NOFX: SOLD OUT DAY 1 E ABBONAMENTI DUE GIORNI, ULTIMI BIGLIETTI RIMASTI PER IL DAY 2!
NOFX
FINAL TOUR
11-12 MAGGIO 2024 – CARROPONTE, SESTO SAN GIOVANNI (MI)
DAY 1 TICKETS e 2 DAYS PASSES SOLD OUT
PER LE DATE D’ADDIO DELLA BAND DI FAT MIKE
40 ANNI. 40 CITTA’. 40 CANZONI (AL GIORNO).
La leggendaria band capitanata da Fat Mike si congeda dopo 40 anni di carriera con uno speciale tour d’addio che partirà proprio dall’Italia, l’11 (già SOLD OUT) e 12 maggio al Carroponte di Milano, un’imperdibile doppia data per l’ultimo saluto ai fan italiani.
Ultimi biglietti per la data del 12 maggio in vendita solo su TicketSMS!
I NOFX sono conosciuti come una delle band punk più controverse e significative del loro tempo. Spesso, nella loro lunga carriera, si sono spinti oltre i limiti nei loro spettacoli dal vivo e il loro ultimo toursicuramente non sarà diverso.
Una “last dance” che toccherà anche l’Europa con la doppia data di Milano a maggio a fare da apripista per le quattro settimane in tour nel vecchio continente prima che i NOFX tornino negli Stati Uniti per il concerto finale previsto nel mese di ottobre 2024 a Los Angeles.
“Un tour d’addio che sarà veramente un tour di addio” ci ha tenuto a precisare Fat Mike:“Questo non è un tour finale come i Motley Crue o i Black Sabbath, questi sono gli ultimi concerti che i NOFX suoneranno e li faremo con tutto il cuore e tanta felicità. E poi sarà finita. Avremo finito per davvero”.
Un final tour unico che sarà articolato con concerti(talvolta con doppie date) in 40 città sparse per il mondo. I NOFX eseguiranno 40 canzoni a serata, tra album completi e rarità, senza ripetere mai la stessa scaletta, garantendo così l’unicità di ogni serata.
Fat Mike ha recentemente dichiarato: “Penso che 40 anni di carriera siano abbastanza, è un buon momento per lasciare. Sono stanco di intrattenere le persone, basta, abbiamo finito”.
Tutti i membri della band continueranno a stare nel mondo della musica, a produrre dischi, ma non andranno più in tour, non ci saranno più i NOFX:” È anche una questione fisica, fare 40 anni di vita on the road è stancante, anche se non c’è niente di veramente pesante in quello che facciamo, è faticoso ma facile ed è certamente meglio che lavorare otto ore al giorno”.
Un altro interessante spunto a supporto della scelta di fermarsi dopo il “Final Tour” è l’impossibilità di essere sé stessi:
“Se dici qualcosa ad un concerto, su qualsiasi argomento, va online e tutti lo diffondono sui social media; tutti sentono una cosa che magari era destinata agli spettatori del mio show, non era destinato a tutti. Come NOFX abbiamo perso tonnellate di show per questo motivo. Questo è uno dei motivi per cui voglio smettere, perché se non posso dire quello che voglio sul palco, non è divertente. Non è punk!”
I NOFX sono dunque pronti per il loro ultimo anno in tour, a chiudere una storia unica nel panorama musicale contemporaneo. In questi 40 anni hanno saputo – insieme a The Offspring e Green Day – scalare realmente le classifiche di vendita, diventare icone mainstream ed avere un successo planetario. Questo sono i NOFX in poche parole e così lo saranno per sempre.
Queste due giornate saranno inoltre un vero e proprio FESTIVAL!
Oltre a vedere due concerti unici e irripetibili dei NOFX, ci saranno grandi nomi della scena punk rock scelti da Fat Mike in persona che renderanno ancora più speciali le ultime due date italiane della band.
Di seguito i dettagli delle date italiane.
Sabato 11 maggio 2024 [SOLD OUT] – Carroponte, Sesto San Giovanni – Milano
NOFX playing ‘Punk In Drublic’, ‘Wolves in Wolves’ Clothing’, ‘Pump Up The Valuum’ + more
Special guests: Circle Jerks, Comeback Kid, Raw Power, The Last Gang, Versus The World
Domenica 12 maggio 2024 – Carroponte, Sesto San Giovanni – Milano
NOFX playing ‘So Long and Thanks for All the Shoes’, ‘White Trash, Two Heebs and a Bean’, ‘The Decline’ + more
Special guests: Circle Jerks, Frank Turner and The Sleeping Souls, Talco, The Meffs, Clown, Bad Frog
Ultimi biglietti per il DAY 2 in vendita in esclusiva su TicketSMS.
Per maggiori informazioni visita www.hubmusicfactory.com
In arrivo il Balena Festival 2024!
