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Tag: Bologna

Blanco @ Estragon

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• Blanco •

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Estragon (Bologna) // 23 Maggio 2022

 

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Sophia @ Locomotiv Club

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• Sophia •

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Locomotiv Club (Bologna) // 14 Maggio 2022

 

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L’ultimo album dei Sophia, Holding On/Letting Go, è uscito ormai da due anni e finalmente Robin Proper-Sheppard ha potuto portarlo sui palchi. Certo, il gruppo aveva riacceso gli amplificatori qualche volta dall’inizio della pandemia, a Bruxelles per le Nuits Botaniques o a un festival a Leffinge, in Belgio, lo scorso Settembre, ma ma non in un tour vero e proprio, quello che era già stato posticipato due volte. Il gruppo si mette dunque, finalmente, sulla via di un tour che li porta in Germania, Svizzera, Italia e Belgio, tre paesi dove il pubblico della ex testa pensante de The God Machine è tra i più densi. Le valigie si sono così posate stasera a Bologna, splendida città medievale della regione dell’Emilia Romagna straordinariamente ben conservata e dove il caldo in questo mese di Maggio è già soffocante. 

I Sophia suonano al Locomotiv Club, una sala concerti gestita da un’associazione locale che ha anche uno studio di registrazione e detiene un’etichetta. Il luogo si trova all’interno di un deserto ferroviario trasformato in un luogo culturale alternativo. È attraverso l’Associazione Italiana Cultura Sport che entriamo nella sala a misura d’uomo che può ospitare circa duecentocinquanta persone e che hanno visto passare gruppi come Swans, Deerhunter, St Vincent. Ambiente minimalista: il luogo è pieno di belle vibrazioni.

Le note sintetiche di Strange Attractor risuonano quando il gruppo arriva sul palco con un applauso particolarmente intenso, con la stanza ragionevolmente piena. Il basso distorto dà il tono della serata, che sarà posta sotto il segno della potenza. Robin è accompagnato stasera da sei musicisti. Chi è venuto a vedere i Sophia in versione acustica avrà le orecchie in fiamme.

Le chitarre ci sono, violino e sassofono completano il quadro. Questo primo pezzo è compatto, incisivo, mostrano un lato dei Sophia emerso negli ultimi anni, quello di un gruppo molto rock, in grado di combinare passaggi di una violenza gioiosa con momenti più intimi. Siamo onesti, ci sono momenti in cui la filiazione con The God Machine è inquietante e toccante. La giovinezza del gruppo che accompagna Robin non è certamente estranea a questo slancio energico, Robin si diverte regolarmente a sottolinearlo sotto forma di scherzi. Il gruppo prosegue con Undone. Again., piccola perla dell’ultimo album. Robin, come al solito canta a occhi chiusi. Ha un sorriso costante, prova della sua felicità di essere lì. E dopo tutto, non c’è bisogno di cantare canzoni di infinita tristezza facendo il broncio.

Questo concerto è iniziato molto bene, la band rilassata, molto al suo posto. Un’atmosfera particolarmente calorosa regna sul palco tra i musicisti. Le prime note di I Left You ci travolgono: brano che faceva inizialmente parte dell’album live De Nachten, fu in seguito ripreso nel lavoro del 2004, People Are Like Seasons. Grande colpo di fulmine, questo pezzo è un condensato di bellezza. La band prosegue con Alive, dall’ultimo album, quando Robin si ferma. “I forgot the lyrics” dice, un po’ contrariato. “Qualcuno potrebbe aiutarmi, ma senza cercare su internet”, dice al pubblico, senza allontanarsi dal suo umorismo caustico. Questa non viene proprio, abbandona. Il gruppo, gentilmente divertito, prosegue con Wait, tutti i musicisti che accordano i cuori all’inizio del titolo. Per il momento all’ultimo album è stata resa giustizia, con Robin che risponde presente per difendere questa eccellente opera.

Testardo e conoscendo l’enorme potenziale del titolo lasciato a riposo, Robin ritorna su Alive. Per fortuna: il brano termina con un assolo epico di sassofono, portando tensione, vibrazione, un taglio che non lascia il pubblico indifferente. Nessuna incongruenza nella presenza sul palco di questo elemento che si potrebbe pensare lontano dall’universo dei Sophia. Un soffio magnetico ci ha appena sfiorati.

Il gruppo prosegue con Birds, apparso su Technology Wont Save Us (2006), con ancora dei bei passaggi di sassofono. Robin indossa i vestiti di un crooner su questo titolo, con i suoi baffi elegantemente fini. Ne aveva parlato con umorismo al concerto di Francoforte, precisando di aver esitato a tenerli ma il gruppo lo aveva dissuaso dal raderli, probabilmente per deriderlo alle sue spalle. Autoironia, sempre e comunque.

