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BDRMM @ Arti Vive Festival

Nella cornice suggestiva del parco della Rocca di Soliera (MO) dove ha luogo ogni anno il Festival Arti Vive, rivedo per la seconda volta quest’anno i BDRMM, quartetto britannico originario di Hull e Leeds, band di stampo shoegaze dal sound sperimentale, a tratti super chill e dream pop fino al più tipico loro wall of sound

Già a febbraio, dopo il loro live al Covo Club di Bologna mi ero chiesta come sarebbe stato vederli ad un festival estivo… Ed eccoci qua! 

Forse è il contesto in cui li ho apprezzati di più, su un grande palco, a far suonare nell’aria i riverberi delle chitarre sotto le stelle della campagna modenese. 

La band, anche se provata dal caldo emiliano di luglio, sembra in ottima forma sul palco, anche più carismatica e in vena di aperture sociali verso il pubblico, dedicandoci un brindisi alzando in alto delle birre ghiacciate. Inizia il concerto con il trittico in testa al loro ultimo e secondo album I Don’t Know uscito a giugno 2023: Alps, Be Careful(che strizza l’occhio ai Radiohead più catchy) e It’s Just A Bit of Blood.  È stato sorprendente osservare come un genere così contaminato e attuale come quello proposto dai BDRMM sia gustato e apprezzato da un pubblico molto eterogeneo, quello che si può raccogliere nella piazza di un borghetto italiano d’estate: ragazzi, famiglie, turisti. Il parco era gremito e lo è stato per un’ora e venti di live.

Difficile non farsi trasportare da ritmi e riff ipnotici in brani come We Fall Apart e percussioni grintose e invitanti come quella che introduce Gush

Osserviamo il cantante e chitarrista Ryan Smith – che negli ultimi mesi si è tinto i capelli di biondo platino – in perfomance vocali pulitissime per tutto il concerto e leggermente calante solo negli ultimi brani. Fra i marchi di fabbrica dei BDRMM immancabili le ampie sessioni vocali mono-nota rivestite da lunghi intervalli distorti. Sessioni spesso armonizzate dal bassista, Jordan Smith, il vero motivatore della folla: lascia la sua postazione davanti alle consolle per correre per tutto il palco, battendo le mani, o tendendole verso di noi a ritmo come a voler di più, sempre di più. Mi ha fatto sorridere, mi ha aperto il cuore e mi ha connesso con la magia che stavano creando, ricordandomi che la musica arriva alle persone ma parte sempre da persone. 

Mi rallegro di cuore nel vederli cavalcare un periodo più che fortunato e nel notare come nel loro 2024 UK/EU Festivals Tour abbiano riservato ben 4 date all’Italia: tre consecutive a luglio tra Torino, Soliera e il Sexto’n’Plugged, mentre il 9 agosto saranno all’Ypsigrock Festival a Castelbuono, Palermo. Per gli amici in vacanza in Sicilia, non perdeteveli ad agosto!

Lucia Rosso

Setlist 

Alps 
Be careful 
It’s Just a Bit of Blood
Mud
We Fall Apart
Hidden Cinema 
Standard Tuning 
Gush
Is That What You Wanted To Hear?
If…
Push/Pull
A Reason To Celebrate 
Happy 
(Unhappy)
Port

RUMAGNA UNITE dal 19 al 23 LUGLIO 2024 a CAMPIANO di RAVENNA

RUMÂGNA UNITE: IL RITORNO DI FIAMMA

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Rumâgna Unite, il festival musicale ad ingresso gratuito delle Ville Unite, torna a luglio 2024 con una line up musicale d’eccezione dispiegata su ben cinque giorni.

Il festival nato in seguito all’alluvione del maggio 2023 per sostenere, unire e anche celebrare il territorio, dedica la raccolta fondi di quest’anno alla Casa della Comunità di San Pietro in Vincoli, struttura essenziale per il forese sud.
L’evento si svolgerà dal 19 al 23 luglio a Campiano in provincia di Ravenna. 

