Mecna @ BOnsai
Per viaggiare bisogna anche mettere in conto l’orologio, gli orari delle coincidenze di treni e aerei, le corse per vedere mostre e spettacoli. Per fortuna il festival BOnsai, a Bologna, è sempre puntuale e non delude mai. La scaletta di oggi vede Mecna, aperto prima da Fluente.
Il tempo, quello meteorologico, è afoso e umidissimo come sempre a Bologna. Il punto di forza del festival è avere una location davvero grande, pulita e spettacolare quando i live coincidono con il tramonto bolognese. È facile sentirsi a casa in un clima così.
Gli orari sono precisi, come l’esecuzione di Fluente. Calca bene il palco, tiene attenti gli spettatori e riesce con facilità a riscaldare il pubblico grazie al suo sound indie pop e ai testi profondi, malinconici e a tratti sognanti. Un emergente dal carattere forte, dalla penna rara e dal sound innovativo.
Mecna inizia alle 23.00, è quasi notte, di quelle notti in cui della luna non c’è traccia. È accompagnato dal suo storico produttore Lvnar e da una band virtuosissima composta da Alessandro Cianci (chitarra e basso), Pierfrancesco Pasini (tastiera) e Andrea Dissimile (batteria). A quest’ultimo va una nota di merito speciale perchè si presenta come un chiaro talento alla batteria, pochi assoli ma eseguiti benissimo, manualità eccelsa con lo strumento e presenza scenica invidiabile. È sempre stupendo vedere l’artista principale circondato da musicisti così talentuosi che completano e decorano il concerto.
Mecna fa una canzone dopo l’altra, quasi non si ferma nemmeno. Dice “Scusate se non parlo troppo tra un pezzo e l’altro, ma se mi conoscete sapete che sono così, quindi… è ok”. Non parla, ma dice tutto nelle canzoni. È uno di quegli artisti che crede davvero in ciò che canta e riesce a trasmettere tutto allo spettatore. Mentre la batteria scandisce il tempo come un orologio svizzero, Mecna cammina da una parte all’altra del palco, poi si siede, a volte tirando fuori uno sgabello. Non è facile tenere così sveglio il pubblico senza staccare tra un pezzo e un altro. La sensazione generale, però, è quella di sentirsi a casa, con un maglione comodo, davanti a Netflix e magari una coperta di lana sulle gambe, in un pomeriggio invernale.
Un live di Mecna ti coccola. Sia complice la penna malinconica e mai superficiale, o forse la voce calda, i suoni avvolgenti delle strumentali o il modo di porsi dell’artista, quasi come stesse recitando le canzoni in casa, passando da una parte all’altra del corridoio. Un live di Mecna ti coccola, tanto da farti sentire un piccolo senso di vuoto nello stomaco quando finisce, quando il tempo scade.
“Quanto il tempo non ci basterà mai”, canta nel brano Il Tempo Non Ci Basterà, ma per un live di Mecna il tempo lo si trova sempre.