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Tag: Bologna

I Hate My Village @ Locomotiv Club

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• I Hate My Village •

 

Locomotiv Club (Bologna) // 14 Febbraio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Anche questa sera, senza smentirsi mai, il Locomotiv Club di Bologna apre le porte per proporci suoni underground e d’avanguardia.

Un sipario rosso nasconde il piccolo palco già allestito e ad accoglierci è Stefano Pilia, chitarrista turnista live degli Afterhours, giocoliere di timbriche e di chiaroscuri elettronici. La sua performance è breve, totalmente strumentale e molto, ma molto sperimentale.

Della serie: o la ami, o la odi.

La chitarra è un pennello che disegna architetture sonore, che partorisce campionature improvvisate. Tutto si conclude con un applauso di apprezzamento del pubblico e lo show procede puntualissimo.

Poco prima delle 22.30 infatti entrano, acclamatissimi dal pubblico i fantastici quattro di questo super gruppo italiano, chiamato I hate my Village: Fabio Rondanini (batterista dei Calibro 35 e Afterhours), Adriano Viterbini (chitarrista dei Bud Spencer Blues Explosion), con la collaborazione della voce di Alberto Ferrari (Verdena) e Marco Fasolo al basso (anche curatore della produzione) presentano il loro album new born omonimo.

Potrei raccontarvi dilungandomi inutilmente riguardo la scelta del nome della band o delle palesi influenze della musica africana, ma la verità è che questi quattro talenti non hanno avuto altro intento che far convergere, come in un imbuto di idee, le loro virtù musicali e compositive in totale spontaneità.

Una tavola rotonda di suoni, ritmi, improvvisazioni e tanto divertimento. Un brain storming musicale.

Rito, tradizioni, ancestralità. Forse è proprio questo che Fabio & Co. vogliono andare a ricercare con questi suoni contaminati e innovativi che però non perdono affatto le loro radici, palesemente groove e psichedeliche.

Infatti, dopo tutte le recensioni lette, temevo di ascoltare qualcosa di molto lontano dalle atmosfere rock, blues, a cui le mie orecchie sono abituate. E invece mi sbagliavo: questa perfetta energia sonora è nuova, ma infallibilmente stimolante e per nulla deludente.

Anzi, insegna: insegna che non deve per forza esserci un testo da cantare, una canzone che si apre, che abbia un centro e poi una fine. Ci si sente in preda ad un ritmo tribale, ma psichedelico che scuote, elettrizza e coinvolge.

E tutto questo hanno saputo far trasudare questa sera a noi famelici e curiosi ascoltatori.

Non potrebbero attaccare con brano migliore di Presentiment, durante la quale è più facile muoversi che canticchiare e basta.

Loro suonano e si divertono: e si vede. La voce di Alberto Ferrari canta in lingua inglese e si mescola perfetta e distorta in I ate my Village.

Prima dell’ultimo brano, quasi ci spiazzano attaccando con la cover di Micheal Jackson “Don’t stop til you get enough”, ma a questo punto tutto il Locomotiv sta ballando insieme a loro, la condivisione è totale e l’atmosfera primitiva dei primi brani lascia spazio ad una originalissima ballad senza tempo.

 

SETLIST

PRESENTIMENT

TRUMP

ACQUARAGIA

FARE UN FUOCO

I ATE MY VILLAGE

ELVIS

FAME

BAHUM

KENNEDY

TONY

COVER (DON’T STOP TIL YOU GET ENOUGH)

TUBI INNOCENTI

 

Grazie a Fleisch Ufficio Stampa[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo e Foto: Valentina Bellini

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11413,11411,11412,11422,11421,11419,11424,11416,11415,11418,11420,11423,11417,11425″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

 

Stefano Pilia

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Subsonica @ Unipol_Arena

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• Subsonica •

8  T o u r

 

Unipol Arena (Bologna) // 11 Febbraio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

 

Grazie a Vertigo e Studios Online[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Luca Ortolani

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11227,11235,11220,11242,11230,11231,11241,11240,11233,11234,11225,11239,11218,11232,11223,11236,11224,11226,11228,11229,11221,11237,11222,11238,11217,11245,11219″][/vc_column][/vc_row]

Ghostemane @ Estragon

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Ghostemane •

Estragon (Bologna) // 08 Febbraio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Il death/rapper americano classe 1991 ha fatto tappa nel nostro paese per un unico appuntamento all’Estragon di Bologna.
Diventato ormai un vero nome culto all’interno della scena, grazie alle sue svariate influenze musicali che passano dal rap/trap arrivando all’industrial/doom, Eric Whitney aka Ghostemane ci ha regalato un live infuocato.

