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BAEST deler scene med D-A-D!

På D-A-D´s 5 kommende arena-koncerter er BAEST valgt som special guests.

BAEST har været en dominerende kraft inden for dansk dødsmetal siden deres eksplosive debutalbum, Danse Macabre (2018).

Kendt for deres ustoppelige energi, knusende riffs og elektrificerende liveoptrædener har den danske kvintet turneret med metal-legender som Krisiun, Abbath og Entombed AD, men også væltet flere TV programmer, ikke mindst DRs dokumentar ’Den Satans Familie’.

Bandet har udgivet tre anmelderroste albums, hentet sammenlagt 5 Gaffa-priser og senest kåret som ’Årets Artist’ til ’Den Hårde Tone 2024’. BAEST har tryllebundet fans verden over, spillet over 350 koncerter og optrådt på store festivaler som Copenhell, Roskilde Festival og  Wacken Open Air.

Inden BAEST til april drager på deres første tour i USA, som support for Arch Enemy er de klar som special guests for D-A-D på den kommende Arena tour. Svend fra BAEST udtaler: “Kongerne af rock har hidkaldt deres uduelige, uvorne og rablende vanvittige sønner!  Vi er beærede over at få lov at tage med D-A-D på tour, og vi glæder os til at vise det lidt bredere danske publikum hvor skabet også kan stå – lidt længere nede af gangen, i det mørke og uhyggelige hjørne. Men for fanden hvor er der heavy fest nede i det hjørne. Vi ses, Danmark!”

Jesper Binzer fra D-A-D hilser BAEST velkommen : ”De gør det SÅ vildt for tiden og deres 2025 bliver fantastisk – og så starter de året med os – YEAH !!”

Kort efter udgivelsen af deres nye album ”Speed Of Darkness” spillede D-A-D en udsolgt Royal Arena, og følger nu om med 5 koncerter om få uger, inden deres næste turné som bl.a. bringer dem til Australien i foråret.

Der kan forventes to bands i topform på flg. steder :

23/1 Aarhus Congress Center – Aarhus

24/1 Aalborg Kongres & Kultur Center – Aalborg

25/1 Jyske Bank Arena – Odense

31/1 + 1/2 Forum Black Box – København

VINTAGE VIOLENCE: Sabato 18 gennaio la storica garage band lombarda dal vivo a Bologna presso il Locomotiv Club per l’ultima tappa del loro “I Non Frequentanti Tour”.

Sabato 18 gennaio a partire dalle ore 20:30 presso il Locomotiv Club di Bologna i Vintage Violence in concerto per la tappa conclusiva del loro “I Non Frequentanti Tour” nelle principali città universitarie italiane. In apertura: Maciste.

Dopo il successo delle date di Pisa, Torino e Roma e dopo il sold out di Milano, sarà ora il capoluogo emiliano a ricevere la carica esplosiva della band culto del panorama punk e garage rock italiano,che con questo nuovo tour celebra la recente pubblicazione della nuova versione rimasterizzata di uno dei suoi brani più rappresentativi, “I non frequentanti” appunto che, per l’occasione, viene impreziosito dal featuring del rapper Klaus Noir. 

“Il fatto che, dieci anni dopo l’uscita, I non frequentanti sia uno dei nostri brani più ascoltati di sempre la dice lunga sul permanere, se non addirittura sull’acuirsi, delle dinamiche socio-occupazionali la cui osservazione ne ha ispirato la scrittura nel 2014: ora che chi ci governa addirittura si vanta della percentuale di occupazione nazionale è ancora più evidente la stortura esistenziale che questa “’uota per criceti’ che è il neoliberismo rappresenta, sventolandoci davanti al naso la carota dello studia-lavora-crepa come fosse un balsamo per la felicità e non la palestra della morte intellettuale che è. I non frequentanti intendeva additare precisamente questo ‘elefante nella stanza’ opponendogli un inno gioioso al presente: il fatto che nel suo testo oggi ci si riveda una nuova generazione di universitari dimostra quanto sia necessaria, non solo divertente, una sua ripubblicazione, per così dire, aggiornata”. (Rocco Arienti, VV)

I Vintage Violence sono uno dei gruppi storici dell’underground punk e garage rock italiano. Operativi dai primi anni 2000, hanno oltre 400 concerti sulle spalle, 4 album all’attivo, 27 videoclip, una raccolta acustica, un EP live e un greateast hits. Saranno in tour per l’autunno e l’inverno nelle città universitarie per promuovere la riedizione del singolo “i non frequentanti”, dedicato proprio al mondo degli atenei.

Vintage Violence in concerto
Sabato 18 Gennaio

Locomotiv Club, Via Sebastiano Serlio 25  – Bologna

Apertura porte ore 20:30
Inizio live ore 21:30
Ingresso 10€
Prevendite su DICE
Tessera AICS 2024-25 obbligatoria (​8€)
Evento FB

Link band:
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Official


Press, info e materiali stampa
press@sferacubica.com

BEATRICE ANTOLINI: Venerdì 10 gennaio dal vivo a Bologna presso il Covo Club per una tappa di “Iperborea Tour”.

Venerdì 10 gennaio a partire dalle ore 21:30 presso il Covo Club di BolognaBeatrice Antolini in concerto per presentare dal vivo il suo ultimo album “Iperborea“, pubblicato sul finire dello scorso anno da La Tempesta/Orangle e che ha debuttato alla posizione N.14 della Classifica FIMI dei dischi fisici più venduti.

Anticipato dai singoli “Il timore” e “L’idea del tutto“, l’album è il sesto LP della carriera dell’artista e si compone di nove canzoni tutte, come ormai consuetudine, composte, arrangiate e prodotte artisticamente dalla stessa Antolini.

