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Tag: Live

Serravalle Rock 2021

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Serravalle Rock 2021

Rocca di Castruccio (Serravalle Pistoiese) // 30-31 Luglio 2021

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• Day 1 •

30 Luglio 2021

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Alteria

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Talèa

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• Day 2 •

31 Luglio 2021

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Tersø

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Max Zanotti

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[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Aurora Ziani

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Iosonouncane @ Parco della Musica

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• Iosonouncane •

+

Vieri Cervelli Montel

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Parco della Musica (Padova) // 31 Luglio 2021

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]Nonostante il maltempo di questi giorni risparmi parzialmente la domenica, con la pioggia, in Veneto, ci si impara a convivere.

Ma quella di Iosonouncane, è stata una pioggia sonica che sembra sceneggiatura presso il Parco della Musica a Padova.

L’evento che muove le moltitudini mi mancava. A un anno e mezzo dall’ultima volta, torno ad assistere a un concerto grande e a posteriori possiamo sentenziarlo anche come un grande concerto… come preferite.

Osservo un pubblico insolitamente tranquillo che ancora sta riprovando i meccanismi ormai persi da troppi mesi, parlando di vivere un concerto.

Tutti stanno aspettando sul palco Jacopo Incani, in arte Iosonouncane, per cui le definizioni generiche, che possono innescare eventuali ilarità, sono sempre inadeguate.

Jacopo, musicista di Buggerru, ha pubblicato da poco il suo terzo album, il monumentale Ira: due ore di musica tra psichedelia, canzone d’autore, elettronica, prog e sperimentazione.

Allora comincio a chiedermi: come suoneranno le sue canzoni? Quali sceglierà? Quanto durerà? Di che umore sarà e soprattutto quante sigarette si fumerà?

Alle 20.30 in punto, ecco il live d’apertura di Cervelli Vieri Motel. Il loro disco uscirà quest’inverno ed è prodotto dallo stesso Jacopo Incani, che li ha voluto fortemente in tour. La loro mezz’ora si palesa con un tradizionale sardo e si conclude con una insolita ma interessante rilettura di Almeno tu nell’universo, forte di un finale con i rumori che arrivano a sconvolgere la melodia originale, un iter apparentemente banale ma audace e ben riuscito. 

Per il resto, i brani si snodano a cavallo tra un Free Jazz e un Post Rock con continue variazioni di dinamica che rendono i brani ancora più affascinanti. Da tenere d’occhio.

Ma arriviamo al dunque. Le 21.30 sono trascorse da poco e Jacopo sale sul palco, accompagnato dai suoi due musicisti Bruno Germano (che ha co prodotto l’album) e Amedeo Perri (che ci ha suonato dentro), con cui forma un trio dai suoni tanto alieni quanto tribali e viscerali. 

I tre sono sistemati di fronte a una serie di synth, campionatori e arnesi vari, vestiti completamente di nero, avvolti dal fumo e illuminati solo da qualche luce rossa e blu.

Non una parola, non un saluto, prima di cominciare, ma ci si getta subito nelle stringenti spire di Ira, una scelta di austerità in un climax crescendo, con brani estratti da questo nuovo disco lungo, ordinato e folle.

Nei primi minuti Incani si dimena per ottenere i giusti volumi, poi inizia il viaggio, un viaggio sonoro a tratti inquietante e funereo, che dall’Africa raggiunge i cieli oscuri del nord Europa e altri continenti obliati.I riferimenti artistici possono essere molti: da Andy Stott ad Apparat, da Scott Walker al tribale del Maghreb ma l’impronta è sempre più la sua, personale e intima, lontana dalle convenzioni e rituali, quasi volesse scrivere una nuova grammatica. Una musica labirintica in cui si ha il piacere di smarrirsi ed infine ritrovarsi.

L’attesa è ripagata da un concerto dall’impatto marmoreo e mastodontico, che esplode in un magma sonoro fragoroso che fa strano vivere seduti.

La musica è una liturgia solenne e drammatica, ostile a tratti violenta, caratterizzata da dilatazioni, pause e brusche accelerate. Senza troppi colpi di scena, abbiamo la conferma della bravura di un artista la cui abilità durante i live non è più una sorpresa. 

Difficile, praticamente impossibile sin dall’inizio, ipotizzare una vaga idea di scaletta. Ok lo ammetto, ho ascoltato diverse volte Ira ma ancora non associo i titoli alle canzoni, considerandola quasi una lunghissimo unico paesaggio sonoro. Forse è giusto interpretarlo così.

