Un disco di cover a mio avviso rappresenta per un artista un terreno insidioso, viscido, quello sul quale è più semplice scivolare e fare dei rumorosi capitomboli.
Se penso alla totalità dei dischi di cover che ho ascoltato nella mia vita, quelli che son finiti sotto la voce “passi falsi” superano quelli riusciti.
E di gran lunga.
Sarà che oltre alla canzone in sé nell’ascoltatore intervengono componenti più spiccatamente soggettive, come l’affetto verso un artista o un brano, per cui in maniera più o meno conscia ci aspettiamo di sentirlo rifatto come lo vorremmo noi, non come l’artista in questione se lo è re-immaginato.
Di conseguenza anche all’interno dello stesso disco puoi trovarti di fronte a splendide interpretazioni. E ad altre irricevibili.
Soap&Skin, all’anagrafe Anja Franziska Plaschg, con questo Torso ha deciso di cimentarsi anche lei in questa disciplina. Vero è che non si tratta di una novità assoluta nella carriera della musicista austriaca, che da sempre ama indossare i panni di altri artisti e renderli propri, si pensi alla sua versione della hit Voyage, Voyage di Desireless, contenuta sia nel suo secondo album Narrow sia in questo nuovo lavoro, dove è riuscita in maniera sorprendente a far coesistere gli Alphaville e Nico nella stessa stanza.
I momenti migliori di Torso sono raggruppati nella prima metà del disco, con l’apertura affidata alla nominata all’Oscar Mystery of Love; piano e ottoni sostituiscono il mandolino e la chitarra ma il risultato risulta comunque rispettoso dell’originale, pur declinato in tutt’altra maniera. Bellissimo.
Si scomoda poi un mostro sacro della musica (e non sarà l’unico), ovvero Hans Zimmer in una spettacolare rivisitazione di un brano tratto dalla colonna sonora di quel capolavoro di La Sottile Linea Rossa, ovvero God Yu Tekkem Laef Blong Mi, per proseguire poi con forse il miglior momento di tutto il disco, Born To Lose di Shirley Bassey, un brano che davvero smuove qualcosa a livello di viscere, di sensazioni, con la voce di Anjaad esplorare tutta la propria estensione. Brividi veri.
C’è spazio per una Cat Power rallentata ed enfatizzata (Maybe Not) e nella già citata Voyage, Voyage come anche per la Girls di Janis Ian.
Il Tom Waits di Johnsburg, Illinois, nonostante la tromba d’ordinanza, sembra un pò fuori fuoco mentre risulta parzialmente riuscita la rivisitazione di un brano a mio avviso al limite dell’incoverizzabile, ovvero quella Girl Loves Me tratta dal disco d’addio del Duca Bianco, però encomiabile il coraggio.
Come non manca nel trittico finale dove il famoso rischio scivolata è davvero dietro l’angolo.
Si parte con Pale Blue Eyes, sospesa tra synth e rimbombi, che mi fa strano, perchè suona più velvetiana di come l’abbiano effettivamente suonata i Velvet Underground. Spiazzante invece all’inizio, anche se proseguendo l’ascolto il tutto comincia ad avere un suo perchè, è la versione fatta di What’s Up dei 4 Non Blondes, che non ha quasi più nulla dell’originale ma alla fine per me è un convinto sì.
La chiusura è affidata alla madre di tutte le chiusure di disco, ovvero The End dei Doors. Se si parla di canzoni incoverizzabili per me questa è La canzone, perchè troppo nata e sviluppata attorno a Quel Gruppo e a Quel Cantante e ad una serie di componenti che l’hanno resa così iconica e unica. La versione che ne fa Soap&Skin attraversa un brano con così tanti cambi d’umore e di registro cercando di mantenere la propria identità, riuscendoci a momenti alterni.
In conclusione è un disco con molti più pregi che difetti, coraggioso in certi punti, azzardato in altri, d’altronde Soap&Skin non è mai stata un’artista facile, per cui giusto così.