 31

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• Counterfeit •

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+
VUKOVI

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Santeria Toscana 31 (Milano) // 27 Ottobre 2019

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Foto: Giada Arioldi

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Grazie a: Vertigo

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Tish @ Covo Club

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• Tish •

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Covo Club (Bologna) // 27 Ottobre 2019

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Foto: Luca Ortolani

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SETLIST:

 

Scansione 27 ott 2019 21.40

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Grazie a: Covo Club | Radar Concerti

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Indie Pride Festival 2019

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• Indie Pride Festival 2019 •

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TPO (Bologna) // 26 Ottobre 2019

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Twee

Cara Calma + Endrigo

Romina Falconi

Venerus

Una + Honeybird + Diana Paiva Cruz

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Foto: Giorgia Zamboni

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Grazie a: Indie Pride Festival

 

Se ti interessa, abbiamo anche intervistato gli organizzatori e gli artisti di questa edizione di Indie Pride Festival!

Leggi qui le interviste a:

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roBOt Festival #11

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• roBOt Festival #11 •

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Sala Maggiore – Ex Gam (Bologna) // 26 Ottobre 2019

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 Alessandro Cortini (live)

Andrew Weatherall

Interstellar Funk

Afrodeutsche

Batu_music

Curses (live)

Lei, ﴾No﴿ innocence

Guenter Råler (live)

T. Banana

Quarto Mondo (Sala Opium)

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Foto: Massimiliano Mattiello

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Grazie a: roBOt Festival

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Counterfeit @ Vidia Club

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• Counterfeit •

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+
VUKOVI

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Vidia Club (Cesena) // 26 Ottobre 2019

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Foto: Luca Ortolani

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 VUKOVI

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SETLIST:

 

Scansione 26 ott 2019 21.56

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Grazie a: Vertigo

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Bad Wolves “N.A.T.I.O.N.” (Eleven Seven Music, 2019)

(Lupacci metallari con un cuore malinconico)

 

Le persone si dividono in due gruppi: c’è chi pensa alla California come paesaggi mozzafiato, viali costeggiati da palme, mare fantastico e tramonti indimenticabili e poi c’è l’altro gruppo, quelli a cui vengono in mente Deftones, A Perfect Circle, Rage Against The Machine, System Of a Down, Incubus, Linkin Park, Papa Roach, Korn, Alien Ant Farm.

Terra buona o aria fresca, non si conosce ancora la ricetta per sfornare grandi artisti, sta di fatto che la California ci ha regalato una bella sorpresa anche stavolta, i Bad Wolves. 

Si son fatti notare nel 2018 con una cover metal di Zombie, de The Cranberries: alle parti vocali avrebbe dovuto partecipare Dolores O’Riordan, che sfortunamente ci ha lasciati troppo presto, e il gruppo ha così inserito nel video un tributo all’eterna cantante dei gruppo irlandese.

La prima bomba del nuovo album N.A.T.I.O.N. l’hanno lanciata ad agosto, I’ll be there: una presentazione in gran stile dei loro intenti. Disincanto e Metal Style since 2017, questi ragazzotti del Golden State vogliono dimostrare la loro crescita rispetto al loro primo album, Disobey, con un brano che incita a non arrendersi mai, non cambiare quello che si è per piacere agli altri.

Dopo il primo singolo hanno continuato a bombardare la scena metal con pezzi notevoli, sia a livello musicale (metal melodico/scream depresso, malinconico e incazzato) sia a livello di contenuti. Canzoni tipo Learn To Walk Again, che esprime massime tipo ride or die, cavalca o muori, affronta le difficoltà, cadi se necessario, ma rialzati sempre.

Come fossero consigli tra amici di una vita, con questo secondo pezzo dell’album tentano di entrare nella profondità dei disagi emotivi dei fans spaccando le barriere a suon di chitarre elettriche indiavolate, batteria dinamica, e parti vocali con deliziosi passaggi tra melodico e scream.

La loro anima rissosa e metallara esplode in No Messiah, rivendicando la loro appartenenza musicale e scagliandosi contro band che pur di inseguire la notorietà cambiano genere a seconda delle tendenze del momento.

Killing Me Slowly, racconta l’insicurezza di un amore, dove i nostri modi di reagire alle situazioni e la sfiducia verso quello che si è inficiano sulla nostra vita amorosa: l’amore che si trasforma in omicidio-suicidio, un tira e molla che lacera ogni parte della nostra anima.

La tematica dell’amore difficile prosegue in Better Off This Way, dove ci straziano il cuore con una melodia malinconica, una canzone per una storia finita che porta con sé il sapore amaro per la delusione e il dolore. Sanno emozionare, con un bell’assolo sul finire del brano, e la voce di Tommy Vext così delicata e in alcuni passaggi possente, per sottolineare la dualità dell’essere.

Da un’estremo all’altro. Balziamo in un metal pesante old school, rullanti caldi, chitarre elettriche e scream. Foe or Friend, entra a sfondamento in un’atmosfera malinconica e triste portando distruzione e desolazione, parlando di carcere, di droga e di vite spezzate. 

