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Tag: Bologna

Glen Hansard @ Teatro Auditorium Manzoni

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• Glen Hansard •

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+
Nina Hynes

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Teatro Auditorium Manzoni (Bologna)

13 Novembre 2019

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Foto: Luca Ortolani

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Nina Hynes

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Grazie a DNA Concerti

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• 25 ANNI DI ASH • AL COVO CLUB DI BOLOGNA L’UNICA DATA ITALIANA

Gli Ash tornano in Italia con un’unica data al Covo Club di Bologna. La band nordirlandese presenterà il nuovo album “Teenage Wildlife: 25 Years Of Ash”, celebrazione dei 25 anni di carriera.

 

Sono passati già 25 anni dal loro debut album “Trailer” (1994) e gli Ash sono pronti a festeggiare questo traguardo di carrierapubblicando un nuovo progetto discografico: “Teenage Wildlife: 25 Years Of Ash” uscirà il14 febbraio 2020 per BMG.

Il disco sarà disponibile, in quantità limitata, anche in una speciale versione con copertina lenticolare, sia in formato CD che vinile.

“Teenage Wildlife” sarà un percorso lungo l’intera carriera degli Ash, dall’esuberante singolo di debutto “Jack Names The Planets” (1994) fino ai brani più recenti come “Buzzkill” (2018), dall’inedito “Darkest Hour Of The Night” ai tredici singoli entrati nella Top 40 tra cui “Girl From Mars”, “Goldfinger”, “Oh Yeah” e tanti altri. Nella lenticular limited edition in formato CD sarà presente un terzo disco di 19 tracce, una rarities collection che includerà anche la cover dei Buzzcocks “Everybody’s Happy Nowadays” in featuring con Chris Martin dei Coldplay.

 

I 25 anni di carriera degli Ash sono iniziati nel 1994 con l’uscita del mini-album “Trailer”, mentre Tim Wheeler e gli altri membri della band (Mark Hamilton e Rick McMurray) si trovavano ancora tra i banchi di scuola. Il vero successo è arrivato due anni più tardi con “1977”, il balzo in vetta alle classifiche britanniche e le esibizioni da headliner nei più importanti festival mondiali tra cui Glastonbury e Reading. In “1977” sono contenuti alcuni dei brani più amati degli Ash, tra cui “Girls From Mars”, “Goldfinger”, “Kung Fu” e “Oh Yeah”. Nel 1997 si aggiunge alla formazione la chitarrista Charlotte Hatherley, il risultato del nuovo sound della band è “Nu-Clear Sounds”. Nel 2001 è il momento di “Free All Angels”, da cui è tratta “Shining Light”, senza dubbio uno dei loro singoli di maggior successo. Dopo l’uscita di “Meltdown” nel 2005 Charlotte Hatherley lascia la band, che torna così ad essere un trio. Nel 2007 esce “Twilight Of The Innocents”, dopodiché la scelta di pubblicare solamente singoli con la “A-Z Series”. Il ritorno agli LP avviene nel 2015 con “Kablammo!”. L’ultima uscita discografica risale al 2018 con “Islands”.

 

La release di “Teenage Wildlife: 25 Years Of Ash” (14 febbraio 2020) sarà seguita da un tour europeo durante il quale gli Ash torneranno sui palchi che li hanno già visti protagonisti nel corso della loro carriera. L’unica data italiana è in programma sabato 29 febbraio 2020 al Covo Club di Bologna.

 

DATA UNICA IN ITALIA

sabato 29 febbraio 2020 | Covo Club | Bologna

www.covoclub.it

Viale Zagabria 1, Bologna

Biglietti in prevendita disponibili online su www.boxerticket.it/ASH/

I Kokoroko in concerto al Locomotiv Club di Bologna

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• Kokoroko •

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Locomotiv Club (Bologna) // 03 Novembre 2019

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Foto: Siddharta Mancini

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Massimo Pericolo: il grido di rivalsa di una generazione ai margini

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• Massimo Pericolo •

Speranza

Barracano

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Estragon (Bologna) // 2 Novembre 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Un live così è molto più di una semplice data promozionale, va oltre l’hype e il marketing. All’opposto, è il frutto dell’esigenza di esorcizzare anni di difficoltà e problemi all’interno di una grande festa fra amici, raccontando con durezza e verità ciò che si era, che si è e che si sarà. Stiamo parlando del primo concerto del tour di Massimo Pericolo, Speranza e Barracano, andato in scena all’Estragon Club di Bologna il 2 Novembre con grandi aspettative alle spalle.

