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I MORCHEEBA tornano in Italia con un appuntamento ad Este (PD) il 6 luglio!

Barley Arts

presenta

MORCHEEBA

IL DUO TORNA IN ITALIA CON UNA DATA AD ESTE (PD)

I Morcheeba saranno di ritorno in Italia quest’estate con un appuntamento al Castello Carrarese di Este (PD) mercoledì 6 luglio, nell’ambito della rassegna EstEstate. I biglietti per lo show saranno disponibili a partire dalle 16 di oggi sui circuiti Ticketone e Vivaticket.

 

Nel marzo 2020, Skye e Ross si avvicinavano alla conclusione di un altro lungo tour, e la loro agenda si è improvvisamente svuotata. Una volta parcheggiato il tourbus hanno iniziato a scrivere Blackest Blue, il loro decimo album in studio, e nel dicembre 2020 avevano completato 10 stupende nuove canzoni che parlano della disintegrazione di rapporti di famiglia e relazioni sentimentali, amore e legami di parentela, il mondo là fuori e la consolazione offerta dalla cannabis.

In tour, i Morcheeba si compongono di Skye (voce), Ross (chitarra), Dom Pipkin (tastiere), il marito di Skye Steven Gordon (basso) e il loro figlio maggiore Jaega Mckenna-Gordon (batteria). In studio, invece, sono solo Skye e Ross: lui suona chitarre, lap steel, basso, tastiere e percussioni. Skye ha iniziato a suonare il violoncello durante il lockdown, appena aveva un minuto da dedicare a sé stessa. «È uno strumento che ho sempre desiderato imparare a suonare», sostiene l’artista. Ross l’ha incoraggiata a suonarlo in uno dei pezzi dell’album, Falling Skies.

Inizialmente Ross aveva trovato il lockdown a dir poco idilliaco. Componeva con la sua chitarra acustica, scambiando idee tra il suo studio di registrazione casalingo e quello di Skye. Trascorreva del tempo con moglie e figli, leggendo libri su foreste, piante psichedeliche e fisica quantistica. «Ho avuto più tempo per suonare la chitarra», dice con una nota di felicità. «Questo mi ha rimesso in contatto con sensazioni che non avevo più provato da quand’ero un adolescente. Quando ho iniziato a suonare da bambino, si trattava per me di un’attività da svolgere in solitudine, una sorta di meditazione che mi faceva trascendere dai momenti brutti che attraversavo.»

Il duo si è lasciato trasportare, scrivendo e suonando tutto quello che gli veniva in mente. «Avevo scritto una poesia sulle mie immersioni in Thailandia», racconta Skye in merito al singolo Sounds of Blue. «Oh Oh Yeah è una canzone sull’essere sballati. Ai vecchi tempi non pensavamo ai singoli, o alla necessità di sentire il ritornello entro 30 secondi. Avevamo pezzi da sette o otto minuti, e abbiamo ripreso a scriverli.»

Morcheeba.uk

MORCHEEBA

Mercoledì 6 Luglio 2022

Este (PD), EstEstate Festival / Castello Carrarese – via G. Negri, 9

Biglietti disponibili su Ticketone e Vivaticket.

Poltronissima: € 32,00 incl. prev.

Poltrona: € 26,00 incl. prev.

Platea: € 26,00 incl. prev.

 

Alice Robber “Dancing Sadness” (Radar label & management, 2022)

Musica dance per esorcizzare paure e incertezze

Alice Robber, al secolo Pistoiese, è una giovane cantautrice classe 1997, nata a Roma, cresciuta tra set e teatri, ma sempre affascinata dal mondo della musica di cui ha deciso di essere non più spettatrice bensì protagonista. Il suo nome d’arte si ispira a Robbers, brano de The 1975, gruppo pop, new wave e alternative rock britannico e i suoi singoli spaziano dall’indie al pop, con chiari accenti dance. Date le premesse, il suo primo EP d’esordio non poteva altro che chiamarsi Dancing Sadness, pubblicato dalla RADAR label & management.

