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Bonny Light Horseman

Keep Me on Your Mind/See You Free

Jagjaguwar
7 Giugno 2024
di Marta Annesi

Il sole caldo del tramonto penetra insolente dalle grandi finestre situate all’entrata.

L’aria è carica di chiacchiere, l’odore di cibo si appiccica ai vestiti e le pinte di birra si svuotano velocemente per dissetare le gole arse dei clienti. 

Il pub è colmo di chincaglierie che ripercorrono varie epoche, l’atmosfera rilassata e intima del locale regala l’opportunità di sentirsi a casa anche ai turisti provenienti da lontano.

Qui, al pub Levis Corner House, di Cork, c’è un vecchio pianoforte verticale, e quadri disseminati sulle pareti che sembrano vegliare sulle confidenze e le risate degli astanti.

Il posto perfetto per incidere un album indie/folk. 

Ed è qui infatti che i Bonny Light Horseman decidono di registrare il loro terzo lavoro Keep Me On Your Mind/See You Free, un doppio album complessivo di venti brani, registrato appunto in questo clima distensivo e casalingo, usando quel meraviglioso piano verticale e strumenti trovati qua e là nel locale.

Il trio è l’incarnazione dell’ideale indie/folk, e ne consegue che questo disco sia l’emblema di questo genere musicale, che va oltre la musica in sé, ma si fonde con le personalità e l’emotività dei componenti del gruppo. 

La voce delicata, quasi fanciullesca di Anaïs Mitchell che si fonde con la semplicità della voce di Eric D. Johnson (cantante, compositore, polistrumentista e leader dei Fruit Bats, e in passato membro de The Shins) e il talento dell’eccentrico Josh Kaufman (polistrumentista, cantautore, produttore, compositore e arrangiatore) che da bravo burattinaio muove i fili, rendendo unica la composizione e l’esecuzione dei brani.

L’album si apre con Keep Me On Your Mind, preghiera disperata contro la paura di venire dimenticati da qualcuno che ha significato molto.

Il loro primo singolo è When I Was Younger, una ballad in pieno stile indie, coinvolgente e a tratti euforica, che rappresenta musicalmente l’evoluzione dell’amore, dall’età adolescenziale a quella adulta, la malinconia del lasciar andare la vita smodata e leggera per qualcosa di più concreto e reale. E di come i sentimenti si modificano durante il processo, senza perdere vigore, ma anzi rafforzandosi con l’avvento della consapevolezza. Il videoclip è girato nel pub in cui è stato scritto l’album, e ne racchiude in pieno l’anima.

I Know You Know, il secondo singolo, è una dedica all’amore vissuto e perduto, un sentimento così forte e coinvolgente che offusca la mente, perché, come canta Eric nella sua fragilità “Love is rare, love is wild and hard to find, ci insegna a saper lasciare andare quando è il momento.

Il brano più folk contenuto nell’album è Hare and Hound, un rincorrersi di mandolini ed emozioni come una lepre da un segugio.
Un’aura di malinconia aleggia in Speak To The Muse, dove la voce di ingenua e pura di Anaïs comunica tutta la sua afflizione per la perdita di un’amore.

Your Arms (All the Time) è l’abbraccio rincuorante e la sensazione di essere nel posto giusto al momento giusto. Scrutare occhi sinceri e avvolgenti, sentirsi a casa nelle braccia di qualcuno. 

L’ultimo brano See You Free, è una accorata liberazione dalle catene di un’amore che non crea più magia ma solo disperazione.

Un doppio album saturo di emotività, dove il trio esprime il tortuoso viaggio della vita: il trauma della crescita, il dolore della perdita, intricato gioco dell’amore, la speranza per il futuro e l’importanza di sentirsi una comunità.

L’intimità di questo disco è smisurata, riescono a farci sentire parte integrante della “famiglia”, e soprattutto, chiudendo gli occhi, si sente il calore del pub, l’odore dell’olio usato per lubrificare il pianoforte verticale e la serenità nell’accettare che la vita è cambiamento, crescita, e sofferenza.

Sanno come rendere perfetto qualcosa facendo leva proprio sulle imperfezioni.