 

Grazie a Hellfire Booking Agency e ERocks Production[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Luca Ortolani

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11137,11139,11138,11152,11140,11142,11150,11144,11153,11145,11147,11149,11141,11148,11151″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

 

Wavy Jones

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11154,11155,11156″][/vc_column][/vc_row]

Emis Killa @ Palaestragon

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Emis Killa •

S u p e r e r o e  T o u r

 

Palaestragon (Bologna) // 06 Febbraio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

SETLIST:

INTRO + DONALD TRUMP

SULLA LUNA + ADIOS + DOPE

SOLI

LINDA

QUELLA FOTO DI NOI DUE

VAFFANCULO

SONO CAZZI MIEI

— FREESTYLE —

COCAINA + SERIO

SUPEREROE

L’ERBA CATTIVA

COME FOSSIMO COWBOY

CULT

MARACANA

CLARO

ROLLERCOASTER

PAROLE DI GHIACCIO

FUOCO E BENZINA

 

Grazie a VIVO Concerti[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Luca Ortolani

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11086,11087,11103,11088,11090,11098,11092,11099,11089,11094,11096,11085,11101,11102,11097,11091,11093,11095,11100″][/vc_column][/vc_row]

Flogging Molly @ Estragon

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• Flogging Molly •

Estragon Club (Bologna) // 28 gennaio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

E’ con un grandissimo soldout che l’unica data italiana, per questo tour dei Floggin Molly, approda all’Estragon di Bologna.

I Flogging Molly, capitanti dal carismatico Dave King, salgono sul palco dopo il live dei Buster Shuffle, scaricando la loro energia di celtic folk/punk un pezzo dopo l’altro.

Trascinati dal motore battente di Mike Alonso la grande famiglia italiana dell’irish folk accoglie i Losangelini con entusiasmo in una “bolgia infernale” e sottopalco il pogo non ha mai fine.

Siamo solo al terzo pezzo e parte Drunken Lullabies, sto ancora fotografando sottopalco, e subito verrebbe la voglia di lanciare tutta l’attrezzatura in aria e buttarmi nel pogo! La spensieratezza e la fratellanza tipica dell’irish folk emerge subito, e in un attimo ti ritrovi a ballare abbracciato con qualcuno che neanche conosci, sono solo sorrisi e pogate senza fine.

Chiaramente non possono mancare i grandi successi come Drunken Lullabies o Salty Dog o Float.

Quasi due ore di live volano e ci ritroviamo già in macchina per venire a casa, esausti e contenti, come dopo ogni buon concerto che si rispetti, e una cosa è certa, i Flogging Molly sono il classico gruppo – come nelle migliori tradizioni irish – da vedere live, perché l’energia che trasmettono è contagiosa, nessuno si è tirato indietro dal ballare!

“Cause we find ouverselves in the same old mess

singin’ drunken lullabies”

 

Setlist:

(No More) Paddy’s Lament

The Hand of John L. Sullivan

Drunken Lullabies

The Likes of You Again

Swagger

The Days We’ve Yet to Meet

Requiem for a Dying Song

Life in a Tenement Square

Float

The Spoken Wheel / Black Friday Rule

Life Is Good

Rebels of the Sacred Heart

Devil’s Dance Floor

Crushed (Hostile Nations)

What’s Left of the Flag

The Seven Deadly Sins

 

Grazie ad Hub Music Factory

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo e Foto: Michele Morri

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10893,10892,10891,10890,10888,10864,10885,10862,10887,10886,10875,10884,10877,10879,10878,10881,10882,10880,10869,10868,10873,10863,10876,10865,10861,10874,10866,10870,10871″][/vc_column][/vc_row]

Neck Deep @ Zona_Roveri

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Neck Deep •

+ Dream State | Parting Gift

 

Zona Roveri Music Factory (Bologna) // 26 Gennaio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Credo che un vero orecchio critico debba sapere quando cade in fallo, quando con presunzione e forse con un po’ troppa superficialità affronta una circostanza musicale che non crede adeguata ai suoi standard.

È quello che mi è successo in quel di Bologna, più precisamente Zona Roveri, sabato 26 gennaio, per il concerto dei Neck Deep.