Il programma musicale offrirà numerosi artisti: Willie Peyote, Nello Taver, Punkreas, Bambole di Pezza, Gianni Parrini, Dj Mitch (105/Tutto Esaurito), Andrea Rock (Virgin Radio) Lacrima Party, Filippo Malatesta, Lennon Kelly, Danny Metal, e molti altri ancora.

Non solo buona musica, ma anche buon cibo, “la ciurma” composta da numerosi volontari per ogni sera, sarà impegnata ai fuochi dello stand gastronomico.

Non mancherà un’area dedicata ai bambini, pensata per chi vorrà godersi l’atmosfera del festival con tutta la famiglia. 

Rumâgna Unite butta le radici nel territorio e da qui vuole partire per operare scelte sempre piú sostenibili e accessibili a favore dell’ambiente.
Quest’anno si inizia con la plastica. Un bicchiere riutilizzabile (e bellissimo!) permetterà di ridurre sensibilmente l’impatto dei rifiuti su tutta l’area.

Vi aspettiamo a Campiano al Rumâgna Unite per cinque giorni di musica, festa e solidarietá ad ingresso gratuito

Venerdì 19 Luglio
•⁠  ⁠Gianni Parrini 
•⁠  ⁠RIVELATO L’8/7
•⁠  ⁠RIVELATO L’8/7
•⁠  ⁠Marco Santoro 
•⁠  ⁠Phil G
•⁠  ⁠Il Biondo
•⁠  ⁠iCloud 
•⁠  ⁠LEI

Sabato 20 Luglio
•⁠  ⁠Willie Peyote
•⁠  ⁠Nello Taver
•⁠  ⁠Rumagna Cypher
Irol/Albino/S.C.A.R./Clave/ Kugio/Joey Borea
•⁠  ⁠Menagramo
•⁠  ⁠Tizio
•⁠  ⁠Rey Jacks
•⁠  ⁠Cesco 
•⁠  ⁠Cous Cous a Colazione 

NB: in chiusura della serata LACRIMA PARTY

Domenica 21 Luglio
TUTTI X TITTA
•⁠  ⁠Filippo Malatesta 
•⁠  ⁠Santini
•⁠  ⁠Spaventapassere 
•⁠  ⁠Strada Statale 16 
•⁠  ⁠Parenti
•⁠  ⁠Jerry e i Doposole 
•⁠  ⁠Guidatori di Sputnik

-A SEGUIRE DJ SET DI: DJ MITCH (105/TUTTO ESAURITO)

-TUTTI GLI ARTISTI ESEGUIRANNO PEZZI DI TITTA 

-Divulgazione culturale a cura di Giulio Armeni – Filosofia Coatta

Lunedì 22 Luglio
•⁠  ⁠Bambole di Pezza
•⁠  ⁠Danny Metal 
•⁠  ⁠Rosko’s 
•⁠  ⁠Alice Caronna
•⁠  ⁠Sunset Avenue 
•⁠  ⁠Edna Frau
•⁠  ⁠TV Fuzz
•⁠  ⁠GioRosetti

A seguire Dj set by Andrea Rock (Virgin Radio)

Martedì 23 Luglio
•⁠  ⁠Punkreas
•⁠  ⁠Lennon Kelly
•⁠  ⁠Bad Frog
•⁠  ⁠Hernandez & Sampedro
•⁠  ⁠Sunset Avenue
•⁠  ⁠Drive me Dead
•⁠  ⁠Nannibiuss and Friends 
•⁠  ⁠TFV

-Divulgazione scientifica a cura di Ruggero Rollini

Ride @ Arti Vive Festival

Ogni band britannica, fondata dopo il 1966 e di genere riconducibile al rock, che si rispetti ha nel suo repertorio almeno una canzone con un giro di batteria ispirato – ma si potrebbe dire identico – a quello di Tomorrow Never Knows dei Beatles. Questa “coincidenza” aiuta a confutare l’erronea e fin troppo diffusa tesi che Ringo Starr fosse scarso, ma non è il momento di aprire una parentesi così annosa e controversa. Il centro di questo discorso è infatti il concerto dei Ride all’Arti Vive Festival di Soliera, a cui sono andato ieri sera per verificare se anche il quartetto di Oxford fosse, ad un certo punto dei suoi trent’anni abbondanti di carriera, incappato in questo cliché che assomiglia tanto ad un omaggio ai fab four. 

