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Tag: Festival

Wacken Open Air: Tre giorni di musica Metal!

Era il 1990 quando il villaggio di Wacken, nel Nord della Germania a circa 70 km da Amburgo, ospitava il primo Wacken Open Air. All’epoca si esibirono 6 band tedesche e parteciparono circa 800 spettatori.

Nel 2019, alla trentesima edizione, il festival si conferma essere uno dei principali eventi heavy metal a livello mondiale, con la presenza di 200 gruppi internazionali e un pubblico di 80.000 persone.

Le vendite hanno fatto registrare il tutto esaurito per 15 anni consecutivi. Dal 2008 ogni anno viene infranto il record di sold out anticipato, fino ad arrivare al 2015, quando i biglietti sono stati venduti tutti in 12 ore.

Negli anni hanno partecipato al W:O:A band del calibro di Nightwish, Iron Maiden, Motörhead, Mötley Crüe e Judas Priest, oltre ad artisti come Alice Cooper e Ozzy Osbourne. Una menzione particolare va fatta anche ai nostri Lacuna Coil presenti a più edizioni.

Quest’anno sarà la volta di Airbourne, Slayer, Anthrax, Of Mice & Men e Within Temptation.

Dall’1 al 3 agosto i campi intorno a Wacken verranno invasi dalle tende da campeggio dei partecipanti e verrà allestita una vera e propria città in cui le migliaia di persone, accomunate soltanto dalla voglia di esserci, vivranno per la durata dell’evento.

Ci saranno 8 palchi, una chiesa per speciali concerti in acustico, ristoranti e beergarden in piena tradizione tedesca.

Se qualcuno, per assurdo, si stancasse di assistere agli spettacoli potrebbe distrarsi in piscina o con i numerosi eventi collaterali proposti.

L’appuntamento per ogni fedele del metal, anche quest’anno, è a Wacken.

 

Mirko Fava

 

L’indie piacentino dei Flidge

[vc_row][vc_column][vc_column_text]L’indie piacentino dei Flidge

I Flidge sono una delle giovani, e più promettenti band, del panorama musicale piacentino.

Li incontro al termine del loro concerto a Tendenze Festival, una manifestazione che si svolge ogni anno in autunno a Piacenza e che per la prima volta è stata ospitata al Parco Daturi, ai piedi di Palazzo Farnese uno dei simboli della città

Era la prima volta che li vedevo suonare dal vivo, nonostante li conosca ormai da diverso tempo e il loro Ep sia tra i miei preferiti su Spotify.

Nonostante la giovane, anzi giovanissima età (il più piccolo ha 16 anni e il più grande ne ha 20) non hanno nulla da invidiare a band più mature.

Mi fermo a parlare con loro al termine del live in cui hanno presentato, per la prima volta, i loro nuovi inediti scritti in italiano.

Ci sono tutti: Elia Callegari (cantante), Alessandro Landini (chitarra e seconda voce), Francesco Marini (chitarra) Juan Rinaldini (basso) e Luca Maserati (batteria).

Ci fermiamo a fare quattro chiacchiere, in mezzo al campo che ha ospitato il concerto, mentre veniamo assaliti dalle ultime zanzare superstiti e parliamo di loro, della loro musica, della loro evoluzione e dei loro progetti.

 

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Fino al 2016 eravate i “Blue Freedom” poi avete cambiato e siete diventati i Flidge. Questa svolta ha avuto ripercussioni anche nella vostra musica? E che cosa vuol dire Flidge, visto che sembra non avere una traduzione in italiano…

Prima tendevamo a fare cover, sopratutto classici del rock, ora abbiamo cambiato genere e ci scriviamo da soli le canzoni. Ci siamo spinti verso l’onda indie mantenendo comunque un’impronta rock. All’inizio facevamo inediti in inglese e infatti il nostro Ep non contiene tracce in italiano. Ultimamente, invece, stiamo provando a scrivere nella nostra lingua rimanendo sempre sul genere indie, o meglio simil indie diciamo. E comunque Flidge è l’acronimo delle iniziali dei nostri nomi.

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”8705″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”8698″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

 

A luglio è uscito il vostro primo Ep dal titolo Ep e le tracce sono tutte in inglese. E’ una scelta particolare per una band emergente italiana. C’è una motivazione?