Essendo figlio del punk rock californiano di prima “battitura” tendo ad essere diffidente verso le nuove leve, soprattutto quelle del Pop-Punk. Oberato dall’emulazione esasperata dei Blink 182 lungo il corso degli anni, la fiamma conoscitiva e curiosa si è gradualmente affievolita, lasciando spazio ad una sorta di glaciale indifferenza verso la categoria.

Fuoco ravvivato dall’inclinazione musicale della mia compagna che ha deciso (con pieno merito) di portarmi a vedere la band Gallese. Zona Roveri è più gremita di quel che credevo, il pogo e la partecipazione scivolano costanti e dettati da grande intensità.

Le sonorità che popolano le mura del locale riecheggiano molto bene, in maniera compatta, quadrata, energica e coinvolgente.

Il morbido e il duro viaggiano su di un binario equilibrato e uniforme, la vena romantica delle tematiche si mescola alle distorsioni, la batteria detta la strada come un faro luminoso che giostra i salti e cori del pubblico che, per usare un’espressione calcistica sono il dodicesimo uomo in campo.

Un muro di suoni ben indirizzato che fa perdere di vista un dettaglio non di poco conto, ai giovani gallesi manca il basso tra le loro file. La formazione ordinaria attuale non lo prevede.

Il vecchio bassista ha terminato la sua esperienza del 2018 ma sembra che la scelta azzardata del quartetto possa apparire convincente, anche se non nego di avere molta curiosità nel sentire uno show dei Neck Deep con un basso e una voce di coro supplementare.

A questo punto arriviamo a Ben Barlow, alla sua voce e alla sua presenza. Partendo dal presupposto che sono ragazzi giovani e che l’attitudine in questo settore o ce l’hai o non puoi inventartela. Il ragazzo mescola un cocktail di genuina cattiveria, rabbia mai invasiva e sorrisi consacranti da vero Frontman buono.

Un piccolo leader dalle notevolissime capacità vocali, dallo spirito trascinante di chi sul palco sembra ci sia nato. Non nego l’amore verso personaggi cosi diretti, cosi alla ricerca del contatto col pubblico, che dimostrano che stare sul palco è una scelta dettata da un’esigenza innata di vivere e vedere perché no, a dispetto della massa, il bicchiere mezzo pieno.

L’espressività travolgente e sincera ha creato una sorta di filo conduttore familiare che ha abbattuto letteralmente il muro di scetticismo che mi avvolgeva.

Band promossa, band da seguire soprattutto in campo internazionale, band che fa ancor più rumore perché il Galles non è prettamente un’officina di situazioni musicali pop-punk, ma questi hanno le carte e lo spirito per scrivere pagine importanti per la scena.

La ricerca di una consacrazione tramite tecnicismi, virtuosismi e complesse situazioni musicali è un cliché che i Neck Deep smembrano perfettamente, dando adito al fatto che le cose semplici, d’impatto e ben suonate restano sempre le migliori, quelle che alla gente restano veramente.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

SETLIST:

MOTION SICKNESS

GOLD STEPS

LIME ST

——

SMOOTH SEAS

PARACHUTE

——-

TORN

JUDGEMENT DAY

KALI MA

——-

SERPENTS

WHAT DID YOU EXPECT?

——-

CITIZENS

DON’T WAIT

——-

DECEMBER

1970 SOMETHIN

IN BLOOM

——-

ROOTS

WHERE DO WE GO WHEN WE GO

 

 

Grazie a Hellfire Booking Agency[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Testo: Vasco Bartowsky Abbondanza

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10824,10825,10826,10832,10831,10827,10828,10829,10841,10834,10840,10833,10835,10830,10837,10839,10842,10836,10838″][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1548005329787{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

Dream State

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Parting Gift

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10855,10853,10852,10857,10856,10854″][/vc_column][/vc_row]

Basement @ Locomotiv_Club

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Basement •

+ Culture Abuse | Muncie Girls

 

Locomotiv Club (Bologna) // 25 Gennaio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Gli Inglesi Basement, in questo Venerdì di fine Gennaio riscaldano con il loro Rock il pubblico del Locomotiv Club di Bologna e ci presentano Beside Myself, il loro ultimo album uscito nel 2018 per l’etichetta Fueled By Ramen.