Le canzoni si lasciano il passo a vicenda, rincorrendosi, guardandosi negli occhi, in una trama di immagini bellissime. 

I pezzi dell’album Ira traslano dalla nevrosi ritmica al lento, per aprirsi a momenti d’improvvisazione. Chiudo gli occhi e decido di abbandonarmi ad un’esperienza immersiva: una sensazione di trance cui abbandonarsi facendosi accompagnare dalla traiettorie imprevedibili del suono.[/vc_column_text][vc_empty_space][vc_single_image image=”20555″ img_size=”full”][vc_empty_space][vc_column_text]

Apro gli occhi e mi volto verso il pubblico, e attorno a me vedo gambe piegate e corpi seduti rigidi, in ipnosi da suggestioni sonore da ascoltare, immobili.

A tratti voci ancestrali sono spezzate da un dolore innato, mentre le angoscianti trame di synth si levano come a sfidare un ostinato cielo che non vuole saperne di dare tregua.

I pezzi di Ira progrediscono verso l’ossessivo, ma c’è spazio anche per l’esecuzione di Tanca, tratta dall’album Die, uno dei suoi brani più riusciti, che conferma l’entusiasmo di un pubblico ancora molto affezionato al passato. Le teste ondeggiano e solo in questo pezzo si sentono urla entusiaste da hit tanto desiderata in scaletta.

Alcuni, pochi, travolti dall’entusiasmo, provano a riversarsi sui lati per assistere al set in piedi, ma vengono subito riportati a sedere dai più miti consigli dal solerte staff, quasi addestrato dall’artista. 

Nel frattempo la voce di Incani, un inserto momentaneo all’interno di pezzi di lunga durata, assume essa stessa funzione di strumento musicale che ne consente una più facile assimilabilità. 

Degno di nota la facilità con cui passa dall’uso del falsetto a timbri molto bassi, quasi baritonali (con l’uso anche di effetti), che rivelano una crescita importante per Jacopo anche nell’uso del canto. 

La birra, stretta tra le mani, diventa sempre più calda con il passare del tempo e con l’aumentare dell’attenzione che avvolge il viso dei presenti. Così, la lancetta gira in fretta, facendo perdere la cognizione del tempo agli ascoltatori. 

Incani ed i suoi lasciano gli strumenti a concludere da soli l’ultimo loop e i tre si dileguano col favore del buio. 

Sì, se né andato, Jacopo ha finito di stregare Il Parco della Musica di Padova. 

Una zona di convivialità tra tavolini, alimentari e drink ci portano verso una dimensione più rilassata, contornata da fili luccicanti che ci riportano ad un meraviglioso salotto all’aperto.

Sarebbe stato meglio stare in piedi e dimenarsi sotto il palco, ma in attesa di tornare anche a quello, siamo comunque grati per questo meraviglioso e ipnotico momento. Di questi tempi, non è scontato.

 

 

[/vc_column_text][vc_column_text]Foto e testo di Massimiliano Mattiello

 

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Vieri Cervelli Montel

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Sammaurock 2021

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Sammaurock 2021

Villa Torlonia (San Mauro Pascoli) // 30 Luglio 2021

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[/vc_column_text][vc_column_text]Dopo diciott’anni Sammaurock, l’evento musicale che dal 2004 accende di musica e creatività l’estate degli appassionati di concerti di tutta la Romagna, ha deciso di chiudere.

Lo ha fatto con una splendida ultima edizione venerdì 30 luglio 2021 sul palco della corte di Villa Torlonia Parco Poesia Pascoli: una vera e propria festa che ha celebrato la storia della manifestazione con una grandissima affluenza di pubblico, saldi punti fermi e sorprendenti novità.

Tra queste, la Stand Up Comedy che ha visto alternarsi Alessandro CiacciRaymond Solfanelli e Emanuele Tumolo per 45 minuti di monologhi dalle tematiche forti, che non ha risparmiato niente e nessuno e ha creato, come è consuetudine per questo tipo di comicità, divisione anche tra gli spettatori. Una scelta coraggiosa da parte dell’organizzazione.

Il posto d’onore della festa, ovviamente, è spettato alla regina musica.

La musica di Lorenzo Kruger, per esempio: il cantautore e fondatore dei Nobraino, che con la band ha incendiato non poche edizioni del Sammaurock lasciando ricordi indelebili nella storia del festival, è stato ospite con il suo pianoforte; tra le varie canzoni sono stati suonati anche i due singoli che faranno parte del suo primo disco solista in uscita in autunno, Il Calabrone e Con Me Low Fi.

