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Mese: Marzo 2022

Tre Domande a: Riva, Edo

Come e quando è nato questo progetto?

Eravamo a X Factor, subito dopo il soundcheck dei BootCamp c’era sto ragazzo biondo che si incamminava verso l’hotel a piedi, non era vicinissimo e gli abbiamo dato un passaggio.
Nei giorni successivi abbiamo iniziato a parlare e, quando abbiamo visto l’esibizione durante le registrazioni del programma, siamo rimasti a bocca aperta.
Quando siamo tornati a Napoli stavamo riascoltando alcuni provini dei Riva ed è riuscito fuori questo pezzo, buio, che abbiamo arrangiato in almeno cinque versioni; abbiamo subito detto: “Che bello se lo cantasse Edo”.
Alla canzone mancavano delle parti e gli abbiamo chiesto di scriverle, ci ha rimandato il file con delle robe fighissime e il pezzo per magia era completo. Lo abbiamo fatto ascoltare a Futura Dischi, che ha proposto il feat.

 

Ci sono degli artisti in particolare a cui vi ispirate per i vostri pezzi?

Potrei dirti i nomi che diciamo sempre quando ce lo chiedono, da Lucio Dalla a Frank Ocean, da Enzo Carella a Son Lux. In questo periodo però stiamo ascoltando moltissimo Lucio Battisti. Ci sta aiutando a concepire il disco che stiamo preparando, e di cui siamo molto orgogliosi.
Il sound e le canzoni dei Riva derivano dalla commistione del cantautorato italiano con cose più nuove non italiane. Almeno questo è il nostro obiettivo. Siamo in tre, e abbiamo ascolti diversi; quando lavoriamo ai nostri pezzi ovviamente si mischia tutto.
Lavorare in studio per noi vuol dire non soltanto scrivere, arrangiare, produrre, ma soprattutto ascoltare musica insieme, da quegli ascolti poi traiamo ispirazione.

 

Cosa vorreste far arrivare a chi vi ascolta?

È una domanda a cui non so se posso dare una risposta: forse vorrei venissero fuori dei concetti e delle riflessioni che facciano sentire meno sole le persone.
Ho sempre immaginato la musica come un grandissimo abbraccio fra le persone; quando un pezzo diventa cultura popolare, si canta allo stadio, nelle piazze, sulle spiagge, è un sentirsi parte di qualcosa di più grande.
Quando ci scrivono che una nostra canzone “è servita”, quando capiamo che in qualche modo ha aiutato qualcuno, per noi è la cosa più bella che possa esistere: ci spinge a fare sempre di più, ci fa sentire utili.

Things Are Great è il disco che i Band of Horses hanno fatto come volevano

Read this article in English here

Dopo quasi sei anni da Why Are You OK, i Band of Horses tornano con un nuovo album, Things Are Great, che – già dal titolo – promette alquanto bene. Tante le novità: la formazione in parte rinnovata, un produttore di talento ed un songwriting più trasparente e sincero che mai. Come lato complementare della medaglia, invece, ciò che non cambia è il suono iconico del gruppo di Ben Bridwell che ritorna alle origini, caratterizzate da un sound ancora più indie ed alternative rock. Abbiamo approfondito questi aspetti –  e molti altri! – nell’intevista con il batterista Creighton Barrett. Inevitabili anche i riferimenti alla sospensione, musicale e planetaria, connessa alla pandemia ed una menzione finale a The Funeral, che, poco tempo fa, abbiamo ritrovato come soundtrack d’eccezione in una serie TV italiana di grande successo. Ricordate quale?

 

Ciao Creighton e grazie di essere qui con noi! Partiamo parlando del nuovo album Things Are Great, fuori dal 4 Marzo dopo quasi sei anni dal vostro ultimo disco. Nonostante sia passato un po’ di tempo, è possibile che certe atmosfere latenti e qualche ispirazione fossero già presenti in Why Are You OK? Come se quel disco, oltre ad avere una connessione nel titolo, contenesse già una fine per un nuovo inizio?

“Si, beh, abbiamo avuto diversi membri che sono andati e venuti dall’ultimo disco: non è una novità, la nostra lineup cambia piuttosto regolarmente, nel bene e nel male. Ma si, penso che questa sia una continuazione nel senso che Why Are You OK è stato un disco che abbiamo fatto distintamente per fare il disco nel modo che volevamo fare il disco, in contrapposizione, forse, non tanto ad avere influenze dall’esterno ma forse tornare alle origini di noi (come band, NdT), solo per il gusto di fare i dischi che vogliamo fare e i dischi che vogliamo ascoltare. Pertanto, penso che questo nuovo disco Things Are Great sia ancora più tutto questo, questo essere quei ragazzini punk rock che eravamo abituati ad essere e non preoccuparci troppo di quello che la gente possa pensare: facciamo solo questo disco al meglio per noi e facciamo meglio che possiamo.
Penso che questi due ultimi dischi segnino definitivamente una sorta di separazione dal disco precedente a Why Are You OK, che è stato una specie di esercizio, con qualcun altro che ci diceva in che direzione andare e come farlo, e questo non ha proprio funzionato bene con noi. Quindi abbiamo preso le redini in mano.”