In supporto Muncie Girls e Culture Abuse.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

SETLIST:

Disconnect

Nothing Left

Aquasun

Whole

Be Here Now

Brother’s Keeper

For You the Moon

Reason for Breathing

Pine

Spoiled

Stigmata

Covet

Promise Everything

 

Grazie a Hellfire e ERocks Production[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10778,10782,10774,10783,10775,10769,10772,10789,10781,10777,10771,10787,10773,10776,10780,10784,10785,10786,10779,10770,10788″][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1548005329787{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

Culture Abuse

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10768,10764,10767,10766,10760,10763,10761,10762,10765″][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1548005329787{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

Muncie Girls

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10754,10756,10759,10757,10755,10758″][/vc_column][/vc_row]

Riccardo Sinigallia @ Locomotiv Club

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Riccardo Sinigallia •

CIAO CUORE TOUR

 

Locomotiv Club (Bologna) // 19 gennaio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Il CIAO CUORE TOUR di Riccardo Sinigallia fa tappa a Bologna nell’intima cornice del Locomotiv Club.

 

Ecco le prossime date del Tour:

25 gennaio Milano Santeria Social Club

1 febbraio Roncade (TV) New Age

7 febbraio Pozzuoli (NA) Duel Beat

8 febbraio Modugno (BA) Demodè

15 febbraio Perugia Rework Club

16 febbraio Roma Monk

 

 

Grazie a 1Day[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10736,10724,10725,10731,10732,10721,10727,10722,10723,10728,10726,10730,10729,10733,10734,10735,10737″][/vc_column][/vc_row]

Noyz Narcos @ Estragon

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Noyz Narcos •

Estragon Club (Bologna) // 18 gennaio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]L’Enemy Tour di Noyz Narcos continua senza sosta, registrando sold-out ad ogni tappa compresa quella di ieri sera all’Estragon di Bologna, città particolarmente amata dall’artista.

Fuori da ogni schema logico, Emanuele Frasca, resta ancorato alle sue origini caratterizzate da quell’hardcore ormai quasi svanito in Italia e dall’hip hop vero.

Caratteristiche appunto, che lo rendono inconfondibile.

Nei suoi testi continuano a regnare tematiche crude, sapore di strada, ingiustizie e proteste contro un sistema corrotto che Noyz non ha paura di descrivere decidendo di non omologarsi al mercato musicale commerciale.

Enemy è anche il titolo del suo ultimo album, all’interno del quale coesistono varie collaborazioni con altri artisti e amici della scena romana e non come Coez, Salmo, Achille Lauro e Carl Brave.

Alcuni featuring sono stati riprodotti durante il live al maxi schermo con immagini e video in bianco e nero. Un susseguirsi di tinte ombrose che richiamano atmosfere cupe e in perfetto stile Noyz.

Tante sono le rime taglienti come lame che l’artista ha premura di affilare per bene in ogni suo disco.

Mancano ancora alcune tappe alla fine del tour. Due tappe che potrebbero essere le ultime di tutta la carriera di Noyz il quale sembra aver mostrato la volontà di ritirarsi dalle scene.

A dispetto però di tanti suoi colleghi partiti dal rap e finiti nel commerciale, Noyz Narcos è nato per strada ed è rimasto quello che era e ci auguriamo che la storia dello scioglimento sia un po’ “farlocca” come quella degli EELST.

Grazie a Thaurus e Zamboni53[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Testo: Claudia Venuti

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10655,10662,10659,10654,10667,10666,10669,10658,10668,10661,10656,10657,10660,10672,10665,10663,10670,10664,10671″][/vc_column][/vc_row]

Anggun @ Bravo_Caffè

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Anggun •

Bravo Caffè (Bologna) // 09 Gennaio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Non ero mai stato al Bravo Caffè di Bologna.

Sono quelle prime volte che sanno di imbarazzo, come una bocca nuova da baciare.
Intimità.

Curiosità.

Il locale è grande il giusto per contenere la sensualità e l’energia di Anggun, la  cantautrice indonesiana che vive attualmente in Francia e che molti di voi ricorderanno sicuramente per la hit Snow on the Sahara (1997).

Anggun sarà presente per ben tre date al Bravo Caffè (9/10/11).

Un click, poi un altro, e un altro ancora.

La voce di Anggun mi trasporta in atmosfere Lynchane, un po’ come essere al Bang Bang Bar di Twin Peaks.

Ma al posto dell’odore di birra e  dei mozziconi di sigaretta lasciati a finire di bruciare sul pavimento, c’è il profumo di ambra nera della ragazza vicino a me e del vino rosso nei calici sui tavoli del Bravo Caffè.

