Skip to main content

Anno: 2023

LUDWIG lancia il nuovo singolo uptempo e sfida i tormentoni dell’estate 2023

LUDWIG

 

lancia il nuovo singolo uptempo

e sfida i tormentoni dell’estate 2023

 

LA STESSA COSA

fuori in radio e in digitale da venerdì 12 maggio

 

Ludwig alza ancora una volta l’asticella e questa volta alle porte della stagione più calda: venerdì 12 maggio esce il nuovo singolo LA STESSA COSA(distribuzione ADA Music Italy) – prodotto da Danuske CELO – che inaugura la nuova stagione live dell’artista romano.

Il brano uptempo, un concentrato di sonorità pop/dance e sfumature rock/punk, strizza l’occhio all’estate 2023 e ha tutte le carte in regola per essere il nuovo tormentone da vibes radio-friendly, che si appresta a scalare le classifiche dei brani più ascoltati nei prossimi mesi.

Tra amori estivi brevi e fugaci, senza romanticismi retorici La Stessa Cosa ci presenta un Ludwig più consapevole delle sue potenzialità musicali, che conferma ancora una volta di essere in grado di mixare suoni e atmosfere con una scrittura fresca e spensierata, per evocare storie di sentimenti liquidi, momenti vissuti a pieno tra notti che non hanno durata, sguardi adrenalinici e relazioni che nascono e svaniscono.

La Stessa Cosa sa di party in riva al mare, di ansie generazionali, di attimi effimeri che esplodono nei club; consapevoli che, al tramonto di un’altra estate, ci sarà un altro treno, un’altra corsa.

Scritto da Ludovico Franchitti, Francesco Sponta, Fabio Pizzoli, Maximilian Dello Preite e composto da Pietro Celona e Daniele Autore, nel brano hanno suonato Daniele Autore (chitarre), Pietro Celona (synth).

Classe ‘92, Ludwig (all’anagrafe Ludovico Franchitti) nasce a Roma, città dove attualmente vive. Inizia ad appassionarsi alla musica elettronica da giovanissimo e in poco tempo riesce a imporsi nello scenario live dei club romani più in voga, come opening e main guest. Nel 2018 è ospite di festival importanti, tra cui il Nameless, entrando nelle line up di rassegne musicali prestigiose in Italia; parallelamente all’attività live, porta avanti vari progetti di beatmaking per altri artisti. A dicembre del 2018 pubblica il suo singolo d’esordio Un po’ de que,conquistando l’attenzione e il supporto di alcuni nomi di spicco della musica attuale: è il suo primo lavoro cantato e prodotto in maniera indipendente, da cui si percepisce la vena creativa e le sonorità non convenzionali.

Il 2019 è l’anno della svolta, con il primo sold out registrato all’Atlantico Live – a cui seguirà poco dopo un altro tutto esaurito allo Spazio900, uno dei più noti locali capitolini – e il primo disco dal titolo “Curioso” (che contiene Un po’ de que e Domani ci passa).

A settembre del 2019 pubblica il singolo Weekend, che ottiene da subito ottimi riscontri dal pubblico, soprattutto su TikTok, conquistando una challenge in home page.

Risale a novembre 2019 la sua prima certificazione Oro dalla FIMI, con il brano Domani Ci Passa (che verrà certificato nel luglio 2020 come Platino dalla FIMI).

La pubblicazione della canzone Dopo Mezzanotte, con la produzione di DJ Matrix, sigla il primo contratto con la Warner Music Italy; un mese dopo esce la hit Courmayeur, in collaborazione con DJ Matrix, Gabry Ponte e Carolina Marquez, successo acclamato che piazza Ludwig tra i nuovi artisti dellaa scena della musica attuale mainstream. Il 2020 viene inaugurato da un altro sold out all’Atlantico Live; a maggio dello stesso anno Ludovico pubblica Boom Boom, hit scritta e prodotta durante la quarantena, dalle sonorità 2000s con i French Affairs My Heart Goes Boom; a luglio il singolo Non Spegnere la Musica, remake di Vamos a la Playa, sempre con DJ Matrix, a cui seguirà Adesso mi diverto, realizzato insieme a Cecilia Cantarano, e Partire, tormentone estivo che anticipa l’EP dal titolo “Neverland”, uscito il 25 Giugno 2021.

