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Mese: Ottobre 2022

EDITORS: la band inglese live in Italia il 20 ottobre a Milano e il 21 a Bologna con il nuovo album “EBM”.

DNA concerti è lieta di annunciare

EDITORS

La band inglese torna in Italia

per due imperdibili appuntamenti live

e presenta il nuovo album EBM

 

20/10 Milano – Fabrique

21/10 Casalecchio di Reno (BO) – UNIPOL Arena

Biglietti su DICE e Ticketone

Editors

Dopo il grande successo della data estiva al Balena Festival di Genova, tornano in Italia gli Editors, una delle band più amate dal pubblico italiano, per due imperdibili concerti organizzati da DNA concerti: giovedì 20 ottobre al Fabrique di Milano e venerdì 21 ottobre alla UNIPOL Arena di Casalecchio di Reno (BO).

I due appuntamenti autunnali nel nostro Paese saranno una straordinaria occasione per ascoltare live EBM, il settimo album in studio del gruppo uscito il 23 settembre su Play It Again Sam.

Anticipato dai singoli “Heart Attack” e “Karma Climb”, EBM è il primo disco uscito dopo l’ingresso ufficiale nella formazione inglese – capitanata dal carismatico frontman Tom Smith al quale si aggiungono Justin Lockey, Elliott Williams, Russell Leetch e Ed Lay – di Benjamin John Power aka Blanck Mass, già membro del duo electro-noise Fuck Buttons, dopo una collaborazione di oltre cinque anni che era culminata nella partecipazione come produttore aggiunto sul disco precedente “Violence” e nella pubblicazione di “The Blanck Mass Sessions”, contenente le versioni dei brani realizzate durante le sessioni di registrazione svolte insieme.

Un disco che ha già raccolto il consenso di pubblico e critica: EBM riporta la band a fare ciò che faceva al meglio, al tempo stesso spingendo le cose avanti (NME). E ancora: espandersi verso nuovi suoni è tutt’altro che facile, ma EBM rappresenta una transizione senza soluzione di continuità di generi. Gli Editors riescono ad adottare un approccio industrial pur mantenendo i loro sound passati, dando vita a momenti che fondono sperimentazione e incorporazione(Consequence of Sound).

EBM inaugura dunque la nuova era di una delle band più rilevanti, intriganti e durature della scena inglese. Una band che, in ben 17 anni di carriera, non si è mai fermata.

L’album conferma infatti la tendenza al cambiamento e alla ricerca sonora, a partire dal suo titolo: EBM infatti non è solo l’acronimo di Editors e Blanck Mass, ma anche un riferimento voluto alla Electronic Body Music, il sound nato negli anni Ottanta e che ha enormemente influenzato il nuovo materiale del gruppo, dove i synth industrial sulla falsariga di gruppi come Nitzer Ebb, Front 242 e D.A.F. martellano pesantemente fra luci stroboscopiche, macchine del fumo e l’odore del cuoio e della pelle.

L’ingresso di Power nella band ha significato inoltre che, per la prima volta nella storia degli Editors, la scrittura dei brani non è partita dal frontman Tom Smith, che ha definito l’innesto di Blanck Mass “una botta di adrenalina nel nostro processo creativo”. L’occasione quindi per mescolare nuovamente le carte e per raggiungere un punto di incontro del tutto inedito fra l’anima più pop di un produttore noise e le radici goth-rock di una band capace di riempire gli stadi.

Le due tappe live in Italia fanno parte di un tour europeo di 15 date in programma a ottobre. Nei primi mesi del 2023, invece, saranno in giro per il Regno Unito e l’Irlanda, con una tappa all’iconico Troxy di Londra. Questo tour darà agli Editors l’opportunità di portare i nuovi brani esattamente dove dovrebbero stare: sul palco, perché come ha spiegato Powers: “Questo nuovo album è molto fisico. EBM è nato dall’idea di creare una connessione con il pubblico e di occupare uno spazio fisico. C’è anche, allo stesso tempo, una fisicità emotiva: un’urgenza e un senso di panico. C’è dell’agitazione. Anche nei suoi momenti più delicati, c’è sempre un fortissimo desiderio di avvicinarsi”.

Gli Editors non sono mai rimasti fermi a livello creativo e, sin da quando hanno mosso i primi passi come semplice band composta da amici di università a Birmingham, hanno sempre cercato di sorprendere e di non scrivere mai album prevedibili, senza paura di spiazzare il proprio pubblico.