Abbiamo scritto il nostro primo inedito Sweeter in inglese e poi abbiamo seguito l’onda di fare canzoni tutte in quella lingua. La motivazione principale è che scrivere in inglese risulta più semplice rispetto all’italiano. Il testo passa quasi in secondo piano ed è una lingua più facile da mettere in musica. In italiano bisogna stare molto attenti a tanti aspetti: a non dire cose strane, a usare una grammatica corretta e, soprattutto, non si possono tagliare le parole a metà. In inglese invece si è molto più liberi.

Abbiamo pensato a tanti possibili titoli, presi da frasi delle nostre canzoni, ma alla fine nessuno ci piaceva e ci convinceva davvero. Quindi abbiamo detto facciamo una cosa semplice…ed ecco perché Ep.

Nonostante siate così giovani avete avuto numerose esperienze anche al di fuori del territorio piacentino e anche su palchi importanti: Collisioni, San Remo Rock, Fiat Music e Tanta Robba. Cosa ci dite del vostro percorso?

E’ iniziato tutto con Collisioni. Siamo andati li per incontrare Red Ronnie che faceva le audizioni nel suo furgoncino. Subito dopo l’audizione ci ha detto che gli avrebbe fatto piacere averci a suonare la sera stessa sul palco di Collisioni. Non ce lo aspettavamo e ci siamo arrangiati con quello che avevamo: per fortuna ci eravamo portati gli strumenti! Abbiamo suonato un paio di brani che sono poi entrati a far parte dell’Ep. Qualche mese dopo, a dicembre, ci ha chiamati per andare a esibirci sul palco dell’Ariston di San Remo per il suo Fiat Music Tour un contest, anzi per meglio dire un palcoscenico, dedicato ai gruppi emergenti. Abbiamo suonato li, non abbiamo vinto, ma ce la siamo cavata abbastanza bene, penso. Da quell’esperienza ne siamo usciti moralmente vincitori. Abbiamo rincontrato Red Ronnie a maggio di quest’anno a Milano e ci ha dato solo un consiglio: scrivere in Italiano.

“Che tra l’altro è una delle lingue che ultimamente uso più spesso nel parlato” ha aggiunto  Francesco.

 

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Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Un nuovo cd, che ovviamente sarà in italiano. Stiamo scrivendo delle nuove canzoni, due le abbiamo presentate stasera per la prima volta. le altre sono ancora tutte in fase di progettazione.

Il nostro obiettivo è quello di fare un album con almeno una decina di brani e vedere se riusciamo a trovare un’etichetta che ci rispecchi perché indipendenti è bello, ma è anche un po’ stressante. Comunque l’album non lo chiameremo Album, ma magari Lp…anzi forse è meglio di no.

 

Testo: Laura Losi

Foto: Andrea Landini[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

TUTTO MOLTO BELLO 2018

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TUTTO MOLTO BELLO 2018
September 14, 2018
COMA_COSE | M¥SS KETA | SUVARI

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Quando io e Sara Alice, la mia socia, abbiamo iniziato a scervellarci per cercare un nome da dare al magazine, avevamo già chiare le caratteristiche che avrebbe dovuto avere. Doveva unire, fare sentire a casa, doveva colpire per portarti a rileggerlo e farti esclamare “no dai, lo hanno chiamato davvero così?”.
Doveva creare una reazione e, sono sicuro, che anche tu mentre lo stai leggendo, sotto sotto, stia sorridendo.
La stessa cosa l’ho provata la prima volta che ho letto il nome di questo festival: Tutto Molto Bello.“Ma che figata di nome è!” mi sono detto, “devo assolutamente andarci!”.
A quel punto ho iniziato ad informarmi e a leggere i nomi delle band che hanno confermato: Coma_Cose, Myss Keta, Pop X, I Camillas, Mezzosangue, si cazzo dovevo andarci!

Il TUTTO MOLTO BELLO è il primo torneo di calcetto per etichette discografiche, organizzato da Sfera Cubica, Modernista e Locomotiv Club, e si svolge presso il Parco del DLF di Bologna. Non solo Calcio ovviamente ma anche tanta buona musica con i concerti dell’Arena Puccini.

La scaletta del 14 settembre prevedeva i live di Suvari, M¥SS KETA e infine i Coma_Cose.

Inizia tutto con Suvari, che con il suo indie pop elettronico scalda il palco nel modo giusto.
Il progetto Suvari nasce da Luca De Santis, dopo che a causa di una forma rara di neuropatia motoria viene costretto ad una lunga degenza ospedaliera. Segue periodo di riabilitazione casalinga in uno stato di semi paralisi. È proprio a questo punto che decide di rimettersi in gioco, e lo fa con la musica. A marzo di quest’anno è uscito il suo ultimo album, Prove per un incendio. Andatelo ad ascoltare perché è veramente figo.