Beatrice Antolini in concerto
Venerdì 10 Gennaio

Covo Club, Viale Zagabria 1  – Bologna

Opening: Nora Lang
Aftershow: Nictalgia (music selection)
Apertura porte ore 20:30
Inizio live ore 21:30
Prevendite su DICE 13€ + ddp (+ 5€ tessera Hovoc 24/25)
Evento FB
 

Dicono di “Iperborea”:

– “Un disco che rappresenta un’eccezione nella musica italiana odierna… nove canzoni in cui sono mixati pop, elettronica, classica, etnica, urban e sperimentazione”
 (Rolling Stone)
– “Iperborea è moderno e antico, guarda al cantautorato colto e vagamente prog con impennate elettriche ed eterei ripiegamenti” (Rockerilla)
– “Un artista adulta, matura, consapevole dei propri mezzi e che non ha paura di rischiare” (Rumore)
– “Ad ascoltare brani come ‘L’idea del tutto’ o ‘Pensiero laterale’ si celebra il genio creativo privo di limiti e barriere omologate” (Raro)
– “Iperborea è un diamante che andrebbe esibito quantomeno nelle giuste situazioni, se non addirittura ogni giorno” (Mow Mag)
– “Artista geniale, innovativa, musicalmente estroversa oltre che tecnicamente perfetta… è innegabile di essere di fronte ad una delle migliori proposte musicali che offra il panorama musicale italiano” (Tutto Rock)



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VEZ5_2024: Luca Ortolani

Viviamo tempi incerti. Incerti e frenetici. Assorbiti da quotidianità sempre meno “a misura di persona”, oramai anche leggere un libro, ascoltare un disco, sta diventando un atto quasi elitario, per pochi. Anche noi della redazione di VEZ siamo presi dentro a questa gigantesca centrifuga, ma cerchiamo ancora, spesso a fatica, di ritagliarci del tempo per continuare a starci, in quella élite, e nutrirci di arte, in qualunque declinazione essa si presenti. E quindi eccoli qui i nostri 5 dischi del 2024 che ci hanno in qualche maniera aiutato a sentirci, anche per poco, più felici, migliori.

Bring Me The Horizon POST HUMAN: NeX GEn

Ma io cosa devo dire a questi qui? Cosa devo dirgli? Nulla.
Più passano gli anni e più spaccano. Si sono reinventati più volte, i loro fan hanno visto il periodo metalcore e quello commerciale, ma nonostante tutto, nonostante il loro nome diventi sempre più ingombrante, loro rimangono li, dentro il nostro cuore.
Una sola parola. Grazie.

Traccia da non perdere: YOUtopia

Neck Deep Neck Deep

Questo disco suona più Neck Deep di un album dei Neck Deep! Finalmente i ragazzacci dopo un penultimo album molto soft, sono tornati alle origini e a fare quello che sanno fare meglio, il Pop Punk.
Se cercate melodia, energia e spensieratezza, siete nel posto giusto.

Traccia da non perdere: This Is All My Fault

Billie Eilish Hit Me Hard and Soft

Questo album mi ha rapito fin dal primo ascolto, mi fa viaggiare, porta in superficie ricordi lontani e mi porta in luoghi che non so descrivervi. Per me la musica deve fare questo. Non mi importa la maturità che un artista ha raggiunto e di quanto sia seguito. Qui Billie è arrivata dove doveva arrivare. Dentro, in fondo all’anima.

Traccia da non perdere: Birds of a Feather

ScHoolboy Q Blue Lips

Produzioni di impatto che per tutto il disco alternano ritmiche e melodie soul a rap e campionamenti. Luci ed ombre. Ma più la luce è forte, più l’ombra è dura, e qui non abbiamo vie di mezzo, abbiamo uno degli album Rap più belli del 2024 ma forse anche degli ultimi 5/10 anni. 
Maestoso.

Traccia da non perdere: Thank God 4 Me

Marracash È Finita la Pace

Un album uscito pochi giorni fa, un album uscito senza preavviso e marketing e senza featuring, un album che in un’Italia piena di falsi rapper che si sfidano a chi ce l’ha più grosso, dice le cose come stanno, senza essere mai volgare e nella maniera più reale e libera possibile. 
Chapeau.

Traccia da non perdere: Lei

VEZ5_2024: Francesca Garattoni

Viviamo tempi incerti. Incerti e frenetici. Assorbiti da quotidianità sempre meno “a misura di persona”, oramai anche leggere un libro, ascoltare un disco, sta diventando un atto quasi elitario, per pochi. Anche noi della redazione di VEZ siamo presi dentro a questa gigantesca centrifuga, ma cerchiamo ancora, spesso a fatica, di ritagliarci del tempo per continuare a starci, in quella élite, e nutrirci di arte, in qualunque declinazione essa si presenti. E quindi eccoli qui i nostri 5 dischi del 2024 che ci hanno in qualche maniera aiutato a sentirci, anche per poco, più felici, migliori.

The Decemberists As It Ever Was, So It Will Be Again

Pensi Pacific Northwest e pensi pioggia-umido-viscido, grunge, camicioni di flanella e scene da Singles. E invece no: per una volta ci spostiamo da Seattle, WA, scendiamo nella ridente e hipster Portland, OR (“where young people go to retire”, cit.) e troviamo il baffone simpatico e pacioccone di Colin Meloy alla guida di quel meraviglioso caravanserraglio che sono The Decemberists.
As It Ever Was, So It Will Be Again ascolto dopo ascolto si è conquistato la prima posizione di questa mia classifica di fine anno, con le sue sonorità solari contrapposte a testi spettrali, melodie coinvolgenti e Joan in the Garden, un piccolo capolavoro che per i suoi quasi venti minuti ti si infila sotto pelle, si attorciglia intorno allo stomaco e non lascia scampo con il suo grandioso crescendo.