Anticipato dai singoli Addiction e Keep on Dancing, l’EP si compone di sei tracce cantate completamente in inglese, dove l’artista sprigiona una potenza vocale che tradisce i grandi occhi azzurri, il corpo esile e i colori colori pastello che escono dalle fotografie. Nonostante l’aspetto etereo e delicato, Alice Robber è una donna decisa che ha ben chiaro cosa fare;The Life We Could Live apre il progetto con un imperativo di prestare attenzione a ciò che verrà dopo perché la registrazione è stata fatta per chi ascolterà. A chi si rivolga esattamente non lo sappiamo, ci chiediamo se sia solo un espediente narrativo oppure se sia un monito per il pubblico, ma quello che è sicuro è che lei sa cosa vuole, e sa come ottenerlo, prendendo una rivincita generazionale su tutti quelli che nei giovani vedono menefreghismo ed incertezze. 

La Robber non chiede sconti e non ne fa, eppure nella sua interpretazione, la voce è sempre vellutata e si fonde completamente con il basso e l’uso morbido del synth che caratterizza i brani, soprattutto Addiction, che parla di dipendenze affettive, la ricerca di costanti affermazioni per sentirsi abbastanza, della capacità di esistere solo se gli altri ti vedono. Nonostante l’approccio leggero, la canzone è tutt’altro che superficiale, perché un’esortazione a trovare la propria strada e credere in noi stessi ogni giorno che passa. Anche Keep on Dancing è un inno alla vita, dove il synth e il basso dominano per aumentare l’effetto loop del titolo ripetuto in maniera quasi ossessiva nel ritornello. La voce della Robber ci incita a non arrendersi quando la vita sembra non andare per il verso giusto, e anche se delle versioni di noi stessi non sempre scegliamo quella più adatta ad affrontare un momento difficile, non per questo dobbiamo gettare la spugna. Quello che conta è ballare, metafora del continuare ad andare avanti, per sconfiggere quei mostri dell’anima che possono avere anche il nostro volto. 

Non storcete il naso alla musica dance, perché il ballo è sempre stato compagno dell’uomo per esorcizzare paure e malattie, sciamanicamente usato per vedere oltre la realtà. Come un pifferaio magico, Alice Robber ci invita a seguirla prima con le note e poi con le parole, per liberarci da qualunque peso portiamo addosso, basta muoversi, uscire dalle inibizioni di un corpo e di un’anima chiusi al mondo. Lo fa con melodie non complicate, ma non sottovalutatela, perché non si tratta di un’artista arrivata che gira su se stessa per dire qualcosa che ci ha detto già. La Robber è un’artista che si evolve e ha davanti a sé un percorso fatto di stimoli e suggestioni da seguire, provare e condividere con il suo pubblico. Mentre attendiamo ciò che il futuro riserva a lei e a noi, non c’è niente di meglio che ingannare l’attesa ballando. 

 

Alice Robber

Dancing Sadness

RADAR label & management

 

Alma Marlia

Dry Cleaning @ Circolo Magnolia

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• Dry Cleaning •

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Circolo Magnolia (Milano) // 28 Aprile 2022

 

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Tre Domande a: Marvin Tramp

Se dovessi scegliere una sola delle tue canzoni per presentarti a chi non ti conosce, quale sarebbe e perchè?

Sicuramente Tutto il Mondo È una Bugia, è una canzone a cui sono particolarmente legato perché esprime a pieno i sentimenti che provo ora che i trent’anni iniziano a farsi vedere all’orizzonte. C’è la paura di invecchiare, di smettere di sognare e di comportarmi come quando ero un bambino o un adolescente spensierato e arrabbiato con tutto il mondo. C’è la preoccupazione di non innamorarsi più come una volta, delle cose, della vita e delle relazioni, che prima erano solo una genuina conquista d’amore, spensierata e sempre nuova, mentre crescendo tutto diventa sempre più una responsabilità verso gli altri e verso se stessi, qualcosa da costruire con attenzione e fatica, senza potersi più permettere di rischiare, esagerare e sbagliare, perché tutto ciò che non funziona si trasforma in una ferita difficile da sanare. Questa canzone mi ricorda sempre di cercare di vivere come allora, con la consapevolezza acquisita negli anni ma allo stesso tempo con il coraggio e la spensieratezza di un bambino, che ogni giorno vive una nuova scoperta.

 

Che messaggio vorresti far arrivare a chi ti ascolta?

Chiaramente ogni canzone racchiude un messaggio a sé. Tuttavia diciamo che il messaggio che provo a trasmettere in ogni pezzo che scrivo è un messaggio di positività nascosto tra sonorità e vibrazioni melanconiche. Mi piace molto descrivere emozioni “in bilico”, ovvero a metà tra un sapore triste ed un retrogusto felice, dove si intende che è presente una certa nostalgia che tuttavia termina con un riscontro positivo, quasi ad affermare che tutto fa parte della vita e tutto può essere visto come qualcosa di positivo, anche i momenti difficili. Mi diverte poi il fatto che, a seconda del momento in cui ascolto una mia canzone, a volte la trovo particolarmente struggente e altre particolarmente rassicurante.