Il violinista suona le prime note di Desert Song no2, brano di eccezionale forza e che viene a dimostrare che il gruppo attualmente intorno a Robin è probabilmente la migliore formazione che l’abbia mai accompagnato fino ad oggi. Momento di rara intensità. Il pubblico è pieno di ammirazione. Il gruppo alza un po’ i piedi dai pedali di distorsione per suonare la bella Ship In The Sand poi due titoli emblematici dei primi album, If Only e So Slow. E qui succede qualcosa di completamente nuovo in un concerto dei Sophia: il pubblico canta a squarciagola con il gruppo, riprendendo le parole in un fervore quasi religioso. Tutti si fissano e si sorprendono a urlare su parole particolarmente oscure: “But death come so slow, when you’re waiting, when you’re waiting to be taken”. Stupefacente armonia tra il gruppo e il suo pubblico.

I Sophia continuano con Bastards, un altro titolo che assume tutto il suo significato dal vivo, la densità del suono che raggiunge le vette. Sottolineiamo che il nuovo batterista, che sostituisce lo storico compagno di strada di Robin (Jeff Towsin, che non ha potuto partecipare al tour), porta nervosismo all’insieme, i suoi impatti martellanti come delle mannaie.

I Sophia terminano il loro set principale con la sublime It’s Easy To Be Lonely, tratto dal penultimo album, As We Make Our Way (Unknown Harbour). Con le chitarre alla fine, si è dissanguati. Ma il gruppo non si fa quasi pregare e ritorna rapidamente per regalare Oh my Love, Another Friend, Resisting e la molto impegnata e post punk We See You (Taking Aim): un finale a misura del concerto, travolgente e ammaliante.

Questa serata è stata magnifica, la band ha fatto uno spettacolo dantesco. Precisi, massicci, felici di essere sul palco e molto sinceri, i Sophia presenti a Bologna sono andata oltre ogni nostra aspettativa. Questo gruppo, oltre alle sue qualità musicali, ha anche valori umani eccezionali: basta vedere Robin accogliere gli spettatori al suo banchetto del merch, con una parola per ciascuno, una stretta di mano e un ringraziamento autentico.

Ma ciò che ancora non si sapeva scrivendo queste righe sul treno che collega Bologna a Milano per prolungare un po’ di più il piacere con un nuovo show, è che la serata del giorno dopo al club Arci Bellezza di Milano è stata ancora più sensazionale (non si pensava fosse possibile). Il gruppo e il pubblico quella sera si sono uniti in uno di quei momenti magici, quasi soprannaturali che solo l’arte è in grado di offrire. Tutto era solo suono e sudore, emozioni che uniscono le anime nel calore dei corpi. Siamo tutti entrati in una liquefazione felice, ardente, stordente. A Milano, la musica dei Sophia è stata uno sfogo euforico, un’ondata di emozioni sensitive, furia, gioia, estasi musicale. Robin ci confidava di aver vissuto probabilmente il miglior spettacolo dei suoi venticinque anni di carriera con i Sophia, in un momento di grazia assoluta. Sfiorare il divino può accadere.

Testo per gentile concessione di Stëphan Cordary come apparso su Obsküre Magazine

Foto: Francesca Garattoni
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The Wombats @ Estragon

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• The Wombats •

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Estragon (Bologna) // 12 Maggio 2022

 

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Low @ Teatro Duse

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• Low •

+

Divide and Dissolve

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H E Y  W H A T  T O U R

Teatro Duse (Bologna) // 12 Maggio 2022

 

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DIVIDE AND DISSOLVE

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Italia 90 @ Covo Club

Serata all’insegna della Union Jack in quel del Covo Club di Bologna.

Sabato sera finalmente è stata recuperata la data degli inglesi Italia 90 prevista inizialmente ad aprile 2020 e che la sottoscritta attendeva con trepidazione.

Ma partiamo dall’inizio.

Ad aprire la serata ci sono i Qlowski, band metà emiliana e metà inglese prodotta da quel gioiello di etichetta nostrana che è la Maple Death Records. Post punk più classico con sfumature di noise, che a tratti sfocia in una rivisitazione moderna del kiwi-pop, grazie alla voce pungente di Cecilia Corapi, che si alterna ai toni più bassi di Michele Tellarini. La band presenta il loro LP Quale Futuro e aprirà tutte le date previste nello stivale dei nostri beniamini inglesi dal nome per noi a dir poco nostalgico ed evocativo.