 

In termini di sound, possiamo ritrovare il suono iconico dei Band of Horses. Tuttavia, nella produzione dell’album il contributo di Ben Bridwell, che ha anche lavorato tanto con il tecnico del suono Wolfgang “Wolfie” Zimmerman, ha avuto molto più peso del solito. Cos’è successo in quella fase del processo e come sono andate le sessioni di registrazione?

“Avevamo iniziato il disco con il nostro precedente produttore da Why Are You OK, Jason Lytle, che viene da un gruppo favoloso chiamato Granddaddy. Avevamo fatto Why Are You OK con lui ed era stato grandioso, ma abbiamo iniziato le sessioni per Things Are Great di nuovo con lui e qualcosa non girava nel modo giusto, semplicemente non lo sentivamo bene.
Abbiamo registrato qualche traccia con Jason e ci siamo presi un po’ di tempo e abbiamo suonato qualche concerto e ci siamo seduti con quello che avevamo fatto fino a quel momento. Non eravamo dove pensavamo di dover essere e abbiamo deciso che, fondamentalmente, dato che eravamo all’inizio del processo non sarebbe poi stata questa gran perdita se ci fossimo detti “Sai cosa? RIcominciamo da capo!”.
Abbiamo questo buon amico che vive nella nostra città – che è Charleston, South Carolina – che si chiama “Wolfie” Wolfgang Zimmerman. È questo ragazzo più giovane di noi che fa della gran bella musica con queste band locali nella nostra città, e faceva delle gran belle cose in un ripostiglio, neanche in un vero studio. Quindi, se questo ragazzino è così talentuoso da far suonare queste band in modo così incredibile senza neanche essere in un vero studio, cosa succede se lo piazziamo in uno vero? La cosa ha funzionato in modo fantastico e penso che sia per Ben che per me – posso parlare a nome di entrambi – Wolfie sia stato una ventata d’aria fresca. È arrivato dicendo “Voglio che voi ragazzi suoniate come voi stessi”, che è una cosa che sai, la gente ti dice sempre quando ti metti a fare un nuovo album, ma le cose vengono tirate di qua e di là, in certe direzioni che poi finiscono per esserci tolte di mano. A volte, e questa volta è stato così, tutto quello che voleva fare è stato aver fiducia nel tornare indietro al modo in cui abbiamo fatto i nostri primi dischi. Ben e io non abbiamo nessuna educazione musicale, siamo autodidatti nel suonare i nostri strumenti e penso che Wolfie abbia voluto affinare questa cosa, più che fare un qualcosa che suonasse grandioso, ha solo voluto che suonassimo come quando siamo con i nostri strumenti e far musica. Che alla fine è come suona il disco, credo. Risposta lunga, sorry!” (ride)

 

Nella vostra discografia, i testi rappresentano una parte fondamentale di ogni disco: che storie raccontano le canzoni di Things Are Great? C’è una traccia a cui sei particolarmente affezionato?

“La mia traccia preferita dell’album s’intitola Ice Night We’re Having ed è questa sorta di galoppata veramente strana, una canzone che suona veramente indie rock, che è un po’ il mio cuore. Questa è la mia canzone preferita.
Per quanto riguarda i testi, Ben stava attraversando un sacco di situazioni pesanti durante la creazione di questo disco. Pertanto non posso veramente rispondere riguardo al contenuto dei testi, ma Ben davvero viene fuori (in quello che scrive, NdT) e pensa davvero a cosa sta dicendo. Ma penso che questo disco sarebbe comunque venuto fuori: abbiamo dovuto posticipare a causa della pandemia e di tutto ‘sto casino in cui siamo tutti; penso che questo lo abbia aiutato a scrivere le parole in un modo forse di più facile accesso, dato che tutti stiamo in qualche modo vivendo tempi difficili. Penso sia più facile abbattere quei muri che probabilmente aveva precedentemente messo su; adesso che siamo tutti in una situazione un po’ merdosa, le sue parole su questo disco si prestano ad essere più dirette che nei dischi precedenti, dov’era più come “Guarda, un po’ capisco cosa sta passando questo ragazzo anche se io sto passando qualcosa di totalmente diverso”, mentre adesso la cosa si presenta in modo molto più ovvia per tutti noi.”

 

Cover band of horses

 

Il titolo dell’album suggerisce un’accezione positiva, potremmo quasi dire una specie di proposito. Tuttavia, all’interno della tracklist troviamo canzoni come Tragedy of the Commons, In The Hard Times o In Need of Repair che si riferiscono a situazioni complicate. Lo scombussolamento planetario causato dalla pandemia ha influenzato la scrittura dell’album in qualche modo? Come avete vissuto o state ancora vivendo questi anni di sospensione e lontano dai palchi?