Balena Festival 2024
Che Bella Compagnia
Al Porto Antico di Genova torna anche quest’anno, organizzato da Aluha Eventi, il Balena Festival che al grido di “Che Bella Compagnia” ci canta “Dai su, pensateci bene: quanto è bello stare tutti insieme?“.
Una compagnia che si sta già radunando in questi mesi con gli eventi di Balena Extra: live iniziati già a gennaio (Zibba + Eugenio Sournia, Jagwari + La società della paralisi, Lamante + Juma) e che proseguono nella primavera con Federico Dragogna il 18 aprile e Paolo Saporiti + Sandri il 16 maggio. Il Balena Festival invita poi la Bella compagnia a ritrovarsi il 3 luglio per la sua preview che vedrà come protagonista il rapper/cantautore Willie Peyote con il suo “Sulla riva del tour”, uno show originale frutto della combinazione tra il suo sound unico, la sua inconfondibile penna e le dinamiche e consuete interazioni con il pubblico. Il Balena festival attracca poi nel Porto Antico il 24 luglio portando sul suo palco Massimo Pericolo con “Le cose cambiano tour”, il 26 luglio il giovane artista romano arrivato sulle scene come un fulmine a ciel sereno Fulminacci, mentre il 27 luglio sarà la volta di una serata made in Reggio Emilia con CCCP – Fedeli alla Linea un ritorno tanto atteso quanto inaspettato che vedrà nuovamente insieme Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Annarella Giudici e Danilo Fatur; come open guests non potevano che esserci Max Collini & Jukka Reverberi per un palco da “Emilia paranoica”.Nelle belle compagnie non possono mancare i momenti di ballo sfrenato e canti a squarciagola ed ecco allora che entra in gioco il Balena Party, due serate – a inizio e fine rassegna – dedicate interamente ai throwback parties più amati del momento. Il 4 luglio sarà la volta del Teenage Dream ossia “la festa di tutti”, la festa che non c’era mai stata, se non nelle nostre camerette, sotto la doccia, in macchina con gli amici a fine serata. Mentre il 28 luglio si chiude con il party Voglio tornare negli anni 90: tutte le hit che ci hanno fatto ballare negli anni ’90 ritorneranno in un’unica grande notte con un Live Show fantastico
“Quest’anno volevamo celebrare la bellezza dello stare insieme, di creare legami veri e condividere momenti indimenticabili. Chiamateci ingenui, ma che cos’è un festival senza le persone che lo vivono?
In un momento in cui troppo spesso il virtuale ha la meglio sulle connessioni reali, volevamo ricordare e ricordarci di quanto sia importante creare spazi di condivisione, in cui la musica diventa il collante che ci tiene tutti uniti.
Gli antichi raccontavano di balene talmente grandi che a volte i marinai le scambiavano per isole e vi sbarcavano. La nostra balena quest’anno diventa un’isola di condivisione, in cui la diversità è accolta con entusiasmo, in cui non importa chi sei, cosa fai ma importa esserci, vivere e connettersi dal vivo, gli uni con gli altri.
Così anche la scelta degli artisti che si esibiranno sul nostro palco rispetta questo credo: una carovana di personaggi unici, ognuno con la propria voce e il proprio messaggio. Una line-up variegata, rappresentativa della ricchezza della musica e delle sue molteplici sfaccettature.
E poi dobbiamo confessarvi un’altra cosa: il nostro motto di quest’anno lo abbiamo “rubato” al grande poeta Fabrizio De André che in “Anime Salve” cantava: “E che bello il mio tempo, che bella compagnia”. Abbiamo quindi voluto omaggiare un simbolo della nostra città nel venticinquesimo anno dalla sua scomparsa, con le parole di quello che a oggi è considerato il suo testamento artistico. Un inno che Faber aveva pensato per la solitudine ma che noi vogliamo accogliere come un inno alla gioia di condividere, senza perdere di vista se stessi. Una riflessione, sempre più urgente, sul nostro ruolo nel mondo, un invito ad ascoltare la voce della propria anima di fronte alle sfide del presente e, soprattutto, del futuro”.

Balena Extra:
18 aprile – Federico Dragogna
16 maggio – Paolo Saporiti/Sandri
Balena Preview:
03 luglio – Willie Peyote
Balena Festival:
24 luglio – Massimo Pericolo
26 luglio – Fulminacci
27 luglio – CCCP Fedeli alla Lnea / Max Collini & Jukka Reverberi
Balena Party:
04 luglio – Teenage Dream party
28 luglio – Voglio tornare negli anni 90 party
Balena Festival è il festival organizzato da Aluha Eventi che dal 2019 porta a Genova, sul palco dell’Arena del Mare, Porto Antico, artisti nazionali e internazionali d’eccezione. Trasformiamo la Superba in un grande palcoscenico a cielo aperto, ovviamente vista mare.