La festa è importante e ce n’è per tutti i gusti. Per chi ama il sapore delle materie prime selezionate e di qualità, rigorosamente nostrane, ecco gli ingredienti di Funk Rimini: future funk, nu soul, hip hop e deep house, suoni allineati alle correnti Brainfeeder, che prendono forma attraverso synth d’annata, batterie elettroniche, basso, chitarra e una vocalità avvolgente in live magici ed esplosivi. Musicisti di razza che hanno lasciato a dir poco a bocca aperta il pubblico presente per la loro tecnica unita ad un gusto eccezionale.

Infine, un altro gradito ritorno sul palco del Sammaurock: gli Strikeballs. Una certezza per tutti gli appassionati di musica nella maniera più genuina e candida possibile: bravi musicisti che suonano bene buona musica. In particolare, brani swing, rockabilly, country e surf che si mescolano in un concentrato dal sapore californiano di fine anni ’50.

A chiudere le danze ci ha pensato il sottofondo musicale a cura di dj Stereo:fonica, da otto anni ormai dj ufficiale dell’evento.

Un grande successo che a fatto sì che a fine evento siano state tante le persone, sia tra il pubblico che tra lo staff che ancora credono e sperano di ritrovarsi a Villa Torlonia anche nel 2022.

Negli anni, sul palco della manifestazione si sono avvicendati cantautori e band emergenti di grande talento, molti dei quali hanno ottenuto grande successo a livello nazionale, tra cui: The Giornalisti, Colapesce, Cosmo, Ex-Otago, Landlord, Fadi, Roberto Dell’Era e Rodrigo d’Erasmo degli Afterhours, Gazebo Penguins, Maria Antonietta, Colombre e tantissimi altri.

Uno dei punti di forza della manifestazione è sempre stato anche l’ingresso libero che fin dalla prima edizione ha aiutato i ragazzi di Sammaurock a farsi conoscere, permettendo a chiunque di entrare e venire a contatto con gruppi indipendenti che anche dall’enorme talento.

“La nostra passione per la musica ci ha permesso in questi anni di andare a scovare veri e propri talenti che da lì a poco avrebbero avuto grande successo e di ricevere l’aiuto e il sostegno di tante attività del nostro paese che con grande entusiasmo ci hanno dato i fondi per organizzare ogni anno un’edizione sempre migliore” afferma Francesco Tognacci, presidente dell’associazione Sammaurock che con Davide Ponti e Mattia Emanuel Cesarini organizza l’evento dal 2004.

“Quando abbiamo iniziato, però, la musica era meno complicata di quanto lo sia diventato negli ultimi anni e soprattutto a livello personale, professionale e familiare ad oggi siamo molto più impegnati. Non vogliamo chiudere nessuna porta a priori, al momento, però, siamo molto stanchi e vogliamo goderci il grande successo di questa edizione 2021 senza pensare troppo al futuro. Vogliamo solo dire che l’enorme affetto e rispetto per la manifestazione che ci stanno arrivando in questi giorni da parte delle persone che ci seguono o collaborano con noi, non ci stanno lasciando indifferenti e li teniamo stretti. Al momento, chi era lì venerdì ha assistito all’ultima edizione di Sammauurock, poi non ricordo chi diceva che “Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione”.”

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Lorenzo Kruger

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Funk Rimini

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The Strikeballs

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[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Isabella Monti

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Cristiano Godano @ Anfiteatro del Venda

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• Cristiano Godano •

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Anfiteatro del Venda

Galzignano Terme (Padova) // 30 Luglio 2021

 

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Quando Tutto Diventò Blu @ Cesena

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• Quando Tutto Diventò Blu •

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 Concerto a fumetti di Alessandro Baronciani

 

Arianna Poli • Ilariuni • Her Skin

 

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FuMe Festival

Villa Silvia (Cesena) // 29 Luglio 2021

 

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Ludovico Einaudi @ Sogliano

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• Ludovico Einaudi •

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Notturni nel Bosco

Radura di Pietra dell’Uso (Sogliano) // 27 Luglio 2021

 

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Ghemon @ Orvieto Sound Festival 2021

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• Ghemon •

 

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Orvieto Sound Festival 2021

Orvieto // 21 Luglio 2021

 

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Max Pezzali @ Sequoie Music Park

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• Max Pezzali •

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Sequoie Music Park

Bologna // 19 Luglio 2021

 