Se con i primi due splendidi album – l’esordio “The Back Room” del 2005 che ricevette una nomination per il Mercury Prize e il secondo “An End Has A Start” (2007) capace di raggiungere la prima posizione delle classifiche britanniche – la band di Tom Smith era stata inserita nel novero delle band indie rock anni Zero (Franz Ferdinand, Bloc Party, Interpol), già dalla svolta synth di “In This Light and on This Evening” del 2009 è apparso chiaro a tutti che gli Editors non potevano essere incasellati in un unico filone musicale.

Indie rock, post punk, new wave, synth pop, canzoni da stadio: la band inglese ha messo insieme tutto questo con personalità, in vent’anni di carriera vissuti sempre ad altissimi livelli creativi e di riscontro del pubblico. Non a caso tutti i loro precedenti album sono stati in Top 10 UK, e due si sono piazzati al #1. Il loro ultimo tour nel 2020 li ha visti esibirsi all’OVO Arena di Wembley per il più grande show da headliner di sempre, dimostrando così quanto il loro pubblico sia sempre stato in costante crescita. Hanno sempre riscosso grande successo anche dall’altra parte del canale, con date sold out e performance da headliner a diversi festival in Europa e nel mondo. Il segreto della loro longevità potrebbe essere la capacità di evolversi continuamente nel sound, pur rimanendo sempre ben radicati alla loro visione, come hanno dimostrato ancora una volta con EBM.

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Info: dnaconcerti.com[email protected]

IRON MAIDEN: annunciata l’unica data italiana di The Future Past Tour

La band eseguirà pezzi dell’ultimo album Senjutsu insieme a brani estratti dall’iconico album del 1986 Somewhere In Time, oltre ai grandi classici!

 

Gli Dei del Metal sono tornati! IRON MAIDENporteranno un nuovo tour in Europa nell’estate del 2023: THE FUTURE PAST TOUR vedrà in scaletta canzoni mai eseguite dal vivo dell’ultimo disco “Senjutsu” insieme a brani estratti da “Somewhere In Time”, leggendario album del 1986, oltre ai grandi classici.

IRON MAIDEN saranno a Milano per l’unica data italiana sabato 15 luglio 2023: la band sarà headliner di The Return Of The Gods, festival metal che vedrà nella line-up altri artisti di spicco della scena internazionale che saranno annunciati prossimamente.

I biglietti saranno disponibili su Ticketone dalle ore 12:00 di domani venerdì 7 ottobre a quest’indirizzo.

IRON MAIDEN
+ more artists TBA

15 luglio 2023
The Return Of The Gods
Milano, Ippodromo Snai San Siro, Via Diomede 1, 20151 Milano

Apertura porte ore 14:00
Inizio concerti ore 16:00

Radiofreccia è la radio ufficiale del festival.
Metalitalia.com è media partner del festival.

Il bassista e fondatore Steve Harris dichiara:
Dopo l’uscita del nostro ultimo album Senjutsu, abbiamo un po’ aggiornato l’attuale Legacy of the Beast Tour aprendo i concerti con le prime tre canzoni del disco, con il palco modellato stile Palazzo Giapponese. Dato che non aveva molto senso ripetere tutto questo per un tour dedicato solo a Senjutsu, abbiamo pensato ad altre opzioni, decidendo di rivisitare Somewhere In Time, siccome quel tour non è mai apparso nelle nostre retrospettive sui tour storici che abbiamo proposto in giro per il mondo in questi anni. Queste erano basate sui video dei nostri concerti degli anni Ottanta e purtroppo non abbiamo filmato quel tour (incolpate il manager!). Abbiamo avuto moltissime richieste dai fan in questi anni per suonare delle canzoni di Somewhere In Time e ora le suoneremo per davvero, oltre ad alcune altre che di sicuro vi piaceranno! Sarà inoltre molto soddisfacente suonare alcune delle tracce più epiche di Senjutsu, abbiamo aspettato abbastanza! Il 2023 sarà un anno eccitante e siamo davvero ansiosi di rivedervi tutti in Italia e in Europa”.

