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Tag: album

J Mascis e il nuovo album Elastic Days

Nonostante siano già passate settimane dalla pubblicazione del terzo album in studio di J Mascis Elastic days (9 Novembre via Sub Pop), è solo da un paio di giorni che ho il tempo e la calma per potermelo godere come si deve e ascolto dopo ascolto è cresciuto in me il bisogno, anzi il dovere, di scriverne.

J Mascis, il terrore dei timpani quando è sul palco con i suoi Dinosaur Jr, chitarra elettrica in mano e muro di Marshall alle spalle, in versione solista si trasforma appropriandosi di una dimensione intima, calda e per nulla pericolosa per le orecchie.

 

 

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J. Mascis with Dinosaur Jr. live at Voxhall, Aarhus, Denmark, November 10th, 2016

 

Dopo il meravigliosamente struggente Several shades of why del 2011 e il leggermente meno brillante Tied to a star del 2014, con Elastic days Mascis torna ad avvolgerci con il calore della chitarra acustica e della sua voce malinconica ma rassicurante in 12 tracce che fanno perdere la cognizione del tempo.

Elastic days è un album autunnale, al primo ascolto uggioso come una giornata di nebbia, ma se riascoltato con attenzione è come camminare per strada e diventare consapevoli del calore dato dall’arancione delle foglie cadute per terra: c’è tanta bellezza anche nelle cose all’apparenza un po’ tristi, basta avere la serenità per vederle.

I testi hanno un vago sapore di rimpianto ma senza disperazione, canzoni come Web so dense si aprono in boccate di speranza a pieni polmoni; in I went dust c’è un giro di basso che riecheggia le atmosfere intimiste di  Vivadixiesubmarinetransmissionplot di Sparklehorse ma è lì che arrivano a scuotere da una depressione imminente i ritmi sostenuti della chitarra acustica a cui si intrecciano le melodie di quella elettrica.

Ogni traccia dell’album, a partire da See you at the movie fino alla chiusura con Everything she said, passando dalla title track, è una perla: dodici storie inizialmente sfocate e appena accennate pizzicate sulle corde, ma che nell’arco dei pochi minuti che servono per raccontarle crescono e si liberano in un rock gentile che avvolge e coccola rassicurante.

L’album finisce dopo appena poco più di 40 minuti e quando la musica svanisce quello che resta è la voglia di far ripartire il disco e ascoltarlo ancora e ancora.

J Mascis

Elastic days

Sub Pop

 

Francesca Garattoni

La naturalezza di EDO (e dei Bucanieri) in Il Futuro in Ritardo

Edoardo Cremonese, in arte EDO, è nato a Padova nel 1986. Attualmente vive a Milano ed è pronto per far conoscere il nuovo album intitolato Il Futuro in Ritardo (in uscita ad ottobre).

EDO non è però nuovo sulla scena musicale. Già dal 2000 infatti si occupa di musica autoproducendo i propri EP e intraprendendo poi dal 2007 una carriera da solista.

Per Garrincha Dischi si occupa anche di comporre pezzi per i Bluebeaters e per Lo Stato Sociale con i quali in seguito collabora per il proprio album di prossima uscita.

Secondo le sue stesse parole, questo album è stato registrato in tre giorni e poi mixato in due, tutto all’insegna della naturalezza.

Una naturalezza che lo ha portato a produrre un album senza ricercare una eccessiva sperimentazione ma seguendo un flusso spontaneo di energie e idee, in continuo scambio con i Bucanieri, la band che lo accompagna dal vivo.

Ad un primo ascolto è facile inserire EDO all’interno di uno stile, quello dell’indie, un genere musicale che è nato in Italia negli ultimi anni (primi anni duemila) e che si sta evolvendo giorno dopo giorno acquisendo con facilità sfumature colorate, stravaganti, dolci e talvolta nostalgiche.

E se le fila del pubblico che si sta “indiezzando” si ingrossano sempre di più, è anche grazie ad una euforia sanremese che ha visto un argento (fortemente sperato da VEZ Magazine) proprio de Lo Stato Sociale (sempre Garrincha).

Sdoganiamolo allora, questo indie che tanto ci fa sorridere e sognare. Scanzonato, impegnato, felice, malinconico. Testi profondi ma leggeri. Testi indie, ecco.

E così EDO non ne sbaglia una, con pezzi degni di nota, più maturi degli album precedenti che suonano freschi e attuali.

 

Vorrei almeno regalarti un fiore / ma so che per farlo dovrebbe morire / e a te non andrebbe bene. 

da Cattive Abitudini

 

Edoardo, tu non lo sai ma hai raccontato un piccolo pezzettino della mia adolescenza. Correva l’anno 1998 e con poco tatto ho rifiutato una rosa di un gentile ammiratore perché in fondo, così strappata, quella rosa non era più viva. Ottima scelta quindi quella di non farlo.

In questo ultimo album si passa da musica e testi dolci e intimi come una serenata di Io ti penso sempre, a dediche d’amore che fanno ballare e sorridere per poi finire a far riflettere in Voglio scriverti una hit perché Lo sai ci sono strade / da cui è meglio non passare / come le nostre gelosie / e le nostre paure.

E quella strizzatina d’occhio al rock con Diamoci un bacio… forse il mio pezzo preferito.

Grazie EDO, un album come questo me lo sto proprio godendo.

 

Sara Alice Ceccarelli