Le persone presenti intanto, cantano sulle  note di A Rose in The Wind.

La serata è una di quelle giuste, quelle che ti fanno sentire su di giri.

Metto via la macchina fotografica, chiudo gli occhi e ascolto. Solo, con me stesso.

Immagino le storie delle persone vicino a me e immagino la vostra faccia che sperando di trovare una recensione dettagliata del live in realtà vi state immergendo nei miei viaggi senza senso.

Per una degna conclusione, finisco la serata a comprare libri in una libreria di nicchia a pochi passi dal Caffè, che rimane aperta fino a tarda notte.

Ok, posso chiudere word, la macchina si è scaldata e posso tornare a casa.

Passo e chiudo.

 

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Foto e Testo: Luca Ortolani

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Un Cimini senza filtri. Ma con tanto amore.

8 dicembre 2018.

Prosegue il mio mese preferito, anche se mancano ancora un po’ di giorni a Natale, questo sabato sera ha tutto il sapore di un regalo ricevuto in anticipo. Ho un appuntamento speciale e imbocco la A14, con la mia modalità preferita: me myself and I e con canzone A14 in sottofondo, per arrivare da colui che l’ha scritta.

Che Federico Cimini fosse un ragazzo umile ed estremamente gentile, l’avevo capito ancor prima che ci incontrassimo e ancora prima che gli stringessi la mano. Mi era bastato uno scambio di qualche messaggio e il modo in cui ha immediatamente accolto la mia richiesta di fare un’intervista per Vez magazine, in occasione dell’ultima tappa del suo Tokyo Tour prevista al Locomotiv club di Bologna.

Ho scoperto da poco la sua musica ed è stato amore – al primo ascolto. Questa è stata anche la prima cosa gli ho detto, non appena siamo arrivati in camerino e ci siamo seduti sul divano per fare la nostra chiacchierata.

Più che un primo incontro, mi è sembrato un ritrovo, come se ci fossimo già visti e avessimo già avuto modo di entrare in confidenza, saltando quei passaggi da “primo impatto” sempre un po’ imbarazzante tra due sconosciuti.

Forse perché Federico, attraverso i suoi testi ha la capacità di fare entrare le persone in contatto con il suo mondo e tra buoni “empatici”, così come amiamo definirci entrambi, ce la intendiamo senza aver bisogno di tanto tempo prima di stabilire un contatto umano ed emotivo.

In camerino ci siamo arrivati insieme, perché sia lui che il suo manager Nagni sono stati così gentili da aspettarmi ed accogliermi all’ingresso del locale.

Ne approfitto per ringraziare ancora entrambi, non è un gesto scontato o dovuto, ma sin dall’inizio, nonostante fosse la mia prima intervista da sola, senza nessun supporter, mi sono sentita una loro amica, non una sconosciuta.

Il suo album Ancora meglio è in loop da più di un mese nella mia macchina mentre macino chilometri e nelle mie cuffie mentre cammino per strada. Ho scoperto da poco il suo nome e quando gliel’ho detto, mi ha risposto sorridendo: <<Ne sono felice, meglio tardi che mai>>.

 

Adesso Immaginate questo:

 

Un camerino che sembra un tipico salotto di una tipica “casa-regaz”, un divano con seduta una Claudia alla sua prima intervista da sola, emozionata livello-pro e mezza tremolante con le sue domande scritte a penna e un registratore in mano.

E nel bel mezzo dell’intervista immaginate un alternarsi di personaggi adorabili (membri della band) che a turno, fanno avanti e indietro in questo salotto, chi lavandosi i denti, chi intonando note stonate, chi col filo interdentale, chi venendo a prendere una birra dal frigo.

Come non sentirsi a casa?

Iniziamo così la nostra chiacchierata, in un ambiente con un clima che ho amato e che avevo promesso di descrivere.

 

Ero in macchina con mia madre e ti stavamo ascoltando, ad un certo punto mentre ascoltavamo Fare tardi lei ha detto: “Questo ragazzo sembra Rino Gaetano!”. Ecco, ti senti parte di questo preciso momento storico o magari ti sarebbe piaciuto nascere in un altro periodo e contesto. E quali sono i tuoi artisti preferiti, quelli con i quali sei cresciuto?

Questa è una cosa bella che mi impaurisce sempre un po’. Non credo nel destino ma credo nel caso, quindi se il caso ha voluto che nascessi in questo periodo storico va benissimo così.