Se Suvari ha scaldato il palco, M¥SS KETA lo ha incendiato!
Rapper mascherata, senza regole e sempre al limite della volgarità.
Il debutto è nel 2013 con Milano, Sushi & Coca brano che presenta un testo molto diretto:
Mi faccio una tempura/ che notte da paura/ bamba soldi e sesso/ la strada del successo
O ancora: Toccami la gamba/ passami la bamba/ Kyto, Poporoya/ jo sono la tua troia.
Il pubblico del TMB impazzisce letteralmente, cantando a squarciagola tutte le canzoni, da Una Donna Che Conta a Monica, da Botox fino a Milano, Sushi & Coca. Devastante.

È ora di fare spazio al duo di Milano, Fausto e Francesca, in arte Coma_Cose accompagnati da Riccardo Fanara alla batteria.
Li avevo già visti ad aprile al Vidia Club di Cesena, ed ero rimasto sconvolto dalla bravura di questi ragazzi.
Oggi si presentano in jeans e felpa nera con la scritta “MILAMO” fresca dal loro merchandise.
Sparano a raffica, una dietro l’altra, le loro canzoni tenendo il palco come pochi sanno fare. Si muovono molto, intrattengono il pubblico e si scambiano sguardi sorridenti: le occhiate di chi sa di avere vinto.
Metto dentro lo zaino la macchina fotografica e me li godo.
Tutto Molto Bello
Non aggiungo altro.

Grazie a Sfera Cubica per il gentile invito

Foto e testo: Luca Ortolani[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”8676,8688,8669,8679,8667,8680,8668,8692,8690,8691,8689,8678,8677,8687,8675,8686,8674,8685,8673,8684,8672,8683,8671,8682,8670,8681,8666,8665,8652,8663,8651,8662,8664,8650,8649,8661,8658,8647,8654,8646,8656,8645,8657,8659,8655,8653,8660,8648,8644,8642,8643,8640,8641,8639,8638,8637″][/vc_column][/vc_row]

Lacuna Coil

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Lacuna Coil @ Festareggio – Reggio Emilia // September 5, 2018

+ Avelion | Break Me Down | One Lag Man

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Provate per un attimo ad immaginare una cosa sconosciuta ai più, ma di assoluto valore per voi.

Quella cosa, per i tanti metallari giunti ieri sera a Reggio Emilia, potrebbero essere i Lacuna Coil. Un prodotto italiano che resta ignoto alla maggior parte dei consumatori di musica del nostro paese.

Sì, perché se è vero che in Italia hanno fatto fatica ad affermarsi nel panorama musicale, è altrettanto vero che all’estero sono considerati una delle band metal più influenti ed un’icona del genere.

Così, ai fan nostrani, non rimane che sfruttare le poche occasioni in cui i tour della band passano per lo Stivale.

Una di quelle occasioni è capitata grazie a FestaReggio che ha permesso ai Lacuna Coil di mostrare come il premio “Best Live Band”, ricevuto ai Metal Hammer Awards, non sia stato frutto del caso.

Lo show è tutto quello che ci si potrebbe aspettare da un concerto Gothic Metal: dall’outfit al trucco, passando per le movenze di Cristina Scabbia e Andrea Ferro.

Le due voci si mischiano perfettamente tra di loro e con gli altri elementi del gruppo, a ripercorrere quei successi che li hanno portati a festeggiare i 20 anni di carriera.

Grazie allo Staff di FestaReggio per la metalllissima serata!

Opening:
– One Leg Man (Reggio Emilia)
– Avelion (Parma)
– Break Me Down (Milano)

 

Foto & Testo: Mirko Fava[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”8577,8576,8575,8574,8573,8572,8571,8565,8568,8570,8566,8569,8567,8564,8562,8563,8560,8561,8559,8558,8557,8555,8556,8554,8552,8553,8551,8547,8545,8546,8548,8544,8549,8550,8543,8542,8541,8533,8540,8534,8535,8536,8537,8538,8539″][/vc_column][/vc_row]

Sum 41

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SUM 41 @ Rimini Park Rock // August 31, 2018

+ Zebrahead | Waterparks

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]La giornata conclusiva del Rimini Park Rock è stata una vera e propria festa di fine estate. Il clima di allegro e l’agitazione si percepivano già dall’autobus gremito di persone che mi avrebbe portato al concerto.