 

Progetti futuri?

C’è già un progetto nel prossimo futuro, tocca aspettare ancora poco. Per quel che sarà dopo, ancora non lo so, ogni volta che ho provato a disegnare un percorso da seguire è puntualmente arrivato un acquazzone a sbavare tutto. Mi sento abbastanza sereno nel dire “Vediamo cosa succederà”. Questo è un periodo della mia vita in cui prendo le cose come vengono, senza troppe aspettative, seguendo un po’ il vento delle opportunità. Certo ho parecchi sogni nel cassetto, sia a livello musicale che lavorativo, e questo è buono perché i sogni mi aiutano ad alimentare questo vento. Se devo parlare più nel concreto, diciamo che non ho mia desiderato diventare un artista famoso o qualcosa del genere, ma quello che mi piacerebbe davvero è poter coniugare il mondo della musica col lavoro che faccio in ambiente sociale, magari aiutando, attraverso questa incredibile forma d’arte, i ragazzini con cui lavoro, dandogli la possibilità di esprimersi e farsi sentire.

ALTER BRIDGE: una data in Italia con Halestorm e Mammoth WVH!

ALTER BRIDGE, una delle formazioni rock più amate del nuovo millennio, torneranno in Italia per l’unica data del loro PAWNS & KINGS TOUR il prossimo 25 novembre 2022. Il concerto si terrà al Mediolanum Forum di Milano e sarà l’occasione per la band di Myles Kennedy e Mark Tremonti di riabbracciare i fan italiani, da sempre molto vicini al combo americano.

Prima di loro saliranno sul palco due band eccezionali: HALESTORM e MAMMOTH WVH. I primi, guidati dalla straordinaria Lzzy Hale, torneranno nel nostro Paese a distanza di tre anni dall’ultimo show. I secondi sono il gruppo di Wolfgang Van Halen, figlio del leggendario Eddie e rivelazione dell’hard rock statunitense.

PAWNS & KINGS TOUR toccherà 25 città: partirà a inizio novembre ad Amburgo in Germania e si concluderà a Londra il 12 dicembre.

ALTER BRIDGE sono attualmente al lavoro sul successore di “Walk The Sky”, album pubblicato nel 2019. Il nuovo disco uscirà nei prossimi mesi e il pubblico europeo sarà il primo in assoluto ad ascoltare dal vivo le nuove canzoni. HALESTORM pubblicheranno invece il nuovo album “Back From The Dead” il 6 maggio mentre MAMMOTH WVH hanno rilasciato il disco di debutto lo scorso giugno, oltre ad aver ottenuto di recente una nomination ai Grammys con il singolo “Distance”.

I biglietti saranno disponibili secondo queste modalità:
28 aprile ore 11: tramite Ticketone.it per gli iscritti al ticket alert (per iscriversi – https://www.ticketone.it/artist/alterbridge/)
29 aprile ore 11: vendita generale su Ticketone

VIP Package disponibili su www.alterbridge.com

Virgin Radio è la radio ufficiale del concerto.

I dettagli della data:
PAWNS AND KINGS TOUR
ALTER BRIDGE
+ Halestorm
+ Mammoth WVH
25 novembre 2022
Milano, Mediolanum Forum

ORARI
Apertura cancelli: 17:00
Inizio concerti: 18:45

BIGLIETTI
Parterre: €50 + prevendita
Anello A e tribuna Gold: €60 + prevendita
Anello B: €55 + prevendita

Tre Domande a: Clio and Maurice

Come state vivendo questi tempi così difficili per il mondo della musica?

Nel corso di questi anni, ormai completi, di pandemia abbiamo attraversato fasi diverse tra loro: l’interruzione forzata dei primi mesi del 2020 ci ha permesso in realtà di focalizzarci sullo studio dei nostri strumenti e sulla scrittura, ed è stato un periodo creativamente molto fertile. Il momento in assoluto più difficile è stato l’inverno e tutta la prima parte del 2021, quando ci siamo ritrovati per molti mesi consecutivi senza poterci esibire, con conseguenze sia economiche che emotive impegnative. Ora per la prima volta a distanza di due anni ci sentiamo di poter tornare a fare progetti sul medio periodo.