Mi piace, nel senso che ho sempre cercato di costruire il mio futuro e il mio presente, adattandomi. Ci si adatta, da “animali” a questo mondo, quindi è giusto che io mi trovi qui. Artisticamente non so quanto io mi riesca a ritrovare, ma ci sono.

Far parte del mondo “Indie” non è una scelta personale o voluta, spesso scrivi delle canzoni e ti ritrovi in quel gruppo. Poi ci sono i giornali o il pubblico che hanno bisogno di etichettare, ma sono contento di riuscire a dire la mia facendo parte di questo contesto.

Vivo sempre tutto con alienazione, sono un cantautore, scrivo canzoni e mi fa piacere che possano ascoltarmi sempre più persone possibili a prescindere dal genere a cui appartengo. Gli artisti con i quali sono cresciuto fanno sicuramente parte della produzione italiana storica, per me importante, perché mi ha aiutato tantissimo: da Rino Gaetano appunto, a De Gregori, a Lucio Dalla, a Battiato. Durante l’adolescenza ho avuto il mio periodo Ligabue.

La musica italiana comunque mi ha aiutato tantissimo e la cosa bella adesso è quella di vivere a Bologna, che è un centro musicale assurdo, una città piena di bar e nei bar sai che ci vanno gli artisti. Noi ci troviamo sempre lì, ci sono molti artisti che seguo dello Stato sociale o Calcutta, con i quali ho il piacere di essere amico oltre che un loro fan.

E alla fine si cresce anche un po’ insieme.

 

Come ti immaginavi a trentanni? Momento in cui si tirano un po’ le somme e si fa un giro di boa.

Da bambino mi immaginavo scienziato.  Non avevo un’idea precisa di cosa significasse fare lo scienziato, lo dicevo così, in maniera generica. La musica è stata una passione che mi ha sempre accompagnato, forse a livello naturale mi ci sono ritrovato ed è bellissimo riuscire a lavorare con la propria passione. Poi ho trentanni anni ma non li dimostro (ride) e io confermo.

 

Prima di avere un’etichetta discografica, hai iniziato il tuo percorso auto-producendoti. Sognare non costa nulla, ma quanto costa poi realizzare un sogno e non abbandonarlo prima di chiuderlo nel cassetto?

E’ un investimento e quando si investe, si investono delle forze tra cui il denaro, il tempo, la credibilità, la personalità. Si investono un sacco di cose, quindi il costo non è solo economico, ma è a livello vitale.

Lo fai quando ti rendi conto che la passione che hai è importante. Sono sempre stato un ragazzo determinato, molte passioni che avevo da bambino le ho abbandonate, però poi ho scoperto che mi piaceva scrivere e cantare ed è stato bellissimo e da lì non mi sono più mosso.

Tra le varie passioni poi ce n’è una che puoi davvero sviluppare e può aprirti al mondo del lavoro e da lì ci devi credere.

 

Hai avuto uno stop di un paio d’anni e adesso invece sei reduce da un anno “pieno” quant’è importante allontanarsi da tutto e staccare la spina per stare da soli? La solitudine in sé ti spaventa?

Probabilmente non riesco a stare solo lo ammetto, ed è una critica che mi viene fatta spesso, dalle mie ex magari (ride), però la solitudine è importante. La cosa importante in realtà per me è sentirmi “voluto bene” che forse non è corretto in italiano, ma credo sia chiaro come concetto.

Una volta che so che i miei amici, la mia famiglia e chi mi sta più vicino mi vogliono bene, lì so che sono in pace col mondo, che sto bene e posso prendermi i miei spazi, anzi ho bisogno dei miei momenti di solitudine. Ma ho anche bisogno di quella certezza.

Se dovessi ritrovarmi solo in mezzo alla solitudine invece, mi prenderebbe malissimo.

 

Soffri l’ansia di volere tutto e di non accontentarti mai?

Sì, questa è una verità, cerchiamo sempre quello che non abbiamo ed è una cosa che coinvolge tutti. Io invidio chi riesce a vivere bene accontentandosi di ciò che ha senza cercare altro. Non riuscirei ad essere come loro.

 

Ancora meglio titolo del tuo ultimo album, sei una persona che riesce a godersi la felicità e le soddisfazioni sia personali che artistiche o aspiri sempre a “quell’ancora meglio” e pretendi sempre il massimo da te stesso, senza riuscire a godere molto dei tuoi traguardi?