Traccia da non perdere: Joan in the Garden

Fontaines D.C. Romance

Era sabato 24 Agosto, il giorno dopo l’uscita di Romance. Qualche giorno prima avevo programmato la pubblicazione della recensione di Andrea, che mi aveva assai incuriosito, complice l’apertura con una citazione particolarmente apprezzata, ma non abbastanza da precipitarmi ad ascoltare il nuovo album dei Fontaines D.C. appena sfornato.
Era sabato 24 Agosto ed ero a spasso per Notting Hill, a Londra, e sono entrata alla Rough Trade. Varcata la soglia, la folgorazione: cosa sto mai ascoltando?! Non riesco davvero a spiegarlo a parole, ma è stato come essere rapiti dagli alieni: una luce chiara, irresistibilmente attraente e musica cristallina.
“Ciao, è il nuovo disco dei Fontaines che sta suonando?”
“Si”
“Lo prendo. In CD, grazie”.

Traccia da non perdere: Here’s the Thing

Humanist On the Edge of a Lost and Lonely World

Prima era un post su instagram di Peter dei Black Rebel Motorcycle Club, poi qualche accenno qua e là da parte di Ed Harcourt e infine Jimmy Gnecco che piazzava rare date europee degli Ours durante il tour con questi Humanist. Chi è questo gruppo che riesce a mettere insieme alcune delle voci così interessanti? Perchè? Da dove vengono? Come si direbbe in Romagna “mo te, ad chi sit é fiol?” (traduzione: ma te, di chi sei il figlio?).
Il progetto Humanist è figlio di Rob Marshall, forse meglio conosciuto come il co-autore di Mark Lanegan su Gargoyle, prolifico musicista inglese che provvede alle melodie e chiama a raccolta nomi eccellenti per scrivere e cantare i testi.
In un anno dove, a guardare le classifiche, sembra che siano usciti solo 4 o 5 album, diamo spazio all’inaspettato, alla scoperta figlia di pura curiosità.

Traccia da non perdere: Born to Be (feat. Peter Haynes)

Beth Gibbons Lives Outgrown

Un disco notturno, canzoni a lume di candela. Cupo q.b., seducente, elegante.
Il primo disco solista della Bettina in più di vent’anni è un bozzolo morbido e sofficioso in cui rifugiarsi quando il mondo fuori diventa troppo ruvido.

Traccia da non perdere: For Sale

The Cure Songs of a Lost World

Ci sono voluti 24 anni per ritrovare l’oscurità decadente di Bloodflowers che tanto mi rapì da adolescente. Songs of a Lost World non è un album facile al primo ascolto, bisogna essere pazienti come quando gli occhi si devono adattare ad una stanza buia, così si devono adattare le orecchie per capire la bellezza di questo lavoro.
Songs of a Lost World è la colonna sonora del tempo che passa inesorabile, è brutale consapevolezza, è il freddo marmo di eterni angeli piangenti.

Traccia da non perdere: Alone

Honorable mentions

Father John Misty Mahashmashana
Per poco – ma proprio un pelo – non ce l’ha fatta Joshua a finire in cinquina anche quest’anno. Mahashmashana è un compendio delle sonorità a marchio Father John Misty e non sbaglia un colpo.

NewDad MADRA
Giovani, carini e shoegaze.

The Smile Wall of Eyes
Fondamentalmente un disco stupendo dei Radiohead con un batterista jazz. Godevolissimo.

Nick Cave & The Bad Seeds Wild God
Una messa laica, una celebrazione di salvifica bellezza.

Ed Harcourt El Magnifico
Date a quest’uomo un pianoforte e vi solleverà il mondo.

VEZ5_2024: Giacomo Sacchetti

Viviamo tempi incerti. Incerti e frenetici. Assorbiti da quotidianità sempre meno “a misura di persona”, oramai anche leggere un libro, ascoltare un disco, sta diventando un atto quasi elitario, per pochi. Anche noi della redazione di VEZ siamo presi dentro a questa gigantesca centrifuga, ma cerchiamo ancora, spesso a fatica, di ritagliarci del tempo per continuare a starci, in quella élite, e nutrirci di arte, in qualunque declinazione essa si presenti. E quindi eccoli qui i nostri 5 dischi del 2024 che ci hanno in qualche maniera aiutato a sentirci, anche per poco, più felici, migliori.

Shellac To All Trains

Steve Albini ci ha lasciati pochi giorni prima che uscisse To All Trains. Nessuno si aspettava di ascoltarlo con un magone così sapendo che sarebbe stato l’ultimo disco e che non li avremmo più visti dal vivo. WSOD è la prima canzone dell’album, è la prima loro nuova canzone dopo 10 anni e quella chitarra in apertura riproduce esattamente il brivido che mi è salito lungo la schiena quando ho saputo della morte. Bob Weston dice che To All Trains è un disco degli Shellac, come gli altri. Il loro migliore, fino al prossimo, avremmo potuto dire. Ma non possiamo.

Traccia da non perdere: WSOD

Charlie XCX Brat

Contemporaneo e retrò, un mix irresistibile. Sono irresistibili i testi, introspettivi e sfacciati e legati così bene ai ritmi e alle melodie da creare una scrittura tanto fluida quanto in alcuni momenti unica (Sympathy Is a Knife, So I). I concerti sono feste, con Charlie XCX sul palco praticamente vuoto, senza consolle in vista, con qualche ospite, il tendone verde o una passerella sopraelevata, e a me pare un modo davvero originale di presentarsi dal vivo. Forse verrà il momento in cui avrò ascoltato Brat troppe volte e non vorrò più sentirlo neanche da lontano. Una cosa è certa: da quando è uscito, Dua Lipa ha molto più tempo per il suo book club.

Traccia da non perdere: Sympathy Is a Knife

Kim Gordon The Collective

Ha fatto un disco dritto incrociando senza paura trap, noise rock, Suicide, Stooges, hip hop, testi oscuri, ironici, personali, newyorkesi e sull’orgasmo psichedelico. Non è scontato avere questa lucidità, la capacità di abbracciare tutto quello che ci circonda e metterlo in un disco, con la freddezza di una macchina e allo stesso tempo lo sguardo profondo che ti consente di sentire le cose. Non è facile da giovani, figuriamoci a 70 anni suonati. Infatti di Kim Gordon ce n’è una sola e The Collective ce lo dimostra.