Gruppi di persone, più o meno giovani, in agitazione che parlavano della possibile scaletta e canticchiavano i successi dei Sum 41, headliner della serata.

La manifestazione è iniziata con i Waterparks, giovane band dalle tonalità che virano dal rock al pop.

Dopo una breve pausa è stato il turno degli Zebrahead e delle loro due bottiglie di birra ballerine (non vorrei essere fraintesa quindi ci tengo a precisare che erano persone travestite).

Non penso si sarebbe potuta scegliere una band migliore per scaldare gli animi. Tanta grinta e tanto rock. Tutti in visibilio quando Ali Tabatabaee accompagnato dalla sua fedele bottiglia, è andato a cantare tra il pubblico.

E poi sono arrivati loro. I più attesi… Quelli che hanno accompagnato l’adolescenza di chi è nato tra gli anni 80 e 90: i Sum 41.

Nonostante la band abbia recuperato lo storico chitarrista Dave Baksh sul palco si è sentita la mancanza scenica di Stevo, uno dei membri della formazione originale.

Deryck Whibley e i suoi partono subito con il botto. Fin dalle prime note è chiaro che la canzone di apertura è Hell Song e tutti impazziamo iniziando a cantare.

I Sum ci propongono una carrellata dei loro più grandi successi e tante, tante cover. Da Another Brick in the Wall a We Will Rock You, passando per Smoke on the Water e Faint dei Linkin Park, con cui hanno chiuso il concerto.

L’apice, a mio avviso, è stato toccato verso la fine quando hanno proposto in sequenza Into Deep, Still Waiting e dopo una breve pausa Pieces e Fat Lip.

Sarà per i ricordi, sarà perché sono state le canzoni con cui sono cresciuta ma è stato il momento più bello del concerto.

Nonostante la formazione mancasse di uno dei componenti originali del gruppo e nonostante non siano più dei ragazzini, lo spettacolo che ci hanno offerto è stato emozionante.

Abbiamo potuto cantare, ballare, pogare e anche commuoverci. Perché chiunque, e posso affermare con certezza questa cosa, ha dei ricordi indelebili legati alle loro canzoni che, nel bene e nel male, ci hanno accompagnato durante i nostri anni da pischelli, anzi da regaz.

E stasera, grazie a loro, siamo potuti tornare a quegli anni, anche se è stato solo per un paio d’ore.

 

Testo: Laura Losi

Foto: Jessica Bertolina[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”8500,8513,8525,8511,8522,8501,8512,8523,8499,8519,8504,8521,8517,8520,8516,8524,8518,8503,8515,8510,8509,8514,8508,8507,8506,8505,8498,8497,8488,8496,8486,8495,8494,8485,8493,8492,8483,8491,8490,8489,8484,8482,8470,8479,8472,8473,8477,8478,8476,8471,8475,8474,8481,8480″][/vc_column][/vc_row]

BAY FEST • DAY 1

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

BAY FEST
12•13•14 August 2018
Parco Pavese | Beky Bay | Bellaria Igea Marina (RN)

 

DAY 1

Lagwagon

Mad Caddies

The Lillingtons

BeerBongofficial

Forty Winks

Duracel

Why Everyone Left

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]La rassegna ritrova slancio e stimolo rinnovato. La partecipazione sui social dei fans è una pentola che bolle, pronta letteralmente ad esplodere in un delirio di Punk Rock e goliardia. L’entusiasmo si sente, si tocca, anche per chi, di certe band nel corso degli anni ne ha davvero fatto avide scorpacciate.

Il Day 1 parte con il clima degno della migliore estate adriatica.

La California catapultata in Romagna, le vecchie compagnie si ritrovano per l’evento dell’anno, i fegati mettono elmetti e scudi, i ragazzi di “Adottare soluzioni punk per sopravvivere” sono la stella cometa sopra un presepe targato Bay Fest!

Ore 18:30, si parte, fuoco alle polveri.
Molto bene il poker italiano Why Everyone Left giovani e convinti, idee chiare e sorriso spensierato, sognando grandi traguardi tengono bene il palco e la pressione nell’aprire il festival.

I Duracel oramai non si nascondono dietro l’etichetta di giovane promessa, anzi, la compattezza e la solidità nel tenere la scena è davvero arrivata alla maturità piena. Freschi del nuovo disco Supermarket chiudono in grande stile con Branca Day dei Derozer col guest Spazza alla chitarra.