Cerco di pretendere quello che è meglio per me. Il mio obiettivo di vita è quello di sentirmi soddisfatto, cercare di stare bene. Non dev’essere un’ossessione perché io non canto per popolarità, quella arriva dopo…

Bisogna sapersi accontentare delle cose reali, tutto il resto sono velleità e sono cose che possono trasformare un obiettivo in un’ossessione e così facile poi perdere il controllo.

Mi piace raggiungere i miei obiettivi facendo le cose fatte bene, sennò divento pazzo come molti artisti nel corso della storia.

 

Un’ultima domanda: a chi pensi mentre scrivi?

Penso ai fatti miei, mi isolo, penso a quello che mi succede e a quello che ho bisogno di tirare fuori per sfogarmi.

Mi chiedo se ho bisogno di mandare un messaggio a qualcuno o di esternare qualcosa, ma spesso in realtà penso solo a me stesso.

Infatti canzoni come la Legge di Murphy è una fortuna che siano poi riuscite a toccare altre persone e a farle sentire quasi come protagoniste della canzone stessa.

Mi spiego meglio: alcune testi li ho scritti in momenti non del tutto felici, e perché no, anche in momenti di malessere.

Questi testi però, invece di risultare solo un mio specchio sono finiti per essere anche lo specchio di tante altre persone. E questo è il vero potere della musica.

 

Si conclude così la nostra chiacchierata, con qualche foto insieme, un video di saluti per Vez e un bell’abbraccio.

Questo è Cimini. Umiltà, semplicità e genuinità. Impossibile non amarlo.

Come d’altronde è impossibile non amare i suoi testi, perché lui e i suoi testi sono una cosa sola.

Perché Cimini mostra sé stesso esattamente per com’è: reale e vitale.

E questa si chiama autenticità. Cosa rara.

 

Ho aspettato seduta sul palco l’inizio del live e non potevo concludere in modo migliore il mio 2018, primo anno da e con VEZ.

Trovate il mio report sul nostro sito.

 

Claudia Venuti

 

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Incontriamo Galeffi in una serata da Scudetto

E’ sabato ed è il primo dicembre. Il mio mese preferito, non potrebbe iniziare in modo migliore, perché finalmente vedrò il live di uno dei miei artisti preferiti e perché è grazie a Vez Magazine avrò l’immenso piacere di fargli un’intervista. L’appuntamento è fissato per le 19:00 al Locomotiv Club, locale bolognese, che ospiterà Galeffi per una delle ultime date del Golden Goal tour.

Il problema è solo uno: lavoro a Rimini e staccherò alle 18:00, mentre il mio collega, nonché fotografo e fondatore della rivista Luca Ortolani, lavora a Milano e non sarò a Bologna prima delle 19:00.

Superare il limite di velocità in autostrada per arrivare in tempo e superare anche la soglia di ore di sonno perse e sopportabili dal mio corpo, non mi ha tolto neanche un po’ di entusiasmo e voglia di godermi questo concerto, così tanto atteso.

Stanchezza e chilometri sono passati in secondo piano, automaticamente.

Esattamente un anno fa, Galeffi iniziava il suo primo tour in giro per l’Italia.

Dopo la presentazione del suo primo album: Scudetto al Monk di Roma, locale di ritrovo e punto di partenza per tutti gli artisti del panorama musicale romano, ha subito dato il via a quello che poi si è rivelato un anno ricco di partecipazioni a diversi Festival e all’uscita di nuovi singoli.

Un anno di crescita che si conclude senza dubbio in positivo.

Siamo nel camerino e siamo con Marco.

Ci presentiamo e approfittiamo del divano per metterci comodi e iniziare la nostra chiacchierata. Un po’ di timidezza iniziale per entrambi e se per lui non si tratta della prima intervista, per me invece sì.

Ma in un attimo siamo a nostro agio. Ed eccoci qui.

 

E’ un po’ di tempo che dichiari che finito questo tour andrai in letargo. I nuovi singoli usciti durante questo 2018 come Mai Natale, Uffa e Mamihilapinatapai, anticipano un nuovo progetto discografico al quale ti dedicherai?

Uffa e Mai Natale, sono finiti entrambi in un vinile, sono usciti come se fossero più da collezione.

Mamihilapinatapai invece rimarrà una hit estiva, frivola come i pezzi estivi.