 

Come e quando è nato questo progetto?

Il progetto nasce circa tre anni fa: ci conoscevamo già da diversi anni, ma non avevamo mai provato a scrivere qualcosa insieme. Già ai primi tentativi eravamo molto contenti dei risultati e i feedback erano buoni, nonostante la particolarità della nostra formazione: malgrado di questo ultimo periodo siamo ancora convinti di essere su una buona strada.

 

Progetti futuri? 

Abbiamo finito di lavorare al nostro primo album e stiamo organizzando un tour estivo in Italia e uno autunnale in Europa.

Le Endrigo @ Covo Club

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• Le Endrigo •

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Covo Club (Bologna) // 24 Aprile 2022

 

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Bodega @ Covo Club

It’s (not) only post punk and we like it

Endelss Scroll, uscito nel 2018 per la What’s your Rupture, è un disco rumoroso, dissonante e psichedelico. Infatti, non a caso, è stato prodotto da nientepopodimeno che da Austin Brown dei Parquet Courts. Così i Bodega, quintetto newyorkese, ha attirato l’attenzione della critica internazionale ricevendo pareri più che positivi, anche con i lavori successivi. Finalmente, covid permettendo, sono arrivati in Italia per un tour di quattro date che si è concluso sabato sera sul palco del club più avanguardistico della città felsinea: il Covo.

La doppietta Thrown e Doers apre il concerto, e anche il loro ultimo disco Broken Equipment, riscaldando l’atmosfera immediatamente: ritmi serrati e adrenalinici come il più classico del post punk vuole. Il clima cambia, però, quando arriviamo alla più astratta C.I.R.P. che sottolinea un lato più sperimentale e quasi talkingheadsiano della band. Non sono mancate citazioni dai lavori precedenti: How this is Happen?!, dal piglio tendente al garage, che ha portato un timido pogo nel pubblico ma senza esagerare. Una grinta maggiore rispetto alla versione del disco è stata Jack in Titanic, che dal vivo si è dimostrata molto più coinvolgente e danzereccia. Finale agrodolce con Charlie che andava quasi cantata a squarciagola con gli accendini. La band è emozionata ma concentrata, cerca sempre il contatto con il pubblico che risponde entusiasta. Nota di merito va alla batterista Tai Lee, grintosa e talentuosa come pochi, dimostrazione vivente che quello non è assolutamente un lavoro per soli uomini.

La band newyorkese ha dimostrato enormemente che inserirli tra gli innumerevoli gruppi della scia del revival post punk è altamente riduttivo e che, specialmente nel loro ultimo disco, sono maturati molto. Broken Equipment è un disco che affronta tematiche importanti ed intime, con un sound che spazia enormemente nell’oceano di sottogeneri che caratterizza l’alternative rock. Inoltre, l’alternanza alla voce di Ben Hozie e l’ipnotica Nikki Belfiglio ha uno stampo che richiama molto i Sonic Youth, ma anche con citazionismo ai Pixies e, in alcuni tratti, Arcade Fire. Continuate così cari Bodega, che già non vedo l’ora di sentirvi di nuovo!

 

Alessandra d’Aloise

Foto di copertina: Filomena Mascis

Tindersticks @ Theater Akzent

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• Tindersticks •

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Theater Akzent (Vienna) // 23 Aprile 2022

 

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Dove sono finiti tutti? Lo chiediamo a The Bastard Sons of Dioniso

The Bastard Sons of Dioniso sono una band della Valsugana che crede nel rock cantato in italiano, che non si adatta alle mode per seguire un proprio percorso, ovunque esso porti, anche se preferiscono finire sul palco. Credono che un disco non suonato dal vivo sia solo un disco a metà, ed è per questo che attendiamo di assistere a un loro live per ascoltare dal vivo il loro nuovo progetto Dove Sono Finiti Tutti?, ma, nel frattempo, li abbiamo intervistati per saperne di più.

 

Sicuramente è una domanda che vi hanno fatto molte volte, ma i nostri lettori sono curiosi di sapere come vi siete conosciuti e come nasce il nome della vostra band

“Noi ci siamo conosciuti alle scuole superiori. La scelta della nostra specializzazione ha fatto si che ci trovassimo in classe assieme. Conoscendoci abbiamo scoperto di avere più passioni in comune: la voglia di fare musica nostra, e la voglia di far festa. Musica e festa vanno a braccetto. Così abbiamo continuato ad espandere il nostro orizzonte verso posti sempre più lontani. Il nome nasce da un idea del gruppo che Jacopo aveva in precedenza. Un nome che rappresentava in pieno la dualità della nostra comunicazione. Una più diretta ed una più profonda dove lasciare lo spazio all’ascoltatore per indagare.”