Tre Domande a: Bobby Joe Long’s Friendship Party
Se doveste riassumere la vostra musica con tre parole, quali scegliereste e perché?
Facciamo due parole, coatto wave perché è così che è stata definita sin da subito la musica BJLFP, critica compresa, ma soprattutto perché attingiamo da un retaggio punk, post punk, new wave ma con un linguaggio diretto/coatto, anche se poi i testi sono tutt’altro che popolari.
C’è un artista in particolare con cui vi piacerebbe collaborare/condividere il palco?
Non ho mai pensato a collaborazioni in studio o sul palco. È una cosa che nasce secondo me dall’affinità. Se proprio ne devo scegliere uno dico Giovanni Lindo Ferretti perché senza quello che ha fatto lui non avrei fatto questo progetto in questa maniera.
Se doveste scegliere una sola delle vostre canzoni per presentarvi a chi non vi conosce, quale sarebbe e perché?
Chi ha ucciso Laura Palmer? Perché titolo, testo e musica sono identitarie, e identificative. Anche se è una delle poche canzoni dei BJLFP che manca d’ironia, cioè è totalmente noir. Ma sceglierei quella.
Henry Bowers
Širom @ Hangar 11
Artefici, a mio parere, di uno dei dischi più belli del 2022, The Liquified Throne Of Simplicity, gli sloveni Širom giungono all’Hangar 11 di Belluno (un progetto molto suggestivo di riqualificazione di un ex hangar militare in uno spazio d’arte di circa 300mq) per mettere in scena il loro avant-free-folk dal fascino alchemico e a tratti freak.
Dagli ascolti su disco, la loro musica si manifesta come una trance sonora che sublima nel miracolo di un noise totalmente acustico, a tal punto da creare una lieve ansia per la loro resa live.
Si comincia alle 19:30, con i tre che, senza troppe presentazioni, si palesano on stage, salutano e annuncia che il programma del loro spettacolo prevederà tre pezzi.
Si riveleranno poi come tre brani (più un encore) che hanno sostenuto il concerto come muscolatura esposta, rivelando tre esperienze in forma di suite tra orchestrazioni psichedeliche e suoni polifonici e che saranno la reale sostanza di potenti evocazioni emotive e ancestrali.
Ma facciamo un passo indietro. I Širom sono Ana Kravanja, Samo Kutin e Iztok Koren, suonano e giocano con un numero incredibile di strumenti, alcuni autocostruiti come vere e proprie opere d’arte do it yourself, altri provenienti della tradizione popolare slovena di cui riporto alcuni di seguito in ordine sparso: viola, violin, ribab, daf, ocarinas, balafon, mizmar, guembri, banjo e molti altri.
Inutile cercare di definire la loro musica con nomi o correnti note.
Uno spazio importante è rappresentato dagli elementi percussivi e molti strumenti sono suonati in modo del tutto originale come pentole o sassolini versati da una ciotola all’altra, a ribadire che la musica può essere creata da qualunque oggetto.
Descrivere quello che accade sul palco non è così semplice. Forse, quello che più cattura la mia attenzione è l’estrema naturalezza di ogni gesto.
Il banjo suonato con l’archetto, tubi che agitati vicino ad un microfono producono effetti sonori, il violino pizzicato, la frantumazione di oggetti non meglio identificati, i piatti non solo percossi, ma suonati con l’archetto, un risuonatore acustico che amplifica la ghironda e la lira, dettano un profondo dialogo che tende a scappare da una contabilità immediata, colpendo con una proposta affascinante e inclassificabile allo stesso tempo.
Il destreggiarsi tra questi strumenti non è una mera esibizione da giocolieri ma il nucleo da cui parte la genesi dei brani.
Allo stesso modo possiamo descrivere l’interplay del trio: una singolare empatia a tre che li fa sembrare nati per suonare assieme questa musica stravagante che a volte pende verso l’ esoterico o un che di psichedelia rurale da camera.
La cosa sorprendente è la loro abilità di tirar fuori da ogni strumento sonorità inedite e inattese.
La costante di uno stupore matematico è la maestria nell’indagare in un ampio spettro di timbri che diventano forme di un unico linguaggio estremamente equilibrato. L’incanto di un suono in purezza (tutto può produrre una sonorità: da piccoli flauti a parti meccaniche, da violini ad una corda, a bassi e tubi di plastica o di metallo) definisce una grazia dettata anche da idee melodiche mai fuori fuoco.
Ed è con questa narrazione che diventa soprattutto forma comunicativa, che paradossalmente i Širom diventano fruibili anche a chi masticasse normalmente poco di queste sonorità.