I tre sono tra i rapper più chiacchierati e interessanti dell’ultimo periodo, essendo stati in grado di portare un’estetica e un linguaggio nuovo nel panorama hip-hop contemporaneo italiano.

Sono cresciuti tutti in situazioni non facili della provincia italiana: Massimo Pericolo, all’anagrafe Alessandro Vanetti, arriva da Brebbia, in provincia di Varese e dietro di sè ha un passato complicato che lo ha portato anni fa a scontare quattro mesi di carcere e un anno ai domiciliari per spaccio; Speranza e Barracano sono entrambi originari del casertano, un’area colpita duramente dalla presenza della mafia e dall’abbandono sociale.
Questi ragazzi sono si sono ritrovati così uniti dalla necessità di emergere da tali contesti tramite la propria arte, la propria musica e le proprie parole, per salvarsi e dare voce a chi possibilità non ne ha.

È pertanto perfettamente coerente la scelta di esibirsi in un tour congiunto, data la similarità di linguaggio, sound e anche di pubblico. Infatti, appena si arriva all’Estragon si percepisce una grande uniformità fra i fan, in larga parte giovanissimi.

A differenza di certe date in cui gli artisti di apertura sono delle comparse spesso poco considerate dal pubblico, qui nessuno sembra essere venuto appositamente per una soltanto delle esibizioni, ma vuole godersi appieno la serata, supportando con la stessa energia e lo stesso entusiasmo tutti e tre i rapper.

Il club è sold out e l’attesa si percepisce nell’aria, i ragazzi fremono davanti al palco, molto minimal, tipicamente hip-hop, senza ledwall o luci clamorose, ma solo con un fondale recante i nomi degli artisti e la postazione dei deejay incaricati di lanciare le basi.

Poco dopo le 21:30 sale sul palco Barracano, a cui è affidato il compito di scaldare i presenti, riuscendoci egregiamente. Il rapper va in scena con l’estetica classica che lo contraddistingue, fatta da una tuta da calcio e un borsello a tracolla, arringando subito i fan con brani cantati dalla prima all’ultima parola, cori e passaggi ironici e coinvolgenti. Riesce molto bene a gestire un problema tecnico all’audio intrattenendo il pubblico con barzellette, sfottò e frasi affilate nell’attesa che i tecnici risolvano il tutto. È evidente la voglia di rivalsa e la fame di Barracano, che infila in scaletta gran parte dei brani contenuti nel suo primo album Il Figlio di Scar, pubblicato lo scorso 31 Ottobre.
Appena dopo la title track che chiude il suo set, il rapper casertano lascia spazio al conterraneo Speranza che sale sul palco con una maglietta dedicata a Bologna, mandando in visibilio la folla. Ci sono tutti i singoli di successo che negli ultimi mesi hanno contribuito a far emergere il nome dell’artista, da Manfredi a Sirene, da Givova a Pagnale, non manca nulla e anche in questa occasione i fan cantano a squarciagola ogni singolo testo, nonostante le molte parole in dialetto campano che caratterizzano i brani.

L’Estragon dopo due set di fuoco così scalpita ancora di più, manca pochissimo all’arrivo sul palco del nome più atteso: Massimo Pericolo.
Al primo brano il pubblico canta così forte da sovrastare la base, costringendo il rapper di Brebbia a interrompersi e ripartire da capo con Scialla Semper, dal suo primo disco omonimo uscito alcuni mesi fa e già divenuto oggetto di culto.
Alessandro in scena è magnetico, si muove da un lato all’altro del palco con delle orecchie finte da gatto sulla testa e una birra sempre in mano. Saluta i fan, li ringrazia costantemente, infilando qua e là anche frasi di forte impatto sociale, dall’uguaglianza fra i sessi fino alla volontà di dare voce a storie vere, forti, crude e troppo spesso dimenticate come quelle dei curdi, di cui viene esibita una bandiera in loro sostegno.
Senza dubbio sa dominare la scena e coinvolgere i fan, come quando chiede a tutti di abbracciare un amico presente se ne hanno uno, mettendo dunque al centro anche una buona dose di sentimenti ed emotività, in grado di contrastare molto bene con le tematiche esplicite e forti dei testi. Ne è un esempio Sabbie d’oro, che crea un’atmosfera eterea su cui si incastra alla perfezione il flow di Massimo Pericolo, certamente uno degli episodi migliori del live.

