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Bay Fest 2025 • Day 2

Il Bay Fest quest’anno celebra il suo decennale e lo fa, con ancora più vigore di sempre, trasformandoBellaria Igea Marina in un incendiario santuario punk/hardcore, dove il mare abbraccia la ribellione, il pogo è energia pura, catartica e liberatoria, che esplode sottopalco, mentre ogni band presente in cartellone dipinge il suo personale affresco sonoro a colpi di potenza ritmica. 

Ad aprire le forsennate danze della seconda giornata del Bay Fest ci pensano i Kodin Hill & The Pressed Pills, giovanissima band maltese, formatisi solo all’inizio del 2025, che con la sua carica esplosiva di punk spruzzato di venature post-punk ha reso l’apertura del festival come una sorta di battesimo di pura adrenalina per il pubblico ancora in fase di riscaldamento.

A seguire una band tutta italiana, i vicentini Jaguero e la loro originale formula sonica che sul palco racconta strutture punk ed emocore e una visione quasi Anni Novanta del suono, tra amicizia e divertimento, follia selvaggia e melodia, caos ed equilibrio. 

Direttamente da Orange County, California, e non è l’intro di una serie televisiva, arrivano poi The Last Gang, guidati dalla cantante e chitarrista Brenna Red, capelli verdi, babydoll sdrucito e calze a rete rotte da vera punk girl. Il quartetto americano propone un classic punk made in U.S.A. e fa muovere i presenti alle prime luci del tramonto su tappeti di elettricità e ruvido asfalto sonoro. 

Street punk e Rock ‘N’ Roll è la miscela di energia e rabbia proposta da The Drowns sul palco del  Bay Fest. Il loro sound ha scatenato il pubblico e il dialogo vocale dei cantanti della band ha trascinato la folla in un vortice di euforia collettiva. 

Si percepiva sin dall’inizio, già guardando molti dei presenti con i giubbotti di jeans smanicati e brandizzati provenienti da molte parti d’Europa e con gli iconici cappelli da marinaio, che in tanti attendevano l’arrivo dei norvegesi Turbonegro per tuffarsi letteralmente all’interno del loro epico deathpunk e la band non ha deluso le loro aspettative. Tra scioglimenti drammatici e rinascite, i Turbonegro del 2025 sul palco del Bay Fest restano sempre quella fusione di glam, punk e hard rock, quei gladiatori in costumi bizzarri e trucco da Arancia Meccanica pronti ad aizzare quei fan così devoti da cantare a squarciagola quasi tutti i brani presenti in scaletta come la conclusiva I Got Erection, mentre una palla viene fatta volare sopra le teste e qualche bolla di sapone appare tra le retrovie. 

Infine arriva la rivoluzione dei Refused, con il loro tour d’addio alle scene e l’ultima e unica data italiana. Potenza punk, energia hardcore e parole di libertà per la Palestina e per tutti gli esseri umani, parole politiche, perché la band la rivoluzione l’ha custodita da sempre anche negli intenti. Dietro a loro compare infatti la scritta: “This is what our ruling class has decided will be normal” 

Dennis Lyxzén è un animale da palcoscenico, quello stesso palco che sventra in lungo e in largo, che sconquassa con salti vorticosi, catalizzatore ammaliante mentre la folla si lascia al pogo disinibito brano dopo brano o al grido “Free Palestine” urlato all’unisono. Poi ci sono i loro brani, quelli che hanno fatto storia, The Shape of Punk to Come e Refused Are Fucking Dead e infine la furia generale esplode con la feroce e bellissima New Noise

Vivere l’esperienza del Bay Fest è come assistere a una selvaggia preghiera collettiva, in una sorta di alchimia perfetta tra la forza primordiale della sabbia e l’energia devastante del punk rock. È un po’ come sentirsi a casa, tra amici, guardando i bagliori di un tramonto hardcore, mentre tra una birra, uno stage diving e un pogo che scandiscono i pezzi delle band sul palco, esplodono grida di libertà e di gioia. In questo decennale del festival non c’è stata solo la celebrazione della musica, ma anche la liturgia di un forte senso di comunità che non sbiadisce mai, come un tatuaggio indelebile impresso sulla pelle. 