“In Luglio, la scorsa estate, abbiamo finalmente avuto il via libera per suonare i nostri primi concerti ed erano due concerti in preparazione al Lollapalooza. Abbiamo suonato qualche concerto, siamo tornati alla nostra vita, ma durante quell’anno o poco più di distacco, metti in discussione un sacco di cose: per dirne una, stavamo seduti su questo disco, che era finito, e il tempo senza far niente può diventare davvero orribile. Hai troppo tempo a disposizione per pensare “È un buon disco? Fa schifo?”
È stato così tanto tempo nella fase di creazione, come una specie di quadro che non finirai mai. Ad un certo punto devi mollare. Quel periodo è stato particolarmente duro per tutti noi, non solo finanziariamente: sai, Ben e io abbiamo entrambi famiglia, abbiamo dei bambini e gestire il tutto è stato difficile.
Ma ci ha anche fatto mettere in discussione un sacco di cose su cui forse prima non ci siamo mai fatti domande. È stato come se tutto si fosse fermato, non c’erano manuali d’istruzione, nessuno sapeva cosa fare, nessuno sapeva cosa farsene. È sembrato che per la prima volta – anche quando ci sono stati tracolli finanziari e simili, la gente continuasse ad andare a spettacoli e la gente continuava ad andare al cinema, come durante la Grande Depressione, la gente aveva uno sfogo artistico – per la prima volta non fosse una possibilità contemplata (quella di fare arte, musica, NdT). E quindi quando arrivi al punto di “Cosa ne facciamo dei musicisti che suonano live?” nessuno sapeva cosa fare. Tutto durante la pandemia era così focalizzato al non far succedere che era davvero opprimente. Era difficile pure arrivare al concetto di “Merda!”.
Abbiamo fatto questo per vent’anni ed è una specie di seconda natura per noi. Per i primi mesi non sapevamo neanche cosa ci stava colpendo. Era tutto un “Wow, iniziamo qualcosa di nuovo? Lo facciamo? Non faremo più nulla di tutto questo?” Nessuno aveva nessuna risposta, era tutto pazzesco e per fortuna il cielo si è rischiarato un po’ e abbiamo ricevuto le email per questi concerti pre-Lollapalooza e finalmente è stato “Cazzo, si!”.
Insomma, tempi folli…”

 

Non so se sei al corrente che la vostra canzone The Funeral è stata recentemente usata in una produzione Netflix Italia intitolata Strappare Lungo i Bordi. È un colpo di grazia emotivo, non appena le note inconfondibili della sua intro attaccano, il protagonista raggiunge l’apice del suo viaggio interiore verso la presa di coscienza e accettazione della realtà che sta vivendo. Com’è il tuo rapporto con questa canzone in particolare, che ha fatto così tante apparizioni sia sul piccolo che grande schermo, solitamente per sottolineare momenti intensi (e spesso pieni di lacrime)?

“Ad essere onesti, il peso di quella canzone non mi aveva veramente colpito finchè non abbiamo iniziato a suonarla dal vivo e allora è diventata tutta un’altra cosa. È stato come… nel bene o nel male, ci sono persone che conoscono solo quella canzone, e sono lì, agli spettacoli, che aspettano solo quella specifica canzone, e noi che dobbiamo piegarci a fare il nostro spettacolino con la consapevolezza che “Tu non arrivi alla fine del concerto”. Questo è un aspetto della cosa. Ma ad essere perfettamente onesti, non è mai un’occasione persa per me suonare quella canzone, perchè la sala cambia, significa così tanto per così tante persone in così tanti modi diversi. Non solo per qualcuno che ha veramente subito una perdita… è un suono identificativo per le vite di così tante persone ed essere parte del gruppo che lo ha fatto, ne sono follemente grato. Amo l’uso che ne viene fatto nei film perchè è la canzone perfetta per quella roba. È evocativa di suo e non posso neanche immaginare quanto sia evocativa per la gente che l’ha sentita e un po’ se l’aspettano. Ma per quello che mi riguarda, non perderà mai la sua meraviglia. La gente continua a metterla nei film… questo è un gran bell’uso di quella canzone! Ancora e ancora! Funziona! È somatica e cinematica in modo ovvio. Penso sia fantastica. Lo show (Strappare Lungo i Bordi, NdT) è bello?”

 

Si, è veramente una bella produzione. È un fumetto animato di Zerocalcare, un comic artist davvero talentuoso e molto conosciuto in Italia. Pensavamo fosse sarcastico e invece, alla fine, quando The Funeral attacca, siamo scoppiati tutti in lacrime. È davvero un’esperienza di formazione.

“Wow! Zerocalcare? Ci darò un’occhiata, grazie!”

 

Laura Faccenda
Editing e Traduzione: Francesca Garattoni
Foto: Stevie and Sarah Gee

Things Are Great is the record Band of Horses made the way they wanted to

Leggi questo articolo in Italiano qui

After almost six years since Why Are You OK, Band of Horses are back with their new album Things Are Great. Many are the news on this record: the band lineup partially renovated, a talented producer and the most sincere and transparent songwriting ever. To balance this out, what does not change is the iconic sound of Ben Bridwell’s band, that circles back to its roots and their indie and alternative rock attitude. We dug into these topics – and many more! – with drummer Creighton Barrett, touching also the global suspension of our lives due to the pandemic and, last but not least, a question about The Funeral, that we have recently found in the soundtrack of a successful Italian Netflix production.