Non poteva mancare il momento in cui tutti e tre i protagonisti della serata si riuniscono sul palco per cantare insieme alcuni pezzi in cui hanno collaborato, tra cui Criminali, l’ultimo recentissimo singolo pubblicato dal trio poche settimane fa. Viene allora raggiunto l’apice dell’evento, i cori e gli applausi si fanno sempre più intensi e il palco diventa il teatro di una festa collettiva fra le crew dei rapper, degna conclusione del concerto.

Il tour non poteva che iniziare meglio, la serata è stata trascinante ed estremamente vera, senza sovrastrutture esagerate. L’impatto è dato da una ricerca continua del contatto con le persone, dimostrando che gli artisti provengono da un’Italia dimenticata, ai margini, e non se lo scordano di certo. Con la loro ribellione e il loro furore, Massimo Pericolo, Speranza e Barracano in questo momento sono tra le voci migliori capaci di raccontare vissuti crudi e pieni di difficoltà, ma proprio per questo reali, in cui molti ragazzi possono immedesimarsi, e un concerto così è l’opportunità unica anche per loro di urlare in faccia al mondo la loro storia.[/vc_column_text][vc_column_text]Testo: Filippo Duò 

Foto: Alessandra Cavicchi

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Aabu + La Gabbia @ Covo Club

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• Aabu + La Gabbia (Release Party) •

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+
SAFARI

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Covo Club (Bologna) // 02 Novembre 2019

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Sono i SAFARI, trio genovese attivo dal 2016, ad aprire questa data al Covo Club di Bologna. 30 minuti di alternative rock con testi in italiano e in inglese per presentarsi al pubblico bolognese.
Secondi in scaletta gli Aabu, band nata a Bologna nel 2010, che sceglie questa data per concludere il tour 2019. Tra i suoni potenti e a tratti malinconici, gli Aabu esprimono dal palco la loro passione e la forte emozione per un percorso che si sta per consolidare con un nuovo album in cantiere.
Arriva il momento de i La Gabbia che condividono con noi un nuovo inizio, l’uscita del loro ultimo album Madre Nostra. Anche loro bolognesi, si riaffermano tra il pubblico con i loro pezzi rock, pop rock e indie, che il frontman Michele Menichetti ci trasmette dritto al cuore con tutti i sentimenti che racchiudono.

 

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Foto: Luca Ortolani

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La Gabbia

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SAFARI

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• Bologna Sonic Park 2020 • Deep Purple i primi headliner!

• BOLOGNA SONIC PARK 2020 •

6 LUGLIO 2020

Arena Parco Nord (Bologna)

 

Saranno i DEEP PURPLE i primi headliner del Bologna Sonic Park 2020!

Biglietti disponibili dalle 10:00 di Giovedi 31 Ottobre:

https://explo.link/DeepPurple_BSP

Biografia:

Rod Evans (voce), Nick Simper (basso), Jon Lord (tastiere), Ritchie Blackmore (chitarra) e Ian Paice (batteria), la cosiddetta “Mark 1 line-up”, nel 1968 debuttano con “SHADES OF DEEP PURPLE. Un discreto successo arriva coi successivi singoli: “Hush” – cover di Joe South – e “Kentucky woman” di Neil Diamond. Nel 1969 escono THE BOOK OF TALIESYN e DEEP PURPLE. Il fallimento della casa discografica americana è decisivo per alcuni ripensamenti nel gruppo, e Simper e Evans vengono sostituiti da due membri degli Episode 6, Ian Gillan e Roger Glover. La band tenta dapprima la strada “progressiva” cara a Lord con CONCERTO FOR GROUP AND ORCHESTRA, ma Glover e Blackmore spingono per inseguire i Led Zeppelin nella corsa all’enfatizzazione “hard-rock” dei giri di blues, e con questo spirito viene realizzato DEEP PURPLE IN ROCK, i cui singoli “Speed King” e “Child in time” conquistano il pubblico, così come i successivi singoli “Black Night” e “Strange Kind Of Woman”. Nel 1971 FIREBALL consolida la loro reputazione hard, e nel 1972, il superclassico del rock “Smoke on the water” proietta l’album MACHINE HEAD e i Deep Purple ai vertici delle classifiche. MADE IN JAPAN – il disco successivo – esce nello stesso anno.