Rod Smallwood, manager della band, aggiunge:
La combinazione di due album crediamo sia decisamente esaltante. Sappiamo che i fan vogliono ascoltare i pezzi epici di Senjutsu per la prima volta dal vivo e crediamo che combinare tutto questo con un album iconico come Somewhere In Time farà sì che questo diventi un tour decisamente speciale sia per vecchi e nuovi fan”.

La band è attualmente in America nelle fasi finali dello spettacolare Legacy Of The Beast World Tour, che è stato interrotto per due anni a causa del Covid, con molti concerti che sono stati riprogrammati per ben due volte. Il tour iniziò a Tallin, in Estonia, a maggio 2018, il primo di 139 concerti in 33 paesi. Alla fine dell’ultimo show del tour previsto in Florida il 27 ottobre, la band avrà suonato complessivamente di fronte a oltre 3 MILIONI di fan!

Altre date europee annunciate oggi sono:
13 giugno 2023 – Tauron Arena, Cracovia – Polonia
19 giugno 2023 – Hallenstadion, Zurigo – Svizzera
24 giugno 2023 – 3 Arena, Dublino – Irlanda
26 giugno 2023 – Ovo Hydro, Glasgow – Scozia
28 giugno 2023 – First Direct Arena, Leeds – Regno Unito
30 giugno 2023 – Ao Arena, Manchester – Regno Unito
03 luglio 2023 – Motorpoint Arena, Nottingham – Regno Unito
04 luglio 2023 – Utilita Arena, Birmingham – Regno Unito
07 luglio 2023 – O2 Arena, Londra – Regno Unito
11 luglio 2023 – Ziggo Dome, Amsterdam – Olanda
13 luglio 2023 – Sportpaleis, Anversa – Belgio

Il concerto già annunciato nelle scorse settimane al Wacken Open Air 2023, che si terrà ad agosto in Germania, è andato sold out in tempo record!

Ulteriori date di THE FUTURE PAST TOUR saranno annunciate prossimamente. Per aggiornamenti tenete d’occhio il sito ufficiale www.ironmaiden.com

Tre Domande a: M.E.R.L.O.T.

Come e quando è nato questo progetto?

Questo progetto, Gocce, è nato appena sono arrivato a Bologna. Ho provato a scrivere anche prima ma solo qui sono riuscito effettivamente a pubblicare. Non so perché, sarà che Bologna è una città molto artistica e quindi mi sono sentito in dovere di contribuire. O forse non mi sentivo totalmente al sicuro a farlo giù da me, ovvero in Basilicata, dato che conosco tutti e scrivere canzoni è un po’ come spogliarsi.

 

Cosa vorresti far arrivare a chi ti ascolta?

Quando pubblico la mia musica spero solo che le persone ascoltino le mie canzoni nello stesso modo in cui io le scrivo, ovvero con attenzione. Credo che sia molto importante come approccio perché una canzone può cambiarti la vita e questo vale sia per chi la scrive che per chi la ascolta. Spero che Gocce possa avere questo effetto su qualcuno.

 

Quanto punti sui social per far conoscere il tuo lavoro? Ce n’è uno che usi più di altri?

Punto molto sui social per far conoscere la mia musica, quasi tutto. Anche perché sono artisticamente figlio della pandemia. In quel periodo in cui eravamo chiusi tutti in casa e fisicamente distanti, purtroppo, era praticamente l’unico modo per comunicare con il pubblico. A breve fortunatamente porterò la mia musica sul palco, non vedo l’ora di proporre il disco Gocce nella dimensione live a Milano il 9 ottobre all’Arci Bellezza e a Roma il 12 ottobre al Monk. Sarà una sensazione pazzesca, ne sono certo.

EFTERKLANG – 13 OTTOBRE ‘22 – UNICA DATA ITALIANA AL LOCOMOTIV CLUB (Bologna)