Nell’alveo degli artisti definibili come “sperimentali” i Širom, ora, sono senza dubbio tra i più evocativi e poetici.
La magia creata dall’abilità tecnica dei musicisti è avvincente e si palesa anche in un’attitudine live esposta in poco più di un’ora di musica, ma con la sensazione che sia molto meno, tanto la musica incanta.
Concentrati e completamente immersi nelle loro azioni, i tre contagiano gli spettatori presenti, prima che il tutto venga ricomposto all’insegna di un’algida calma.
Il pubblico, scivola via via verso il bar e l’uscita quasi in silenzio per non rompere l’incantesimo di una musica capace di tenere insieme rigore e stupore, dramma e commedia, accademia e deriva.
Our Brand Could Be Yr Life
“Pop Art is: Popular (designed for a mass audience), Transient (short-term solution), Expendable (easily forgotten), Low cost, Mass produced, Young (aimed at youth), Witty, Sexy, Gimmicky, Glamorous, Big business.”
– Richard Hamilton
L’ultimo disco dei Bodega non è l’ultimo disco dei Bodega.
Questa è stata, in estrema sintesi, la dura realtà cui mi sono dovuto confrontare dopo l’iniziale entusiasmo per l’annuncio di un nuovo album della band newyorkese. Our Brand Could Be Yr Life è un remake, una sintesi, una rielaborazione del primo lavoro della band di Ben e Nikki, allora noti come Bodega Bay. È rimasto il titolo, identico, ma si sono ridotte le dimensioni, passando da trenta tracce del disco del 2015 alle quindici di quello appena uscito.
Il titolo è una citazione del libro di Micheal Azerrad Our Band Could Be Your Life: Scenes from the American Indie Underground, un’analisi della scena musicale indipendente nella decade 1981-1991, della sua cultura e della sua eredità negli anni seguenti. Ma se “band” diventa “brand”, il giudizio che i Bodega danno a questa eredità risulta piuttosto tranchant.
È in qualche modo un concept album, quantomeno ha come sfondo un tema, quello del rapporto dell’indie con il proprio canone, con la stessa struttura commerciale che ha assunto. Un meta-album, che finisce col dissacrare stereotipi e manierismi di categoria.
Tanto che il cuore del disco sta negli otto minuti occupati dai vari capitoli di Cultural Consumer, una trilogia nonché un’analisi in pala d’altare su spleen, decadenza, incapacità e produzione artistica, pastiche postmodernista sul ruolo di chi si professa “artista”.
L’album è un discreto melting pot che mostra chiaro e cristallino il potenziale poi esploso nei dischi successivi. È un prequel pieno di riferimenti e di anticipazioni, seppur rielaborati e rivisti, che ampliano lo spettro di colori entro cui si muovono i Bodega. È un viaggio nel viaggio, perché questo lavoro aveva già la caratteristica dei dischi successivi della band: è al suo interno disomogeneo e per questo sempre sorprendente, è squilibrato al primo incontro, per poi invece trovare un senso dopo qualche ascolto. Un disco intelligente, autoironico e allo stesso tempo leggero.
Al suo interno si trovano anime diverse, c’è tanto college rock e un’eco sempre presente al sapor anni ottanta, ma anche spigoli e ruvidità, come in ATM o Set the Controls for the Heart of the Drum (citazione tutta per i Pink Floyd, anche se, a livello musicale siamo a distanze siderali).
Abbiamo power pop q.b. e tanta melodia, suggellata da Cultural Consumer III, che puzza di Beatles e vinile.
Webster Hall invece sembra un tributo ai R.E.M. e alle chitarre di Peter Buck. I Bodega si muovono tra Devo e Weezer, qualcosa dei Velvet Underground riecheggia in Protean, mentre l’approccio intellettuale e dissacrante sembra raccogliere l’eredità dei Talking Heads.
C’è tanto, tantissimo peso specifico in questa riedizione del loro primo lavoro. Un album di pop art con una coscienza e una missione, coerente nella forma e dissonante nel contenuto, che dall’interno del canone lavora per mettere a nudo ogni singola contraddizione.
Nikki chiude il disco con una traccia inedita dedicata a New York, città natale della band. E in qualche modo Brooklyn e la grande mela sono nel DNA della band, tra afflati bohémien e radical chic figli dei social, tra urgenze creative e creativi con urgenze, la band si specchia nel suo ambiente e ne estrae un distillato dolce e pungente, perfetto per un aperitivo con sconosciuti che “fanno cose e vedono gente”.
Morale: l’ultimo disco dei Bodega non è un nuovo disco dei Bodega, ma ribadisce quello che la band ci racconta da nove anni. Lo fa suonandolo meglio, lo fa aggiungendo qualche capitolo. Se li conoscete già, sapete il valore che hanno, se invece partite da zero, questo è il capitolo giusto da cui iniziare.