Nonostante il successo, la band comincia a essere affaticata dalla dimensione live. Il deludente WHO DO YOU THINK YOU ARE (1973) induce Ian Gillan – sostituito poi con David Coverdale – a lasciare il gruppo per intraprendere la carriera solista. Nel 1974 anche Glover lascia il gruppo, sostituito da Glenn Hughes. La line-up di BURN e STORMBRINGER (1974) non dura molto: Blackmore litiga con Coverdale e lascia il gruppo per dar vita ai Rainbow. Lord e Paice chiamano allora un nuovo chitarrista, Tommy Bolin, che muore purtroppo di overdose nel 1976. Nello stesso anno, i Deep Purple terminano la propria avventura insieme. Glover si unisce ai Rainbow, e Coverdale e Paice formano i Whitesnake. Ian Gillan – dopo una collaborazione coi Black Sabbath – forma la propria band.

Con l’esaurirsi delle fortune di questi progetti, nel 1984 il gruppo ritorna insieme per PERFECT STRANGERS, che riceve ottimi riscontri di critica e pubblico. Nel 1987 Gillan si dichiara poco convinto di THE HOUSE OF BLUE LIGHT: questo porta dei dissapori con gli altri membri causandone l’allontanamento. A lui subentra Joe Lynn-Turner. Il gruppo somiglia molto ai Rainbow, e le scarse vendite di SLAVES & MASTERS del 1990 induce i Deep Purple a riprovare con Gillan, nonostante continuino a esserci delle tensioni tra lui e Blackmore, che però lascia durante il tour di THE BAGGLES RAGES ON… On” (1993), con Joe Satriani al suo posto.

Nel 1996, con Steve Morse come chitarrista, esce PURPENDICULAR. Nel 1998 la stessa formazione propone ABANDON, mentre il 25 e 26 Settembre 1999, i Purple – con alla chitarra un giovane Steve Morris – registrano un live alla Royal Albert Hall di Londra.

Successivamente esce SHADES 1968- 1998, che contiene brani famosi, demo, live e tracce inedite scelte durante il corso degli anni. Nel corso della fine degli anni Novanta e nei primi del 2000 vengono pubblicate diverse raccolte come MACHINE HEAD 25TH ANNIVERSARY e FRIENDS & RELATIVES (2007). Nel 2003, i Deep Purple realizzano BANANAS il loro primo album in studio dopo cinque anni; nel luglio 2005 la band suona invece al Live 8 sul palco del Park Place in Ontario e in ottobre dello stesso album esce RAPTURE OF THE DEEP a cui segue il relativo tour.

Tish @ Covo Club

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• Tish •

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Covo Club (Bologna) // 27 Ottobre 2019

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Foto: Luca Ortolani

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SETLIST:

 

Scansione 27 ott 2019 21.40

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Grazie a: Covo Club | Radar Concerti

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Indie Pride Festival 2019

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• Indie Pride Festival 2019 •

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TPO (Bologna) // 26 Ottobre 2019

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Twee

Cara Calma + Endrigo

Romina Falconi

Venerus

Una + Honeybird + Diana Paiva Cruz

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Foto: Giorgia Zamboni

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Grazie a: Indie Pride Festival

 

Se ti interessa, abbiamo anche intervistato gli organizzatori e gli artisti di questa edizione di Indie Pride Festival!