EFTERKLANG
13 Ottobre 2022 @ Locomotiv Club (Bologna)
UNICA DATA ITALIANA
Biglietti acquistabili su Dice cliccandi qui
Con cinque album all’attivo, l’ultimo dei quali “Altid Sammen” pubblicato a settembre 2019 via 4AD, gli EFTERKLANG, il trio di Copenhagen composto da Mads Brauer, Casper Clausen and Rasmus Stolberg, arrivano in Italia per un’unica data con un nuovissimo album presto in uscita.
Gli Efterklang, la band danese composta dagli amici d’infanzia Casper Clausen (voce), Mads Brauer (synth, elettronica) e Rasmus Stolberg (basso), amano sperimentare, mettersi alla prova e approcciarsi alla musica in modo sempre curioso. Con una carriera ormai ventennale, conosciuta e riconosciuta per l’attitudine eterogenea e sperimentale, sul palco sono una vera forza della natura.
Esibirsi davanti a un pubblico non è sufficiente per loro però: il loro desiderio è di esibirsi con il pubblico. L’ambizione è quella di creare una sensazione di vera unione attraverso la musica e di abbattere la distanza tra performer e pubblico. Questo vale per i loro concerti, ma si esprime anche attraverso la loro popolare Sock Society e il loro progetto Private-Public Screenings in cui più di 2000 fan hanno contribuito a organizzare proiezioni ufficiali dei loro film musicali “An Island” (Vincent Moon, 2011) e “The Ghost of Piramida” (Andreas Koefoed), 2012).

LUST FOR YOUTH • Il duo torna in Italia con tre nuove date

Radar Concerti presenta:

LUST FOR YOUTH

Il duo torna in Italia con tre nuove date

06.10.22 MILANO – SALONE14 @ YELLOWSQUARE

Prevendite: link.dice.fm/ogOJZMoNMjb

07.10.22 BOLOGNA – LOCOMOTIV CLUB
Prevendite: https://link.dice.fm/2Du95MmvMjb

08.10.22 ROMA – MONK
Prevendite: https://link.dice.fm/h4dQVDnvMjb

Guarda “By No Means”: youtu.be/ThUsUME78Os


RADAR
 Concerti presenta LUST FOR YOUTH. Il duo composto da Hannes Norrvide e Malthe Fischer torna in Italia con tre nuove date: il 6 ottobre a Salone14 a Yellowsquare a Milano, il 7 ottobre al Locomotiv Club di Bologna e l’8 ottobre al Monk di Roma.

Lust For Youth nasce come il progetto solista del musicista elettronico Hannes Norrvide. Il primo album come duo arriva nel 2012 con “Growing Seeds”, insieme all’amico Loke Rahbek. Dopo “Pomegranate” (2012) e “Perfetct View” (2013), l’incontro con il producer Malthe Fischer, nel 2014, porta alla luce il quarto album “International”, ottenendo un riscontro entusiastico della critica. Il trio ritorna nel 2016 con “Compassion”.

Nel 2019 Lust For Youth torna ad essere un duo, composto da Hannes Norrvide e Malthe Fisher, e pubblica l’ulitmo album “Lust For Youth”, caratterizzato da un’attitudine dance pop senza abbandonare il flusso della coldwave che li contraddistingue dalle origini.

Malinconici nei testi e deliziosamente in bilico tra elettro pop e synth pop, a tre anni dall’ultima volta in Italia i Lust For Youth sono pronti per tornare con tre nuove immancabili date: il 6 ottobre a Salone14 a Yellowsquare a Milano, il 7 ottobre al Locomotiv Club di Bologna e l’8 ottobre al Monk di Roma. Tre grandi serate che conquisteranno il pubblico italiano.

PROVINCIALE – FREEDRINK è il nuovo singolo!

Dopo aver esordito con il singolo Lei va lo scorso luglio, i Provinciale tornano ora con il secondo brano, intitolato Freedrink, in uscita il 5 ottobre 2022. Rispetto alle intense chitarre di Lei va, questa volta i Provinciale adottano sonorità più quiete e intimiste, nell’alveo delle sonorità Midwest emo che potrebbero far pensare a gruppi storici del panorama americano come American Football e Sunny Day Real Estate. Non è comunque calata, rispetto al primo singolo, la carica emozionale del sound proposto dalla band vicentina: lo dimostrano i vocals appassionati e sofferti, così come le belle e ariose chitarre che impreziosiscono il finale del brano.

Il brano nasce da una circostanza realmente accaduta, e “parla di alcol e sentimenti”, come racconta il cantante Gianmarco Rossato. La tarda adolescenza, le feste, l’alcol e una ragazza si intrecciano per scompaginare l’equilibrio emotivo, lasciando un vuoto sentimentale che viene riempito dal rancore, emozione sinora prevalente nei brani dei Provinciale -e del resto l’arte e la musica sono, come dice il cantante, “uno sfogo emotivo”. Lo stesso sfogo che rende così sincera e immediata una canzone come Freedrink.