​Insieme a Gli Autogol, Arisa e Dj Matrix realizza il brano Coro Azzurro, che accompagna il cammino della nazionale Italiana durante il Campionato europeo di calcio nel 2023 e che viene presentato in diretta su Rai 1 in occasione del programma “Sogno Azzurro”.

Nel 2022 esce Super Cafoni, con Il Pagante e Piotta, remake della hit del 1999 Supercafone, che entra di diritto nella scaletta dei live di “Ludwig Summer Tour”, in Italia e in Europa, che conta oltre 50 date; nel frattempo esce una collaborazione importante: Tropicana, il featuring di Boro Boro, vero tormentone estivo che diventa l’inno dello storico locale di Mykonos, dove Ludwig si esibisce più volte nell’estate 2022. Chiude l’anno pubblicando a dicembre 2022 il suo singolo Ogni volta che ti penso. Attualmente Ludwig sta lavorando a una nuova produzione discografica, in attesa di tornare dal vivo quest’estate, con un fitto calendario di concerti in tutta Italia.

Tre Domande a: Iosonocobalto

Se dovessi riassumere la tua musica con un tre parole, quali sceglieresti e perché?

Insonnia, proprio come il titolo della terza traccia di Non avere paura del buio, perchè il modo in cui scrivo soprattutto i testi dei miei brani è frutto di un flusso di coscenza continuo, che non dorme mai.
Specchio, perchè sono la musica che racconto e la musica che racconti ti rappresenta e anche perchè cerco sempre di raccontare in modo che anche gli altri possano vedere nei miei brani il proprio riflesso.
Quadro, perchè il modo in cui interpreto la musica è prevalentemente immaginifico. Prima di dedicarmi completamente alla musica, dipingevo in senso letterale… Adesso è come se dipingessi con parole e melodie e io stessa fossi la tela bianca.

 

Se dovessi scegliere una sola delle tue canzoni per presentarti a chi non ti conosce, quale sarebbe e perché?

Se dovessi scegliere una canzone che rappresenta al meglio tutti i miei colori, sceglierei senza dubbio Non avere paura del buio che, non a caso, dà il titolo al mio primo album.

Non avere paura del buio racconta molto bene un tratto un po’ dualistico della mia personalità, nell’essere si leggera e spensierata, ma anche profonda e riflessiva. Racconta quanto io possa essere perseverante, testarda, racconta che sono tendenzialmente pessimista e questo mi porta ad avere delle paure che in realtà non mi appartengono, ed è questa consapevolezza a farmi trovare la forza di andare oltre.

 

Qual è la cosa che ami di più del fare musica?

Non so quale sia la cosa che più amo del fare musica, ma so che amo fare musica, di quel tipo di amore che ti fa sentire la mancanza quando pensi di averla persa o che sia finita. In qualche modo la impersonifico, è come un affetto a cui non posso rinunciare. Fare musica mi culla, mi abbraccia, mi emoziona, mi permette di mettere in ordine pensieri ingarbugliati. Quando sento l’esigenza di scrivere di qualcosa, il fatto di vedere le parole scritte nero su bianco e di dare loro vita per mezzo della melodia, mi dà la sensazione di vederle sotto un altro punto di vista, fuori da me, e mi aiuta a capirmi più a fondo. 

Tre Domande a: Henry Beckett

Cosa vorresti far arrivare a chi ti ascolta?

Vorrei che chi si sente generalmente solo e in lotta perenne con le sfide necessarie a trovare il proprio posto nel mondo possa trovare la compagnia di una voce che racconta e vive situazioni simili. Lo immagino come un incontro casuale che può avvenire in un viaggio in solitaria mentre si riflette su se stessi ponendosi tante domande ma trovando poche risposte. Incrociare qualcuno con cui condividere alcune delle proprie preoccupazioni può essere un momento per sentirsi meno allo sbando, prendere un profondo respiro e trovare un po’ di forza per proseguire con più decisione. Vorrei che le mie canzoni riuscissero a essere questo anche solo per una persona. Un incontro simile è capitato anche a me quando a quindi anni ho iniziato a drogarmi di musica scoprendo tanti nuovi cantautori. È questo che mi ha portato a produrre la mia.