Leggi qui le interviste a:

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roBOt Festival #11

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• roBOt Festival #11 •

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Sala Maggiore – Ex Gam (Bologna) // 26 Ottobre 2019

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 Alessandro Cortini (live)

Andrew Weatherall

Interstellar Funk

Afrodeutsche

Batu_music

Curses (live)

Lei, ﴾No﴿ innocence

Guenter Råler (live)

T. Banana

Quarto Mondo (Sala Opium)

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Foto: Massimiliano Mattiello

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Grazie a: roBOt Festival

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The Amazons @ Covo Club

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• The Amazons •

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Covo Club (Bologna) // 25 Ottobre 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Un Covo Club SOLD OUT ha ospitato il quartetto di Berkshire.

I The Amazons, definiti migliore nuova rock band inglese, hanno infuocato il pubblico del club bolognese.

Matt Thomson e compagni hanno suonato quasi tutto il nuovo album Future Dust, in una scaletta che non ha lasciato un attimo di respiro al pubblico del Covo Club.

Junk Food Forever e la bellissima Black Magic hanno chiuso in bellezza una di quelle serate che dimenticheremo difficilmente.

Esplosivi.

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Foto: Luca Ortolani

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SETLIST:

 

the amazons covo club

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Grazie a: Comcerto

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Aspettando Indie Pride 2019: Sem&Stènn

Sem&Stènn, insieme nella vita e nella passione che li unisce, si conoscono nel 2007 in un blog di musica ma si incontrano solamente dopo quattro anni, nel 2011. Da lì suonano come dj in diversi club milanesi fino al 2015, quando decidono di dedicarsi ai loro inediti. Nel 2016 pubblicano Wearing Jewels&Socks, progetto interamente indipendente. L’anno seguente partecipano a X-Factor 11 e vengono selezionati tra i dodici finalisti in gara. Dopo questa esperienza pubblicano The Fair, inedito presentato alle audizioni del programma e registrano Baby Run con la partecipazione di Manuel Agnelli. Nel 2018 esce Offbeat, album di 10 tracce, seguito da un tour nelle principali città italiane. Quest’anno pubblicano due nuovi singoli: K.O. (feat. YaMatt) e OK VABBÉ, entrambi in lingua italiana. 

Il 26 ottobre 2019 Sem&Stènn presenteranno al TPO di Bologna l’ottava edizione dell’Indie Pride Festival, evento attraverso cui i protagonisti del mondo musicale lottano contro bullismo, sessismo e omotransfobia. 

Come si aderisce a Indie Pride e voi quando lo avete fatto?

Sem: Abbiamo firmato l’adesione a Indie Pride un anno e mezzo fa ad un festival. La cosa carina è che noi, come gli altri artisti, abbiamo aderito firmando la carta d’intenti con un bacio (bacio che si “stampa” sul modulo cartaceo). Abbiamo quindi dovuto mettere un rossetto ed eravamo contentissimi perché potevamo scegliere il colore. Ovviamente io e Stefano abbiamo fatto a gara per fare l’impronta più grossa.

Vi aspettavate di essere chiamati per presentare quest’evento?

Sem: No, però ci aspettavamo di essere chiamati prima o poi. Non sono tanti i pionieri in Italia del mondo queer e lgbt. Questo era un evento che avevamo già “puntato” ma non avevamo pensato di presentarlo. Quando ci hanno chiamato siamo stati felicissimi.

Stènn: In realtà eravamo vicino al telefono ad attendere lo squillo (ride). Il debutto all’Indie Pride sarà un debutto in grande stile soprattutto perché lo presenteremo.

Avete avuto personalmente esperienza di bullismo e/o omofobia? Quale comportamento avete adottato?

Sem: Guarda, si può dire che lo viviamo quasi tutti i giorni. La discografia è molto maschilista e omofoba, c’è tanto pregiudizio. In generale lo show business omosessuale è visto ancora come una cosa che viene presa raramente sul serio e che viene collegata a degli immaginari non di spessore. L’esperienza mediatica che abbiamo avuto ci ha dato visibilità ma ci ha esposto anche a molte critiche, però abbiamo reagito in grande perché se stai lì a leggere tutto quello che la gente scrive e a dare tanto peso ad ogni cosa, ti fermi. Invece noi abbiamo la pellaccia dura.

Stènn: Indie pride è importante anche per questo. Fondere la musica con le lotte e i valori della società lgbt ci dà molta forza e non ci fa sentire soli.

