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Tag: Live

Pixies @ Paladozza + Officine Grandi Riparazioni

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• Pixies •

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+
Blood Red Shoes

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Paladozza (Bologna) // 11 Ottobre 2019

OGR – Officine Grandi Riparazioni (Torino) // 12 Ottobre 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Ho avuto la fortuna di recensire, esattamente un mese fa, l’ultimo lavoro dei Pixies e l’immagine, costante, che l’album mi evocava era quella di una delirante, divertente, cinica e isterica festa del liceo, vent’anni dopo.
Ecco, sabato sera sono stato invitato a quella festa.

Torino ha sempre amato la scena underground e negli anni novanta è stata una città seminale per band seminali. Sotto la Mole suonavano i Sonic Youth e si ascoltava musica in luoghi improbabili, come Zona Castalia, sotto una chiesa del centro storico, o i Docks Dora, magazzini costruiti nel 1912.
Le OGR (Officine Grandi Riparazioni), un complesso industriale di fine ottocento nel cuore della città, sono una location di rara bellezza e hanno aggiunto un qualcosa di magico allo spettacolo offerto dai Pixies, sabato sera.

La serata è stata aperta dagli inglesi Blood Red Shoes, al secolo Laura-Mary CartereSteven Ansell, power duo accompagnati per il tour da tastiere e basso. La band si ispira a Queens of the Stone Age, Fugazi, Nirvana e, ovviamente, Pixies, e risulta quindi perfettamente in linea con quello che sarà il piatto forte della serata.

Black Francis e soci salgono sul palco alle dieci in punto. Al basso, con l’immancabile rosa a decorare lo strumento, c’è, dal 2013, Paz Lenchantin, polistrumentista che vanta collaborazioni con Maynard James Keenan e Billy Corgan. Alla chitarra e coppola Joey Santiago, capace di stregare il pubblico con entrambi gli strumenti, mentre David Lovering ha le redini delle ritmiche del gruppo.
L’inizio è fulminante e programmatico: i quattro folletti inanellano un pezzo dopo l’altro senza sosta, senza dialogo, senza una pausa per applaudire. E’ un’onda che si alza sotto il pubblico e che ci porta tutti nel loro assurdo mondo. Sono in ottima forma, e lo dimostra la scaletta schizofrenica che propongono: dalla nuovissima St. Nazaire si passa all’isterica Rock Music per finire alla delirante Isla de Incanta. Ecco, il concerto è una continua altalena tra carezze e pugni allo stomaco, tra pogo e ciondolante college rock. È un gioco di salite e discese, di ritmi che si alternano, di linee di basso che emergono all’improvviso dal caos. La prima pausa, per un cambio chitarra, la si vede al minuto quarantacinque.
E io sono già a pezzi. Perché i Pixies hanno rievocato quello spirito torinese anni Novanta, e il pubblico, lo stesso di allora, di diverso ha solo il conto in banca e l’ora della sveglia. Fedeli ai riti e alle tradizioni, una massa di quarantenni ha rotto l’indugio, e alle prime note di Caribou è iniziato un primo pogo a trenta metri dal palco. In transenna era iniziato alla seconda canzone.
Colpa di Charles Michael Kittridge Thompson IV che riesce a essere carismatico senza quasi muoversi, usando la voce come quinto strumento, mescolando cantato a urlato, inserendo versi e risate.
Sul palco ci sono solo loro, pochissima scenografia, le luci, scelta geniale, sono poste dietro la band. Il risultato è duplice: da una parte gli artisti vengono proiettati sulle pareti delle officine, costruite con mattoni e ferro, tetto in vetro, e sembrano ombre di automi impazziti, l’altro è quella di avere i musicisti spesso in controluce, come silhouettes, su sfondo fumo. Curiosa metafora per una band che non ha mai raggiunto il successo che avrebbe meritato, ma che da tutti i grandi artisti di fine secolo scorso è stata citata e idolatrata.
La scaletta è impressionante, i Pixies suonano 37 brani in due ore esatte, hanno un motore incredibile, un ritmo infernale. E hanno anche gusto e mestiere perché i brani del loro ultimo disco, Beneath the Eyrie, motivo per cui sono in tour, sono sparsi nella setlist con astuzia. Alla fine però, ventiquattro canzoni saranno pescate dai primi tre album della band, per far felici noi nostalgici, pogatori, quarantenni.
Un ultimo pensiero. Assistere a un concerto di una band così longeva, che ha pubblicato il primo album nel 1986 e che propone una scaletta così varia, concede il lusso di ammirare, nell’arco di centoventi minuti, tutto l’arco espositivo, dal seme al frutto, dai primi lavori a quelli pubblicati il mese precedente. Si notano le differenze, di esposizione e interpretazione, e anche così, inevitabilmente, il concerto diventa viaggio, ricordo, ballo del liceo vent’anni dopo.
Per una sera, per due ore, è stato davvero piacevole rivivere quella sensazione di concerto essenziale, in cui la sola cosa che conta, perché in fondo l’unica presente, è la musica. C’è poco culto della rockstar, non ci sono visual, non maxischermi, nessuna distrazione. Il trucco non c’è, questi la magia la fanno con due chitarre, un basso, una batteria.
Oh, sono Pixies.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo (Torino): Andrea Riscossa