Il quartetto originario di Brighton ma oramai trasferitosi a South London sale sul palco ed è evidente che il pubblico non sta più nella pelle. Subito partono i bassi perentori e assordanti accompagnati da una voce rabbiosa e penetrante, un cantato quasi da hooligan e atmosfere da pub malfamati londinesi. Vengono eseguiti brani da tutti gli EP pubblicati finora, in quanto un disco completo non è ancora uscito, ma di talento ce n’è a profusione. Da citare sicuramente Strokes City e Borderline, che parlano della brutalità della polizia, di violenza e della politica che va a scatafascio nella vecchia e cara Inghilterra. Ovviamente il pogo parte istantaneo e alla fine, neanche il cantante riesce a resistergli: come in ogni concerto punk prende il microfono e si butta nella mischia a cantare e ballare, con una voce ancora più furiosa ed evocativa. Sul palco appare di nuovo la Corapi ed eseguono un brano insieme, dimostrando che la sintonia tra le due band è forte e intensa. Sul finale, per la mia felicità, viene suonata Competition, dal loro primo EP del 2017, con dei bassi potentissimi e rabbia sistemica ed è stata proprio questa a farmi innamorare della band al primo ascolto. 

Il paragone con i primissimi Gang of Four forse è troppo facile ma inevitabile. Se vogliamo poi andare su band più recenti si può parlare anche di IDLES, non solo per il sound ma anche per tematiche politiche e ironia pungente dei loro testi. Lo stile da skinhead, come se fossero appena usciti dal film This Is England, poi, fa tutto il resto. Gli Italia 90 confermano di essere una delle band più interessanti che si affacciano sul panorama inglese e portano freschezza e novità in un genere che sembrava ormai già stato sondato in lungo e largo. 

 

Alessandra d’Aloise

Foto di copertina: FabioBP

Bee Bee Sea @ Covo Club

Il trio dei Bee Bee Sea nasce nella più sperduta e desolata provincia mantovana, in un paesino sconosciuto dal nome Castel Goffredo dove le attività ludiche da fare per dei giovani scarseggiano. Non a caso, infatti, il loro motto è “When there’s no good shit around you better form a band”. E meno male direi, perchè dalla desolazione della pianura padana i ragazzi sono arrivati ad aprire band di un certo peso, come IDLES e Black Lips, e persino Iggy Pop in persona li ha apertamente elogiati nel suo programma radio.

Annullata e riprogrammata più volte, la band si è finalmente esibita venerdì sera sul palco del Covo Club di Bologna, dove per fortuna passano spesso e si può dire che hanno uno zoccolo duro di fan che li supporta costantemente, tra cui la sottoscritta. La loro peculiarità, infatti, sta nel riuscire a suonare un garage rock fresco e innovativo, ma soprattutto di farlo sembrare come la cosa più semplice del mondo. I giovani mantovani sul palco si divertono, scherzano tra loro, si esibiscono in balletti improbabili con una leggerezza e sfacciataggine che sembra quasi che non stiano suonando per un pubblico, ma che siano a cazzeggiare nel garage di casa. Viene presentato il disco, uscito ormai nel 2020, Day Ripper che ha il classico sound energico e incisivo e viene accolto con danze scatenate e stage diving. Non sono mancate citazioni dai dischi precedenti: Sonic Boomerang, dal ritmo incalzante e ripetitivo che puoi ascoltarla solo ondeggiando la testa ossessivamente avanti e indietro, This Dog Is The King Of Losers dal sound dissonante e veloce. Grande finale con la cover Piangi con Me del gruppo beat The Rokes eseguita a dovere con voce straziante da Damiano Nigrisoli, conosciuto ai più come Wilson Wilson.

A fine concerto ero sudatissima, piena di lividi e con un fischio costante nelle orecchie ma un sorriso a trentadue denti. I Bee Bee Sea rimangono una delle band italiane più energiche e divertenti da vedere dal vivo, se sei un amante del garage rock scatenato e del pogo violento non puoi farteli scappare. 

 

Alessandra d’Aloise

The Lemonheads @ Covo Club

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• The Lemonheads •

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Covo Club (Bologna) // 29 Aprile 2022

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]Il gruppo statunitense alternative rock The Lemonheads non ha bisogno di tante presentazioni. Wikipedia li inserisce, assieme ai Nirvana e Dinosaur Jr, come uno dei gruppi più influenti dell’underground made in USA. Tantomeno Evan Dando, leader fondatore del gruppo, ha fatto parlare di sé tanto per i gossip sulla sua vita privata che per la sua musica. Così, durante un mercoledì che odora di sabato sera, i nostri beniamini americani salgono sul palco del celeberrimo locale bolognese Covo Club per festeggiare un compleanno importante: i 30 anni del disco che li ha portati alla ribalta It’s a Shame About Ray. 

