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Ben Harper

Wide Open light

Chrysalis Records
2 Giugno 2023
di Andrea Riscossa

Ben Harper pubblica il suo diciassettesimo album in studio, lasciando a casa band e corrente elettrica. Wide Open Light è un disco delicato, intimista, notturno, perfetto per un’ultima birra nel portico di casa, in estate, a piedi scalzi.
Il portico e la casa, ovviamente, sono quelli di zio Ben, il cielo è quello californiano e la birra la portiamo noi, perché chi ha la chitarra in mano è impegnato a giocare con fantasmi e a fare il conto con riflessioni e bilanci.

Heart and Crown apre il disco in modo strumentale, come accadeva nel lontano 1994 in Welcome to the Cruel World.
Invocata la Musa, si inizia con la prima madelaine del disco, si intitola Giving Ghosts ed è dedicata al padre e al tema del ricordo e della memoria, mentre l’Amore fa il suo ingresso alla terza traccia, quando zio Ben ricorda che “amarti è il mio capolavoro”, nel ritornello di Masterpiece.
8 Minutes invece abbandona il tema acustico, regalandoci un po’ di ritmo e di steel guitar.
Yard Sale è il primo singolo estratto dall’album, forse grazie a un’immancabile collaborazione con Jack Johnson, amico da sempre. Qui il tema è l’amore che finisce, equiparato a una svendita totale senza il reso a quattordici giorni. Il sig. Harper ha una certa età, l’orizzonte poetico delle metafore si è ridotto, acuita invece la sua efficacia.
Trying Not To Fall In Love With You devia dal paradigma voce-chitarra e si lancia in uno struggente pezzo costruito su pianoforte che accompagna un amore negato, forse finito, sicuramente sbagliato.
In Wide Open Light si celebrano temi come la salvezza, il viaggio, la fuga, l’amore. Una canzone piena di topoi che doveva avere un posto nel nuovo album, e che farà felici gli amanti dell’Harper più classico.
One More Change è una canzone figlia di un autore nel pieno di una maturità non solo artistica. Album stesso è un manuale di riflessioni sulla mezza età. Molto sul passato, pochissimo sul presente, troppo sul futuro.
Così come in Growing Growing Gone che di fatto è una meravigliosa riflessione da papà, sul tempo che ogni tanto ti fa saltare agli occhi quanto sia cresciuta tua figlia. E così di colpo ti ritrovi sul sedile del passeggero, mentre lei guida. Lei cresce, tu cresci, ma lei lo fa cambiando meglio di te.
E così l’album si fa sempre più malinconico, traccia dopo traccia, come in Love After Love il cui titolo, credo, dice tutto e che impone il successivo silenzio, regalandoci una Thank You Pat Brayer solo strumentale. Il cerchio si apre e si chiude solo con musica, i ricordi sono sfocati, possiamo posare l’ultima birra.
Un disco che parla di ricordi e che è fatto di ricordi, perché molte canzoni sono state scritte anni fa: la title track è stata eseguita per la prima volta a Imola nel 2012, Heart and Crown risale al 2016, ai tempi di Call It What It Is. Altri pezzi, come Masterpiece e One More Change, erano presenti in album di cover di altri artisti.

È un disco che torna alle radici della carriera di Ben Harper, quasi essenziale nella sua esecuzione.
Chitarra, qualche incursione di basso, un pianoforte.
E poi storie e voci, un po’ di Jack Johnson.
E canzoni rimaste indietro, rimaste incastrate nel tempo.
Wide Open Light è una casa, un luogo dove contenere dei ricordi. Anzi, è il portico di casa Harper, dove condividere canzoni serve un po’ da terapia, contro il tempo che passa e contro quello che verrà. Senza rabbia, né fretta.