 

Se dovessi scegliere una sola delle tue canzoni per presentarti a chi non ti conosce, quale sarebbe e perché?

Some People Get Lost: è la più rappresentativa del mio presente, anche se l’ho scritta tanti anni fa. Parla di come ci si perda nel tentativo di riconoscere e trovare la propria natura e di come si debba sempre trovare la forza di rialzarsi ad ogni caduta, purtroppo inevitabile in questa ricerca. Ha la dimensione che più rispecchia il momento intimo in cui mi siedo a scrivere un pezzo e l’ho cantata come se il microfono fosse il mio orecchio a cui sussurrare di non arrendermi. Inoltre, per questo brano ho prodotto anche un videoclip con il regista Nicola Schito che mette in scena diversi personaggi che metaforicamente cadono e si rialzano. Lo potete trovare sul mio canale YouTube! 

 

Qual è la cosa che ami di più del fare musica?

Domanda molto difficile perché credere e investire in un progetto musicale a volte può portare a un totale esaurimento nervoso! Però se non ho mai smesso un motivo sicuramente c’è. Probabilmente la cosa che più mi carica è scrivere nuovi pezzi, trovando parole e frasi che non avrei mai pensato se non avessi abbracciato la chitarra. Ma anche gli step successivi per me sono magia, come quando entri in uno studio e insieme ad altre menti si arrangia e registra quella canzone, donandole un vestito che potrà indossare solo lei. E infine suonare con i miei musicisti, fare squadra, riuscire a condividere con loro gli alti e bassi e sentire di avere un sostegno su cui poter contare. E ovviamente dimostrare tutto questo sul palco in un live.

Tre Domande a: CATE

Cosa vorresti far arrivare a chi vi ascolta?

Emozioni, sia “belle” che “brutte”, se così sono definibili. Vorrei riuscire a far star malissimo chi ascolta brani come Stracci e La mia generazione, ma, soprattutto nel secondo caso, anche far riflettere chi non ha mai vissuto certe cose e accendere una lucina in fondo al tunnel a chi invece le sta vivendo. Far capire che non si è mai soli. Condividere il dolore. E condividere la gioia, l’amore. SMN ha la capacità di far rivivere a me in primis l’emozione fortissima che provavo prima di vedere la persona che amavo (nel mio caso in stazione) e spero che chi l’ascolta riesca a percepire almeno in parte quell’adrenalina e quella voglia di vivere che solo l’amore, secondo me, riesce a far provare. 

 

Se dovessi scegliere una sola delle tue canzoni per presentarti a chi non ti conosce, quale sarebbe e perché?

Tra quelle uscite finora, sicuramente Manchi Tu, perché è la prima che ho scritto, e nonostante sia passato tanto tempo, quattro anni, è quella da cui è nato tutto. Anche per la scelta di pubblicarla piano e voce, che poi è come scrivo la maggiorparte delle volte. Mi ci sento più vera, più nuda, più io, nonostante la mia scrittura sia abbastanza diversa adesso. È la base, le fondamenta della persona e dell’artista che sono oggi. 

 

Quanto punti sui social per far conoscere il tuo lavoro?

La mia musica in realtà è nata sui social. Quando a 14 anni ho scritto la mia prima canzone, Manchi Tu, avevo una fanpage su Ultimo su instagram con un discreto seguito, su cui facevo spesso delle live in cui cantavo e suonavo le sue canzoni. Poi una volta provai a fare, appunto, Manchi Tu, e piacque molto. Da allora fino a quando non ho abbandonato quella pagina, ho sempre cantato e suonato i miei pezzi in live, è stato il mio primo pubblico. Tuttavia, non sono molto social. TikTok non lo so usare, sto iniziando adesso a fare qualcosina ma mi sento molto stupida. Instagram lo uso più per raccontare e condividere che per farmi conoscere. Per quello, parlo con la gente per strada e canto in giro. Letteralmente, fermo i passanti. Se fatto con un minimo di cervello e gentilezza, lo trovo molto carino, mi ha permesso di conoscere un sacco di persone interessanti e di ricevere dei feedback molto diversi. Non capisco quando e perché le persone abbiano smesso di parlarsi (ma questo è un altro discorso). Comunque, per quanto secondo me i social siano il mezzo più potente che abbiamo iniziato questo periodo storico, continuo a preferire la strada.