 

Hello Creighton and thanks for being here with us. Let’s start talking about your new album, Things Are Great, out on March 4th after almost six years since your last release. Although some time has passed, is it possible that some underlying atmospheres and inspiration were already seeded in Why Are You OK? As if that record, besides having a connection within the title, already contained an end and a new beginning?

“Yes, well, we’ve had some different members that have come and gone since the last record: that’s nothing new, our lineup changes pretty regularly for better or for worse. But yes, I think this is a continuation in the way that Why Are You OK was a record that we made distinctively to make the record the way that we want to make the record, as opposed to, maybe, not so much outside influence but maybe getting back to the roots of us, just making the records that we wanna make and the records that we want to listen to. So, I think this newest record Things Are Great is even more of that, of been the little punk rock kids we used to be and not worrying so much about what other people are gonna think: let’s just make this record the best for us and make the best that we can.
I think those two records definitely show a bit of a departure from the record before Why Are You OK, which was kind of exercise, with someone else kind of telling us which way to go and how to make it, and that didn’t sit very well with us. So we kind took the reins.”

 

In terms of sound, we can find the iconic sound of Band of Horses. However, in the production of the album the contribution of Ben Bridwell, who also worked a lot with the sound technician Wolfgang “Wolfie” Zimmerman, had much more weight. What happened at that stage of the process and how did the recording sessions go?

“We had started the record with our previous producer from Why Are You OK, Jason Lytle, who is from a fantastic band called Granddaddy. We made Why Are You OK with him and it was great, but we started the session for Things Are Great with him again and it just wasn’t vibing properly, just it didn’t feel right.
We recorded a few tracks with Jason and kind of had some time and we played some shows and kind of sat with what we’ve done thus far. It just wasn’t where we thought we should be and we decided that it was so early in the process that it wasn’t too big of a loss just to be like “You know what? Let’s start again!” basically.
We have a great friend that lives in our town which is Charleston, South Carolina, named “Wolfie”, Wolfgang Zimmerman. He’s this younger kid who’s making really great music with these local bands in our town, and he was doing really great things out of the storage shed, it wasn’t even a real studio. So, if this kid is that talented where he can make these bands sound incredible with not being even in a real studio, what happens if we put him into a real one? We worked out fantastically and I think to Ben and I, I can speak for both of us, Wolfie was just a breath of fresh air. He came into it, saying: “I want you guys to sound like you guys”, which, you know, people always say they do when they go to make a new record but things get pushed, things get pulled in certain directions outside your hands. Sometimes, and this time, all he wanted to do was to trust to go back to the way we made our earlier records. Ben and I don’t have any musical training, we taught ourselves how to play our instruments and I think he wanted to hone in on that, more than try to make grandiose sounding thing, he wanted us to just to sound like we were with our instruments and making music. Which is what it sounds like, I think. Long answer, sorry” (laughs)

 

Within your discography, lyrics represent a fundamental part of every record: what stories do the songs on Things Are Great tell? Is there a track you are particularly fond of?

“My favorite track on the record is called Ice Night We’re Having which is just this really weird kind of gallop, really indie rock sounding song, which is kind of my heart. That’s my favorite song. As far as the lyrics go, Ben was going through a lot of heavy stuff during the making of this record. So I can’t really answer so much for the lyrical content, but Ben, he really comes over and really thinks about what he’s saying. I do think on this record, he said in previous interviews, I don’t know, it’s as if he’s a bit more unmasked in this record. But I think this record would have come out: we’ve got pushed back because of the pandemic and of this shit that everyone’s been in, I think it helped him to write the words to where maybe it’s easier to access them in a way everyone’s going through kind of a bad time right now. I think it’s easier to break down those walls that maybe he had in place previously to where everyone is kinda like in a shitty situation and his words on this record lend themselves in a little bit easier than past records, where it’s like: “Look, I kind of feel what this guy is going through and even though what I’m going through is completely different”, it paints a pretty easy picture for all of us.”

 

Cover band of horses

 

The album title hints to a positive meaning, we could say of “purpose”. However, within the tracklist we find songs like Tragedy of the Commons, In The Hard Times or In Need of Repair that refer to complicated situations. Did the planetary upset caused by the pandemic influence the writing of the album in any way? How did you live or are you still living these years of suspension and away from the stage?