Dico che andrò il letargo perché a fine tour, dato che stiamo suonando da un anno ed è un anno dall’uscita del disco, vorrei fare un mesetto e mezzo di vacanza, anche per avere tutti i tempi tecnici per scrivere un disco e registrarlo.

È difficile che uscirà qualcosa di nuovo prima di un anno o comunque a breve.

 

I tuoi testi non sono mai fatti di parole messe a caso o banali, descrivi sempre in maniera incisiva sentimenti e stati d’animo, a volte anche contrastanti. Cosa “anima” la tua penna e quindi cosa anima la tua anima?

Cosa anima la mia anima? Questa è bella…

Semplicemente ho scritto questo disco all’inizio della relazione con la mia ragazza, con la quale mi sono anche lasciato più volte, tendenzialmente perché lei mi ispira abbastanza. Ma in generale, anche prima di Galeffi ho sempre scritto per le donne. (Ride)

Per come sono fatto, mi viene più spontaneo scrivere una canzone che magari affrontare una discussione e parlare.

Non mi piace tanto litigare, sono più uno di quelli che fa passare i giorni. Sia in amore che nella vita non mi piace sporcarmi le mani, per poi magari la canzoni o la poesia te la scrivo.

(Aggiungo “Che fortuna” perché sapere che c’è una persona che mette nero su bianco quello che prova per te dev’essere una bella sensazione. E infatti conferma che la sua ragazza ne è contenta)

 

Qual è la canzone che ti emozione di più cantare sul palco?

L’ultima. Mai Natale.

 

Quando hai deciso che la musica sarebbe stata la tua strada e che la tua passione sarebbe diventata il tuo lavoro?

L’ho capito in quest’ultimo periodo, perché so che ci sarà un rinnovo di contratto. Ma non l’avevo mai pensato fino a poche settimane fa.

All’inizio pensavo fosse solo una bella gita. La musica è un lavoro nel quale non puoi riporre molte aspettative. Io sono una persona pessimista, non ho mai creduto potesse diventare un lavoro e non per mie incapacità ma piuttosto perché nella mia testa è una cosa che prima o poi finirà.

Finché dura daje, altrimenti poi farò altro.

 

Qual è stato il momento di maggiore soddisfazione a livello artistico?

Il concerto del primo maggio, che è stato un bel traguardo, da lì ho pensato che iniziasse ad essere una cosa seria.

 

Che rapporto hai con il tuo pubblico e con i social network?

Penso che adesso siano necessari, buona parte del mio pubblico e dei miei colleghi. E’ un pubblico giovane che utilizza i social e per comunicare è la prima forma efficace, semplice e diretta.

Personalmente, mi piace Instagram e uso meno Facebook, ma ho un rapporto normale, né di rifiuto né di ossessione.

Il mio rapporto col pubblico, credo sia giusto, io sono sempre educato anche se sono molto timido e spesso questa cosa viene confusa col “tirarsela”, ma cerco di essere sempre disponibile e di leggere tutti i messaggi che ricevo.

 

Hai altre passioni oltre la musica?

Il calcio, le donne (ride) e la lettura.

Amo leggere, soprattutto d’estate al mare sul lettino e amo tutta l’arte in generale, la pittura, la scultura.

Ho provato a fare un po’ di tutto, ma le canzoni sono la cosa più facile, anche per scrivere un libro devi avere una certa costanza, un libro sono centinaia di pagine, una canzone invece dura tre minuti.

Concludo facendogli i miei complimenti personali, perché credo sia uno dei pochi artisti emergenti di quest’epoca dove sembrano tutti cantanti appartenenti al genere Indie, lui è uno che sa distinguersi, proprio grazie alla sua identità e al suo stile. Credo sia questo il suo punto di forza.

Lui ribatte dicendo che si sente molto fuori dalle dinamiche del genere a cui appartiene, anche perché ascolta tutt’altro, ma è capitato in questo periodo e ha firmato con Maciste dischi che è una delle colonne portanti, ma afferma che le cose vere si vedranno fra dieci anni, non adesso. Dopo un solo disco.

E vedremo cosa rimarrà, intanto approfittiamo della sua disponibilità per fare qualche foto insieme e per un video di saluti a Vez.

Tutto quello che è successo durante il live, è sul nostro sito con tutte le foto e le sensazioni che è riuscito a trasmettere.

Chili d’amore sotto le occhiaie, ma ne è valsa la pena. Ne è valsa assolutamente la pena.

 

Cla e Galeffi

Claudia Venuti