 

Fare rock cantando in italiano è sempre un argomento divisivo, soprattutto per chi considera la nostra lingua non altrettanto agile ed efficace come l’inglese per questo genere musicale: perché avete scelto di seguire questo percorso? 

“Abbiamo scelto di cantare in italiano perché è la nostra lingua. Con questa possiamo esprimerci con migliore sensibilità e consapevolezza. L’italiano è una lingua adatta alla musica e questa ci regala sempre nuove possibilità di interpretazione che con l’inglese saremmo impossibilitati a manipolare per nostra ignoranza. Ci sembra che la concezione del Rock in inglese sia un retaggio della guerra fredda, della società nella quale abbiamo vissuto, volenti o nolenti, nella nostra gioventù.”

 

Rispetto a Cambogia e altri album precedenti, il vostro nuovo progetto Dove Sono Finiti Tutti? ha un titolo che racchiude un po’ la sensazione di spaesamento dell’essere umano che caratterizza questo periodo storico di pandemia e guerre. Cosa vi ispirato, esattamente?

“La domanda ci è sorta spontanea. Con una nota di autoironia che non poteva mancare. La risposta la troveremo nei Live. Non vedevamo l’ora di ricominciare e di darci una risposta.”

 

Sirene oppure Tali e Squali sono canzoni dove affermate con spietata schiettezza la responsabilità dell’uomo nel decidere il suo destino. Potete raccontarci di più sulle canzoni che compongono l’album e su come sono nate?

“Ogni canzone ha una genesi che differisce dalle altre. Ma lo sguardo verso noi stessi è il fil rouge del disco. Non per metterci in discussione, ma semplicemente per capirci. Ti Piace o No? è tratta da una nostra idea musicale dei primi 2000. Restiamo Umani invece è la canzone più giovane. Abbiamo collaborato con diversi autori che ci hanno affiancato nel lavoro di scrittura negli ultimi anni: Antonio Fiabane, Pietro Fiabane, Emanuele Lapiana, Oscar De Bertoldi. Sono presenti sul dico vari musicisti: Clemente Ferrari (synth, hammond, sequencer), Tommaso Pedrinolli (percussioni), Luca Frisanco (flicorno), Massimo Costa (tromba), Alessandro Serioli (synth, tastiere) che si sono innesti nel nostro sound, approfittando del tempo bonus dato dallo stop dei concerti nell’ultimo (anno, NdR), ed hanno saputo giocare con la dinamica di brano in brano.”

 

the bastard sons of dioniso interview

 

Restiamo Umani ha un titolo che può essere letto in più modi: come un imperativo necessario in questo momento storico, un appello a riscoprire la nostra umanità oppure la constatazione che siamo semplicemente esseri umani con i nostri pregi e difetti. Quale delle tre ha ispirato la canzone?

“Tutte. Noi non abbiamo la pretesa di farci capire. Il gioco è lasciare aperte più letture possibili e, in base alla singolarità dell’esperienza umana, l’ascoltatore la può fare sua come meglio crede. Noi esseri umani abbiamo la presunzione di poterci comprendere con il linguaggio, ma per ognuno ogni parola evoca sentimenti differenti.”

 

Se poteste scegliere di creare un progetto con un artista, nazionale o internazionale, con chi vi piacerebbe collaborare? 

“Le nostre collaborazioni nascono dall’amicizia. Solamente le esperienze ed il percorso che faremo potranno dirci quali saranno le future collaborazioni. Stimiamo artisti italiani ed esteri ma da li a pensare di collaborare la distanza è lunga, un po’ per timidezza ed un po’ per l’indole di volerci sempre arrangiare.”

 

Siete un trio, siete in attività da diciannove anni, avete pubblicato sette album e avete conquistato un secondo posto a X Factor 2009, oltre ad avere tenuto svariati concerti in tutta la penisola. I vostri numeri ci sono e mostrano l’esperienza maturata in questi anni. Cosa consigliereste a un giovane artista che si affaccia nel panorama musicale contemporaneo in fase di cambiamento?