“In July, last summer, we finally got the go ahead to play our first few shows and it was two shows leading up to Lollapalooza. We’ve played some shows, got back at it but, that year or so off, you question a lot of things: for one, we were sitting on this record and it was done and you know, idle time can be so horrible. You just have more time to think about “Is it a good record? Does this suck?”.
It’s been so long in the making, It just kind of like a painting you’ll never finish. You just let it go. That time was pretty hard for all of us, not just financially, you know, Ben and I both have families, we have children, so trying to navigate that was of course rough.
But it also made you question a bunch of stuff that maybe we didn’t get the question before. It was just like everything just came to a stop, there’s nothing on the books, no one knew what to do, no one knew how to do anything with it. It seemed that for the first time – even when there’s been financial breakdowns and stuff before, people still went to shows and people still went to the movies, like in the Great Depression and stuff like that, like they had this artistic outlet – for the first time that wasn’t even possibility. And so when you break it down to “What about musicians who played live?” ,no one knew what to do. Everything during the pandemic was focused on not letting that happen, it was so overwhelming. It was hard even break it down to like “Shit!”.
We’ve been doing this for twenty years and it’s such a second nature to us. For the first few months, we didn’t even know what hit us. It was just like: “Wow, Do we start something new? Do we? Do we not do this anymore?” No one had any answers, it was pretty crazy and luckily the clouds lifted and we got the emails about going to play those two warm up shows for Lollapalooza and it was just like… “Holy shit, it’s back”.
So, it was crazy time…”

 

I don’t know if you’re aware that your song The Funeral has been recently featured in an Italian Netflix production titled Tear Along The Dotted Line. It’s an emotional coup de grâce, as soon as the notes its signature intro start sound, the protagonist reaches the climax of his inner journey towards self-awareness and consciousness of the reality he’s living. How is your\the band relationship with this particular song, that made so many appearances both on the big and the small screen, usually to underline intense emotional moments?

“To be honest, the weight of that song didn’t really hit me till we started playing it live and then it just becomes this other thing. It’s like, for better or for worse, ‘cause there are some people that only know that song, in, there, at the show, they’re just waiting for that song, so we have to do our showbiz act which is like “You don’t get to the end”, that little act. That’s one side of it. But to be perfectly honest, it’s never lost on me playing that song live for people because the room changes, it means so much to so many people in so many different ways. Not just about like someone actually losing somebody… it’s an earmark for so many people’s lives and to be a part of a band that did that, I’m insanely grateful for it. I love the use of it in movies because it is a perfect song for that stuff. It resonates and I can’t ever tell that resonates ‘cause people have heard it and they’re going to expect it, you know? But it’s still to me at least my side, it doesn’t ever lose its awesomeness. People keep putting it in movies…that’s a great use of that song, yet again! It works there! It’s obviously somatic and cinematic. I think it’s great. Is that show good?”

 

Yes, it was a really good production. It’s actually an animated comic by Zerocalcare, who is a very talented comic artist and is very successful in Italy. We thought it was sarcastic but instead, at the end, when The Funeral started, we all burst into tears. It was a very coming of an age experience.

Wow, Zerocalcare? I’ll look him up, thanks!

 

Laura Faccenda
Editing and translations: Francesca Garattoni
Photos: Stevie and Sarah Gee

Tre Domande a: ADA

Come vi immaginate il vostro primo concerto live post-pandemia?

Da brividi. Un po’ per questo lungo periodo di secca degli ultimi anni, un po’ per l’emozione di tornare finalmente a suonare davanti alle persone. Ripensando agli anni passati la nostalgia è tanta, contando che l’ultimo concerto che abbiamo fatto è stato nel 2020. Abbiamo tenuto duro e adesso con i nuovi singoli Sacco, Quando non ci sei e Vorrei e l’EP in arrivo esplodiamo dalla voglia di esibirci e mostrare il lavoro fatto. E poi c’è la voglia di girare, sperimentare e fare concerti in città in cui non abbiamo mai suonato prima.

 

Se doveste scegliere una sola delle vostre canzoni per presentarvi a chi non vi conosce, quale sarebbe e perché?

Tra tutte potrebbe essere appunto il nostro ultimo singolo Vorrei. Innanzitutto per il legame che abbiamo col testo, perché parla di noi e di un periodo della nostra vita, delle domande esistenziali che tutti ci siamo posti, della paura del futuro e del tempo che scorre troppo in fretta. Poi perché è un pezzo aggressivo, di carattere, che definisce bene il nostro sound ed è un bel collegamento tra ciò che eravamo e ciò che siamo diventati musicalmente.

 

C’è un evento, un festival in particolare a cui vi piacerebbe partecipare?

Abbiamo una lunga lista di club, festival e arene dove ci piacerebbe suonare, quello indubbiamente. Spingendo con la fantasia saremmo davvero entusiasti se la nostra musica ci portasse ad esibirci al Festival di Glastonbury e vivere la passione musicale inglese, potrebbe essere una di quelle esperienze fuori di testa che ti segna per sempre. Rimanendo in Italia sarebbe fantastico partecipare all’AMA Festival che è a casa nostra. Speriamo di arrivarci presto.

BAY FEST 2022: FUORI IL PROGRAMMA DELLE GIORNATE SINGOLE E IL PRIMO POOL PARTY TARGATO BAY FEST!

Fuori ora il programma delle 4 giornate di BAY FEST 2022!

 

Prima notiziona: si aggiungono alla line-up i NO FUN AT ALL!