Foto (Bologna): Luca Ortolani

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Blood Red Shoes

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Grazie a: Dna Concerti

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Static-X @ Rock Planet

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• Static-X •

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Wisconsin Death Trip 20° anniversary
+
Wednesday 13
Soil
Dope

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Rock Planet (Cervia) // 12 Ottobre 2019

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Foto: Luca Ortolani

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Wednesday 13

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Soil

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Dope

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Grazie a: Hub Music Factory

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Motorpsycho @ Latteria Molloy

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• Motorpsycho •

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Latteria Molloy (Brescia) // 11 Ottobre 2019

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Foto: Massimiliano Mattiello

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Grazie a: Vertigo

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Marlene Kuntz @ Afterlife Live Club

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• Marlene Kuntz •

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30 : 20 : 10 MKTour

Afterlife Live Club (Perugia)  // 11 Ottobre 2019

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Venerdì 11 ottobre all’Afterlife Live Club di Perugia c’è stato uno spettacolo grandioso. 

I Marlene Kuntz avevano posticipato il tour per i loro trent’anni di attività a causa di un’acuta tendinite che aveva colpito il batterista Luca Bergia ma sono tornati più potenti che mai. 

Descrivere un live dei Marlene non è facile. Si potrebbe racchiudere il tutto in due parole: “Emozione Marlene”, perché per ciascuno che è li a guardarli, le sensazioni implodono diverse e immense, ad ogni canzone e ad ogni nota. 

Quando salgono sul palco sono avvolti in luci blu. Qualche secondo e iniziano, senza parlare, con il set acustico: un vero successo. 

Lieve, come la voce di Cristiano Godano, apre il concerto, accompagnata da proiezioni che persisteranno per tutto il live: un secondo spettacolo a tutti gli effetti che segue in modo eccelso ogni canzone. Si continua con Ti Giro Intorno e con le immagini di un violino che prende poi vita nelle mani di Davide Arneodo. Notte, La lira di Narciso e Osja Amore Mio, associata alla rappresentazione di un cuore dalle vene nere, come colme di inchiostro. Segue Bella Ciao introdotta dalle parole di Godano “si tratta di resistere a questa deriva pericolosa”; il pezzo abbraccia e sorprende con i controcanti del poliedrico Arneodo. Il live prosegue con L’artista e Sapore di Miele durante cui Riccardo Tesio passa al basso e Luca “Lagash” Saporiti si dedica alle percussioni a mano. Poi Fantasmi, dove le proiezioni ci stupiscono con l’arrivo improvviso di uno scheletro danzante. E per concludere Musa, poesia e canzone d’amore. La gente è in visibilio per questo set acustico, di una inaspettata potenza e intimità. 

Durante la pausa, in attesa della parte live elettrica ci si guarda un po’ intorno. Il pubblico è diversificato: dagli “affezionati” ai più giovani fan, tutti pronti a immergersi nell’emozione Marlene. 

 

Il set elettrico inizia: L’odio Migliore, L’Abitudine, Le Putte con cui si salta e balla già dalle parole “grande cerimonia”. Infinità, Una Canzone Arresa, Questo e Altro, Ineluttabile, Lamento dello Sbronzo, In Delirio (il delirio vero e proprio) e Un Sollievo che, come dice Godano, “di sollievo non ha un cazzo: è una canzone cupa”. Le canzoni si susseguono e il gruppo è inarrestabile e instancabile. Impressioni di Settembre (cover della PFM), Il Genio (L’Importanza di Essere Oscar Wilde), La Canzone che Scrivo per Te, Bellezza e A Fior di Pelle. 

I Marlene Kuntz escono dalla scena ma rientrano pochi minuti dopo per concludere il live con Nuotando nell’Aria e Sonica. Il suono caratteristico e immancabile della bacchetta poggiata sulle corde e percossa con lo slide manda tutti fuori di testa. Siamo esaltati, rapiti, trascinati e quando i Marlene si interrompono e sospendono il brano, l’attesa sembra infinita. “Sonica, so so so sonica” la gente continua a cantare. 