“Il primo consiglio è di trovarsi dei buoni amici. Fare musica significa condividere una passione che ti porta a trovare il lato migliore dell’uomo, quello legato al divertimento ed allo stare assieme, alla casualità del percorso in questo presente incerto. Il secondo consiglio è di divertirsi.”

 

Progetti per il futuro?

“Per ora la fase progettuale lascerà spazio al nostro piacere più grande, il live. Ma non possiamo negare che ci siano già molte canzoni che non aspettano altro che il momento giusto per poter vedere la luce.”

 

Grazie a The Bastard Sons of Dioniso e a Big Time per la disponibilità.

 

Alma Marlia
Foto S. Sadocco e S. Sassudelli

Soviet Soviet @ Covo Club

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• Soviet Soviet •

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Covo Club (Bologna) // 22 Aprile 2022

 

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Cris Pinzauti @ Hard Rock Cafè Firenze

Quando il Gambrinus chiuse, per la città di Firenze fu un colpo dritto al cuore. Cinema e caffè del centro storico, il Gambrinus era rimasto nella memoria cittadina per alcuni film-cult di Francesco Nuti girati nel seminterrato dove si trovava la sala biliardo. A causa dell’abbandono crescente, sembrava destinato a rimanere un vuoto simulacro della cultura fiorentina, fino a che, poco più di dieci anni fa, diventò parte della catena Hard Rock Cafè. Trasformato in una sala per promuovere concerti live per un pubblico locale e internazionale, la sua programmazione dà sempre nuovi stimoli a un fermento culturale underground che ora come non mai ha voglia di esistere, come la presentazione in anteprima di Moonatica, ultimo progetto di Cris Pinzauti, musicista fiorentino classe ’71 che si muove nelle correnti indipendenti del pop e del rock. 

L’Hard Rock Cafè ci accoglie in una struttura completamente rivoluzionata, unita a particolari interni originali, che fondono il ricordo di un passato alla voglia di guardare verso il futuro. Tra sorrisi e sguardi incuriositi, Cris Pinzauti sale sul palco accompagnato dalla sola chitarra acustica e suona Hellbound Train, tratto dall’album Black del 2015.  Una canzone che parla di un amore finito dove il fuoco vivo fino al giorno prima lascia il posto a una disarmante estraneità. Sulle ultime note del brano, a lui si uniscono i musicisti dell’underground fiorentino che hanno collaborato al nuovo progetto: Matteo Montuschi e Giuseppe Scarpato alla chitarra elettrica, Marzio Pinzauti al basso, Dado Pecchioli alla batteria, Federico Sagona alle tastiere, Eleonora Garella ai cori. Il live prende vita in una trama pop e rock dove si alternano brani del nuovo album a vecchi successi e omaggi ad artisti nazionali e internazionali che hanno segnato la formazione di Pinzauti. La sua interpretazione di Shock the Monkey di Peter Gabriel scalda la platea e non fa provare nostalgia dell’originale. 

Il pubblico ancora non conosce Non Andar Via, Giuda, Normalità, Parafulmine, Strega e tutte le altre canzoni del nuovo album, eppure diventa parte pulsante di canti e ritornelli come se le avesse sentite da sempre, perché Moonatica racconta di noi, di ogni essere umano catturato nelle sue fragilità, sbagli ed ossessioni liberando grintosi riff di chitarra elettrica, passaggi vocali graffianti, potenti fraseggi del basso. L’esecuzione è impeccabile, ma è la complicità che c’è sul palco a riempire la sala di una potenza inaspettata. Anche se Cris Pinzauti è la voce leader, sono tanti i momenti corali dove gli artisti abbandonano ogni individualismo per far parte di un progetto unico che si chiama musica, quella che non chiede permesso per entrarti nella pelle, negli occhi e nel cuore e abbattere ogni muro per dare vita al dialogo.

La serata finisce e i musicisti si concedono a un pubblico emozionato. Sul palco vuoto, gli strumenti sanno ancora dell’energia che c’era solo qualche minuto prima. Dentro di te, ringrazi chi ancora crede nella musica originale e la fa, la propone, la ospita, la promuove. Chi va in direzione ostinata e contraria perché il vento cambi e torni a favore dell’arte. Chi fa di tutto perché quel messaggio esca da quelle stanze, oltrepassi quelle porte, per diffondersi tra le strade bagnate dalla pioggia di una città che dorme e sogna un futuro migliore distante solo una nota. 

 

Alma Marlia

Foto di copertina: Sabrina Vivoli