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Niccolò Fabi @ Acieloaperto

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• Niccolò Fabi •

+

Houdini Righini | Manuel Pistacchio

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Acieloaperto 2021

Rocca Malatestiana (Cesena) // 17 Luglio 2021

 

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Houdini Righini

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Manuel Pistacchio

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Ministri @ Balena Festival

Arena del Mare (Genova) // 18 Luglio 2021

 

Due anni esatti prima del concerto dei Ministri (Davide “Divi” Autelitano, Federico Dragogna e Michele “Michelino” Esposito), io mi trovavo all’Arena del Mare. Ero in piedi e, con scarso successo, mi muovevo seguendo il ritmo delle canzoni dei Fast Animals and Slow Kids. All’epoca non potevo sapere che avremmo vissuto una pandemia e che avrei sentito la mancanza della calca, del caldo asfissiante e dei capelli ricci sudati che mi bagnano il collo fino a che non li lego.

I Ministri vengono da Milano e amano Genova, lo hanno voluto ricordare sul loro account di Instagram nei giorni precedenti al concerto che si è tenuto nell’ultima serata del Balena Festival. L’ansia dell’attesa era più forte che mai e ho ripassato le canzoni della scaletta: volevo essere pronta per il mio ritorno ai live. 

In apertura si è esibito Pablo America, che ha scaldato il pubblico agitando la sua imponente massa di capelli ricci, neri e crespi che sembravano perfetti per la sua personalità. Dopo aver cantato alcuni suoi brani, come Noi non siamo il punk, Ascoltavo i Nirvana e Arianna, è iniziata un’attesa di mezz’ora che si è conclusa con l’arrivo dei Ministri sul palco e Tempi Bui. “Veramente vivo in tempi bui”: un inizio azzeccato.

Da subito, ho percepito un senso di stranezza che mi ha accompagnato per tutto il concerto: le sedie e il distanziamento non si adattavano al rock dei Ministri. Come ha detto lo stesso Divi: “Voi siete obbligati a stare seduti e noi siamo obbligati a vedervi così”. Negli intermezzi erano di poche parole, ma perfette. Più volte ci hanno invitato a farci un applauso e ricordarci che, nonostante tutto, ci stavamo portando a casa un concerto e andava bene così. Percepivamo un profondo senso di gratitudine.

Anche sul palco, la band ha ribadito in più momenti il forte legame con Genova e ha ricordato le sofferenze che la città ha vissuto e provato a superare. Avevo cinque anni, ero in vacanza, riconoscevo le mie strade nelle immagini dei telegiornali e non capivo come mai avessi paura. “Venti anni esatti fa, qua a Genova, è stato sospeso lo stato di diritto e noi ci abbiamo scritto una canzone”. La Piazza è uno dei tanti brani da pelle d’oca dei Ministri, ma ascoltarla nei giorni di commemorazione dei fatti del G8 ha tutto un altro sapore.

Abbiamo “ballato” sulle note dell’ultimo EP Cronaca Nera e Musica Leggera e di altri brani come Comunque e Gli Alberi e ci siamo emozionati sul tributo a Franco Battiato con Alexander Platz. Faceva più caldo rispetto alle sere delle settimane precedenti e tra le facce sudate del pubblico, un ragazzo ha guardato il suo smart watch e ha urlato di aver fatto molto più movimento del solito. Ho guardato anche io il mio: finalmente qualcosa ricordava la normalità.

Uno dei momenti più significativi del concerto, è stato quando Divi è sceso dal palco e ha iniziato a cantare e suonare il basso girando tra il pubblico e guardandoci negli occhi, manifestando la voglia di tutto il gruppo di ricominciare a stare in mezzo alla gente. 

Anche la chiusura è stata azzeccata e tra qualche lacrima, abbiamo iniziato a intonare Una Palude insieme ai Ministri. “Non è un segreto che la terra sia una palude senza di te” è una delle frasi migliori per salutare il pubblico che è tornato ad assistere ai concerti. Quando il gruppo ha lasciato il palco si percepiva già la nostalgia e dalle sedie delle ultime file è partito un coro che cantava Abituarsi alla Fine (in una versione più da stadio), un brano che non era nella scaletta. Tutti speravamo che la band tornasse per un ultimo pezzo. 

Poi è arrivato il momento di lasciare l’Arena del Mare, con la consapevolezza che non ci abitueremo mai alla fine dei concerti, ma c’è un pensiero che mi ha consolato mentre raggiungevo il parcheggio con i capelli finalmente legati: quello che ci mancava sta tornando. 