Ida Stamile

Bay Fest 2025 • Day 1

Sole, spiaggia, mare, punk: tutto perfettamente in equilibrio. Il Bayfest, a Bellaria, rappresenta una garanzia per gli amanti del genere, proponendo per il primo giorno una line-up esplosiva a partire da metà pomeriggio per arrivare fino a sera. 

Respirare l’aria marittima si sa, fa bene, ma mai quanto quello che si respira in una serata del genere. Tolleranza, militanza per i diritti, accettazione delle diversità sono, oltre alla musica in sé, il cuore pulsante del movimento punk, e ad un evento del genere ci si sente davvero dentro, davvero parte di qualcosa. Il pubblico, composto principalmente da ascoltatori veterani del genere, per me è sempre stato di un’eleganza unica. D’atteggiamento, si intende. Il rispetto e l’educazione nei confronti del prossimo, che non sono cose scontate ad un concerto o ad un qualsiasi tipo di evento, non sono mai mancati. Dall’attenzione agli altri spettatori durante il pogo, al fare in modo che tutti potessero vedere, ai vari “grazie” e ai vari “permesso”. Tutto questo per dire che nonostante l’aspetto crudo e hardcore, sia del suono che dell’abbigliamento che specchia la cultura punk, sotto pulsa un cuore che brucia, che batte più forte alle parole libertà, amore, cura. 

La stessa cosa vale per le band, dagli Honey, passando per i Doc Rotten e i Grade 2, che iniziano a scaldare il palco e a fare subito ballare e saltare le persone sotto. Un’altra cosa che mi stupisce sempre del genere è la mentalità aperta e l’assenza totale di gatekeeping (che è l’atto di limitare la fruizione di qualcosa, in questo caso un gruppo o di un genere, a qualcuno che non lo conosce o ne è quasi a digiuno). Tutti ascoltano e tutto si ascolta; tante volte si trovano delle gemme nascoste. 

Dopo le prime band inizia il cuore vivo della serata, con i Codefendants che mischiano rap, ska, punk rock (grazie anche ai due frontman Ceschi, rapper e Sam King, cantante dei Get Dead) e movimenti frenetici e quasi robotici sul palco. La musicalità dei brani che si rinnova ad ogni nuova canzone e i testi provocanti che parlano soprattutto di denuncia sociale offrono un live bellissimo, equamente diviso fra commovente e divertente.Subito dopo è il momento dei Madball, band completamente diversa dalla precedente, dall’anima molto più hardcore. La pista si riempie sempre di più e la gente urla sempre di più, poga, salta. Hanno uno stile energico, molto movimentato, quasi non si fermano fra una canzone e l’altra. I Madball hanno posseduto il palco per tutto il tempo, nonostante forse poca partecipazione e conoscenza delle canzoni da parte del pubblico, ma hanno lasciato inevitabilmente il segno anche a chi, magari, non li aveva mai sentiti. Una band hardcore con la lettera maiuscola, che sa intrattenere e tiene la soglia dell’attenzione e il ritmo costantemente altissimi. Poi arrivano gli headliner della serata: i Cockney Rejects. Storica band Oi! londinese che è stata capace di trasportare tutti nell’immaginario della Londra di quegli anni. Lo spirito della band non è per nulla cambiato anche se ha visto, nel tempo, un importante cambiamento a livello di membri: potrebbero essere infatti definiti una superband, perchè vedono Olga del gruppo Toy Dolls alla chitarra, JJ Kaos di Anti-Nowhere League al basso e Ray Dust di The Business e Argy Bargy alla batteria, oltre che allo storico frontman Jeff “Stinky” Turner. Insomma, i Cockney Rejects anche grazie alla loro esperienza e l’ottimo nome di cui godono sanno regalare uno spettacolo indimenticabile per i fan del genere. 

Inutile dire che serate come queste ti lasciano addosso un sapore unico. Tornare a casa con il sale sulla pelle e le orecchie che fischiano. Cosa si può volere di più?

Riccardo Rinaldini