Per i Forty Winks ho avuto diversi vecchi flash, vecchie memorie e vecchie scorribande notturne. Nella mia testa vagano le compilation di PuNK e Rock Sound, riaffiorano sonorità punk, blues, psichedelia, innovazione e strette di mano alle radici della musica. Un bel “sentire” insomma. Dopo anni i ragazzi di Bologna rendono onore e amplificano l’entusiasmo del mio ricordo e non solo.

I Beer Bong catapultano il crocevia italiano al passo coi contenuti esteri. Intensità e dedizione alla metrica più esigente, niente di nuovo per chi aveva già dimostrato di sapere suonare bene 15 anni fa.

Mi defilo per decomprimere fino al momento dei Mad Caddies. Dentro questa alchimia di fenomeni ci vive tutta l’esperienza e la qualità del firmamento new school. Perché mescolare e tenere diversificati svariati stili non è cosa da poco e ci hanno provato in diversi.

In molti, per l’esattezza, senza avere l’impatto, la spinta e la poliedria che i ragazzoni di Santa Barbara tengono saldamente in pugno. Chi si aspetta però uno show devoto alle influenze reggae con conseguente trasporto mistico viene smentito.

La scaletta è un giro sulle reti elastiche: pogo, danza, respiro, sorriso, rabbia, pirati, ska, reggae, birre e occhiali da sole!

Semplicemente Magia.

Chiude il Day1 la leggenda del punk rock californiano.

Targati 1990 i Lagwagon mi emozionano come la prima volta, la montagna russa di intenti e melodie si assorbe tutta, non solo nella smisurata differenza d’altezza che divide Chris (chitarra) e Joey Cape.

Scaletta “quasi ” infallibile con tutto il sound, la storia, la memoria e l’attitudine di un colosso. I Lagwagon tracciano un’altro segno chiaro sul cielo della Romagna e che se ne voglia dire… questi più invecchiano e più fanno innamorare.

 

Testo: Vasco Abbondanza

Foto: Daniele Angeli

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”8250,8252,8251,8263,8264,8253,8265,8262,8249,8261,8260,8248,8247,8259,8258,8246,8257,8256,8255,8254,8245,8244,8243,8242,8241,8240,8239,8238,8237,8236,8235,8234,8233,8232,8231,8230,8229,8228,8227,8226,8225,8224,8223,8222,8221,8220,8219,8218,8217,8216,8215,8214,8213,8212,8211,8210,8209,8208,8207,8206,8205,8204,8203,8202,8267,8268,8269,8271,8270,8272,8276,8275,8274,8273″][/vc_column][/vc_row]

BAY FEST • DAY 3

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BAY FEST
12•13•14 August 2018
Parco Pavese | Beky Bay | Bellaria Igea Marina (RN)

 

DAY 3

SUICIDAL TENDENCIES – OFFICIAL

Bad Religion

Millencolin

Nothington

Senzabenza

Edward in Venice

Sunset Radio

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Testo: Vasco Abbondanza

Foto: Daniele Angeli

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BAY FEST • DAY 2

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BAY FEST
12•13•14 August 2018
Parco Pavese | Beky Bay | Bellaria Igea Marina (RN)

 

DAY 2

Dropkick Murphys

Agnostic Front

Booze & Glory

Second Youth

Inarrestabili

TOTALE APATIA

 [/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Testo: Vasco Abbondanza

Foto: Daniele Angeli

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”8353,8358,8354,8360,8355,8351,8350,8348,8352,8357,8377,8359,8356,8321,8322,8323,8324,8325,8326,8327,8328,8329,8330,8331,8332,8333,8334,8335,8336,8337,8338,8339,8340,8341,8342,8343,8344,8345,8346,8347,8349,8361,8362,8363,8364,8365,8366,8367,8368,8384,8369,8370,8371,8372,8373,8374,8375,8376,8382,8378,8383,8379,8381,8380″][/vc_column][/vc_row]

Pennywise

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Pennywise // Beky Bay – Igea Marina // July 3, 2018

+

Sick Of It All
A Wilhelm Scream
Iron Reagan
Methedrine

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Thanks to HUB Music Factory & LP Rock Events[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

Tinderbox • Day 3

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Tinderbox 2018 @ Tusindårsskoven, Odense – Denmark // June 28-30, 2018
D A Y  3