La chiusura è CATARTICA. 

Tutti applaudono. Godano e Tesio scendono dal palco. Le persone si avvicinano lentamente e con rispetto tendono la mano all’emozione Marlene. Non vi resta che andarli a sperimentare.

 

Grazie a FleischVertigo

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Cecilia Guerra

Foto: Simone Asciutti

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Achille Lauro @ Estragon

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• Achille Lauro •

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 Rolls Royce Tour 2019

Estragon (Bologna) // 10 Ottobre 2019

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Foto: Luca Ortolani

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Grazie a: Parole e Dintorni | Friends and Partners

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Marlene Kuntz @ Vidia Club

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• Marlene Kuntz •

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30 : 20 : 10 MKTour

Vidia Club (Cesena)  // 5 Ottobre 2019

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Sperduto nella frazione di San Vittore, in provincia di Cesena, il Vidia Club è rimasto uno degli ultimi baluardi della notte alternativa romagnola. Un luogo che rievoca gli anni del liceo al ritmo di Mr. Brightside dei Killers e i sabati sera a pogare in compagnia dei System of a Down. Un luogo dove ritorno, dopo cinque anni, per ritrovare le stesse mura nere e le luci soffuse, che stasera ospiteranno il tour dei Marlene Kuntz per celebrare i loro trent’anni di carriera.

Sul palco buio solo una scritta: Marlene Kuntz 302010 MK2.

La band apre la prima parte del concerto, in acustico e costituita dai brani più intimi ed introspettivi del suo repertorio, con Lieve, la canzone che fece innamorare Giovanni Ferretti dei CCCP dei Marlene e di cui i loro stessi, reciprocamente, sono grandi ammiratori.

Sullo schermo dietro al palco scorrono proiezioni che completano come metafore il testo delle canzoni e sull’immagine di un uomo che si perde in fondo all’immobile rosso, Cristiano Godano racconta la vicenda del poeta Osip Mandel’stam, scomodo alle autorità russe e per questo costretto alla prigionia nei Gulag. La moglie Nadia, per paura che i suoi scritti venissero persi e distrutti dalla polizia russa, li imparò tutti a memoria: la forza di questo tragico amore lo spinse a scrivere Osja Amore Mio. Appaiono alcune parole russe rosse, tra cui vremia, ovvero tempo.
“Forse tornerai e io non ci sarò più, se mi senti dimmi dove sei, sono io, Nadia, e tu dove sei?”. Un cuore si sfalda in foglie, scende la neve bianca.
La gente urla entusiasta nel conoscere il significato profondo della canzone: il momento più intenso della serata.

“Poeti, intellettuali, pensatori danno fastidio ai regimi. Bisogna stare un pò attenti. Questa è Bella Ciao”. Così Godano introduce l’esecuzione del brano, uscito ad Aprile in collaborazione con Skin per la manifestazione di Riace, piena di struggente compassione e dignità. Si respira un certo senso di appartenenza e di comunità tra il pubblico, affezionato alla band da trent’anni. A metà del brano, scendono delicati alcuni petali rossi dietro alle loro spalle, “un fiore morto per la libertà”. 

“Ora Riccardo Tesio, prende il basso” dice Cristiano. Così, incalzante e sensuale, inizia Sapore di miele. Lagash, Luca Saporiti e Davide Arneodo impugnano i tamburelli. Il pubblico è sovreccitato e batte le mani. Il miele cola alle pareti, l’immagine di una bocca rossa è sovrapposta. “Dammi il tuo nettare”.

Uno scheletro danzante accompagna l’esecuzione di Fantasmi. “Se un fantasma ce l’hai sai ti potrebbe venire a dire che questa canzone non riguarda altri riguarda te”, il brano ha tutta la disperazione di chi è stato tradito e deve difendersi.
“E’ una canzone d’amore, si intitola Musa” annuncia Cristiano. Musa rapisce il pubblico nel ritornello, “perché tu sai come farmi uscire da me, dalla gabbia dorata della mia lucidità; e non voglio sapere quando, come e perché questa meraviglia alla sua fine arriverà”. La fine arriva e fa da protagonista uno scambio prolungato di chitarre tra Cristiano Godano e Riccardo Tesio. Pura Estasi.
Fantasmi e Musa sigillano la prima parte acustica del concerto, toccante e romantico.