 

Marta Massardo

Foto di Copertina (archivio): Simone Asciutti

Tre Allegri Ragazzi Morti @ NOVA Festival

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• Tre Allegri Ragazzi Morti •

+

Generic Animal

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Dumbo, Bologna // 16 Luglio 2021

 

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Foto: Francesca Garattoni

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Generic Animal

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Grazie a La Tempesta Concerti

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The Zen Circus @ Dumbo & Arena del Mare

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• The Zen Circus •

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Dumbo, Bologna // 13 Luglio 2021

Arena del Mare, Genova // 14 Luglio 2021

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Per poter parlare di questo concerto bisogna prima fare un passo indietro a due anni fa, quando la virologia ancora non era comune argomento di conversazione e i live si potevano vedere gli uni appiccicati agli altri. Quello a luglio 2019 non è stato il mio ultimo concerto dell’era pre-covid, ma è stata sicuramente l’ultima volta in cui ho messo piede in un’Arena del Mare bardata a festa, per così dire. Appena entrati dal cancello assale quindi una punta di nostalgia: si sa che non sarà quello a cui siamo abituati, però, dopo un anno e mezzo di astinenza da live, le mascherine e le sedie non sembrano un impedimento poi così grande. 

A fare gli onori di casa ci pensano i Balto, giovane band romagnola che era tanto felice di calcare un palcoscenico quanto noi spettatori di vedere finalmente della musica dal vivo. Le loro canzoni, da Preghiera della Sera a Mac Baren, sono romantiche e malinconiche, ma con delle basi piuttosto movimentate e tanta, tantissima chitarra. Già dalla loro apertura si era capito che in questo concerto il “fattore umano” sarebbe stato in qualche modo più presente del solito, perché il fatto di tornare a suonare davanti a tanta gente – cosa non affatto scontata fino a qualche mese fa – sembrava di per sé un piccolo miracolo da tenersi stretto e condividere con il pubblico. 

La stessa sensazione di umanità si percepiva anche con gli Zen Circus, che sembrava fossero davvero tornati a casa, nella loro dimensione naturale. E si vedeva che gli era mancata, questa dimensione. Era come se avessero appena incontrato quell’amico di una vita che non vedevano da tempo, quello a cui vuoi tutto il bene del mondo e che conosci così bene da non avere bisogno di cedere al sentimentalismo. Così gli Zen Circus non tradiscono la loro natura, forse un po’ cinica ma sicuramente autentica e reale. Mai avevo visto un cantante dire al pubblico “lo sapete che siamo un po’ delle merde” e mai avevo visto un pubblico così complice con la battuta da mandarsi a fanculo da soli prima di intonare Andate tutti a fanculo. 

Lo stesso rapporto scanzonato ma complice non c’è solo tra la band e il pubblico, ma anche tra i membri stessi della band: i siparietti tra Appino e Ufo ad intervallare le canzoni hanno dato un ulteriore tocco di leggerezza, come quando il cantante ha dedicato al bassista la loro Figlio di puttana. 

Ma se c’è una cosa che caratterizza perfettamente gli Zen Circus è la versatilità, che durante i live si manifesta nella velocità con cui snocciolano una dietro l’altra le canzoni più diverse, tratte sia da album storici che da altri più nuovi, primo fra tutti il loro ultimo lavoro L’Ultima Casa Accogliente. Si è passato quindi da un dal momento più divertente a quello più coinvolgente sul piano emotivo. Dall’intro con Non si va a Non Voglio Ballare, che ha reso parecchio difficile per noi pubblico non rompere le righe in cui ci avevano chiesto di stare; dopo i toni più politici di Bestia Rara si passa a L’Amore è una dittatura, eseguita in una veste nuova rispetto a quella che avevamo visto al Festival di Sanremo due anni fa. Solo voce, tastiera e fagotto, per quella che è stata l’esibizione più teatrale e forse anche più emozionante dell’intero concerto. Per quattro minuti Appino si è spogliato dei panni del cantante e ha indossato quelli dell’attore, il che gli è riuscito incredibilmente bene. 

Anche il finale è stato un binomio di versatilità, con quella poesia che è L’anima non conta seguita da Viva, richiesta a gran voce da tutto il pubblico e cantata fino alla fine.

Insomma, Appino aveva esordito dicendo che, nonostante tutto, durante il concerto niente sarebbe cambiato e hanno decisamente mantenuto la promessa.

[/vc_column_text][vc_empty_space][vc_column_text]Report (Genova): Francesca Di Salvatore

Foto (Bologna): Alessandra Cavicchi

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