 

Seconda freschissima news: quest’anno ci tuffiamo letteralmente dentro Bay Fest con il primo POOL PARTY, il più punk che la riviera romagnola abbia mai visto!

Ma attenzione, perché i posti per partecipare al pool party sono limitatissimi!

 

L’ingresso al POOL PARTY è compreso nel biglietto per l’intero festival 2022 (fino ad esaurimento posti!) o acquistabile singolarmente! Inoltre, per ringraziare tutti coloro che hanno deciso di supportare Bay Fest, mantenendo validi i biglietti per l’intera edizione 2020, l’ingresso al primo POOL PARTY di Bay Fest, è incluso!

 

BAY FEST 2022

11-12-13-14 AGOSTO

BELLARIA IGEA MARINA (RN)

 

11 AGOSTO

MAIN STAGE : BAD RELIGION | FLOGGING MOLLY | THE BOUNCING SOULS | THE FLATLINERS | GET DEAD | OPENER TBA

BEKY BAY – ACOUSTIC BEACH STAGE: STEVE RAWLES | CHASER | DOWNWAY

 

12 AGOSTO

MAIN STAGE: TBA | MILLENCOLIN | SATANIC SURFERS | H2O | THE LAST GANG | OPENER TBA

BEKY BAY – ACOUSTIC BEACH STAGE: TBA

 

13 AGOSTO

MAIN STAGE: THE HIVES | CIRCLE JERKS | NO FUN AT ALL | STRUNG OUT | RAW POWER | OPENER TBA

BEKY BAY – ACOUSTIC BEACH STAGE: YOTAM BEN HORIN | MIKE NOEGRAF

 

14 AGOSTO

POOL PARTY – MAPO CLUB, BELLARIA IGEA MARINA (RN): ANTI-FLAG + DJ SET E SPECIAL GUEST TBA

SAXON e DIAMOND HEAD: una data a Milano!

SAXON e DIAMOND HEAD: una data a Milano!

 

I SAXON, una delle più grandi leggende della musica heavy metal, annunciano il tour mondiale!

La band capitanata da Biff Byford ha da poco pubblicato il nuovo album “Carpe Diem“, l’ennesima prova di grande classe e di uno stato di forma ancora smagliante a oltre quarant’anni dalla fondazione del gruppo.

La tappa italiana del Seize The Day World Tour è prevista per il 10 ottobre 2022 all’Alcatraz di Milano! A rendere assolutamente imperdibile questo evento per i fan del metal classico, ci sarà uno special guest d’eccezione come i grandissimiDIAMOND HEAD, un’altra delle colonne portanti del genere.

Ecco i dettagli della data:

Seize The Day World Tour
SAXON
+ Diamond Head
10 ottobre 2022
Milano – Alcatraz

ORARI:
Apertura cancelli ore 19:00
Inizio concerti ore 20:00

Biglietti disponibili su Ticketone e Vivaticket.

IDLES: nuove date italiane per l’EUROPEAN TOUR 2022

IDLES

Annunciate nuove date italiane

EUROPEAN TOUR 2022

14/07 CARROPONTE – Milano (sostituisce la data inizialmente prevista il 3/03 al Fabrique)
15/07 PARKLIFE FESTIVAL – Padova
16/07 STRANGE DAYS – Roma
17/07 CINZELLA FESTIVAL – Grottaglie (TA)

Biglietti solo su DICE

Milano: https://link.dice.fm/8ZChJPH30nb 
Padova:
 https://link.dice.fm/2mjvOhIhUnb 
Roma: https://link.dice.fm/XRry1DLhUnb 
Grottaglie: https://link.dice.fm/7p84wfRhUnb

RADAR Concerti presenta gli IDLES. La band post-punk inglese ritornerà in Italia per quattro imperdibili date il 14/07 al CARROPONTE di Milano (sostituisce la data inizialmente prevista il 3/03 al Fabrique), il 16/07 agli STRANGE DAYS di Roma e il 17/07 al CINZELLA FESTIVAL a Grottaglie (TA), appuntamenti che si aggiungono alla data del 15/07 al PARKLIFE FESTIVAL di Padova, già annunciata precedentemente. 
Gli IDLES presenteranno così il nuovo album Crawler, uscito il 12 novembre per Partisan Records.

Negli ultimi anni gli IDLES hanno confermato le intenzioni e il successo del debut album BRUTALISM (2017, Balley Records) con il successivo JOY AS AN ACT OF RESISTANCE (2018, Partisan Records) e il relativo tour mondiale. Quella che per The Line Of The Best Fit era già dagli esordi “one of the most exciting British bands right now” è stata capace di andare oltre le aspettative di pubblico e critica, affermandosi come icone dello scenario punk internazionale. A Beatiful Thing: IDLES Live at Le Bataclan, uscito il 6 dicembre 2019, ha poi catturato le vibrazioni e l’atmosfera del loro concerto in un luogo altrettanto iconico: una gemma capace di impreziosire un percorso discografico già illuminante.

