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LP

Love Lines

BMG
29 Settembre 2023
di Mattia Zennaro

Love Lines di LP è il settimo lavoro in studio per la cantante statunitense, una carriera dunque non proprio agli esordi. Sia che preferiate ricordarla con il suo nome d’arte o con il suo italianissimo nome per esteso (Laura Pergolizzi), la cosa che rimane più impressa e riconoscibile di lei è il suo timbro vocale. Piaccia o no, LP possiede un dono non da poco che consente il pregio di essere facilmente apprezzati per una voce unica. I tratti distintivi vengono dalla lirica e dall’uso di qualche tecnica che strizza l’occhio al country come il fischiettio. 

Indubbiamente i lavori precedenti della cantante si spostano in quell’immenso calderone che potremmo definire musica Pop: basi semplici, testi ancor più semplici e quella spiccata ricerca per il ritornello facile da ricordare. È cosi per la grande maggioranza dei lavori della cantante, sebbene debba ammettere che raramente ho disdegnato l’ascolto casuale di Other People o Lost on You (alcuni dei pezzi più celebri della cantante presenti nell’album Lost on You del 2016). 

È proprio il piacere di alcuni pezzi ascoltati per caso che hanno mosso curiosità nell’ascolto del nuovo album Love Lines. 

La copertina si presenta un po’ insipida: solito ritratto a mezzo busto con sfondo naturale non meglio identificato. LP viene riportato in alto a sinistra, un po’ come tutti i lavori della cantante, di certo non si può dire che abbia fatto faticare il grafico. 

Veniamo al sodo dell’album: sono presenti dodici tracce dai nomi, indovinate un po’, facilissimi da ricordare. Collaborazione da ricordare quella per il pezzo Wild con un’altra artista italiana (non solo per origini) Levante. Il filo conduttore dell’album sono la perdita e l’affetto che rimane immutato, messaggio che viene incitato dalla potente e teatrale Long Goodbye, un saluto malinconico a un amore forse terminato per volontà altrui. Non tutto l’album si muove però sul filo della malinconia o dell’introspezione, alcune tracce sono semplice e puro Pop (Love Song su tutte, con quei vocalizzi fin troppo ripetuti).

Al primo o ai successivi ascolti il settimo album non parte, riconosco voce e stile semi-identici ai lavori precedenti e un uso della canzone abbastanza semplice, quantomeno a livello schematico. Introduzione-ritornello-parte finale. Ammetto di aver fatto molto spesso fatica a rimanere concentrato nel passaggio da una canzone all’altra. Unico spunto interessante quello che si intravede in Hola dove un ritmo di sottofondo e l’uso delicato della chitarra elettrica mi hanno fatto catapultare a qualche sonorità in stile Santana. Con una voce cosi, sarebbe stato un bel capitolo da aprire ma purtroppo le novità si fermano a questo.La cadenza degli album certo non aiuta, gli ultimi quattro sono stati pubblicati tutti a due anni di distanza l’uno dall’altro. Forse un tempo troppo breve per lasciare maturare una produzione come un vino e proporlo al pubblico solo dopo un grande lavoro di ispirazione e selezione.

In conclusione l’ultima opera di LP si presenta senza innovare né far trapelare un’evoluzione artistica rilevante e rimane quell’album che ascolti a pezzi senza grosse pretese di attenzione. LP, il tuo Love Lines è un po’ “Same Lines”: una produzione ripetitiva e un contenuto poco sostanzioso si fanno guidare da un potenziale vocale quasi lirico, che potrebbe regalare spunti per testi ben più interessanti.