Tre Domande a: Wuz

Come e quando è nato questo progetto?

I Wuz sono un collettivo musicale nato nel 2019 da un’idea di Mattia Boschi che insieme al fratello Jacopo e Nico Roccamo si ritrovano a comporre brani strumentali partendo dalla centralità tematica del violoncello ed elaborando arrangiamenti e strutture dove la contaminazione di genere e sound è fulcro fondamentale.

 

Ci sono degli artisti in particolare che influenzano il vostro modo di fare musica o a cui vi ispirate?

La realtà musicale a cui ci ispiriamo maggiormente è quella de The Cinematic Orchestra, dove i concetti di Collettivo, Contaminazione e Trasversalità sono centrali nella composizione nella composizione e produzione dei brani. Il nostro EP Wuz Deluxe Edition uscito il 21 aprile vuole comunicare appunto questo. Anche l’immagine di copertina ne è emblema. La classicità del violoncello (radici/leggio) si spezza al contatto coi diversi generi musicali.

 

Cosa vorreste far arrivare a chi vi ascolta?

La cosa che maggiormente ci interessa comunicare a chi ci ascolta è innanzitutto l’importanza della melodia e la trasversalità del progetto.
Concerti, onorizzazioni, colonne sonore, reading teatrali sono solo alcuni dei svariati modi in cui la musica dei Wuz può trovare ottimo utilizzo.

Macklemore @ Alcatraz

[vc_row css=”.vc_custom_1552435921124{margin-top: 20px !important;margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

• Macklemore •

Alcatraz (Milano) // 03 Maggio 2023

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto di Claudia Bianco
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28584″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28580″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28577″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28582″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”28578″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”28579″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”28585″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28575″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”28581″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”28583″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”28574″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28576″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row]

Tre Domande a: VIRGINIA

C’è un artista in particolare con cui ti piacerebbe collaborare/condividere il palco?

Si, ci sono diversi artisti con cui mi piacerebbe collaborare ma nel particolare scelgo Ed Sheeran: è un artista che seguo da tanti anni e che mi ha accompagnata lungo il mio percorso di crescita fino ad oggi. Musicalmente è sempre stato per me una fonte di grande ispirazione. Sono sempre stata affascinata dalla semplicità con cui riesce a trasmettere le sue emozioni attraverso quei “soliti quattro accordi” che Ed Sheeran stesso domina e plasma su misura per dare vita a melodie e testi che raccontano una storia dietro l’altra. Ascoltare le sue canzoni mi faceva sentire parte di un mondo che allora sognavo immensamente e che ora, passo dopo passo, sta prendendo vita.
Il coraggio che ha nel mettersi a nudo davanti ad un vasto pubblico, presentandosi da solo sul palco, suonando e arrangiando sul momento brani che generalmente necessitano della presenza di altri musicisti, è sempre stato per me fonte di ammirazione e allo stesso tempo di incredulità. Ho la certezza del fatto che si fidi ciecamente delle sue mani e dello strumento che in quel momento sta suonando e questo sentore mi fa percepire la paura che può avere quando sale su un palco ma soprattutto l’amore che prova al suono di ogni corda che sfiora che fa sì che possa chiudere gli occhi, entrare nella sua bolla sicura e annebbiare qualsiasi forma di timore regalando momenti magici e performance indimenticabili.
Sento un forte legame con il suo essere un artista solitario e riservato che però ha storie infinite da raccontare e che sa  rendere partecipi delle sue emozioni in ogni singola nota e frase di una canzone. 

 

Se dovessi scegliere una sola delle tue canzoni per presentarti a chi non ti conosce, quale sarebbe e perché?

Credo che sceglierei un brano che non ho ancora avuto modo di presentare in nessuna occasione.
È una canzone che ho scritto recentemente e rappresenta la pagina più intensa ed emotiva del mio “caro diario” che mi ha permesso di donare alle parole che scrivo una forma poetica che fino ad ora non avevo ancora esplorato. L’ho intitolata Anima.
È un brano che è nato sulle Dolomiti, in un momento ascetico di distacco mentale dalla realtà del quotidiano. Il contatto con la natura mi ha permesso di essere più vulnerabile e di addentrarmi nella sfera più intima e oscura del mio io interiore.
Credo che sia la canzone che più mi scalda il cuore, mi punge nel profondo e mi fa tremare la voce quando la canto. L’impatto che ha avuto su amici e familiari è travolgente e mi fa capire quanto fosse importante per me mettermi a nudo ed esternare i miei pensieri più profondi e renderli accessibili agli altri attraverso questa forma d’arte. 