La sala è gremita di fan affezionatissimi, forse non esattamente giovanissimi, che hanno cantato a squarciagola tutto il repertorio. Il disco in questione viene eseguito tutto, dalla prima all’ultima canzone, ed esattamente nella scaletta dell’album. Ovviamente il momento apice è stato durante la cover di Mrs Robinson di Simon & Garfunkel, che ha scatenato un sincero pogo nel pubblico. Dando era visibilmente ubriaco emozionato e quindi molto spesso perdeva il plettro durante la canzone, la chitarra non era accordata la sistemava a metà dell’opera, ma poco importa: è decisamente un animale da palcoscenico e il suo pubblico lo adora. Tanto che, a metà concerto, si ferma per fare una videochiamata col cellulare come se non fosse di fronte ad una folla scalpitante. Ma tutto gli viene perdonato. Anzi, in realtà sembrava proprio che non volesse più smettere di suonare: nonostante l’ora di chiusura del live fosse bella che passata, Evan ha continuato imperterrito col suo repertorio, andando a pescare anche qualche brano dal suo disco Car Button Cloth. Alla fine si decide a scendere dal palco ma comunque non demorde: improvvisa una canzone in acustico in mezzo al pubblico sulla via per l’uscita. 

Nonostante le luci e ombre sul suo passato, Evan Dando dimostra di essere ancora un artista carismatico ed instancabile ed i suoi live rimangono sempre una chicca per i nostalgici del rock americano vecchio stile.

Nota di merito per la band di apertura Basement Revolver, un trio canadese dai volumi tellurici tipici dello shoegaze ma alternandolo a momenti più leggeri dettati quasi dal pop. Una piacevole scoperta per la sottoscritta che non vede l’ora di approfondirne la conoscenza.

 

Alessandra D’Aloise

Foto: Lucia Adele Nanni
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BASAMENT

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La Sad @ Locomotiv Club

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• La Sad •

THEØ x PLANT x FIKS

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Locomotiv Club (Bologna) // 30 Aprile 2022

 

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Clap Your Hands Say Yeah @ Covo Club

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• Clap Your Hands Say Yeah •

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Covo Club (Bologna) // 29 Aprile 2022

 

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Le Endrigo @ Covo Club

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• Le Endrigo •

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Covo Club (Bologna) // 24 Aprile 2022

 

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Bodega @ Covo Club

It’s (not) only post punk and we like it

Endelss Scroll, uscito nel 2018 per la What’s your Rupture, è un disco rumoroso, dissonante e psichedelico. Infatti, non a caso, è stato prodotto da nientepopodimeno che da Austin Brown dei Parquet Courts. Così i Bodega, quintetto newyorkese, ha attirato l’attenzione della critica internazionale ricevendo pareri più che positivi, anche con i lavori successivi. Finalmente, covid permettendo, sono arrivati in Italia per un tour di quattro date che si è concluso sabato sera sul palco del club più avanguardistico della città felsinea: il Covo.

La doppietta Thrown e Doers apre il concerto, e anche il loro ultimo disco Broken Equipment, riscaldando l’atmosfera immediatamente: ritmi serrati e adrenalinici come il più classico del post punk vuole. Il clima cambia, però, quando arriviamo alla più astratta C.I.R.P. che sottolinea un lato più sperimentale e quasi talkingheadsiano della band. Non sono mancate citazioni dai lavori precedenti: How this is Happen?!, dal piglio tendente al garage, che ha portato un timido pogo nel pubblico ma senza esagerare. Una grinta maggiore rispetto alla versione del disco è stata Jack in Titanic, che dal vivo si è dimostrata molto più coinvolgente e danzereccia. Finale agrodolce con Charlie che andava quasi cantata a squarciagola con gli accendini. La band è emozionata ma concentrata, cerca sempre il contatto con il pubblico che risponde entusiasta. Nota di merito va alla batterista Tai Lee, grintosa e talentuosa come pochi, dimostrazione vivente che quello non è assolutamente un lavoro per soli uomini.

La band newyorkese ha dimostrato enormemente che inserirli tra gli innumerevoli gruppi della scia del revival post punk è altamente riduttivo e che, specialmente nel loro ultimo disco, sono maturati molto. Broken Equipment è un disco che affronta tematiche importanti ed intime, con un sound che spazia enormemente nell’oceano di sottogeneri che caratterizza l’alternative rock. Inoltre, l’alternanza alla voce di Ben Hozie e l’ipnotica Nikki Belfiglio ha uno stampo che richiama molto i Sonic Youth, ma anche con citazionismo ai Pixies e, in alcuni tratti, Arcade Fire. Continuate così cari Bodega, che già non vedo l’ora di sentirvi di nuovo!

 

Alessandra d’Aloise

Foto di copertina: Filomena Mascis

Soviet Soviet @ Covo Club

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• Soviet Soviet •

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Covo Club (Bologna) // 22 Aprile 2022

 

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