Innanzitutto, occorre dire che la manifestazione organizzata nel piccolo comune modenese, ormai consolidata e quest’anno a forti tinte shoegaze, è un vero gioiello: le strade del centro si riempiono di stand gastronomici, bancarelle colme di cd e vinili (in una di queste, però, un album dei Bon Jovi finisce misteriosamente nella colonna del grunge provocandomi una reazione di snobistico disgusto alla maniera di Rob di Alta Fedeltà) e piccoli palchi sui quali si esibiscono artisti locali. Insomma c’è un fermento, sia culturale che umano, che anima la cittadina e la bellissima piazza, incorniciata da un filare di alberi e da edifici storici, dove suonano i Ride. 

La strada che lambisce il palco si chiama Via Rimembranze ed è forse anche per questa ragione toponomastica che Andy Bell e soci ci regalano un concerto nostalgico, suonando brani fortemente radicati negli anni ’80 (quando, a dire il vero, i Ride non esistevano ancora, ma quei sintetizzatori non lasciano dubbi sull’influenza che il movimento dark/new wave ha avuto sulla band) e nella decade successiva. Anche le canzoni tratte dall’ultimo album infatti, come l’iniziale Monaco, la sepolcrale I Came To See The Wreck e PeaceSigns portano indietro nel tempo e fanno venire in mente gruppi come i New Order, i Depeche Mode e i Cult. Nonostante lo sguardo sia rivolto al passato, non mancano le innovazioni come, ad esempio, in Last Frontier, un pezzo scritto lo scorso anno, che viene suonato con due bassi e rappresenta uno dei momenti migliori della serata.

Oltre a presentare la loro ultima fatica discografica, i taciturni Ride propongono naturalmente i capisaldi del loro repertorio attingendo a piene mani ai loro primi lavori in studio, ed è da questa parte per così dire vintage della scaletta che emerge la loro natura shoegaze. Le atmosfere sono dilatate e oniriche e capita di frequente che il frontman inizi a cantare solo diversi minuti dopo la prima nota del pezzo; la voce di Andy Bell si adagia sul tappeto sonoro creato da Gardner, Queralt e Colbert ed è proprio quest’ultimo, alla batteria, a dare verve alla performance. Come un moderno Keith Moon riempie la musica e il palco, guidando il resto della band come fa in Dreams Burn Down, pescata dal primo disco e ancora capace di infiammare il pubblico con il suo alternarsi di arpeggi sognanti e violente botte di decibel. Twisterella è un pezzo power pop che rimanda agli anni ’60 (a partire dal titolo) tanto quanto alle sonorità jingle jangle degli Stone Roses, mentre Leave Them All Behind e il suo lungo assolo di chitarra ricoperto di wah-wah sottolineano la matrice psichedelica della musica dei Ride. 

Il concerto si avvicina alla sua conclusione e, quando dopo aver suonato la stupenda Vapour Trail, cantata da Gardner, i quattro di Oxford se ne vanno senza aver presentato la loro versione di Tomorrow Never Knows un po’ mi preoccupo. Al momento del loro ritorno sul palco, tuttavia, sento quel pattern così familiare e così beatlesiano che conferma l’appartenenza dei Ride al movimento musicale britannico e la veridicità del mio teorema. Si tratta di Seagull (non a caso, nell’introduzione di Tomorrow Never Knows si sente il verso di un gabbiano), un pezzo del primo album fatto di distorsioni e feedback, da cui parte l’escalation noise, che comprende anche Chelsea Girl, con cui si conclude la serata. 

Gianluca Maggi