La seconda parte del concerto è dedicata al ventennale del disco Ho ucciso Paranoia, le cui canzoni sono eseguite tutte, tranne Il Naufragio, nell’ordine della tracklist.
“Ho preso Paranoia, la mia concubina cocciuta. E l’ho accoppata, giuro, come di schianto.”
Inizia con L’Odio Migliore la seconda parte del concerto in elettrico. E’ cambiato tutto, e come le chiama Godano, sono iniziate “le bordate”.

Seguono L’Abitudine, Le Putte, L’Infinità e Una Canzone Attesa. Durante il riff magnetico di Questo e Altro, “certe cose son da fare, una è detta eliminare”, la gente si scatena tra cori di devozione e spinte nell’ebbrezza del pogo.

“Trenta fottuti anni. Trent’anni di amicizia e di combattere insieme. Qui, abbiamo suonato i nostri primi concerti. Siamo ancora qua e siete ancora qua e tutto ciò è fantastico”.

Nella seconda parte del concerto le immagini sullo schermo si fanno astratte. Luci e colori si susseguono al ritmo incalzante del rock alternativo dei Marlene. Il pubblico in coro chiede Il Lamento dello Sbronzo e alla fine del brano Cristiano commenta con un “suoniamo bene perché l’atmosfera è fantastica”.
La cover di Impressioni di Settembre dei PFM e La Canzone che Scrivo per Te, disco d’oro nel 2000 che vanta la collaborazione con Skin degli Skunk Anansie, riportano all’intimità della prima parte.

“Sono stati mesi di disagio, credo molti possano condividere. Bisogna continuare ad essere concentrati e attenti e la bellezza potrebbe contribuire, non da sola, a salvare il mondo”. Il cantante annuncia così La Bellezza e il ritornello “Noi cerchiamo la bellezza ovunque” viene enfatizzato dalla dalla perfezione del violino suonato da Davide Arneodo.

Sonica è l’ultimo brano del concerto. Il mondo crolla in pezzi sullo schermo e sembra incorporare la nostalgia già presente del pubblico per la fine dello spettacolo.
Le luci si spengono.
I Marlene rientrano sul palco e la gente urla ancora dopo queste tre ore di concerto da brividi.
Le persone a bordo palco toccano le mani di Cristiano, Riccardo, Luca, Davide e Luca per non lasciarli andare. Ed è li tra quelle mani sudate e gli abbracci spontanei che sopravvive il sodalizio amoroso tra i Marlene Kuntz e il suo pubblico devoto da trent’anni.

 

Grazie a FleischVertigo

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Testo: Giulia Illari 

Foto: Siddharta Mancini

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Auroro Borealo @ Serraglio

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• Auroro Borealo •

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 CULTURE CLUB

Serraglio (Milano)  // 28 Settembre 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Sabato siamo stati invitati alla prima serata del Culture Club nella perfetta cornice del Serraglio di Milano. Una ex officina ristrutturata ed adibita a spazio per concerti e parties, che sabato ha ospitato Il Compleanno di Auroro Borealo.
Per chi non lo conoscesse, Auroro Borealo fa musica stravagante e stonata (si definisce il cantante piu stonato mondo), ma il pubblico partecipa ai suoi live perché sono dei veri e propri spettacoli di stranezza.

Al Serraglio è andata in scena la prima data dello Specialone Tour, che lo porterà a toccare varie città italiane finendo a Brescia il 28 Dicembre. Ad ogni data ci sarà un tema ed uno spettacolo diverso.

La scaletta di Milano ha ospitato tanti nomi più o meno noti.
In Polpette Reggae il nostro Auroro duetta con la bellissima e bravissima Angelica, in Non puoi lasciarmi cosi tocca ad Elasi, Uragano su Milano ospita Nikki, Ruggero de I Timidi su Sessone viene accolto da un boato da parte del pubblico, Annie Mazzola in Pomeridiana vede avverato il suo sogno di cantare illuminata solo dalla luce degli accendini (o flash dei cellulari), per finire Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari su Trentenni Pelati si tuffa sopra al pubblico assieme ad Auroro in un doppio stage diving.
Ad Auroro non resta che prendersi una torta in faccia a fine concerto per festeggiare il compleanno nel migliore dei modi e questo compito tocca ad Annie Mazzola che si immedesima in maniera perfetta nella parte della lancia-torte.