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Jack White

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Editors

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Madness

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Tiësto

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Tinderbox • Day 2

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Tinderbox 2018 @ Tusindårsskoven, Odense – Denmark // June 28-30, 2018
D A Y  2

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Alanis Morisette

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The Breeders

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Craig David

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Tinderbox • Day 1

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Tinderbox 2018 @ Tusindårsskoven, Odense – Denmark // June 28-30, 2018
D A Y  1

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La magia di un festival di mezz’estate si trova nel Tusindårsskoven, il bosco dei mille anni della città di Odense, e si chiama Tinderbox.
Pochi giorni dopo il solstizio d’estate, infatti, ha luogo da quattro anni a questa parte, il festival fratello del NorthSide di cui vi abbiamo raccontato qualche settimana fa: tre giorni di musica e sole — si, di nuovo! Incredibile!!! — e di notti in cui il tramonto si fonde con l’alba e quando guidi verso casa all’una, le due di notte, ti emozioni davanti alla bellezza del cielo ancora illuminato dal sole appena sotto alla linea dell’orizzonte. Una di quelle cose da rimanere incantati sempre, anche dopo anni di vita danese.
Ma torniamo al festival: primo anno per me, quindi esperienza nuova di zecca, e la prima cosa che ho notato è l’enormità dell’area su cui sorge. Da Wikipedia, il bosco si estende su una superficie di 74.000 metri quadri, su cui l’organizzazione riesce a mettere: due palchi principali, un palco secondario in un tendone da circo, un’area teatro dove si esibiscono commedianti danesi, un’enorme palco-castello-cattedrale gonfiabile con tanto di gargoyles — kitsch da morire ma azzeccassimo — dedicato alla musica elettronica immerso nel bosco, molto rave party vibe. Tutto questo corredato da stand di street food (ahimè non abbastanza per tutta la gente che c’era), bar in abbondanza, una collina attrezzata a tribuna per sovrastare l’intera area con champagne e gin tonic bar e zone relax con delle comodissime avvolgenti amache, perfette per un pisolino all’ombra tra un gruppo e l’altro. Ero già sfinita solo dopo il giro di ricognizione per guardarmi intorno.
In termini di sostanza, invece, il programma musicale è stato ricco, anche se non come il NorthSide, con una distribuzione bilanciata di gruppi danesi vs. non danesi, ma più disomogeneo in una scala popolarità-ricercatezza, con i due estremi identificabili in una rediviva Alanis Morissette e nel geniale Jack White; in mezzo, mostri sacri come Depeche Mode e Iggy Pop, ex ribelli rabbiosi, i Prophets of Rage, o giovani ma navigati animali da palco, gli Editors.
Mentre il primo giorno il festival ha snocciolato nomi come i Biffy Clyro — sotto al sole cocente davanti a ragazze con gli occhi a cuore per quel bellone di Simon Neil — Yungblud, Prophets of Rage, Iggy Pop e Depeche Mode, il secondo e il terzo giorno il numero di gruppi di richiamo internazionale si è abbassato un po’, soprattutto il secondo giorno con Alanis Morissette a fare da headliner non danese.
E’ invece il terzo giorno quello più atteso, anche se i nomi che mi fanno gola sono solo due: Editors e Jack White, ma bastano e avanzano per appagare orecchie ed occhi.
Finalmente arrivano le 23:05 di sabato, il palco rosso si tinge di blu ed è il momento che i buongustai musicali aspettano da tre giorni: Jack White.
Massiccio, riempie la scena con la sua musica e con il suo carisma, sette chitarre e tre microfoni solo per lui, un one man band a tutti gli effetti, polistrumentista geniale in grado di passare dalla chitarra alla batteria senza il minimo sforzo, dando il ritmo ai nostri battiti cardiaci a suon di grancassa. A sorpresa in scaletta c’è posto per tutte le sue varie identità, dai Raconteurs ai Dead Weather e pure per i White Stripes, che ormai suonano davvero come un passato remoto nella sua carriera.
Ah si, dopo di lui il festival ha svaccato completamente sfociando in una festa discotecara di altissimo livello con Tiësto: non ne capisco niente di EDM, ma sembrava roba davvero buona!
Un sentitissimo grazie a Charlotte e al suo staff per l’accoglienza calorosa e a John di Down the Drain per il gentile invito.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Francesca Garattoni[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Depeche Mode

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Iggy Pop

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Prophets of Rage

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Biffy Clyro

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Yungblud

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Bastille

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