Traccia da non perdere: Bangin’ on a Freeway

Mount Eerie Night Palace

Lo trovo assolutamente fantastico, il modo in cui alterna il lamento frigna, il lamento urlo, le grida d’amore, le sagge riflessioni sulla vita, e il fatto che a ognuno di questi stati d’animo corrisponda un suono o un effetto della chitarra, o un’atmosfera, più o meno, e che ogni sfogo, d’ira o di dolcezza, s’interrompa molto prima che tu te ne possa stancare, e ti lasci ancora assetato, è molto bello. Me lo immagino Phil Elverum che scrive queste canzoni, così, “e beccatevi ‘sti pezzi” dice, con il suo viso angelico e il suo maglioncino di lana mordida, e poi tutto il mondo li ascolta e esplode.

Traccia da non perdere: Co-Owner of Trees

Beth Gibbons Lives Outgrown

Beth Gibbons fa stare bene chi non si trova a suo agio e chi soffre in mezzo agli arroganti, agli stronzi, agli urlatori. Metti su Lives Outgrown ed è come se si materializzasse un mondo in cui per farsi sentire non bisogna per forza urlare (mi succede una cosa simile con il disco di Kim Deal). Anche se è una costruzione fittizia, è tutto quello che posso desiderare. Per contro, Lives Outgrown è fatto di una voce incredibile, una sensibilità superiore e una musica non classificabile (ci provo ma non ci riesco: al confine tra trip hop, folk, classica, soundtrack) e queste sono cose concrete, che dal punto di vista artistico lo rendono un disco unico per quest’anno, gli anni scorsi e forse anche quelli a venire.

Traccia da non perdere: Lost Changes

Honorable mentions

Big Brave A Chaos Of Flowers
Il rovescio di “nature morte” dell’anno scorso, ne replica la bellezza profonda aggiungendo densità a quel cuneo che i due dischi creano tra oscurità e luminosità.

Disquieted By Pet Of The Week
Lo Zio Tibia del post hard core, elegante, cattivo, familiare, ti stordisce. Anche questa volta un grande, esaltante disco.

Sandwell District Where Next
Ipnotico, ho preso il suo ripetersi dance trance ossessivo come una questione molto personale, come metafora del tempo passato a cercare di risolvere la mia suscettibilità, e non mi ha aiutato ad arrivare a una soluzione.

Cemento Atlantico Dromomania
Cemento Atlantico è lo scienziato della musica elettronica, che studia, ricerca, fa gli esperimenti, cesella, sceglie e scarta e rimette tutto insieme come se dovesse ricucirsi il cuore.

Karate Make It Fit
Sono sempre gli stessi (emo core jazz, poco math). Un appeal robotico, la capacità di entrarti dentro con quell’insistenza gentile che è solo la loro. Adesso come una volta.

Giacomo Sacchetti lavora a Santarcangelo di Romagna nella libreria The Book Room. Al suo interno cura The Record Room, lo spazio dedicato ai dischi e alla musica. A volte scrive su Neuroni.blog.

Fast Animals and Slow Kids @ Estragon Club

“Salve a tutti, salve a tutte! Noi siamo i Fast Animals and Slow Kids, veniamo da Perugia!”

Dopo due anni senza passare da Bologna, i FASK tornano all’Estragon nella serata di venerdì 20 dicembre 2024, ennesima tappa del tour dedicato al nuovo Hotel Esistenza.
Ho già avuto il piacere di intervistarli in occasione dell’uscita dell’album – e di vederli dal vivo nell’estate 2023, per di più accompagnati da orchestra –, ma ero curiosa di testare come sarebbe stato poi reso in versione live quest’ultimo. Devo essere sincera, chi scrive è una fan (non proprio dal giorno zero) del rock emotivo dei FASK, del tipo che piange in macchina ascoltando Annabelle a tutto volume. Pertanto, essendo quest’ultimo lavoro diluito da più di un pezzo tendente al pop, temevo in un live meno esplosivo, rispetto alle performance tipiche dei primi lavori. Ma mi sbagliavo. 

Con i FASK non c’è genere che tenga, dimostrano ancora una volta versatilità ed estrema cura negli arrangiamenti per garantire un’esperienza di fortissimo impatto.
La passione genuina e la grinta che Aimone Romizi consuma dall’inizio alla fine sul palco è tangibile e ci attraversa dalle prime file. È uno dei frontmen più dinamici e coinvolgenti nella scena. Ogni parte del corpo partecipa alla performance assieme a lui: mi ha fatto sorridere più volte osservare come riproduceva i colpi di batteria con le braccia o le spalle. Ci coinvolge in botta e risposta vocali, surfa sulla folla fino al bancone del bar per un gin tonic e, come ribadisce all’inizio del live, la nostra energia è la loro energia, sembra nutrirsi assieme alla band della nostra carica.

La setlist risulta essere strutturata in modo perfettamente bilanciato e funzionale a non far smettere di saltare il pubblico per due ore e 21 brani. Propongono un’importante selezione delle tracce del nuovo album a partire dai primi due Una Vita Normale e Quasi l’Universo e già posso riscontrare quanto velocemente – in due mesi dall’uscita di Hotel Esistenza – queste parole siano entrate nei cuori di tante ragazze e ragazzi attorno a me. C’è spazio anche per qualche passo indietro nel tempo, si passa dall’inno di Coperta che va a rispolverare il post-punk di Alaskadel 2014 fino alla poesia del 2021 di Lago ad Alta Quota, lago che – come ci racconta Aimone – dura solo qualche mese e diventa l’allegoria per descrivere la caducità delle cose più belle della vita, ma che nella mente possono durare in eterno. 