È uscito il vostro nuovo singolo Ok Vabbè. Nel video c’è una grande rappresentanza del mondo dei “meno giovani”. Com’è stato girare un videoclip insieme alle vecchie generazioni, emblema dell’intransigenza verso tutto ciò che si discosta dal loro ordinario?

Sem: Nel video in realtà ci sono un po’ tutte le generazioni: sia i vecchi raccattati in piazza sia i bambini ma anche una donna incinta. Tutto questo racconta la realtà del paese in cui io sono cresciuto (Rosolini) e vuole un po’ rappresentare questo: il diverso approccio delle diverse generazioni a questa realtà ma anche come ci siamo sentiti integrati in un contesto del genere, rompendo il pregiudizio.

Stènn: Con grande sorpresa la partecipazione è stata molto sentita e molte delle comparse sono state spontanee. Siamo contenti di aver realizzato questo video come un esperimento sociale. È andato a buon fine. C’è speranza.

 

Cecilia GuerraFrancesca Di Salvatore

Aspettando Indie Pride 2019: UNA

C’è chi la chiama Marzia e chi la chiama UNA, ma la sostanza non cambia: una delle musiciste più attive contro razzismo e violenza di genere, nonché parte integrante della comunità Queer. La sua partecipazione ad Indie Pride, quindi, appare del tutto naturale. 

Abbiamo fatto due chiacchiere con lei al telefono in attesa della sua esibizione sul palco del TPO il 26 ottobre insieme a Honeybird e Diana Paiva Cruz, un trio femminista creato proprio per l’occasione. 

Secondo te, perché è importante aderire all’Indie Pride?

È sicuramente un modo per prendere posizione e dare più visibilità a chi di solito rimane ai margini. Mi esibirò con Monique (Honeybird) e Cruz e ognuna di noi è attiva nella lotta per i diritti LGBTQ+, ma diciamo che la nostra partecipazione si concentra più sulla questione della parità di genere. Anche nel mondo della musica i dati parlano chiaro: la maggior parte dei progetti e delle band presentati nei festival sono maschili. Noi vorremmo mostrare che esiste una forte compagine femminile nel mondo della musica e dell’arte in generale, anche se spesso bisogna scavare per trovarla.

Essere consapevoli di ciò che accade intorno a noi è fondamentale per lo sviluppo di una coscienza critica e morale. Credi che la musica possa aiutare ad informare le persone, a sensibilizzarle e a combattere sessismo, bullismo e omotransfobia?

Assolutamente sì, ma non è importante solo il contenuto delle canzoni. Ormai siamo più presenti sui social che sui palchi e la comunicazione passa per un buon 70% attraverso quei canali. La rappresentazione che diamo di noi stessi dal palco, nelle interviste o in un semplice post ha un valore politico molto forte ed è anche attraverso questi mezzi che si possono far passare quotidianamente valori come la tolleranza, l’inclusione e l’abbattimento di ogni forma di marginalizzazione sociale. La musica può avere un forte impatto sociale, ma questo ovviamente implica un’enorme responsabilità che ogni musicista deve sapersi assumere.

Quest’anno è uscito il video ufficiale di Marie, un pezzo contenuto nel tuo ultimo album AcidaBasicaErotica, che parla di femminicidio attraverso la vicenda dell’attrice Marie Trintignant. Alla luce del suo contenuto, può una canzone essere più potente e diretta rispetto ad altri mezzi di informazione?

Le canzoni hanno il potere di essere trasversali, di poter colpire ed emozionare chiunque a prescindere dalla loro cultura musicale. Possiedono un linguaggio universale che ha anche il pregio di poter essere tramandato di generazione in generazione. Inoltre, scrivere e cantare di una problematica sociale così importante ha permesso anche a me di crescere. Parlando della canzone nello specifico, si è trattato di un progetto molto difficile, dove ho dovuto approfondire le mie conoscenze sul tema e confrontare la mia visione con quella di altre persone che la pensavano in modo più o meno diverso: oltre all’impatto sul pubblico, quindi, c’è stato anche quello su me stessa.

 

Cecilia GuerraFrancesca Di Salvatore