Il terzo album Ultra Mono è nato con un feeling da disco hip-hop e dalle stesse viscere musicali dei precedenti, ancora una volta sparate da Talbot contro i problemi della società con la tipica attitudine della working class.
Il 12 novembre 2021 è uscito per Partisan Records il quarto album Crawler, punto di svolta per la band e per il loro sound.

Gli IDLES tornano finalmente in Italia e lo fanno con ben quattro appuntamenti: il 14/07 alCARROPONTE di Milano, il 15/07 al PARKLIFE FESTIVAL di Padova, il 16/07 agli STRANGE DAYSRoma, il 17/07 al CINZELLA FESTIVALa Grottaglie (TA).

Biglietti in vendita su DICE
Milano: https://link.dice.fm/8ZChJPH30nb 
Padova: https://link.dice.fm/2mjvOhIhUnb
Roma: https://link.dice.fm/XRry1DLhUnb
Grottaglie: https://link.dice.fm/7p84wfRhUnb

ABOUT DICE
Nata a Londra nel 2014, DICE ha trasformato il modo in cui i fan scoprono e comprano i biglietti per gli eventi di tutto il mondo. Mentre la mission “get people out more” resta in stand-by, il lancio di DICE TV connette i fan con show in livestream personalizzati ed eventi da remoto.

TIROMANCINO: è online il video del brano “QUESTA TERRA BELLISSIMA”

TIROMANCINO

È online il video del brano
“QUESTA TERRA BELLISSIMA 

L’inedito contenuto nell’ultimo disco
“HO CAMBIATO TANTE CASE” 

È partito il
“HO CAMBIATO TANTE CASE TOUR 2022”

 

 

Milano, 1 marzo 2022. È online su https://youtu.be/joo8fDfSDnY il video del brano inedito “QUESTA TERRA BELLISSIMA” contenuto nell’ultimo disco dei TIROMANCINO “HO CAMBIATO TANTE CASE”, disco pubblicato da Virgin Records/Universal Music Italia lo scorso ottobre e accolto dalla critica con commenti entusiastici.

Se i nostri bambini erediteranno da noi la terra, fa che vivano i loro giorni in un mondo senza guerra;
per gli uomini del domani che avranno il nostro nome, salviamo questa terra bellissima… salviamola insieme “.

Federico Zampaglione racconta così questo brano: Quando nel 2018 nacque questa canzone ed il video (che abbiamo atteso a lungo per far uscire dando spazio a canzoni più romantiche), chi poteva immaginare che oggi sarebbe potuto essere così in linea con i tempi oscuri che stiamo vivendo?
Nel testo si parla infatti di rispetto e salvaguardia dell’ambiente e di pace.
Il tutto prende forma in un contesto dove Cappuccetto Rosso e il lupo, eterni rivali nelle favole, sono uniti in una realtà insidiosa e vengono braccati dalla vera minaccia: l’essere umano”.

Nel frattempo, i Tiromancino sono partiti per il “HO CAMBIATO TANTE CASE TOUR 2022” che li porterà nei principali teatri italiani.
Prodotto da TRIDENT MUSIC, questo giro di concerti sarà l’occasione per la band di Federico Zampaglione di calcare nuovamente i palchi dopo una pausa di oltre 3 anni dal lungo tour sold out che aveva accompagnato l’uscita della raccolta “FINO A QUI”.

Questo il calendario del “HO CAMBIATO TANTE CASE TOUR 2022” (per informazioni e biglietti www.tridentmusic.it).

25 febbraio 2022        SAN BENEDETTO DEL TRONTO (AP)             Palariviera
26 febbraio 2022        SENIGALLIA (AN)                                              Teatro La Fenice
3 marzo 2022             BOLOGNA                                                          Teatro Manzoni
4 marzo 2022             TORINO                                                              Teatro Colosseo
5 marzo 2022             BRESCIA                                                            Gran Teatro Morato
10 marzo 2022           ROMA                                                                 Auditorium della Conciliazione
11 marzo 2022           ASSISI  (PG)                                                       Teatro Lyrick
17 marzo 2022           FIRENZE                                                             Teatro Verdi
18 marzo 2022           MILANO                                                              Teatro Lirico
19 marzo 2022           PADOVA                                                             Gran Teatro Geox
25 marzo 2022           BERGAMO                                                          Teatro Creberg
26 marzo 2022           VARESE                                                              Teatro di Varese
31 marzo 2022           NAPOLI                                                               Teatro Augusteo
1 aprile 2022              BRINDISI                                                             Nuovo Teatro Verdi
2 aprile 2022              COSENZA                                                           Teatro Rendano
10 aprile 2022            GENOVA                                                              Politeama Genovese
11 aprile 2022             LA SPEZIA                                                         Teatro Civico
12 aprile 2022             SAINT VINCENT (AO)                                       Palais Saint Vincent
14 maggio 2022          PARMA                                                              Teatro Regio

RTL 102.5 È LA RADIO PARTNER UFFICIALE DEL TOUR.