Ascolta Freedrink: 
https://open.spotify.com/track/05EZp23oI2aOYmn2wv63uW?si=ytw4ZN9aQsiP8bJouL2ylw

 

I Provinciale sono:
Gianmarco Rossato – Voce e chitarra
Lorenzo Colombo – Chitarra e cori
William Pieropan – Basso
Riccardo Guiotto – Batteria e cori

Prodotto, registrato e mixato da Cristopher Bacco presso lo Studio 2 di Padova
Masterizzato da Riccardo Pasini presso lo Studio 73 di Ravenna
Copertina a cura di Arianna Pizzolato

BIO

Provinciale è un progetto alternative / emo nato a fine 2020 nella dispersa provincia di Vicenza da 4 ragazzi: Gian, William, Lollo e Riccardone. In provincia tutto è più distante: i compagni di band, la sala prove, gli studi di registrazione, i posti in cui suonare. Il loro nome vuole sottolineare come si possa comunque uscire da queste piccole realtà marginali e portare ad altri le proprie idee, nonostante le maggiori difficoltà rispetto all’ambiente cittadino. Provenienti ciascuno da diversi e ampi background musicali, trovano foce comune nella scena emo-punk italiana. A luglio 2022 è uscito il loro singolo d’esordio Lei va, seguito il 5 ottobre da Freedrink.

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Counting Crows @ Auditorium Parco Della Musica

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• Counting Crows •

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David Keenan

 Auditorium Parco Della Musica (Roma) // 04 Ottobre 2022

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]foto di Simone Asciutti

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DAVID KEENAN

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Sfera Ebbasta @ Unipol Arena

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• Sfera Ebbasta •

Unipol Arena (Bologna) // 04 Ottobre 2022

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]foto di Lucia Adele Nanni

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Sigur Rós @ Gran Teatro Geox

Padova, 3 Ottobre 2022

 

Sapete qual è uno dei principali benefici che si hanno andando a vedere un concerto?
La sublimazione. Esatto. Non nell’accezione scientifica, anche se non ci giurerei che a qualcuno non sia mai capitato. Quanto piuttosto in quella spirituale, metafisica. 

Sei incolonnato, dietro a qualche migliaio di auto, in una romanticissima tangenziale, in un romanticissimo lunedì sera, impieghi quaranta minuti per fare l’ultimo chilometro che ti separa dalla destinazione, il ginocchio sinistro implorante pietà per le infinite volte in cui si è adoperato per premere la frizione, ma una volta varcate le soglie della “venue”, è il buio ciò che cattura da subito l’attenzione, le pareti nere del teatro, un fumo densissimo e immobile, decine di tiranti sullo sfondo a comporre un fantasioso piano cartesiano, poche luci che faticosamente si fanno strada a disegnare contorni e le sagome, appena percettibili, di quattro islandesi che stanno procedendo a far lievitare qualche migliaio di persone grazie alla loro musica.

Così si sono presentati al Gran Teatro Geox i Sigur Rós, nella prima, iper sold out, data italiana del loro World Tour, a cinque anni dalla loro ultima visita dalle nostre parti.

Ritornati in formazione “quasi tipo”, dopo il rientro di Kjartan Sveinsson e stante la forzata assenza Orri Páll Dýrason, sostituito ormai in pianta stabile da diversi anni ormai da Ólafur Björn “Óbó” Ólafsson (ma la meraviglia dell’accentazione nella lingua islandese? Ne vogliamo parlare?), i nostri hanno messo in piedi uno show, perchè effettivamente concerto potrebbe risultare leggermente riduttivo, articolato in maniera anomala in due piuttosto lunghe parti, intervallate da un intervallo, che fortunatamente non ha inficiato il clima di autentica poesia sonora alla quale io e qualche altra migliaia di persone abbiamo avuto la fortuna di esperire.

Una scaletta che ha attinto da quasi tutti i dischi, con una decisa predilezione per il quasi ventenne (), al quale viene affidata l’apertura con Untitled 1 (“Vaka”) e la consueta, dirompente conclusione con Untitled 8 (“Popplagið”) (stavolta senza velatura a celare la scena).