Ok la musica, Ok la band. Ma la scenografia? Che trovata geniale l’hotel FASK, con tanto di scritta enorme al neon! Chiaramente non potevano non approfittare dell’immagine dal titolo del neonato album. Il palco accoglie sullo sfondo una parete con tre porte principali dalle quali, a inizio concerto, fa la sua comparsa Aimone, mentre Alessio Mingoli (batteria), Alessandro Guercini (chitarre), Jacopo Gigliotti (basso) e Daniele Ghiandoni (piano e chitarra) si trovano già sul palco. Il live viene interrotto da simpatici sketch in cui i camerieri dell’albergo FASK, portano calici di vino e portabagagli che in realtà si rivelano porta-percussioni per Aimone. Ho molto apprezzato, inoltre, il doppio utilizzo delle porte: durante l’esecuzione dei brani diventavano schermi per riprodurre videoclip inerenti al contenuto delle canzoni. Per Brucia, ad esempio, vediamo scorrere immagini legate a manifestazioni politiche, alluvioni e plastica nel mare. 

Insomma, ieri sera ho assistito ad uno spettacolo in tutti i sensi, per gli occhi e per il cuore. Ciò che mi sento di dirti se ancora non sei stato ad un concerto dei FASK, è che c’è di sicuro una stanza riservata anche per te. 

Setlist

Una vita normale
Quasi l’universo
Vita sperduta
Come un animale
Come no
Riviera Crepacuore
Lago ad alta quota
Canzoni tristi
Stupida canzone
Brucia
Coperta
Come reagire al presente
Rock and Roll (Led Zeppelin cover)
Animali notturni
Torna
Annabelle
Dimmi solo se

Festa
Cosa ci direbbe
Non potrei mai
Forse non è la felicità

Lucia Rosso

VEZ5_2024: DJ Lappa

Viviamo tempi incerti. Incerti e frenetici. Assorbiti da quotidianità sempre meno “a misura di persona”, oramai anche leggere un libro, ascoltare un disco, sta diventando un atto quasi elitario, per pochi. Anche noi della redazione di VEZ siamo presi dentro a questa gigantesca centrifuga, ma cerchiamo ancora, spesso a fatica, di ritagliarci del tempo per continuare a starci, in quella élite, e nutrirci di arte, in qualunque declinazione essa si presenti. E quindi eccoli qui i nostri 5 dischi del 2024 che ci hanno in qualche maniera aiutato a sentirci, anche per poco, più felici, migliori.

Wild Pink Dulling the Horns

Disco dell’anno è il quinto album dei Wild Pink, che li spinge dal folk degli inizi su nuovi territori vicini alla maturità pop dei Karate e The Promise Ring.

Traccia da non perdere: Dulling the Horns

Been Stellar Scream from New York, NY

Da New York il migliore esordio dell’anno, tra grunge e slow-core. Imprescindibili.

Traccia da non perdere: Passing Judgment

I Hate My Village Nevermind the Tempo

Secondo album per il supergruppo di Alberto Ferrari, Adriano Viterbini e Fabio Rondanini, in crescita rispetto all’esordio.

Traccia da non perdere: Artiminime

Rat Boy Suburbia Calling

Il progetto di Jordan Cardy con la sua miscela di Jam, Libertines, Rancid, Interrupters e Madness, nel disco più divertente del 2024.

Traccia da non perdere: Best Is Yet to Come

Primal Scream Come Ahead

Dodicesimo album per la band di Gillespie, ancora diverso dai precedenti, con una sorpresa in italiano.

Traccia da non perdere: Love Insurrection

DJ Lappa, al secolo Gianluca Nicoletti, inizia a proporsi come djset pop su vinile nella Rimini di metà anni 90. Dopo il millennium bug definisce la sua personale tecnica di mixaggio ed il suo stile di djset che spazia tra l’alternative-rock e l’indie-pop e lo porta ad esibirsi nei migliori clubs e festival come Bronson e Hana-Bi (Ravenna), Velvet (Rimini), Vidia (Cesena), Estragon (Bologna), MTV Sunset Festival (Rimini Cattolica), Bay Fest (Rimini Bellaria Igea Marina), Molo Street Parade (Rimini), Santarcangelo Dei Teatri (Santarcangelo di Romagna), Acieloaperto (Cesena).

VEZ5_2024: Alberto Adustini

Viviamo tempi incerti. Incerti e frenetici. Assorbiti da quotidianità sempre meno “a misura di persona”, oramai anche leggere un libro, ascoltare un disco, sta diventando un atto quasi elitario, per pochi. Anche noi della redazione di VEZ siamo presi dentro a questa gigantesca centrifuga, ma cerchiamo ancora, spesso a fatica, di ritagliarci del tempo per continuare a starci, in quella élite, e nutrirci di arte, in qualunque declinazione essa si presenti. E quindi eccoli qui i nostri 5 dischi del 2024 che ci hanno in qualche maniera aiutato a sentirci, anche per poco, più felici, migliori.

Shellac To All Trains

Steve Albini se n’è andato. A maggio. Dieci giorni prima che uscisse questo disco. In un mondo più giusto Steve sarebbe ancora qui, probabilmente l’estate prossima sarebbe passato anche da queste parti a farcelo sentire. O forse no. Non lo so. Avrebbe fatto quello che gli sarebbe andato a genio. Come sempre. So che To All Trains è il miglior disco degli Shellac da At Action Park

Traccia da non perdere: I Don’t Fear Hell

Mount Eerie Night Palace

Il disco più coraggioso e impegnativo che mi sia capitato di ascoltare in questo 2024. D’altronde Phil Elverum è da sempre un personaggio sfuggente. E così si presenta questo monolite di 80 minuti. Sfuggente, respingente, ammaliante, evocativo. In una parola un vero capolavoro.

Traccia da non perdere: Non-Metaphorical Decolonization

Arooj Aftab Night Reign

Uno dei dischi che più ho ascoltato negli ultimi mesi.
Lei è un’artista pakistana, questo è il suo terzo disco, odora di jazz, di folk, di delicatezza. E di notte, il tema dominante di questa meraviglia.