 

Qual è la cosa che ami di più del fare musica?

È una sensazione che fatico a spiegare a parole.
Mi sento libera ed è come se avessi il potere di entrare direttamente nella mente e nel cuore delle persone; credo che addentrarsi nel mondo nei sentimenti più profondi sia come avere di fronte a sé un campo minato. Spesso mi trovo nell’occhio del ciclone e fatico a trovare una via d’uscita da un momento di forte debolezza. Le incertezze legate alla scelta di fare l’artista a volte sono imponenti e prevalgono su qualsiasi sicurezza che posso avere: è in quei momenti che la mia musica mi salva e mi ricorda il motivo per cui non ho mai rinunciato al sogno di essere artista.
Il mio amore per la musica supera qualsiasi ostacolo e paura e mi dà la sicurezza di poter arrivare al cuore di chiunque abbia voglia di lasciarsi andare alle proprie emozioni.
In un mondo in cui prevale il buio e in cui è sempre una gara a chi è più forte e resistente, voglio creare e regalare qualcosa che illumini, per un istante, ogni angolo oscuro e che ci ricordi che piangere alla fine è bello. Questo è ciò che amo di più della musica: il suo potere catartico.

Maria Antonietta @ Locomotiv Club

[vc_row css=”.vc_custom_1552435921124{margin-top: 20px !important;margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

• Maria Antonietta •

+

Vipera

Locomotiv Club (Bologna) // 28 Aprile 2023

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]foto di Daniel Carnevale

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28553″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28554″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28555″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28551″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28552″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28550″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28557″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

VIPERA

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28559″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28558″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row]

Roger Waters @ Unipol Arena

Bologna, 28 Aprile 2023

 

Stamattina mi son svegliato relativamente presto, considerato che ieri sera sono rientrato da Bologna quasi alle tre. Sbrigata una rapida colazione ho sentito l’urgenza di mettere su le cuffie ed ascoltare Brain Damage e in obbligata successione Eclipse.

Avevo bisogno di tornare a qualche ora prima, agli spalti dell’Unipol Arena di Bologna, necessità di metabolizzare le quasi due ore di concerto di Roger Waters, forse semplicemente di non interrompere quel flusso, apparentemente non esplicabile in maniera universale, anzi molto personale.

Che poi è forse quella la grandezza della musica, della grande musica, dei grandi musicisti, quella di saper creare migliaia di univoci sinceri rapporti.

Soprattutto, ma non solo, umani.

In una serata come quella appena vissuta, spesso ciò mi che resta di quel turbinio di emozioni contrastanti, slanci emotivi, momenti estatici, poche pause e diffuso senso di beatitudine, almeno personalmente, si riduce a pochi frammenti, pochi istanti.

Mi capita di continuo. 

Ancora non ho capito se sia la mia psiche, il mio cervello meglio, che necessita di fare “pulizia” e fissare pochi indelebili fotogrammi a imperitura memoria. 

Forse un pò come i ricordi base, se avete visto Inside Out, il film d’animazione della Pixar di qualche anno fa.

Personalmente (e per certi versi colpevolmente per aver tardato tanto) ero al mio primo, e con ogni probabilità unico, concerto di Roger Waters. Sapevo grossomodo a cosa andavo incontro, pur essendomi tenuto in questi mesi con ogni forza lontano da video, foto, recensioni, polemiche, setlist, per arrivare quanto più vergine possibile di fronte ad uno dei miei grandi numi tutelari in campo musicale, e le attese sono state ripagate. Abbondantemente aggiungerei.

Lo show messo su dal prossimo ottantenne (!) proveniente da Great Bookham si è rivelato da subito (l’apertura affidata a Comfortably Numb ha rappresentato in tal senso una dichiarazione d’intenti chiara) abbacinante, non solo dal punto di vista visivo, e travolgente, non solo dal punto di vista musicale. 