Due ore e mezza di rara delicatezza, l’accoppiata Untitled 3 (“Samskeyti”) seguita da Svefn-g-englar di una potenza evocativa difficile da spiegare, gli strobi abbaglianti che accompagnano gli squarci di batteria di Ný batterí, accolta da un boato assordante appena annunciata dalla linea di basso, boato forse ancora maggiore quando parte Sæglópur.

Un capitolo a parte lo meriterebbe tuttavia Jónsi, vero fulcro attorno al quale gravita quella meraviglia chiamata Sigur Rós; una presenza continua, ora con la sua chitarra, molto spesso con una voce ed una vocalità che ha spinto ad altezze abbacinanti. La lunga magnifica coda di Svefn-g-englar, quel ripetuto all’infinito “tjù, tjù”, o l’esecuzione di Festival, solo per citare un paio tra i molti momenti, restituiscono, almeno a me personalmente, un artista che ha davvero raggiunto la piena maturità e consapevolezza del proprio sterminato bagaglio artistico.

E mentre sul fondale compare in grande la scritta Takk e i quattro raggiungono il proscenio a ricevere il giusto, interminabile applauso di ringraziamento, lentamente si alzano le luci in sala e contestualmente noi tutti completiamo la nostra brinazione (non è colpa mia se il contrario del fenomeno della sublimazione si chiama così), col cuore colmo di gioia e gratitudine per essere stati per qualche ora in uno stato differente dal solito, fuori dal nostro solito corpo. 

Probabilmente era estasi.

 

Alberto Adustini

foto di copertina (Milano, per gentile concessione di Noisyroad) Maria Laura Arturi

Tre Domande a: Gospel

Ci sono degli artisti in particolare che influenzano il vostro modo di fare musica o a cui vi ispirate?

A dire il vero ce ne sono molti che ci influenzano, fa tanto quello che stiamo ascoltando mentre scriviamo i pezzi per un album. Durante le produzioni del secondo disco abbiamo ascoltato (come sempre) molta musica anglofona. Mentre per il primo disco le influenze provenivano per lo più dal blues e dal vintage rock, per questo lavoro i nostri ascolti sono virati più alla scena contemporanea, tornando indietro al massimo di 30 anni. Dagli Alice In Chains ai Chastity, dai Kyuss ai Them Crooked Vultures. Un bel frullato di musica pietrosa.
Non ce lo siamo imposti, ascoltavamo e basta.
Per quanto riguarda gli italiani, oltre ai gruppi progressive che amiamo molto, i più validi sono sempre stati Verdena e Teatro degli Orrori. 

 

Se doveste scegliere una sola delle vostre canzoni per presentarvi a chi non vi conosce, quale sarebbe e perché?

Probabilmente sceglierei la canzone che darà il titolo all’album che sta per uscire il cui titolo non è ancora stato reso noto. Forse è quella che si lega di più al disco precedente come sonorità ma sicuramente racchiude bene la nostra anima più soul senza tralasciare quella rock venuta fuori più evidente in questo secondo album.
Verso la fine c’è una frase iconica, che racchiude un concetto sottointeso in tutta la nostra produzione: “Dichiaro guerra al genere umano” ma qui non stiamo palando della guerra adolescenziale fatta di rabbia verso tutto e tutti, siamo troppo vecchi per questo, la guerra è più profonda e il genere umano comprende anche e soprattutto noi stessi e la nostra natura, non siamo altro che belve, dopotutto.

 

Qual è la cosa che amate di più del fare musica?

In assoluto suonare dal vivo. Certo, produrre registrare e lavorare ai dischi è bello, ma vivi costantemente nell’attesa di poter far ascoltare la tua musica. Fare i live ha un riscontro immediato, nel bene e nel male. Se fai schifo lo leggi in faccia alle persone, se sei coinvolgente, il pubblico ti trascina a sua volta. Per noi è come raggiungere il livello più alto di soddisfazione nella musica. In più, siamo tutti cresciuti suonando in tante band e facendo molti concerti in giro, dai palchi più rispettosi alle peggiori bettole di provincia.
Tutto questo ci ha proiettato in una dimensione dove il live pesa tanto quanto la musica registrata (talvolta di più). Oggi sembra che la tendenza sia al contrario: tanto tempo passato dietro alla produzione e pochissimi live. Ma questo è un altro discorso.