Traccia da non perdere: Bolo Na

Myriam Gendron Mayday

Terzo disco della cantautrice canadese. E come per i suoi predecessori il risultato è di altissimo profilo. Folk d’autore, una voce unica, in questo capitolo coadiuvata anche dalla chitarra di Marisa Anderson e la batteria di Jim White. L’ennesima gemma di una discografia immacolata.

Traccia da non perdere: Dorothy’s Blues

Beth Gibbons Lives Outgrown

Eh vabbè, di cosa stiamo parlando… è tornata sua maestà Beth Gibbons, che appare molto di rado, ma quando lo fa è per consegnarci delle meraviglie vere. 

Traccia da non perdere: Floating On A Moment

VEZ5_2024: Isabella Monti

Viviamo tempi incerti. Incerti e frenetici. Assorbiti da quotidianità sempre meno “a misura di persona”, oramai anche leggere un libro, ascoltare un disco, sta diventando un atto quasi elitario, per pochi. Anche noi della redazione di VEZ siamo presi dentro a questa gigantesca centrifuga, ma cerchiamo ancora, spesso a fatica, di ritagliarci del tempo per continuare a starci, in quella élite, e nutrirci di arte, in qualunque declinazione essa si presenti. E quindi eccoli qui i nostri 5 dischi del 2024 che ci hanno in qualche maniera aiutato a sentirci, anche per poco, più felici, migliori.

Jordan Rakei The Loop

Emotivamente più maturo e dedicato. Melodicamente forse più facile all’ascolto per il grande pubblico rispetto ad album virtuosi come il mio adorato Cloak, o introspettivi come Origin
The loop arriva subito, con tutta la sua potente propositività e Jordan Rakei si regala come non ha mai fatto prima.
Un album corale, dove ogni strumento, ogni nota, ogni parola, ogni gospel è al proprio posto, facendone un prontuario di piccole lezioni di vita da poco più di 4 minuti l’una.
Inutile dire che la sua voce, talmente perfetta da togliere il fiato, è quello a cui il mio cervello ricorre per tornare in bolla quando i neuroni vanno in Berserk.
Non a caso lui e la sua musica sono in cima a qualsiasi mia classifica di ascolti di questo 2024 (ma c’erano anche l’anno scorso… e quello prima e…).
E devo dire un grazie grande così proprio a questo anno che me lo ha fatto ascoltare – e fotografare – dal vivo. 
Fatevi un regalo: chiudete gli occhi e ascoltatelo tutto d’un fiato.

Traccia da non perdere: Freedom

Hiatus Kaiyote Love Heart Cheat Code

È stata una VEZ5 facile facile quella di quest’anno, perché tutti i miei ascolti preferiti da cinque anni a questa parte, nel 2024 hanno sfornato solo cose belle.
Come nel caso degli Hiatus Kaiyote, miei paladini di un sound psyco-jazz aborigeno che escono con Love Heart Cheat Code, quarto lavoro in studio.
Una conferma di quello che sono e una promessa di quello che saranno: degli incredibili musicisti che tengono alto – altissimo! – il livello di vibe, senza rinunciare a quel pizzico di follia nelle ritmiche, nella produzione e nei vocals di – siabenedetta – Nai Palm che rende i loro pezzi mai scontati e sempre sorprendenti.
Make friends, Telescope, Everything’s Beautiful: un concentrato di pura goduria soul-jazz-r’n’b.
Un consiglio: arrivate fino in fondo per non perdere una cover veramente folle di White Rabbit dei Jefferson Airplane (<3). Al primo ascolto “oddio”, al secondo ascolto “c’è qualcosa che…”, al terzo ascolto “sì, caxxo!”. 
La traccia da non perdere non c’entra nulla con l’album, ma si spiega da sola appena metti play. Qualcuno l’ha commentata così:
“What genre do you play? 
Hiatus Kaiyote: “Yes”
Vi amo. 

Traccia da non perdere: Cinnamon Temple 

Ezra Collective Dance No One’s Watching

Quella musica che nei peggiori bar di Caracas ti farebbe ordinare un altro giro di rum invecchiato. Quel latin-jungle-jazz-fusion-funk che ti fa muovere le chiappe anche se non vuoi. Tra gioia ridondante e svirgolate botta-risposta tra fiati e sezioni ritmiche di questo quintetto di Signori musicisti London based, un viaggio tutto da ballare (tanto nessuno ti guarda – cit.), in cui il crescendo dolce e malinconico di Everybody chiude meravigliosamente un disco da top 5. Che spettacolo questi Ezra Collective!
Che poi, alla fine, anche se raggiunti i 40 la gastrite mi suggerisce di darmi a vini di qualità, l’inno cantato in feat. dalla calda voce di Yasmin Lacey è il mio mantra da sempre: 
“Give me bass line
Give me dollar wine
God gave me feet for dancing
And that’s exactly what I’ll do.”

Traccia da non perdere: God Gave Me Feet for Dancing

NxWorries Why Lawd?

“No Worries” è proprio quello che vorresti sentirti dire quando il mondo gira troppo veloce, la lavatrice si è inceppata, ti si è bruciato il sugo, un sonoro fanculo è quello che ti ripeti in loop nel cervello dalle 8.30 alle 18, hai litigato anche con i pali della luce per strada e il tuo sogno – nemmenotropposegreto – è aprire un Fight Club.
E allora ti chiedi: “Perchè, Signore?!” (Why Lawd?) con la stessa intonazione dei cristiani senza la S di Quelo, perchè non posso semplicemente godermi un buon disco di presobenemusic e alleggerire il peso del mondo che sento sulle spalle? Quindi lo fai. E ti piace. E pure parecchio.
In Why Lawd?, che succede degnamente al precedente Yes Lawd!, il mix caldo e sensuale di saperi (e sapori) di due artisti come Anderson.Paak e Knxwledge nel progetto – secondo alcuni – piacione degli NxWorries, è un tappeto morbido di groove, produzioni eleganti e strizzatine d’occhio ai grandi del funk anni ’70, come Marvin Gaye, Curtis Mayfield, Stevie Wonder & co. Per non parlare di collaborazioni e partecipazioni da far girare la testa, come il basso del sempre-sia-lodato Thundercat, Snoop Dogg, H.E.R. e Dave Chappelle.
Un tappeto avvolgente su cui buttarsi e dire “sbatecaz” di tutto il resto (= Oh well, whatever, nevermind in romagnolo), almeno per 45 minuti.
Meglio se con un buon gin tonic in mano.