Il palco a forma di croce al centro del palazzetto, almeno sulle prime, ti lascia una sensazione di distacco, di lontananza, specie per chi come il sottoscritto sedeva sulla tribuna opposta rispetto a quella verso la quale era rivolto Waters, ma la resa in primis sonora dell’impianto e in secundis dei giganti led wall che riprendevano la scena, permetteva di azzerare la distanza e di compattare le quindicimila (stima mia spannometrica) presenze attorno ai nove musicisti al centro della scena.

Mi pare inutilmente retorico soffermarsi sulla perizia e maestria dei vari Wilson, Kilminster, Waronker, il sax di Seamus Blake (mio personale MVP comunque della serata, un paio di assoli cla-mo-ro-si), la band funziona a meraviglia e lo show non ha pecche, sia come ritmo, che come setlist, non banale, specie nell’ordine dei brani, con un paio di momenti (ecco i famosi ricordi base di cui sopra) di immane bellezza: l’accoppiata Wish You Were Here / Shine On You Crazy Diamond, accompagnata dal racconto di Waters e Barrett ad un concerto degli Stones, e la conclusiva Brain Damage ed Eclipse, dove migliaia di ghiandole lacrimali sono state messe a dura prova.

Il finale in acustico affidato ad Outside The Wall, con la band stretta in cerchio attorno a Waters seduto al piano, quasi fossero al bancone del bar spiega il nostro durante la serata, è un finale davvero centrato, azzeccato, quasi intimo per quanto la situazione potesse permettere, spoglio, in netta – e riuscita – contrapposizione con la maestosità e ricchezza che lo precedeva. 

È più o meno tutto qui. 

Ah già, ci sarebbe l’aspetto politico del concerto, quasi preponderante dato il numero di messaggi e input e riferimenti, più o meno espliciti, lanciati dai primissimi vagiti fino al crepuscolo della serata. 

Si svaria sui più diversi fronti, dal conflitto palestinese alla questione mediorientale, dalle guerre targate Stati Uniti ai diritti delle minoranze, passando per Chelsea Manning, Assange e i più crudeli ed efferati crimini di guerra, e l’impressione che ho, conoscendo in maniera superficiale e indiretta l’impegno e l’attivismo che Waters profonde da anni, è quella di un nobile intento forse non del tutto a fuoco. Senza dubbio ciò è ovviamente dovuto alla necessità di concentrare tante “missioni” in un tempo relativamente breve. E per questo, parer mio, va bene così.

E dopotutto è lo stesso Waters ad ammonire ad inizio spettacolo, con queste parole che tradotte suonano all’incirca così: “Se vi piace la musica dei Pink Floyd ma avete da ridere con la visione politica e i messaggi di Roger, beh potete tranquillamente andarvene a fanculo al bar”.

 

Alberto Adustini

Calum Scott @ Magazzini Generali

[vc_row css=”.vc_custom_1552435921124{margin-top: 20px !important;margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

• Calum Scott •

 

Magazzini Generali (Milano) // 27 Aprile 2023

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto di Alessio Angrisano
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28527″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28533″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28535″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28532″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28536″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28531″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”28534″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28528″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28529″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28530″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”28537″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row]

Tre Domande a: KAPUT

Come e quando è nato questo progetto?
KAPUT è nato a luglio scorso, con l’uscita del mio primo singolo Caldo Abissale. È un progetto senza alcuna pretesa mainstream ma con la promessa di essere tanto onesto e vero nella scrittura dei brani, cosa che in passato non ho fatto, a dirla tutta. Nel quotidiano sono anche un autore di canzoni per altri artisti e, potrà sembrare scontato da dire, scrivere per se stessi è un lavoro un po’ più difficile ed introspettivo perché bisogna studiarsi con occhi esterni ed accettarsi per quello che si è per davvero bilanciando l’intelligibilità discografica. Ho scartato tanti brani prima di arrivare alle cinque canzoni contenute nel mio EP Bilocale 9/B proprio perché ho desiderato un filo conduttore il più possibile onesto. Sono convinto che, comunicare in maniera spontanea ed onesta superi le performance di ogni tipo di costruzione fatta “ad hoc”.