Sober, subito dopo, ci sbatte in una storia di alcolismo, con una ballata rock, melodica, che sfiora un po’ il melenso. L’onda pop rock contagia anche in Back in the Days, aperta critica verso il mondo del commercio e produzione della musica. 

L’album si inizia a riprendere dalla botta di malinconia con The Consumerist, in cui si scaglia contro il consumismo, come male fatale per la nostra società che tende a depersonificarci.

Anche Heaven so Heartless è marchiata dalla malinconia e dalla sensazione di essere intrappolati in un sistema nel quale non ci rispecchiamo, e preghiamo per una via d’uscita, già sapendo che non esiste.

Ma la tristezza è contagiosa, e inquina anche Crying Game, che rivela la sua potenza sul finire del brano con un assolo di chitarra godibile.

Fortuna che L.A. Song esce completamente da questo alone di malinconia. Ci lasciano con un bel pezzo metal, un brano omaggio-offesa a Los Angeles, ormai diventata la valle della falsità, la Terra Promessa degli artisti.

Nel primo album i Bad Wolves ci hanno dimostrato che sanno fare musica. Nel secondo, invece, che possiedono un lato malinconico (e forse anche romantico). 

 

Bad Wolves

N.A.T.I.O.N.

Eleven Seven Music, 2019

 

Marta Annesi

Saint Asonia “Flawed Design” (Spinefarm Records, 2019)

(I santi senza orecchio musicale)

 

Ci sono un cantante, un chitarrista, un bassista… No, non è l’inizio di una barzelletta, ma la formazione di un supergruppo (cioè una superband composta da musicisti già famosi in altri gruppi) canadese/statunitense che porta il nome di SAINT ASONIA.

Alla voce il già conosciuto Adam Wade Gontier (fondatore dei Three Days Grace), Mike Mushok alla chitarra (Staind), al basso Corey Lowery (Seether, Eye Empire) e fino al 2017 alla batteria era presente Rich Beddoe (Finger Eleven).

Nel 2015 debuttano con l’album Saint Asonia, stilisticamente post-grunge, e mantengono questa tendenza anche nel nuovo lavoro Flawed Design. Ci sono voluti due anni per il completamento, ma come asserisce il cantante, ha passato delle situazioni spiacevoli e ha condensato nei brani tutto il suo dolore. Questo ha contribuito a rendere l’album migliore, più personale, e stilisticamente più maturo del primo. L’aria che si respira è totalmente post-grunge, o alternative rock (come la si vuol chiamare). Il loro modo di fare musica è consolidato, chiaro e armonico, non sono ragazzini che si approcciano per la prima volta, ma possiedono esperienza e carisma. 

Singolo di debutto è The Hunted, in collaborazione con Sully Erna (Godsmack), brano molto intimo, nel quale ci troviamo a vestire i panni del cacciatore e della preda, fuori controllo, ma consci dei difetti con i quali conviviamo, cerchiando una tregua alla guerra che noi stessi abbiamo iniziato con il mondo. 

Ci fanno entrare nel loro universo con Blind, storia di un’amore finito. Descrivono quella situazione amorosa in cui l’altro/a riesce ad accendere una luce in noi, e quando il sentimento finisce rimaniamo accecati da tutta quella luce che man man si spegne, consegnandoci alle tenebre della cecità.

Sirens, secondo brano, viene da un’idea di Steve Aiello (Thirty Second To Mars) e Dustin Bates (Starset) e deve  la sua potenza emotiva anche alla partecipazione nei cori di Sharon Den Adel (Within Temptation); con questo brano ci fanno intravedere un amore coraggioso, forte, che se ne frega dell’imminente fine. E forse la morale della vita è proprio questa: trovare qualcuno con il quale cadere, perché siamo tutti in caduta libera, ma farlo in due non è poi così male. (We were born to resist if it falls\ Come with me, we will rise\ Can I believe it tonight?)

A rendere l’album molto intimo ci pensa This August Day, personale monito dello stesso cantante ad un sé stesso del tempo passato. Alla nascita di suo figlio lui era ricoverato in un centro di riabilitazione, essendo dipendente da alcol e droghe: con questo brano cerca di esorcizzare questo rimpianto, con il quale dovrà convivere con il resto della sua vita.

In Ghost troviamo ancora lo zampino di Dustin Bates, brano in cui la band rende ancora più reale questo bisogno di essere capiti, di avere qualcuno accanto per cui valga la pena cadere e frantumarsi. Ma alcune volte sono proprio le persone a cui ci aggrappiamo che svaniscono, lasciandoci il ricordo, un fantasma che si ostina a guardarci senza offrirci aiuto.

La canzone più rappresentativa di questi due anni di lotte contro la dipendenza dalle sostanze è Beast, descrizione perfetta della lotta contro la bestia presente nella vita cantante, bestia che cercava in tutti i modi di sopraffarlo, della sua voglia di riabilitarsi al mondo e di vivere a pieno gli affetti che contano davvero. The Fallen, dedicata a chi come lui è caduto, ha perso tutto quello che era importante e rimangono solo i ricordi.