Traccia da non perdere: MoveOn

Kendrick Lamar GNX

Com’è che era? Chi ultimo arriva prima all…. Ah, no. Eppure, il buon Kendrick ce la fa di nuovo, esce a sorpresa quando ormai le classifiche dell’anno sono fatte e piazza un signor album per infilarcisi, senza troppi sforzi, in zona Cesarini.
Al primo ascolto non mi fa lo stesso effetto dell’immenso Mr Morale & The Big Steppers ma, sempre al primo ascolto, riesce già a fissarmi in testa quei tre-quattro pezzi così incisivi e così diversi, che gireranno in loop nelle mie playlist per un bel pezzo. 
Inizia duro, meravigliosamente ispanico, con una produzione in pieno stile ’90s, condito qua e là con linee r’n’b godibilissime.
Non mancano infatti le citazioni a sua maestà Tupac Shakur e alla old school della G-Funk era di Dr Dre, Snoop Dogg e Warren G; per (molto più di) un attimo sembra di essere a Los Angeles nel 1995.
Si addolcisce con la meravigliosa SZA che regala alla splendida Luther un feat. che promette di diventare prima di subito una nuova hit.
La stessa sigilla l’album con un altro feat. su Gloria, una traccia da 10 e lode. 
Insomma, nonostante mi faccia rabbia sapere che per vederlo dal vivo dovrei accendere un paio di mutui e nonostante faccia live da centinaia di migliaia di persone in solo quasi totalmente su basi, quando potrebbe fare uno show con musicisti della madonna (perchè non c’è NIENTE di più figo di vedere e sentire un pezzo rap suonato dal vivo), il sogno di assistere a un suo concerto e ballarmele tutte è sempre lì, in fondo al cassetto.

Traccia da non perdere: Man at the Garden

Honorable mentions

Il Mago del Gelato Pandora / Maledetta quella notte
Ok, lo confesso. Maledetta quella notte è uscito sul finire del 2023, ma ha sicuramente segnato musicalmente il mio 2024. No, cioè. Non puoi non ascoltarlo. Shakera un po’ di Calibro 35 con i Nu Genea e un po’ di funk anni 70, et voilà. 
A mia discolpa, infilo in queste honorable mentions anche il singolo uscito nel 2024, Pandora, che speriamo preceda una nuova produzione. Giovani, bravi, coinvolgenti,  goduriosissimi. Diesci!

Allen Stone Mystery
Il giorno del mio 40esimo compleanno mi regala questo nuovo album, condito di tanto funk e feel good vibes. Avere una voce e saperla usare straordinariamente. Grazie Allen, ci serviva. 

Ainé Buio / Leggero
Sempre uno dei migliori esponenti del nu soul italiano, non delude mai, tecnica e gusto. Non mi perderei un suo live per niente al mondo!

Yaya Bey Ten Fold
Groove da vendere, geni che non mentono. Richiami anni ’90 alla Lisa Stansfield. Niente male!

Childish Gambino Bando Stone & the New World
Ormai è appurato, Donald Glover sa fare tutto, tanto che può permettersi di suonare 50 generi diversi in un unico album. Stile.

VEZ5_2024: Gianluca Maggi

Viviamo tempi incerti. Incerti e frenetici. Assorbiti da quotidianità sempre meno “a misura di persona”, oramai anche leggere un libro, ascoltare un disco, sta diventando un atto quasi elitario, per pochi. Anche noi della redazione di VEZ siamo presi dentro a questa gigantesca centrifuga, ma cerchiamo ancora, spesso a fatica, di ritagliarci del tempo per continuare a starci, in quella élite, e nutrirci di arte, in qualunque declinazione essa si presenti. E quindi eccoli qui i nostri 5 dischi del 2024 che ci hanno in qualche maniera aiutato a sentirci, anche per poco, più felici, migliori.

Mark Lanegan Band Bubblegum XX

Al primo posto non poteva che esserci lui. Al primo posto nella mia Top5, al primo posto nel mio cuore e anche al primo posto (e senza rivali) nella speciale classifica dello spazio occupato in casa da un artista, con un altarino composto da cd, vinili, bootleg, libri, plettri e scalette autografate che continua incessantemente ad espandersi con buona pace di mia mamma. 
Al primo posto non poteva che esserci Bubblegum XX anche perché non si tratta di una semplice riedizione celebrativa, della classica operazione commerciale. Il cofanetto contiene le quindici tracce di vent’anni fa, rimasterizzate anche se non ce n’era alcun bisogno perché il disco originale aveva già un sound perfetto, il prodromico, acido e interessantissimo EP Here Comes That Weird Chill (già pubblicato in precedenza ma passato ingiustamente inosservato e da recuperare assolutamente) e una dozzina di pezzi inediti, tra cui demo, provini registrati in albergo con Troy Van Leeuwen e meraviglie finite inspiegabilmente nel cestino come Josephine.  
L’arte può venire dall’anima o dal cervello e quella di Mark veniva dritta dall’anima. Un’anima incerottata, dannata e inzuppata nel whiskey (for the holy ghost). Per questo la sua era musica sincera, per questo è una fortuna poterne ascoltare di nuova a due anni dalla sua scomparsa, per questo Bubblegum XX è al primo posto della mia Top5. 