 

Se dovessi scegliere una sola delle tue canzoni per presentarti a chi non ti conosce, quale sarebbe e perché?
Il mio intero EP Bilocale 9/B parla di diverse sfaccettature dell’affettività e del sesso e l’aspetto del sesso romantico e giocoso che tratto in Verticale (Tempo) penso mi rappresenti più di tutti gli altri. Anche il graphic designer e illustratore Giuseppe D’Alia, che ha accolto la proposta di realizzare un’opera che potesse sintetizzare il mio EP, di sua sponte ha centrato il tutto su Verticale (Tempo). Credo che se il messaggio arriva anche a chi semplicemente recepisce la canzone, la tematica possa accomunare un bel po’ di gente… D’altronde è la mia traccia più ascoltata e ne sono davvero onorato!

 

Quanto punti sui social per far conoscere il tuo lavoro? Ce n’è uno che usi più di altri?
Punto abbastanza alla comunicazione. Personalmente preferisco ed uso quasi esclusivamente Instagram (il mio profilo è @kaput.ig) e la cosa che più mi attrae è quella di “misurare” in maniera quasi simultanea quanto la mia musica possa arrivare o meno. Lo uso come uno strumento per analizzare ciò che realizzo e per comunicare con tante persone, dal sostenitore al collega interessato al mio songwriting. Se vi va, scrivetemi anche lì; sono curioso di conoscere il vostro punto di vista.

Mezzosangue @ Estragon Club

Bologna, 21 Aprile 2023

 

Finalmente, dopo tanti anni di silenzio musicale, ritorna sul palco Mezzosangue, all’Estragon di Bologna. Il pubblico è esattamente come mi aspettavo. Sono fedelissimi: poco prima dell’inizio del live si scaldano e gridano in coro “Mezzo – Sangue!”, motto proveniente dalla canzone Sangue, uscita nell’album Soul of a Supertramp del 2016. L’età varia di poco, sono tutti poco più che ventenni, e vestono con felpe larghe, jeans attillati o tuta cargo e scarpe da ginnastica basse. È come se stessero aspettando un amico che è stato in trasferta, lontano, per tantissimo tempo. Hanno voglia di abbracciarlo, parlargli, vedere come sta e com’è cambiato, confidando tanto nello scorrere del tempo, quanto nell’immutevole natura umana del carattere.

Il live è quasi una performance teatrale: diviso in atti, ognuno dei quali anticipato da un piccolo monologo con una maschera dorata che approfondisce temi da sempre cari all’artista, come la decadenza sociale, la debolezza che affligge l’ego e la voglia di rinascita. Gli effetti visivi lasciano a bocca aperta: la scenografia alle spalle dell’artista viene completata, o talvolta addirittura sostituita, da proiezioni su un sipario trasparente poste fra il pubblico e il cantante, in modo da creare un effetto visivo olografico spesso tridimensionale, grazie a disegni caleidoscopici o ritratti naturali o simbolici, come l’albero del disco Tree – Roots and Crown. 

Effetti visivi a parte, la performance è resa viva anche grazie ai musicisti (oltre al rapper) che suonano dal vivo, per cui è necessario scrivere una nota di merito al batterista: folle, geniale, lancia in aria le bacchette e le riprende al volo, pesta sul rullante come se fosse un’incudine, si alza in piedi durante i cambi più impegnativi.

Alcuni brani vedono anche la collaborazione di ballerini, che attraverso la coreografia riportano, danzando, l’anima e il significato del brano.

Il pubblico è coinvoltissimo sempre: canta a squarciagola, balla quando si alzano i BPM e si ferma quando è il momento di un brano più intimo, più emotivo. L’artista è stato capace di trasportarlo in un mondo alternativo, quello dei mezzosangue, dove amore e paura si fondono, dove prevale la voglia di rivalsa nei confronti di un mondo e, spesso, di uno stato che non li ha mai riconosciuti come figli.

È grazie alla scenografia che Mezzosangue fa capire cosa intende per arte: non conta l’artista, quanto il concetto che trasmette. Anche perché, come suggerisce sia la canzone che la scena del concerto, non siamo forse nient’altro che ologrammi?

 

Riccardo Rinaldini

foto di copertina Nino Saetti

 

Grazie a Help Media Pr