Godspeed You! Black Emperor @ Estragon Club

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• Godspeed You! Black Emperor •

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Estragon Club (Bologna) // 01 Ottobre 2022

 

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Blindur: la musica è una chiave che apre le porte

Blindur, nome d’arte di Massimo De Vita, è un cantautore, polistrumentista e produttore della scena musicale alternativa italiana. In occasione dell’uscita di Exit, il suo terzo album, ci ha raccontato il suo percorso artistico, fatto di simboli, curiosità e condivisione.

 

Ciao, piacere! Conosciamoti meglio: cosa significa fare musica per te?

“È una cosa indispensabile. Scrivo canzoni perché ne ho bisogno, è un’urgenza comunicativa ed è una mia propensione naturale. Negli anni, la musica è diventata il mio lavoro e non solo come cantautore: sono produttore, sono stato musicista per altri. Sono riuscito a far diventare quello che era uno sfogo la mia attività principale.” 

 

Quindi, possiamo dire che ti piace fare musica a 360 gradi?

“Sì!”

 

Ti faccio una domanda che mi piace sempre, per esplorare i percorsi degli artisti: in cosa si distingue Exit, l’album che sta per uscire, dai due precedenti? E in cosa è simile?

“Allora, è molto diverso per certi versi e molto simile per altri. Molto diverso perché è il disco per cui ci è voluto più tempo, mi sono serviti due anni. Per i due precedenti, invece, ci ho messo sei mesi, sono stati fatti in tempi rapidi. È diverso perché, anche se in precedenza ho fatto delle collaborazioni, i primi due album li ho fatti perlopiù da solo. Ho anche suonato gli strumenti e prodotto da solo, è stato proprio un lavoro in solitaria. Questo disco, invece, è un lavoro corale. Ovviamente, ho fatto la mia parte, ma ho avuto tantissimi collaboratori, dalla band che mi accompagna dal 2019, ai produttori. Le cose più simili riguardano l’estetica: il primo disco è molto folk, il secondo è molto rock e nel terzo disco i due generi sono in armonia, hanno trovato un equilibrio. Ci sono state anche altre influenze, come la musica elettronica.”

 

Il prossimo disco chissà come sarà!

“Sono molto curioso, non ho il timore di risultare diverso da me stesso.”

 

Mi racconti qualcosa in più a proposito delle collaborazioni che hai citato? Ho subito notato la canzone Stati di agitazione con Rodrigo D’Erasmo ed è sempre bello quando la musica è fatta insieme.

“Sì, negli anni ho collaborato con tanti artisti e sono prima di tutto amici che si prestano con gioia ed entusiasmo. È successo con il famosissimo pianista Bruno Bavota, con Adriano Viterbini, chitarrista dei Bud Spencer Blues Explosion e degli I Hate My Village e con JT Bates dei Big Red Machine.
Questa volta ho contatto degli amici per creare dei brani e alcuni hanno messo del loro nella musica. È il caso di La festa della Luna, dove ho deciso di accogliere la parte di testo di Monique Honeybird Mizrahi. È successo anche con Rodrigo e con Roberto Angelini, che hanno dato una armonia diversa alle mie canzoni. E poi c’è J Mascis (Dinosaur Jr, NdR) che ha suonato nella canzone Mr. Happytime e che ha totalmente rivoluzionato il brano quando sono arrivate le sue chitarre. Quando è stato in Italia, lui mi ha scelto come apertura dei suoi concerti e abbiamo passato una serie di giorni insieme, backstage, palco ed esibizioni ed è nata un’amicizia. Non ha mai collaborato con una band italiana ed è un artista che, a suo tempo, ha suonato con i Nirvana ed è una roba che…”

 

È tanta roba!

“Eh, è proprio tanta roba!”

 

Ma continuando a parlare di “cose che si fanno insieme”: uscirà anche la versione in vinile del disco, in cui è previsto un gioco da tavolo, giusto? Com’è nata l’idea? È un bel modo per incentivare l’acquisto dell’album fisico.

“Allora, io sono un collezionista di nicchia: colleziono da una vita e sono un grande ascoltatore prima ancora di essere un musicista. Mi sono accorto che, negli anni, anche per lo spazio ridotto in casa, compro sempre meno. E compro principalmente per due motivi: o perché si tratta di dischi di artisti che reputo intoccabili, o perché sono degli oggetti speciali. Quindi, sono un grande ascoltatore di streaming, ha fatto tanto bene alla musica, ma resta il fatto che dal punto di vista economico è un po’ una croce per chi produce musica. L’acquisto fisico è in crisi perché non si può pretendere che l’ascoltatore medio acquisti un oggetto che trova anche gratis, con lo stesso contenuto. 