Il Culture Club ed i festeggiamenti sono andati avanti fino a tarda notte, per vedere tutte le foto della serata potete cliccare qui.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text] 

Foto: Luca Ortolani

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Visual Journal vol.1: Jova Beach Party

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Questa nuova sezione é dedicata alla narrazione di un evento in modo un po’ diverso dal solito.
Attraverso un visual journal e un breve testo abbinato cercheremo di raccontarvi tutti gli aspetti di un concerto, dalla musica, al pubblico, alle emozioni e sensazioni provate.
Per il primo volume siamo stati alla data conclusiva del Jova Beach Party all’aeroporto di Linate, un evento senza precedenti che ha fatto innamorare 100.000 persone e sono proprio queste persone le protagoniste del visual journal di questo mese.
Centomila anime unite nello stesso posto per la stessa passione; cuori che battono all’unisono; persone diverse di tutte le età che per un giorno hanno fatto parte di un’unica immensa famiglia.

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• Jova Beach Party @ Aeroporto di Linate (Milano) // 21 Settembre 2019 •

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PER SCORRERE LE IMMAGINI UTILIZZARE LE FRECCE AI LATI

DA MOBILE SI CONSIGLIA DI RUOTARE IL DISPOSITIVO IN ORIZZONTALE PER UNA MIGLIORE VISIONE DELLE IMMAGINI

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Foto: Elisa Hassert

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Jova Beach Party @ Aeroporto di Linate

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• Jova Beach Party •

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Aeroporto di Linate (Milano)  // 21 Settembre 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Quando mi hanno detto che saremmo andati alla data conclusiva del Jova Beach Party di certo non mi sarei mai aspettata di vivere un’esperienza così lontana dalla normalità dell’ambiente live Italiano.

Dopo un’ora in tram attraversando Milano e quattro chilometri a piedi lungo Viale Forlanini, direzione Linate, stile Walking Dead, mi sono ritrovata davanti ad un’oasi della Musica, spuntata dal nulla nel mezzo di un aeroporto deserto.

Ovunque mi girassi c’era una festa diversa, migliaia di persone che si divertivano a ritmo di rock e poi lì, nel mezzo di tutto ciò, Il Palco, imponente, coloratissimo e il suo Re, Jovanotti, il quale è stato presente per tutta la durata dell’evento.

Una festa lunga nove ore con tanti ospiti e sorprese, a partire dalle tre del pomeriggio la musica non si è fermata un attimo, tre i palchi e numerosi gli artisti provenienti da tutto il mondo.

Alle 20.30, dopo l’esibizione di Benny Benassi, finalmente arriva il momento che tutte le 100.000 anime presenti stavano aspettando…eccolo Jovanotti, che con i suoi 52 anni calca il Suo palco con la stessa passione di quando era ragazzino, un Artista con la A maiuscola, un sognatore che ha visto realizzare il suo sogno, “È questa la vita che sognavo da bambino”.

Lorenzo ha tenuto il palco per quasi tre ore di concerto, aiutato dalla sua immancabile band e da alcuni ospiti speciali, tra cui Brumotti, con la sua bicicletta e le acrobazie sul palco tra uno strumento e l’altro, Tommaso Paradiso, con il suo look da cowboy che quasi sembrava di assistere ad un remake di Brokeback Mountain, Salmo alla batteria durante l’esibizione di Ombelico del mondo accompagnato dai ragazzi di Rockin’ 1000 e persino il nostro connazionale astronauta Luca Parmitano direttamente dalla Stazione Spaziale Internazionale a ritmo di Non M’Annoio.

Un concerto che più che tale è sembrato un festival di quelli come si deve, con tanto di fiamme, fuochi d’artificio, esplosioni di polvere colorata e persino una luna gonfiabile di notevole grandezza, insomma un evento che in Italia non si era mai visto.

Lorenzo Jovanotti ancora una volta è riuscito a stupirci tutti creando qualcosa di nuovo e utilizzando per la prima volta uno spazio strategico e abbastanza capiente per tenere concerti alla portata degli AC/DC.

Il Jova Beach Party è una celebrazione d’amore e di passione per la musica, è l’inizio di una nuova era, è l’Italia, l’Italia quella bella, che crede in un futuro migliore.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a Goigest

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Elisa Hassert

Foto: Luca Ortolani

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The Zen Circus @ VI Raduno a Villa Inferno

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• The Zen Circus •

 

VI Raduno a Villa Inferno

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Villa Inferno – Cinetico Bar (Montaletto di Cervia)  // 21 Settembre 2019

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Foto: Siddartha Mancini

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Wilco @ Gran Teatro Geox

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• Wilco •

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Gran Teatro GEOX (Padova)  // 20 Settembre 2019

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Foto: Massimiliano Mattiello

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Marissa Nadler @ Monk

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• Marissa Nadler •

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Monk (Roma)  // 19 Settembre 2019

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Foto: Simone Asciutti

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