 

 

ARTICO – TERRITORIAL PISSING • Nuovo singolo

IL SINGOLO A poco più di un anno dall’uscita del loro ultimo disco.
Uscirne Illesi gli ARTICO pubblicano un nuovo singolo.
Non un brano qualunque, ma la cover di Territorial Pissings dei Nirvana reinterpretata a modo loro.
Musica inquieta, emotiva, incalzante: il sound degli ARTICO è post-hc/noise rock di scuola americana, caratterizzato da una sezione ritmica frenetica e convulsa sulla quale ‘incastrano chitarre
stridenti e affilate, con una voce che canta lucida instabilità e urla stati d’animo.
In questo contesto sonoro gli ARTICO hanno riarrangiato il celebre brano di Cobain e soci, facendo emergere, però un lato più istintivo, grezzo e meno ragionato “È stata una scelta di cuore e di pancia – spiegano gli Artico.
Abbiamo cercato di mantenere il feeling “riot” del brano
contaminandolo con quello che è la nostra urgenza sonora, badando all’impatto del brano più di ogni altra cosa, come tradizione nirvaniana insegna.
Territorial Pissings anticipa il nuovo EP Non Siamo Gli Unici, in uscita il 25 Marzo per Duff Records / Non Ti Seguo Records.
IL VIDEO La disperata ricerca di pace nasconde una rabbia repressa. L’agonia prende forma nell’ombra. L’ombra combatte il rifiuto distaccandosi ancora di più dalla realtà.
Solo lo sguardo di chi si cela dietro l’ombra può raccontarci il suo passato.
Note di regia: “Territorial Pissings” cover dei Nirvana rifatta dagli Artico è un brano molto potente, un forte urlo alla vita da parte di tutti gli sconfitti in cerca di pace. Quindi fin da subito è partita la ricerca di questo urlo.
La fotografia sporca e rumorosa, la scenografia polverosa e spartana cercano di restituire que caos
La direzione che rimanda agli anni 90, come il formato, i colori e le riprese vogliono colpire proprio quel senso di nostalgia.
L’ombra della protagonista in preda alla paranoia cerca di fuggire dalla realtà chiudendosi in questo luogo grottesco, ogni volta facendo azioni ordinarie come tentativo di evasione e di sfogo.
E le poche scene fuori a questo luogo grottesco mettono davanti allo spettatore la realtà, allo squardo della protagonista che racconta cosa la ha portata ad arrivare fino a li, senza mai parlare.

I PUP TORNANO LIVE IN ITALIA! UNICA DATA ITALIANA DEL LORO TOUR EUROPEO 1 NOVEMBRE AL BLOOM DI MEZZAGO(MB)!

I PUP, una delle band più amate degli ultimi anni,tornano live in Italia per un’unica e imperdibile data:appuntamento al Bloom di Mezzago (MB) l’1 novembre 2022.

L’ultimo show della band in Italia è stato un grande successo: il 15 novembre 2019, infatti, hanno registrato un clamoroso sold-out al Circolo Ohibò di Milano, dimostrando di essere una delle realtà più interessanti e apprezzate della nuova scena punk d’oltreoceano. La band canadese torna quindi in tour per presentare il nuovo album “THE UNRAVELING OF PUPTHEBAND” in uscita il 1° aprile per Little Dipper/Rise Records. L’album, anticipato dai singoli Waiting e Robot Writes A Love Song, è stato registrato durante l’estate del 2021 insieme al produttore Peter Katis (Interpol, Kurt Vile, The National). In questo disco la band ha potuto sperimentare l’utilizzo di nuovi strumenti musicali, tra cui pianoforti, synth e fiati. Stefan Babcock, parlando del nuovo disco e delle tematiche affrontate, ha dichiarato che “Puoi sentire la band che inizia a cadere dal precipizio e, per questo, penso che questo disco sia il nostro disco più vero e genuino fino ad oggiNon c’è niente di più PUP di una lenta e inevitabile discesa nell’autodistruzione”.
I PUP sono il punto di incontro perfetto tra il punk rock classico, fatto di gang vocals e riff che si stampano in testa al primo ascolto, e l’interpretazione più moderna di esso con l’inserimento di melodie catchy, creando così un mix di sonorità e stili che li rende unici nel loro genere.

 

🎸 PUP

🗓 1 NOVEMBRE 2022

📍 BLOOM – MEZZAGO (MB)

🎫 Biglietti in vendita su Mailticket a partire dalle ore 10 di venerdì 4 marzo.

 

I PUP sono Stefan Babcock, Nestor Chumak, Zack Mykula e Steve Sladkowski. Formano la band nel 2010 a Toronto, in Canada e da lì in poi parte un viaggio che li porta a registrare 3 album in studio e sold-out in tutto il mondo. Il primo disco della band PUP (2013) viene molto apprezzato da fan del genere e dalla critica ma la vera svolta la trovano con i due album successivi The Dream Is Over (2016) e Morbid Stuff (2019). Quest’ultimo ottiene eccellenti riscontri da parte della critica, tra cui si registrano gli apprezzamenti di PItchfork e NPR. L’album ha vinto il premio JUNO come Alternative Album Of The Year ed è stato candidato al Polaris Music Prize.