L’idea del gioco è nata, prima di tutto, dalla fantasia e all’inizio volevamo fare un’app, poi lo abbiamo inserito nel vinile. Il disco non è solo un contenitore di musica, mi verrebbe da dire che è la sua funzione marginale. Lo apri e ci sono dadi, pedine: è a tutti gli effetti un gioco da tavolo e l’ho inventato io, è disegnato a mano in acquerello. Chi compra il vinile acquista un oggetto unico e aiuta sia il disco, sia la stimolazione della creatività.”

 

Bisogna vendere esperienze: è una regola del marketing.

“Sono perfettamente d’accordo ed è il motivo per cui ho pensato che l’ascolto non può dipendere da un disco fisico, a meno che tu non sia un audiofilo.”

 

Passiamo ai testi: il tuo stile di scrittura è raffinato, hai una passione che si nota. Io credo che anche i testi più banali e meno ricercati abbiano la loro funzione e siano importanti, non voglio togliere nulla ad altri artisti. Raccontami qualcosa sul tuo processo creativo.

“Io sono un buon lettore, la parola scritta mi piace e mi stimola e ci tengo tanto. Mi faccio prendere molto quando devo lavorare ai testi. Quando ho scritto il primo disco avevo otto anni in meno e la scrittura era una sorta di diario, era più semplice. Questo disco aveva la necessità di una scrittura più verticale, che non fosse solo una narrazione quotidiana e volevo fornire agli ascoltatori una chiave per aprire delle porte, non solo delle finestre attraverso cui guardare fuori. Ovviamente, per dare delle chiavi e creare delle porte, le parole devono essere più simboliche, più metaforiche: deve esserci la possibilità di leggerle in più modi. Io so esattamente di cosa parlano le canzoni, so a cosa si riferiscono, ma credo che il goal di una canzone sia che ognuno ci veda qualcosa della propria vita. Deve essere sul piano dell’universalità e non credo di esserci riuscito sempre, spero qualche volta. Poi ci sono citazioni da libri, citazioni da film…è molto ricca la parola.”

 

Sono d’accordo con te, in generale l’arte è così e quando realizzi una qualsiasi opera, non dovresti mai essere troppo esplicito. Ma ti sei legato alla mia ultima domanda, perché io ho trovato dei riferimenti mitologici nel tuo album: Atlantide, gli dèi, il labirinto. Sei un appassionato?

“In realtà, più che la mitologia a me interessa la simbologia. Io sono un grande appassionato di simboli, io credo che siano importanti e penso che il simbolismo sia messo in secondo piano nella cultura occidentale. I simboli ci collegano a qualcosa di molto lontano nel tempo e ci danno la possibilità di leggere il presente in maniera più essenziale e sgrossare tutto ciò che non è necessario e andare alla radice delle cose, costruire punti di vista inediti. 

La mitologia è comunque un riferimento, fa parte delle mie letture, ma la mia è una questione legata all’ancestrale. Anche nei concerti ho una visione molto liturgica, io voglio che il concerto sia quasi un rito e per renderlo tale servono i simboli. La ‘A’ in copertina del mio vecchio disco è un cerchio incompiuto, la ‘X’ di Exit ho provato a spiegarla agli artisti che hanno realizzato le grafiche come un simbolo ancestrale, qualcosa che richiamasse l’antichità. E non per un vezzo, ma io credo davvero che i simboli aprano le porte e ne sono un esempio i dadi del gioco del vinile, che sono una consegna all’aleatorio, al fato. C’è un discorso dietro legato al cercare di contrastare le manie di controllo, che sono i padri della paura, la cifra di questa epoca. Quindi, sì: io credo molto nei simboli.”

 

Io avrei finito e ti ringrazio per il tuo tempo.

“Ahah, ho parlato troppo, sono prolisso.”

 

Mi ha fatto piacere! Possiamo anche continuare. E poi anticipavi le mie domande.

“Ahah super! Io spero che ti sia piaciuto il disco. E grazie!”

 

Certo! Grazie mille a te. 

 

Marta Massardo