Traccia da non perdere: Josephine

The Vaccines Pick-Up Full of Pink Carnations

Un mazzo di garofani lanciati sul sedile, una strada deserta vista attraverso il vetro di una macchina modernissima, il ciuffo del frontman/pilota riflesso nello specchietto retrovisore in copertina e qualche polaroid all’interno. Si presenta così il sesto disco de The Vaccines, un tentativo di opporsi all’inesorabile scorrere del tempo aggrappandosi al passato con la consapevolezza che alla fine si dovrà cedere perché, come scriveva Auden, “you cannot conquer time”. 
Di conseguenza, le canzoni vivono un conflitto interiore e risultano al contempo retrò e nuove: l’impronta è chiaramente anni ’60 ma gli arrangiamenti ci catapultano ai giorni nostri grazie all’intervento dei sintetizzatori, piazzati strategicamente qua e là. In più, è sempre un piacere ascoltare le melodie che Justin Young dispensa con nonchalance e una svogliatezza molto chic dai tempi di All In White
Cosa ci aspettavamo questa volta dai The Vaccines? Un ritorno in grande stile, ed è esattamente ciò che abbiamo ottenuto con questo disco godibilissimo, una combinazione di ballate, citazioni, espressionismo astratto e pezzi garage che si intona perfettamente al panorama rock britannico odierno. 

Traccia da non perdere: Love To Walk Away (con una menzione speciale per il dolcissimo finale di tastiera di The Dreamer)

Nada Surf Moon Mirror

Il mio 2024 di concerti si contraddistingue per la sua circolarità. Si è aperto a gennaio, in una gelida Milano, con la data dei sopracitati The Vaccines ai Magazzini Generali e si è chiuso pochi giorni fa e a pochi passi da lì, per l’esattezza alla Santeria Toscana, in un’altrettanto gelida Milano, con l’unica data italiana dei Nada Surf. Il trio formato dai compagni di banco Matthew, Daniel e Ira, con la recente aggiunta di Louie Lino ai tasti bianchi e neri, si era guadagnato lo status di gruppo cult nel mondo underground degli anni ’90 grazie a Popular, non solo uno spaccato di vita liceale ma vero e proprio inno della generazione X, ed è poi diventato veramente popolare grazie alla presenza costante nelle colonne sonore delle serie TV americane. Con lo sbiancarsi dei capelli, infine, i Nada Surf sono scivolati verso un rock maturo a tinte indie – pop di cui Moon Mirror è vero e proprio manifesto. La maturità passa chiaramente attraverso il progressivo aumento delle chitarre acustiche a detrimento di quelle elettriche ma anche dalle profonde riflessioni sul senso della vita che Matt, come si fa chiamare il cantante mentre scatta foto e firma autografi nel foyer del locale, condivide con il pubblico anche quando è sul palco. Non per questo, l’album può dirsi noioso, come dimostrano la canzone da non perdere e il fatto che dal vivo i pezzi nuovi hanno lo stesso impatto di quelli vecchi: una rarità, un ottimo motivo per finire in questa classifica. 

Traccia da non perdere: Intel And Dreams

The Jesus And Mary Chain Glasgow Eyes

Una delle esperienze più disorientanti della mia vita è stata ascoltare Discoteque, tratta da quest’ultimo lavoro in studio dei fratelli Reid. Almeno finché non ho letto un commento sotto al video della suddetta canzone che recita “Best song on the album, a JAMC classic”; a quel punto mi sono sentito veramente confuso. Lo sperimentalismo elettronico è fuori dal range della band, che forse ha voluto togliersi di dosso l’etichetta di gruppo-che-scrive-la-stessa-canzone-da-quarant’anni e, a quanto pare, è anche riuscita a centrare il bersaglio. Io credo tuttavia che le canzoni migliori di questo Glasgow Eyes siano quelle più tradizionali come la feroce Venal Joy, che ha un piede negli anni ’80 e un piede nel nuovo millennio, e il trittico finale vecchio stile (con tanto di omaggio a Lou Reed). Per come la vedo io, The Jesus And Mary Chain devono continuare a fare The Jesus And Mary Chain,perché nessuno è come loro e perché dopotutto Monet non è mai stato un macchiaiolo. 

Traccia da non perdere: Girl71 

Giorgio Canali Azul Como El Fuego

Benvenuti al “Giorgio Canali MTV Unplugged”. Il sottotitolo che mi sono permesso di assegnare all’ultimo disco di Giorgio, preceduto da una ponderata e capillare campagna pubblicitaria (un video registrato con il cellulare una sera in un locale), potrebbe anche sembrare blasfemo, come peraltro lo stesso Canali, ma non è così perché rispetta le regole non scritte del celeberrimo format. Azul Como El Fuego è infatti una retrospettiva interamente acustica, una raccolta di canzoni pescate da vari dischi vecchi che sono state rivisitate per l’occasione. 

L’album, registrato con strani e atavici strumenti folk di ogni forma e fattezza, ha infatti un taglio prettamente americano, bluegrass e country, ed è per questo un’interessante novità. Piove, Finalmente Piove è trainata da un arpeggio che sembra essere stato suonato con un banjo, Precipito viene introdotta da un dolente assolo di chitarra slide mentre Morire Perché si conclude con un assolo di violino; e queste sono solo alcune delle bizzarrie sonore che si possono scovare in queste tredici tracce. Quando poi Giorgio è affetto dalla sindrome di Woody Guthrie, come in questo caso, e gli arrangiamenti sono scarni hanno maggior risalto i versi, che rappresentano il cuore delle sue canzoni, e la voce roca da fumatore incallito; questo, per me, è il più grande pregio di Azul Como El Fuego

Postilla: avete presente Angus, il deejay barbuto di I Love Radio Rock che si ostina a mettere The Seekers? Io mi sento così quando, alla fine di ogni anno, infilo nella mia Top5 un album di Giorgio Canali.

Traccia da non perdere: Precipito