Dopo Another Flight, in cui perdere alcune occasioni della vita è rappresentato dal perdere un volo, troviamo Flawed Design, che da il nome all’album ed esplora il motivo per cui le persone sentono il bisogno di presentarsi come quello che realmente non sono. La ricerca di perfezione in cui la gente disperde la propria personalità è il cancro della società e l’unica arma che possediamo per contrastare questo modus operandi è essere sé stessi, con tutti i nostri difetti, perché sono proprio essi a renderci particolari.

Adam canta per i caduti, i reietti, per chi ha toccato il fondo. Cerca di portare speranza a chi non ne ha, come un moderno Babbo Natale dei perdenti. Con la sua voce pulita ci canta di battaglie perse, rimpianti, design imperfetti, giustificazioni che cerchiamo di dare e martiri contemporanei. Lui è stato sul fondo del pozzo, è riuscito a risalire lasciandosi alle spalle i cadaveri dei rimpianti. 

 

SAINT ASONIA (SΔINT ΔSONIΔ)

Flawed Design

Spinefarm Records, 2019

 

Marta Annesi

 

Norma Jean “All Hail” (Solid State Records, 2019)

(Sempre sia lodato il metalcore!)

 

Le cose non sono mai come le vedi. La filosofia (o follia?) dietro ai Norma Jean è intrigante. 

No, non si parla della famosa Norma Jean (in arte Marylin Monroe) ma di una band cresciuta nei sobborghi di Atlanta. Iniziano a farsi notare nel 1997, all’attivo contano sei album, e hanno sempre posseduto un’anima profonda con la quale filtrano la loro visione del mondo, rendendocela attraverso la musica e i testi per condurci in un universo fatto di riflessi, di complotti e di pseudo-utopia.

All Hail, rappresenta un’idea, un pensiero derivato dalla loro crescita, uno strumento per comunicare un messaggio attraverso il metalcore.

Cosa c’è dietro allo specchio? È solo un riflesso oppure ha vita propria? E se esistesse una vita all’intero, parallela alla nostra? Oppure siamo noi il riflesso, e la realtà è dall’altra parte?

Questa la filosofia alla base dei nuovi brani, che dona un’aurea di inquietudine e dannazione al disco.

Ci scaraventano in un bel trip, impattando con l’intro di Orphan Twin, primo brano dell’album, battaglia di batteria e chitarra elettrica, accompagnata da una voce calda, confortante. Il ritmo degli strumenti si scatena, ed il tono del brano cambia, l’eterna lotta tra bene e male, tra il canto delicato e uno scream graffiante. Il riflesso, e il mondo dell’altra parte.

Dipingono un mondo decadente, che sta per collassare, una terra maledetta, dove gli eroi sono dei bugiardi, e la loro presenza non serve per salvarci, ma per sottolineare quanto gli esseri umani siano perdenti, malvagi, nel brano Landslide Defeater.

Questo clima di insoddisfazione e crisi si ripercuote anche in [Mind Over Mind] in cui la morte è una rinascita, dove lottare per un futuro migliore è un’utopia. Tutto è circolare, ci porta all’abbattimento morale, e questa è un’arma pacifica per stroncare la nostra anima.

I testi presenti in questo ultimo album sono molto complessi, quasi dei saggi sull’interpretazione del mondo da parte del gruppo, dove esplicano la loro personale visione di situazioni specchio (Cosa c’è dentro? Che cosa è fuori?), riflessi dannati che tramite la morte risorgono alla vita, ad una nuova possibilità di essere. Esempio di questo è Safety Last, in cui sogni e incubi sono reali, e distruggere tutti i rapporti velenosi è l’unica soluzione per allontanarsi, per non incontrarli di nuovo.

Attraverso uno stile metalcore melodico ci trasportano attraverso lo specchio con /with_Errors, dove incontriamo la nostra nemesi, cioè noi stessi, e ci invitano a far pace con il nostro avversario, dimostrando che il peggior nemico siamo proprio noi stessi. 

L’apice di questa interpretazione distopica è per l’appunto raggiunto in Trace Levels of Dystopia, manifesto della band, la quale crede fermamente di un futuro con risvolti negativi sia sul piano sociale che politico. L’umanità sta andando verso una catastrofe, tutto si sta distruggendo, e lo comunicano con un brano estrememante metalcore, colmo di scream, chitarre elettriche, batterie  pesantemente pistate.

Nel disco troviamo anche una canzone dedicata alla scomparsa, il giorno dell’inizio della registrazione dell’album, di una loro fan poi diventata loro amica, Anna: un brano turbolento e malinconico, tributo alla memoria di una ragazza simbolo delle centinaia che popolano i concerti del gruppo.

L’intenzione della band è gettarci nella loro concezione di realtà, di confondere le nostre sicurezze, fino ad instillare nelle nostre menti un dubbio, usando il metalcore per rendere tutto estremamente spiazzante e reale. 

 

Norma Jean

All Hail

Solid State Records, 2019

 

Marta Annesi